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Autore: vanessie    02/12/2016    3 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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Capitolo 33

“Parole inaspettate”

 

 

POV Nicole

La settimana di corsi e laboratori ricominciò. Ero super impegnata, considerando che dovevo anche dedicare del tempo allo studio quando tornavo a casa, ed era alquanto difficile studiare se Jonathan piombava nel mio appartamento senza preavviso. Il risultato era che solitamente arrivavo all’ora di cena distesa sul mio letto con lui messo in posizioni diverse, ma comunque ad incastro con me. Ultimamente invece che specializzarmi in giornalismo, mi stavo perfezionando in fisionomia anatomica. Osservavo per ore intere i lineamenti di Jonathan, avevo imparato a memoria ogni sfumatura di colore dei suoi occhi e dei suoi capelli. Percorrevo con l’indice il contorno della sua bocca, il profilo del suo naso. Erano due settimane intere che non uscivamo per un appuntamento, non ci serviva uscire quando potevamo starcene in camera mia o sua a fare le uniche cose che realmente ci andavano: baciarci, accarezzarci, abbracciarci, parlare. Ed era difficile resistere alla tentazione fisica…sempre più difficile. “Senti che ne dici di ricominciare ad uscire dalla mia o dalla tua stanza ogni tanto?” domandai ridendo “Sì ok” “Penso di aver assunto la forma del letto ormai…a forza di starci sdraiata!” “Hai ragione. Sabato va bene?” propose “Benissimo” “Andiamo in un posto dove credo tu non sia mai stata, ovviamente non ti anticipo nulla” “Mi piacciono le sorprese!” “E io ho urgentemente bisogno di guadagnarmi l’appuntamento 4 su 5. Mi stai facendo impazzire” ammise “Non riesci a resistere?” giocai “Nooo non è che non resisto è che…trascorrere tutti i pomeriggi e anche qualche serata a farci tutte queste coccole…è dura” disse, facendomi ridere. “Lo sai che giorno è sabato?” “Il 13 dicembre” “Quindi John? Cosa ti fa venire in mente?” “Mmmm che mancheranno 12 giorni al Natale?!” “Sì…non intendevo quello” “Fammi pensare…che esce quel cartone animato che volevi vedere al cinema?!” “Oltre quello?” chiesi. Vidi che rimase a pensare fissando il soffitto “Dai John ce la puoi fare! Ti aiuto: è una cosa che riguarda una ragazza presente in questa stanza” dissi “Ohhhhhhhh capito…è la data in cui devi avere le mestruazioni?” “No! Scemo, daiiii” urlai facendo l’offesa. “Scherzo cucciola, dai lo so che è il nostro primo mese insieme” “Te lo ricordi?” “Certo, volevo solo prenderti in giro” “Ok, dovrai farti perdonare sabato, ho alte aspettative, ti avverto” “Ti lascerò a bocca aperta!” esclamò.

