Anime & Manga > The Seven Deadly Sins / Nanatsu No Taizai
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Autore: Fielda    01/12/2016    1 recensioni
Dopo un lungo viaggio erano arrivati nella città dei banditi, riuscendo a trovare una camera libera per una notte a un prezzo ragionevole...
E quella camera aveva un solo letto.
Un letto. Che avrebbe condiviso con Ban.
Jericho perse il controllo del suo battito cardiaco. Non che ne avesse mai avuto in presenza di Ban, ma in quel momento le sembrò che il cuore le stesse per sbalzare fuori dal petto.
Ma non aveva fatto in tempo a temere un infarto imminente che Ban aveva frantumato il suo entusiasmo, mettendosi a dormire per terra.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Ban
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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NdA: Questa storia si svolge durante il capitolo 139, quando Ban e Jericho si avventurano nella città natale di Ban alla ricerca di qualcuno che possa dargli informazioni su come resuscitare i morti.

Teoricamente nella storia non c’è alcun tempo morto, ma io ce l’ho inserito per forza :P

I primi dialoghi sono tratti dal manga. Buona lettura!

 

 

Dopo un lungo viaggio erano arrivati nella città dei banditi, riuscendo a trovare una camera libera per una notte a un prezzo ragionevole...

E quella camera aveva un solo letto.

Un letto. Che avrebbe condiviso con Ban.

...

Jericho perse il controllo del suo battito cardiaco. Non che ne avesse mai avuto in presenza di Ban, ma in quel momento le sembrò che il cuore le stesse per sbalzare fuori dal petto.

Ma non aveva fatto in tempo a temere un infarto imminente che Ban aveva frantumato il suo entusiasmo, mettendosi a dormire per terra.

Jericho aveva tolto l’armatura e si era infilata sotto le cenciose coperte, pregando le dee che anche gli scarafaggi dormissero durante la notte. Il suo compagno di viaggio era dall’altra parte della stanza, steso sul pavimento con un’espressione già sonnolenta.

Ma lei non aveva alcun sonno. E, più che per un secondo fine, gli dispiaceva davvero vederlo dormire per terra.

“Ban, non vuoi dormire sul letto? Non mi dà fastidio se mi stai ac-“

“Mi trovo meglio a dormire sul pavimento.”

“Va bene...”

Anche se non avrebbe potuto aspettarsi altro da uno come lui, lei voleva davvero essere solo premurosa. E se gli fosse venuto il raffreddore? Certo, lei non era quella sua ragazzina fatata e piatta (e morta) di cui gli aveva visto tanto amare il contatto fisico, ma lei, una giovane apprendista Cavaliere Sacro alta e prosperosa, gli faceva davvero così schifo?

“Pft. Sei più ragazza di quanto pensassi”

Il torbidume in cui stavano calando i suoi pensieri venne illimpidito da quel sorriso.

Il rossore tornò a impadronirsi delle sue guance. Ban non le aveva mai fatto un complimento e, anche se quello non poteva del tutto definirsi tale, per lei era già una enorme conquista.

E dire che era per merito suo, che lei aveva scoperto il suo lato femminile.

Lato a cui non si era ancora abituata totalmente, a dire il vero. Ma troppo tempo nelle vesti di un uomo avevano acuito il suo carattere, rendendolo più schietto e scomposto, e faceva ancora fatica a comportarsi come una vera donna -  come Guila, ad esempio.

Eppure aveva scoperto che essere femminile le piaceva, e che non era necessario travestirsi da uomo per essere forte. Lei aveva abbastanza forza per annientare un intero esercito con l’aiuto della sua fedele spada.

Cioè, magari non proprio un esercito intero.

Ecco, mentre rimuginava Ban si era addormentato. Poteva sentire il lieve suono caldo del suo respiro pesante riempirle le orecchie, invincibile tra i rumori inquietanti della notte in quel villaggio.

Il suo petto muscoloso si alzava e abbassava pacatamente insieme ad esso, e le sue labbra vibravano, dolci e carnose come un frutto maturo.

Chissà che sapore avevano...

Scese dal letto senza nemmeno accorgersene. Il suo sguardo era fisso su quelle labbra e le gambe sembravano assecondare involontariamente la richiesta di vederle da vicino.

