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Autore: katvil    02/12/2016    1 recensioni
Julie è single, con un bambino di 3 anni a carico e tanta voglia di dargli finalmente una famiglia. Kenneth è sempre stato un cinico, anche a causa del suo passato non semplice. Una Vigilia di Natale per suggellare un incontro e una storia d'amore
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Il Natale mi ispira storie romanticone e smielate :) Volete conoscere Kenneth e Julia? Eccoli qua, in tutta la loro bellezza.
La storia è nata in seguito all'asolto compulsivo di brani natalizi, soprattutto "All I Want For Christmas is You" di Mariah Carey, che vi consiglio di ascoltare mentre leggete così vi crea l'altmosfera giusta.
Bando alle ciance! Vi lascio alla storia e fatemi sapere cosa ne pensate

 
Kat  

 
Sta sdraiata sul divano, gli occhi chiusi mentre le gambe, incrociate e appoggiate sul bracciolo, sono intente a muoversi a tempo seguendo il ritmo di Last Christmas degli Wham!. Stranamente in casa regna il silenzio, fatta eccezione per la musica diffusa dall’impianto stereo, così inizia a chiedersi se Ryan non sia stato rapito dagli alieni. Decide che può ancora concedersi alcuni minuti e continuare a ignorare la piccola peste, ma il timer del forno non è d’accordo con lei: inizia a trillare, avvertendola del fatto che deve alzarsi se non vuole che i biscotti per Babbo Natale si carbonizzino costringendola ad assistere a una serie di crisi isteriche da parte di Ryan.
Si alza dal divano sbuffando, si avvicina alla scalinata di legno che porta al piano di sopra e si appoggia alla ringhiera, sporgendosi leggermente rivolta verso l’alto «Ryan! Che stai facendo?».
«Niente mamma!» la voce del bambino la rassicura: almeno sa che è vivo. Abbassa la testa e sorride scuotendola leggermente mentre si reca in cucina.
Estrae la placca dal forno e la depone sul tavolo guardandola soddisfatta: i biscotti a forma di renna sono davvero carini! Nella villetta che divide con il figlio si espande il profumo della cannella che ha usato per l’impasto dei dolci; ora deve solo aspettare qualche minuto che si raffreddino poi potrà finalmente decorarli.
Julia si passa una mano tra i lunghi capelli corvini, spostandone una ciocca dietro l’orecchio mentre si avvicina all’ampia finestra della cucina. Guarda oltre il vetro le case di Venice riflettersi sulle acque del Grand Canal[i] e sorride. Sono uno spettacolo che la rilassa, soprattutto in questo periodo dell’anno, quando tutto sembra assumere un’atmosfera quasi magica grazie alla miriade di luci colorate, già accese nonostante non sia ancora calata la sera. Questa è una delle cose che le piacciono di più del quartiere in cui vive: è così tranquillo che sembra quasi impossibile trovarsi in un rione della caotica Los Angeles. Benedice il giorno che vi si è trasferita.
Dopo aver passato i primi diciotto anni della sua vita cercando di non impazzire nel caos di Sunset Strip[ii], la nascita di Ryan, tre anni prima, le ha dato la scusa giusta per cambiare aria. Fosse stato per lei, sarebbe andata a vivere in una baita sul lago Tahoe[iii], ma sua mamma non le avrebbe mai fatto portare il suo nipotino a più di sette ore di macchina da Los Angeles. Considerando che difficilmente sarebbe riuscita a far metter piede su un aereo alla Signora Margie Smith, neanche dicendole che in poco più di un’ora avrebbe raggiunto Ryan, l’unica soluzione era rimanere a Los Angeles. Venice non avrà i monti e la neve, ma almeno c’è l’acqua ed è vicinissima al mare così Julia ha deciso che poteva accettare il compromesso.
Sale al piano di sopra e si ferma davanti alla porta della camera del figlio. Accarezza delicatamente la targhetta a forma di macchinina con il nome del piccolo inciso e sbircia dentro, vedendo il bambino impegnato a disegnare. Gli si avvicina, ma lui, appena si accorge della sua presenza, si affretta a nascondere il foglio.