Il giorno del nostro primo mesiversario era arrivato. Volevo essere molto carina per quell’appuntamento. Scelsi un vestito nero di lana a mezza manica, sopra al quale misi una giacca rossa intonata alle calze. Infilai gli stivali neri, degli orecchini Quileute con delle piume comprati a La Push, cappotto, cappello, borsa. Mi ero truccata e avevo lasciato i capelli sciolti, al naturale. Jonathan mi aspettava vicino al cancello d’uscita del campus universitario. Lo vidi in piedi ad aspettarmi, quindi feci una breve corsa per raggiungerlo. Mi fiondai su di lui abbracciandolo “Ciao, scusa se ti ho fatto aspettare” dissi “Credevo che non venissi più” rispose. Ci salutammo con un bacio e gli accarezzai il ciuffo di capelli che era rimasto fuori dal codino. Caspita, era bellissimo nella sua semplicità. Indossava un paio di pantaloni scuri, maglietta scura, camicia aperta e il cappotto grigio. Ma era così…wow… “Andiamo?” domandò “Sì” “Oggi ti porto al Pacific Science Center” affermò. Era un museo dedicato alle scienze in cui non ero mai andata, ma sapevo che offriva tante esperienze interattive, in cui i visitatori del museo potevano fare esperimenti e altra roba scientifica di cui non conoscevo affatto l’esistenza. “Vuoi dimostrare con metodo scientifico che sono incapace?” gli chiesi scherzando. Lui si mise a ridere “No, piuttosto dimostrare in modo scientifico che anche a te sotto sotto piace la scienza e ne sei affascinata” “Ti avviso, sarà un’impresa difficile farmi ammettere che amo le scienze” “A me piacciono le sfide impossibili” disse con voce suadente. Raggiungemmo il Pacific Science Center e cominciammo a girovagare nelle varie stanze. La sezione astronomica mi piacque tantissimo, mia mamma mi aveva trasmesso la passione per le stelle e poterle vedere in modo diverso e con occhio scientifico fu bellissimo. Anche la sezione di biologia e di botanica furono interessanti. Nella sezione botanica infatti potemmo osservare delle piante particolari, degli incroci che mai avevo visto dal vivo e i fiori furono meravigliosi. Nella sezione di biologia c’erano tante curiosità sul mondo animale e anche su quello umano. “Vieni, devi assolutamente provare questo” disse John trascinandomi accanto ad una specie di enorme uovo. “Cos’è?” “Serve per ricreare l’ambiente dell’utero materno. Entriamo dentro e vedrai” “Ok” risposi. Entrammo nell’uovo e lui mi spronò a parlare “Dai devi dire qualcosa” “Ciao, sono Nicole…senti come rimbomba la voce” affermai divertita “Il modo in cui senti la tua voce qui dentro è esattamente il modo in cui il bambino sente la voce di sua madre quando è in pancia” mi spiegò “Ohhhh wow. È…emozionante” affermai. “Mamma sono Nicole fammi uscire” disse lui prendendomi in giro “E io invece sono Jonathan e sono uscito di casa in inverno senza cappello e senza sciarpa” dissi io per scherzare, poiché sua madre, Leah, mi faceva troppo ridere quando lo rimproverava perché in inverno non si copriva abbastanza. Lo feci ridere. Mi cinse la vita e ci scambiammo qualche bacio. “Carina l’idea di creare quest’uovo per imitare l’utero materno. Sentire i suoni come li sente un bambino nella pancia è stato…stupendo” “Sapevo che ti sarebbe piaciuto” disse. Andammo poi nella sezione di fisica, una delle più noiose ai miei occhi da ignorante. Jonathan era tutto nel suo centro, si muoveva con disinvoltura tra i macchinari delle sale interattive, gli chiedevo cosa fosse quell’arnese o quell’altro e lui sapeva spiegarmelo con parole difficili, ma poi mi faceva capire meglio con parole più semplici. “Vuoi fare qualche esperienza interattiva?” “Certo, ci pensi tu?! Sai non ne capisco molto di quest’argomento” mi giustificai. “Allora cominciamo da questo” disse accendendo un macchinario. Davanti ai nostri occhi comparve l’ologramma di una matita che volteggiava in aria. Non so esattamente come fece, ma sebbene sapessi che in realtà era solo un’immagine virtuale, lui prese in mano la matita e fece finta di scrivere qualcosa. Sembrava veramente che la matita fosse reale, ma non lo era affatto. “Ohhhhh carino, come hai fatto?” domandai “Aspetta, non è finita qui” disse. Pigiò un pulsante diverso e al posto della matita comparve l’ologramma del pianeta Terra. Lui come se fosse uno schermo touch screen, fece il gesto di rimpicciolire con le dita l’immagine, così l’ologramma si trasformò, mostrando il sistema solare, lo rimpicciolì di nuovo,  fino a che davanti ai nostri occhi comparve la nostra galassia. “Sono…senza parole. Come hai fatto? Dimmelo!” esclamai “Vorresti saperlo?” “Sì” “Reggeresti una spiegazione densa di teorie fisiche?” “Non credo di riuscire a capirci qualcosa” ammisi “Ok, allora diciamo che…ci sono riuscito perché…voglio colpirti” “Sono colpita, lo ammetto” “Facciamo quest’altro esperimento!” esclamò portandomi in un’altra zona della sala interattiva. “Prendi in mano quella piccola pallina e lanciala dove vuoi all’interno di questa pista! Scommettiamo che non andrà a finire in buca?” “Scommettiamo” risposi, lanciando la pallina. Si fermò a pochi centimetri dalla buca. Riprovai più volte, cambiando la direzione o la forza del lancio ma il risultato fu che lui vinse la scommessa. “Ci dev’essere una spiegazione a tutto questo” gli dissi “Sono un mago, prevedo il futuro” scherzò ridendo. “Dai sul serio, qual è il trucco?” “Un mago non svela i suoi trucchi” “Dai John” lo implorai.