Solo vederle, però.

Si inginocchiò di fianco a lui e chinò il capo fino a trovarsi a un palmo dal suo volto. Il magnetismo che quell’uomo emanava aveva dell’incredibile.

La tentazione di baciarlo la penetrò.

Si avvicinò di un soffio, le labbra serrate per trattenere il respiro che si faceva affannoso, quando un’immagine la paralizzò.

L’immagine della sua espressione estasiata, avvinghiato a quella fata. La donna che amava e per la quale stava affrontando un lungo e faticoso viaggio, il cui esito l’avrebbe riportata finalmente tra le sue braccia.

Ban sarebbe andato incontro all’impossibile per realizzare il suo sogno d’amore.

E lei avrebbe dato la vita per essere in quella fata.

Buffo, dato che la fata era morta...

“Torna a letto.”

Jericho ebbe un sussulto che quasi non la fece cadere col sedere per terra.

Avvampò, imbarazzata come mai in vita sua, e si ritrasse da quella vicinanza.

“S-scusa” balbettò, senza la forza di rialzarsi. O meglio, di allontanarsi da lui.

Ban aprì un occhio. “Sei ancora qui?”

Jericho non si mosse. Il suo viso d’indurì, e la debolezza l’abbandonò.

Gli occhi di Ban riuscivano a farle tremare le gambe e allo stesso tempo donarle il potere di conquistare il mondo, anche se a lei sarebbe bastato conquistare lui.

“Ban, io...”

Ecco che le parole le morivano in gola. Parole così semplici da provare ma così difficili da esprimere.

Era tutto inutile, lo sapeva. Ma forse, se avesse aperto il suo cuore, lui avrebbe cominciato a guardarla in un altro modo, a vederla non solo come una compagna – o come un portamonete – ma come una donna con delle serie intenzioni nei suoi riguardi, che mai gli avrebbe fatto sentire la mancanza di un’amante perduta, anche se era una fata.

Ban aprì entrambi gli occhi e voltò leggermente il viso verso di lei. L’espressione beffarda che lo contraddistingueva non lo aveva abbandonato. “Cosa vuoi, Jericho?”

La ragazza entrò in panico.

Che domanda era? Lei voleva molte cose, da lui. Cosa si aspettava che avrebbe risposto?

Beh, almeno stavolta aveva azzeccato il suo nome. Che fosse un buon segno?

La speranza rinacque in lei, alimentata forse da indizi faziosi, ma che a lei bastavano e di cui non si interrogò la natura.

Si chinò nuovamente su di lui, non così lenta da sembrare riluttante, ma non così veloce da non poter essere schivata. E lui non la schivò.

Gli occhi di Ban erano piantati nei suoi, forse impegnati a ricercarne le intenzioni, o forse solamente troppo stupiti per fare altrimenti.

Jericho poggiò delicatamente le labbra su quelle di Ban, immobile sotto di lei.

Chiuse gli occhi, anche se quelli di lui insistevano nel guardarla, e si godette quel contatto. La sua mano scivolò sul torace dell’uomo, definendone i muscoli pronunciati con le dita e assaporando la libidine che trasmetteva quel soave tocco. Schiuse lievemente le labbra e insinuò la lingua nell’accarezzare le sue, scoprendone il sapore dolce che aveva sempre immaginato avesse.

Fu allora che Ban si ritrasse.

“Jericho...”

Il suo tono disse più del dovuto.

Jericho si ritrasse a sua volta. Gli mancò il coraggio per guardarlo.

Si alzò in piedi, allontanandosi da quella che aveva tutta l’aria di essere pietà.

Una lacrima scivolò sul suo viso, ma voltandosi cercò di nasconderla alla vista di lui.

Ban non la voleva. Era immune al suo corpo, ai suoi baci e a ciò che avrebbe potuto dargli.

“Cosa mi manca? Cos’ha lei più di me?”

Una domanda sorta dal profondo del cuore che forse non cercava davvero una risposta.

“Tu non sei Elaine. Tutto qui”

Proprio come si aspettava.

Jericho tornò a letto, sconfitta.

Era solo una battaglia, ma bruciava immensamente.

Solo una battaglia...

“...Un giorno ti farò mio”

   
 
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