Julia sorride «Che stai facendo Ray?» gli chiede, accarezzandogli la testa ricoperta da riccioli scuri.
«Niente» il bambino abbassa lo sguardo arrossendo.
«E allora cosa hai nascosto nel cassetto?» lo guarda stringendo gli occhi e con il sorriso che usa sempre quando lo coglie in flagrante.
Il piccolo estrae timidamente un foglio dal cassetto e lo mostra alla madre «Sto facendo un biglietto di Natale per Ken».
La donna guarda il foglio che le sta porgendo il figlio e gli occhi s’inumidiscono. Sorride cercando di celare la commozione «Perché lo stavi nascondendo? È bellissimo, Kenneth ne sarà felice».
Il bambino guarda la mamma in tralice «Lo so, ma non volevo fartelo vedere perché non voglio che tu gli faccia la spia».
Julia scoppia a ridere «Piccola peste! Ti pare questo il modo di parlare a tua madre?» poi cerca di tornare seria, o almeno di fingere di esserlo «Comunque prometto solennemente che non parlerò. Non dirò nemmeno una parola a Ken». Trattiene a stento una risata guardando il figlio, che la fissa con i suoi grandi occhi scuri aggrottando le sopracciglia per sembrare minaccioso.
«Sicura?».
«Sicurissima!».
«Mano sul cuore?».
«Mano sul cuore» la donna si porta la mano destra sul petto.
«Mamma, guarda che se dici una bugia stanotte Babbo Natale non ti lascierà nessun regalo!».
«Quanto la fai lunga Ray!». La donna si alza in piedi, mettendosi dritta davanti al figlio «Prometto solennemente che non uscirà una parola dalla mia bocca. Non rovinerò la sorpresa che Ryan Landon sta preparando per il suo amico Kenneth Brent. Nemmeno sotto tortura rivelerò il segreto».
«Nemmeno se arriverà un folletto a farti il solletico sotto i piedi?».
«Nemmeno se arriverà un folletto a farmi il solletico sotto i piedi».
«Mmm…» il bambino si porta una mano sotto il mento «Nemmeno… nemmeno se… nemmeno se la fatina dei denti dice che ti vuole trasformare in un rospo?».
«Nemmeno se la fatina dei denti dice che mi vuole trasformare in un rospo» Julia cerca di non ridere e mantenere un’aria impettita, quasi da cerimonia.
«Nemmeno se arriva il lupo e ti morde i piedi?».
«Nemmeno se arriva il lupo e mi morde i piedi». Sorride e si avvicina al figlio, spettinandolo con una mano «Adesso, però, dobbiamo andare a decorare i biscotti altrimenti Babbo Natale non si fermerà stanotte e il grande artista Ryan Landon non avrà neanche un regalo».
Il bambino scatta in piedi, prende la madre per mano e inizia a correre, dirigendosi verso le scale «Mamma muoviti! Dobbiamo finire i biscotti per Babbo Natale!».
 
***
 
Cammina spedito lungo il marciapiede che costeggia Westwood Boulevard[iv] cercando di evitare gli ultimi ritardatari, quelli che, come lui, si sono ridotti alle diciotto della Vigilia di Natale a fare gli ultimi acquisti. Arriva davanti alla vetrina di Shelly’s[v] e si ferma sorridendo incredulo: lui, che per ventisei anni è stato una specie di Grinch, sta per noleggiare un costume da Babbo Natale.
Kenneth si guarda intorno e s’incanta a osservare gli alberi addobbati con luci colorate. Il clima non è proprio quello tipico del Natale che vedi nei film romantici, dove coppiette sdolcinate finiscono sempre per rotolarsi tra cumuli di neve, ma anche Los Angeles riesce a trasmettere un po’ di magia in questi giorni. E dire che non è mai stato uno così interessato alle feste natalizie. È sempre stato piuttosto cinico, anche da bambino, forse perché non ha mai avuto una famiglia che gli insegnasse a trasmettere e ricevere calore.