“Il trucco si chiama attrito. La superficie della pista sulla quale rotola la pallina crea attrito, quindi il moto della pallina ad un certo punto si arresta, indipendentemente da dove la lanci o dalla forza che usi” “Capito!” esclamai. Mi portò a fare il giro della sezione chimica. Anche in quel settore fu costretto a spiegarmi diverse cose che non conoscevo e poi mi preparai a stupirmi nuovamente quando entrammo nella sala interattiva dedicata. “Vediamo se ti piace quest’esperimento” disse prendendo dal macchinario delle monete. Si mise un camice bianco e dei guanti che c’erano lì a disposizione. “Ti dimostro che so far cambiare colore a queste monete!” esclamò, versando sulle monete un composto liquido a me ignoto. Queste assunsero un colore diverso in poco tempo. “E non è finita qui, ora farò in modo che il colore cambi ancora” disse mettendo le monete su un piattino posto sopra un fornellino. Con il calore le monete mutarono il loro colore. “Caspita, è affascinante!” esclamai. “Ok spostiamoci là. Ora vedrai come queste caramelle gommose a forma di orsetto riescono a produrre una fiamma viola e degli scoppi” mi annunciò. Mise in una provetta del liquido, la riscaldò, aggiungendo un frammento di orsetto gommoso. Il calore provocò una fiamma luminosa dal colore viola tenue e un rumore stridente, come se qualcuno stesse dando fuoco a dei petardi. “Ma che bello!!!” “Insomma ammettilo, ti piacciono le scienze!” esclamò “Ammetto che…sono sbalordita. Sembra quasi che tu abbia fatto delle magie invece che degli esperimenti scientifici” “Non è magia Nicole, è scienza” “Sei bravo, accidenti…” “In realtà sono esperimenti da scuola media, niente di che” “Per me sono stati molto sorprendenti” affermai, appoggiando le mani intorno al suo collo “Però, so che è scienza ma…più che altro sono rimasta ammaliata…dallo scienziato” aggiunsi “Bene, lo spero” rispose sorridendo.

 

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Ci scambiammo dei baci. “Non è merito mio Nikki, gli esperimenti sarebbero riusciti a chiunque. Sono reazioni chimiche!” “Ok fa lo stesso, per conquistare l’attenzione di una ragazza non bastano le reazioni chimiche. Serve anche che lo scienziato che te le propone sia…come dire…interessante” “Quindi ammettilo, ho dimostrato con metodo scientifico che anche a te piacciono le scienze” “Lo ammetto” conclusi. Prima di uscire dal museo ci prendemmo qualcosa al bar. Ci rilassammo sedendoci ad un tavolino e parlammo di tutto, come sempre. Chiesi ad un signore di scattarci una foto con il mio cellulare e poi rimasi a guardare quella foto per tutto il viaggio di ritorno verso l’università. John era venuto così bene in foto! E anch’io non ero male. Iniziai a fantasticare sul fatto che eravamo carini insieme come…coppia. Ecco l’avevo pensato, lui ed io non come entità separate ma come una coppia. Era la prima volta che lo facevo e l’idea di appartenere l’una all’altro era capace di farmi sentire del tutto felice. 

 

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“Questo è per te, per il nostro primo mese insieme” disse porgendomi l’ultimo cd di uno dei miei cantanti preferiti. “Grazie” affermai dandogli un bacio e un abbraccio. “Anch’io ho un regalo per te, ma ti va se te lo consegno dopo cena?” “Ok. Quindi deduco che ceneremo insieme giusto?!” “Sì se ti va” risposi. Intrecciò le dita delle nostre mani e sorrise. Andai a cena a casa sua. Diciamo che fu una cena abbastanza strana, ma super eccitante. All’inizio infatti mangiammo normalmente seduti al tavolo di cucina. Poi, prima di passare al dolce, mi misi seduta su di lui, a cavalcioni, restando faccia a faccia. Restammo a baciarci per un bel po’, a provocarci in modo ‘casto’ senza far niente di più che accarezzarci. Ad un certo punto lui si alzò, tenendomi in quella posizione e andò a sedersi per terra, poggiando la schiena al divano. Aveva portato con sé anche il piattino con il dolce. Ricominciammo a baciarci con il sottofondo musicale di una vecchia band che piaceva ai miei nonni, Jacob e Renesmee e che Jonathan conosceva perché la band in questione piaceva tanto anche ai suoi genitori, Leah ed Embry. In effetti erano brani molto carini, il gruppo che li cantava aveva avuto un gran successo tanti anni fa, prima che noi nascessimo, il nome di questo gruppo era i Muse.

Restai quasi senza respiro visto che per baciarmi meglio, mi bloccò la testa mettendo una mano dietro alla mia nuca. Ripresi una boccata d’aria quando mollò le mie labbra per scendere a baciarmi il collo. Spostai i miei lunghi capelli dall’altro lato e mi sentii percorrere la spina dorsale da un brivido caldo. Quando avvertii sulla pelle la punta della sua lingua, mi uscì involontariamente dalla bocca un mugugno di eccitazione. Riaprii gli occhi e notai che Jonathan si era fermato a guardarmi. Fece un piccolo sorriso ed io ricambiai. Presi il piatto con il dolce dal tavolino dietro di me, restando seduta sopra di lui e afferrai la fetta di torta avvicinandola a lui per fargli dare un morso. Ne diedi uno anch’io, era buonissima, ma la crema del ripieno aveva strabordato sporcandomi le dita. Lui prese un secondo morso e tenne la fetta di torta al posto mio. Con l’altra mano tenne fermo il mio polso e leccò la crema dalle mie dita per pulirle. Ma quel gesto sexy mi fece riscaldare tanto che persi un po’ della mia timidezza e compostezza e lasciai spazio a quel pizzico di malizia che era nascosta dentro di me. Ricominciammo a mangiare la torta in silenzio, immersi nei nostri occhi a vicenda e, quando la finimmo, notai che adesso era il mio turno di pulirgli le dita dalla crema. Leccai le dita della sua mano una alla volta, con lentezza, il suo sguardo mi fece arrossire, ma non mi fermai. Gli occhi di John erano parecchio diversi dal solito, non ci eravamo mai spinti così avanti con le provocazioni fino ad ora e quel gesto era parecchio…allusivo. Quando smisi di leccare le sue dita, si mosse spingendomi all’indietro. Finii con la schiena sul pavimento e con lui adagiato sopra di me, con il bacino tra le mie gambe. La sua bocca si poggiò sulla mia, assaporandomi le labbra quasi con impeto. Le canzoni dei Muse cambiavano ma noi continuavamo a restare sdraiati in quel modo a baciarci. Avevo voglia di togliergli la camicia, ma avevo timore che poi saremo finiti a letto insieme e la mia regola dei 5 appuntamenti…sì era una regola stupida, ma era un modo di farmi desiderare. “A che appuntamento siamo?” sussurrò con la voce alterata dal desiderio “Direi che con gli esperimenti scientifici di oggi pomeriggio, ti sei guadagnato il quarto appuntamento” risposi. “Quarto?” “Sì” confermai. Mi baciò di nuovo e sentii la sua mano accarezzarmi la coscia fino al gluteo. L’orlo del mio vestito era sollevato, i miei collant erano l’unica cosa che lo teneva lontano dalla mia pelle. “Credi che resisterò per il quinto appuntamento?” mi chiese “Non lo so, dimmelo tu” “Se lo devo dire io Nikki…in questo preciso momento ti dico che…non resisto” disse. Gli sorrisi, accarezzandogli la testa “Dovrai resistere” bisbigliai “Mi impegnerò solo perché sei tu a chiedermelo ed io ci tengo a te Nicole” “Anch’io tengo a te, lo sai. È solo un piccolo sforzo…sai che prima o poi succederà” “Sì, scusami non voglio metterti a disagio o metterti fretta” si giustificò “Shhh, non stai facendo niente di male” “Posso dirti una cosa sincera?” chiese, annuii. “Usciamo insieme da un mese e…non so come la prenderai, ma voglio dirtela ugualmente perché me la tengo dentro da anni e…” “Dimmela” affermai curiosa di scoprire cosa volesse dirmi. Mi diede un bacio e poi accarezzandomi i capelli in quella posizione tanto compromettente disse “Ti amo”. Restai un po’ interdetta, ero felice che avesse pronunciato quelle parole solo per me, ma era anche vero che uscivamo insieme soltanto da un mese. Anch’io ero innamorata di lui, tuttavia non ero ancora pronta a dirgli ti amo. Feci un’espressione che manifestava tutta la confusione mentale che lui aveva provocato in me. Un’espressione che racchiudeva un sorriso malcelato, un leggero imbarazzo che mi fece arrossire. “Jonathan io…non mi aspettavo che tu dicessi questo” “Sì lo so, ma ti amo, cosa posso farci?!” mi sollevai appena quel tanto che bastava per raggiungere le sue labbra e lo baciai, lo ribaciai, ancora e ancora. “Ho bisogno solo di un po’ di tempo per…per dirti che anche per me è lo stesso. Sai che provo la stessa cosa per te, vero?!” “Sì, non ti preoccupare, prendi tutto il tempo che vuoi” rispose “Dimmi solo che sai che io sono…innamorata di te. Tu devi saperlo anche se io ancora non riesco a dirtelo ad alta voce” sussurrai “Lo so” “Posso chiederti una cosa?” domandai “Certo” “Prima non ero preparata a sentirmelo dire e mi hai colta alla sprovvista…potresti ridirlo?” chiesi, facendolo sorridere “Ok…ti amo” “Ohhhh cavolo…ho trascorso tutta l’adolescenza a desiderare che tu lo dicessi…” sospirai. Ci perdemmo ancora in mille baci, eravamo talmente persi nelle nostre sensazioni con il sottofondo musicale che rendeva tutto perfetto, che non avvertimmo alcun rumore, ma ci accorgemmo della presenza di Robbie solo quando lui parlò “Ops! Disturbo?” chiese vedendoci sdraiati l’uno sopra l’altra. “Sì” rispose Jonathan rialzandosi in piedi. Mi affrettai a buttare giù la parte inferiore del vestito e mi alzai in piedi anch’io. “Non sapevo che foste qui” si giustificò Robbie “Altrimenti avrei avvisato che stavo tornando” aggiunse. “Non preoccuparti Robbie, non hai disturbato” risposi “Ora…non esageriamo…parla per te Nicole. Mi hai disturbato Robbie!” esclamò John per ridere. “Se fai i festini hot in casa nostra in salotto…sai com’è…è normale che io disturbi” rispose Robbie stando allo scherzo “Festini hot?! Accidenti, ingigantisci le cose. Siamo solo io e Nicole e oltretutto usciamo insieme…” “Se vuoi partecipo anch’io” lo prese per il culo Robbie, che da sempre si era divertito su quel punto di vista, poiché Robbie era dichiaratamente omosessuale e aveva sempre avuto un certo debole per Jonathan, anche se erano molto amici e quindi si divertiva a scherzarci su. Scoppiai a ridere, soprattutto osservando l’espressione di John. “Ciao Nikki, vado a dormire altrimenti ho paura che lui mi picchi” disse Robbie rivolgendosi a me. Jonathan gli tirò contro il cuscino che era sul divano. Poi restammo nuovamente soli. Ci mettemmo seduti composti sul divano. “Scusa per l’intrusione di Robbie” disse “No figurati” “Forse è stato meglio così, perché ci stavamo spingendo troppo oltre” affermò “Sì è vero. Aspetta devo ancora darti il tuo regalo del primo mesiversario!” esclamai.