I suoi genitori si sono separati quando lui era molto piccolo e, da allora, le feste sono sempre state un susseguirsi di litigi su chi avrebbe dovuto prendersi carico del figlio. Il risultato era che veniva continuamente sballottato tra la casa della madre a San Diego e quella del padre a New York. Viaggi in aereo accompagnato da una tata per poi ritrovarsi a passare la totalità o quasi delle vacanze natalizie in una casa semideserta o, se proprio gli andava di lusso, accompagnato da uno dei due genitori con tanto di muso lungo perché aveva dovuto rinunciare a chissà quale viaggio strabiliante per stare con il figlio. Ricorda ancora la Vigilia di Natale in cui lui, che aveva circa otto anni, si è trovato a trascorrere la serata a mangiare schifezze con una baby-sitter che si ricordava a malapena il suo nome perché il padre, cui era toccato l’ingrato compito di ritirare il pacco Kenneth per le feste, aveva di meglio da fare che sprecare il suo tempo con lui. Appena ha potuto, è fuggito da tutto e tutti rifugiandosi a Los Angeles e trasformandosi nel Grinch che inorridiva se solo si nominavano le parole “Natale” e “famiglia”.
Almeno fino a quando non ha incontrato Julia e, soprattutto, Ryan.
Il giorno in cui si è scontrato con lei, o, più precisamente, con quel piccolo terremoto, era in spiaggia, a Venice Beach, e si stava preparando per testare la sua nuova tavola da surf. A un tratto, un diavoletto con una testa piena di riccioli scuri gli è piombato addosso, con il risultato che lui e il bambino sono finiti con il sedere nella sabbia. Il suo istinto gli stava suggerendo di gettare la peste tra le onde dell’oceano, ma poi il piccolo l’ha fissato per qualche secondo ed è scoppiato in una fragorosa risata, coinvolgendo anche lui. Non ricorda di aver picchiato anche la testa, almeno non così forte da stordirsi completamente, e non riesce a capire come sia successo, ma quel sorriso e quelle guance paffute l’hanno conquistato. In un attimo, tutti gli istinti omicidi sono stati cacciati. Pochi minuti dopo, una ragazza li ha raggiunti e ha iniziato a scusarsi. Kenneth non ha neanche sentito cosa stesse dicendo. È rimasto imbambolato a fissare quegli occhi scuri e quelle labbra carnose che gli stavano davanti. Da lì è partito tutto. Si sono incontrati altre volte, più o meno per caso, fino a quando non hanno iniziato a frequentarsi seriamente.
Il trillo del telefono distoglie Kenneth dai suoi pensieri e lo riporta alla realtà.
«July!» risponde mentre un sorriso gli compare sul volto.
«Non sono la mamma, sono Ray» dall’altro capo gli arriva una vocina squillante e allegra.
«Ciao piccola peste! Che fai con il telefono di mamma?».
«Non mi sgridare Ken» il piccolo si fa serio «È stata la mamma a dirmi di chiamarti perché sei in ritardo. Se non ti muovi faccio tardi con la nanna e poi Babbo Natale non arriva. Ho anche fatto tantissimissimi biscotti a forma di renna per lui. Se non li mangia come faccio? Dai Ken, muoviti!».
Kenneth cerca di trattenere una risata «Ok Ray, tranquillo. Dammi un’oretta poi arrivo, va bene?».
«Mmmm… ok… ma muoviti altrimenti il tacchino me lo mangio tutto io! Ehm… ciao» il piccolo chiude la telefonata senza neanche lasciargli il tempo di ribattere. L’uomo scuote la testa e scoppia a ridere: Ryan è davvero un bambino incredibile. Con la sua allegria contagiosa è riuscito a fargli amare tutto quello che odiava prima di conoscerlo. Deve ancora capire se sia merito di Ryan o, piuttosto, del fatto che sua madre sia la ragazza più sexy di tutta la California, ma non si pone troppo il problema.
Con l’espressione ancora sorridente, entra da Shelly’s ed è accolto da una commessa, una signora sulla cinquantina dai capelli biondi e cotonati, che gli sorride «Buona sera, posso esserti utile?».
Kenneth si guarda intorno imbarazzato «Ehm… ecco… sto cercando un costume da Babbo Natale» abbassa lo sguardo arrossendo leggermente mentre si passa una mano tra i capelli corti castani.
La donna lo guarda pensierosa «Sei arrivato un po’ tardi…».
«Lo so che è un’impresa quasi impossibile trovare un costume da Babbo Natale la sera della Vigilia, ma so anche di essere entrato nel miglior negozio di costumi di tutta Los Angeles perciò sono certo che non mi deluderà» il ragazzo sfodera il migliore dei suoi sorrisi, sperando che sia rimasto ancora un vestito nascosto in un qualche angolo del negozio.
«Fammi pensare…» la donna si dirige verso gli scaffali dove sono accatastati abiti per ogni occasione. Inizia a scorrere con lo sguardo le varie mensole e grucce «Abbiamo un elfo, una renna… Può andare una bella renna?» si volta in direzione di Kenneth reggendo un appendiabiti con la mano destra.
«Ehm… no… mi serve proprio Babbo Natale…» il ragazzo inizia ad agitarsi: se dovesse rovinare la sorpresa per Ryan è certo che Julia lo ucciderebbe.
La donna lo guarda, divertita dalla sua espressione preoccupata, poi si volta e, con aria trionfale, mostra a Kenneth l’oggetto dei suoi desideri «Eccolo qua! Un bel costume da Babbo Natale! A occhio e croce… dovresti essere sul metro e ottanta o sbaglio?».
«No, non sbaglia» il ragazzo sorride.
«La giacca ti fascia bene, le spalle sono larghe ma non troppo e i bottoni della camicia sono ben aderenti ai pettorali perciò potresti portare una L».
Kenneth arrossisce, imbarazzato dallo sguardo indagatore della donna «Una L va benissimo» sorride abbassando lo sguardo.
«Allora questo dovrebbe calzarti a pennello!» risponde la donna mentre, soddisfatta, gli allunga la gruccia con l’abito «Là dietro c’è un camerino per provarlo».
Kenneth guarda l’orologio: sono già le diciotto e trenta e deve correre a Venice se non vuole subirsi una ramanzina da parte di Ryan. Si fa consegnare l’abito dalla commessa e ringrazia «Sono certo che sarà perfetto, ma devo assolutamente scappare. Ho un appuntamento con una piccola peste che mi starà aspettando sul piede di guerra» ride pensando alla faccia imbronciata del bambino, che sarà sicuramente già incollato alla finestra ad attenderlo.
«Non possiamo di certo farlo arrabbiare!» la donna sorride mentre gli consegna la borsa con il costume. Poi estrae da un cassetto una piccola renna di legno con un fiocco rosso al collo «Questo è un regalino per il piccolo. Fai tanti auguri a tuo figlio e passate delle buone feste».
«Ehm… ok…» Kenneth risponde imbarazzato «Buone feste anche a lei» sorride ed esce dal negozio.
Fai tanti auguri a tuo figlio.
Se ci pensa bene, non gli dispiacerebbe per niente se Ryan fosse davvero suo figlio. Non è mai stato uno di quelli che avevano come obiettivo farsi una famiglia e avere figli, anche perché l’esperienza vissuta con i suoi genitori non è stata sicuramente una delle più positive. Con Julia invece è cambiato tutto. Lei e Ryan hanno stravolto la sua vita, rendendolo un uomo migliore, l’uomo che ha sempre desiderato essere. Più di una volta si è trovato a pensare a come sarebbe vivere con loro come una vera famiglia e, magari, dare a Ryan un fratellino o una sorellina.
Sale in macchina ed estrae il telefono dalla tasca per chiamare Julia «Ciao amore, tra mezz’ora sono lì».
«Ti stiamo aspettando. Tutto a posto con il costume? E i regali? Ti sei ricordato di caricarli in macchina?» gli chiede quasi sussurrando. È certo si stia nascondendo per non farsi sentire da Ryan.