Presi dalla mia borsa il regalo e glielo consegnai. Era un ciondolo riportante il simbolo del nostro branco da poter spezzare a metà, in modo tale che ognuno di noi avesse la sua parte. L’avevo fatto realizzare su misura, ovviamente non era in commercio.

 

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“Wow, forte con il simbolo del branco!” esclamò. Gli feci notare che dietro ad ogni metà avevo fatto incidere le nostre due iniziali. Spezzammo il ciondolo, appendendolo ai nostri braccialetti, sulla mia metà avevo la lettera J, sulla sua c’era la N. “Grazie, è originale, non me lo aspettavo” “Beh tu sei un tipo originale e…non potevo certo regalarti una cosa scontata” spiegai. “Mi piace portare un oggetto con la tua iniziale Nicole” “Sai pensavo…che noi due abbiamo le stesse iniziali dei miei nonni! È una pura coincidenza, ma…è romantico…” “Jacob e Nessie?” “Sì. Starai pensando che sono un’inguaribile sognatrice!” “No ti sbagli. Lo sai che adoro il tuo carattere e da stasera sai anche che ti amo” rispose. Lo abbracciai e pensai che non ero mai stata tanto felice nella mia vita, quanto lo ero insieme a lui, soprattutto quando diceva di amarmi.  

 

NOTE:

Hello! Sono trascorse due settimane e siamo arrivati al giorno del primo mesiversario di Nicole e Jonathan. Lui organizza un'uscita originale, com'è nel suo stile e lei al solito si lascia coinvolgere totalmente. L'appuntamento va molto bene, l'intimità sale e la voglia reciproca di avere di più anche. Resistere è difficile, ma questa coppia non vuole correre e rovinare le cose, vuole che tutto avvenga al momento giusto. L'intrusione di Robbie serve infatti a porre un po' di distanza tra i due, ora che le cose erano diventate pericolosissime, soprattutto dopo che John ha detto delle parole importanti: il primo ti amo. Vi piace l'idea del ciondolo con il simbolo del branco? Mi sembrava perfetta per loro due <3

Beh vi saluto, dandovi appuntamento a venerdì, ma prima...un video che mostra tanti momenti carini di Jonathan e Nicole https://www.youtube.com/watch?v=CKV4B1py7mQ giusto per dare un'occhiata ulteriore alla nostra coppia!

Vanessie

   
 
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