Sorride immaginando l’espressione preoccupata di Julia «Tutto a posto: il costume è qui con me mentre i regali sono tutti sistemati nel sacco rosso che ho nel baule» risponde soddisfatto.
«Allora ci vediamo tra poco. Stai attento quando scendi dall’auto: Ray sarà sicuramente alla finestra ad aspettarti perciò vedi di non farti beccare o gli rovineremo la sorpresa. Un’altra cosa: muoviti altrimenti non so se troverai Ryan ancora vivo. Stasera sono più tentata del solito di gettarlo in un canale, è insopportabile!».
Scoppia in una fragorosa risata «Sarà eccitato per l’arrivo di Babbo Natale», poi torna serio «Spero lo sia anche la sua mamma» aggiunge usando una voce sexy.
«Babbo Natale, vedi di smetterla di fare lo scemo altrimenti sarai tu quello che finirà nel canale a calmarti i bollenti spiriti» la sente ridere.
«L’idea di farmi un bagno di mezzanotte non sarebbe così malvagia se ad accompagnarmi ci fosse pure la mia sexy fidanzata» risponde con voce ammiccante.
«Kenneth Brent, se non la smetti di fare il cretino e non ti muovi la tua sexy fidanzata rimarrà una sexy single!».
«Ok, agli ordini!» scoppia a ridere «Arrivo subito». Le manda un bacio, riattacca e, sorridendo, avvia il motore dell’auto dirigendosi verso Venice.
 
***
 
Julia si avvicina all’albero di Natale che ha messo in un angolo della sala e accende le luci: nonostante gli attentati subiti da parte di Ryan, sembra sia tutto in ordine. Da un’ultima occhiata alla casa: le candele sono accese, la tavola è apparecchiata e la cena è pronta. Guarda il centrotavola e sorride: Ryan ha insistito tanto perché mettesse quel cestino che ha decorato all’asilo, dicendo che l’aveva fatto apposta per Kenneth.
Kenneth.
Sorride pensando a come sia migliorata la sua vita da quando il ragazzo è entrato a farne parte. È incredibile il modo in cui è riuscito a farsi voler bene pure da suo figlio. Piano piano, senza mai forzare la mano, si è conquistato un posto nel cuore di Ryan e nel suo.
Il primo impatto, quattro mesi prima a Venice Beach, non era stato dei più felici: Ryan gli era letteralmente volato addosso! Quando si è avvicinata per scusarsi, per un attimo ha creduto che il ragazzo fosse pronto a gettare lei e suo figlio direttamente nell’oceano. Fortunatamente Kenneth ha deciso di risparmiarli. Anzi, se ci ripensa, non sembrava neanche troppo scocciato da quello scontro. Lei, dal canto suo, si era già persa in un posto non ben definito a metà strada tra gli occhi verdi, il sorriso e i pettorali del ragazzo.
Poi è arrivato il Natale. Per lei questa festa ha sempre avuto un significato particolare, quello della famiglia. Ricorda le corse che faceva a ogni risveglio per andare a controllare cosa avesse lasciato per lei Babbo Natale e il profumo di tacchino che si espandeva in tutta la casa. Poi il calore, quello sprigionato dai sorrisi e gli abbracci che scambiava con i suoi genitori.
Tre anni fa è arrivato Ryan a rendere il tutto ancora più speciale. Le è mancato non avere accanto il padre del bambino, ma alla fine se l’è cavata benissimo. Non che avere ventun’anni e un bimbo di tre a carico sia facile, ma vedendo quanto è sereno Ryan può dire di aver fatto un buon lavoro anche da sola.
Quest’anno avrà anche Kenneth al suo fianco a rendere tutto ancora più magico e, se ci pensa, fa quasi fatica a crederci. Quando l’ha conosciuto non era proprio un tipo avvezzo ai rapporti famigliari, ma sono bastate poche settimane con Ryan per fargli cambiare idea. Ancora non ne hanno mai parlato seriamente, ma è certa che non gli dispiacerebbe per niente se loro tre diventassero una famiglia.
«Uff…» lo sbuffare di Ryan la distoglie dai suoi pensieri.
«Che c’è Ray?».
«Quando arriva Ken?».
«Tra poco sarà qui, stai tranquillo» Julia accarezza la testa del figlio.
Il bambino rimane con il viso appiccicato al vetro della finestra, sperando di vedere spuntare Kenneth sul vialetto di casa, mentre Julia finisce di sistemare le ultime cose.
Dopo alcuni minuti, il bimbo fa un balzo e corre verso la madre «Mamma! Mamma! C’è Kenneth! È arrivato! È arrivato!» la prende per mano facendola alzare e inizia a trascinarla verso la porta «Aprigli dai!».
Julia sorride mentre apre la porta cercando di contenere l’entusiasmo del figlio. Per un attimo rimane imbambolata ad ammirare l’uomo che ha davanti, chiedendosi come faccia a essere sempre così perfetto. Anche con una semplice t-shirt e un paio di jeans riesce ad apparire sexy, ma stasera, che si è messo la giacca e i pantaloni eleganti, è davvero irresistibile. Gli si avvicina, lasciandogli un bacio sulla guancia «Ehi, Babbo Natale dove hai lasciato il sacco dei regali e il costume?» gli sussurra all’orecchio.
Kenneth le sorride «Tranquilla: ho sistemato tutto in un angolo del giardino, evitando accuratamente di passare davanti alla finestra. La piccola vedetta non si è accorta di nulla» le strizza l’occhio poi le lascia un leggero bacio sulle labbra.
«Kenneth!» Ryan inizia a saltare, attirando l’attenzione dell’uomo che lo accoglie tra le sue braccia.
«Piccola peste! Hai visto che sono arrivato?» gli sorride spettandogli i riccioli scuri.
«Era ora! Ho una fame tremenda!».
«Allora muovetevi a sedervi a tavola invece di stare davanti alla porta d’ingresso» Julia li richiama all’ordine «Ray, prima vai a lavarti le mani».
«Ma sono pulitissime».
«Ryan…» la donna lo redarguisce.
«Ma uffa!» il bambino protesta.
Kenneth guarda Julia strizzandole l’occhio «Forza Ray, andiamo a lavare le mani. Lo sai che se non vieni in bagno con me potrei anche perdermi in questa casa» sorride mentre il piccolo lo prende per mano.
«Sei proprio un imbranato Ken! Se non ci fossi io, tu e la mamma non sareste capaci di fare niente» il bambino guarda l’uomo indicandogli la direzione per il bagno. «Oggi, se non ci fossi stato io, la mamma non sarebbe riuscita a fare neanche i biscotti!» aggiunge con aria trionfale.
Il ragazzo sorride, mentre avvicina il volto a quello del piccolo «Non avevo dubbi» gli risponde quasi sussurrando, «Ma non facciamoci sentire dalla mamma altrimenti ci lascia senza cena. Shhh!» si porta l’indice alla bocca.
«Hai ragione! Shhh!» il bambino lo imita poi, insieme, si dirigono verso la sala da pranzo.
 
Julia finisce di sistemare le ultime cose in cucina: la cena è andata meglio di quanto potesse sperare. Sorride se ripensa a Kenneth e Ryan, al modo che avevano d’intendersi, soprattutto quando si trattava di prenderla in giro. Si ferma sullo stipite della porta che divide la cucina dalla sala da pranzo e la scena che si para davanti le fa inumidire gli occhi: Kenneth e Ryan sono seduti sul tappeto, il bambino sistemato sulle gambe dell’uomo che gli sta leggendo una storia natalizia. Il ragazzo con una mano regge il libro mentre con l’altra accarezza la testa del piccolo, che con il dito indica le figure fornendo spiegazioni tutte sue su cosa rappresentino. Osserva gli occhi scuri del piccolo e quelli verdi dell’uomo, la luce che li accende ogni volta che i loro sguardi s’incrociano. Nota i loro sorrisi, la serenità che entrambi hanno: Kenneth sarà un padre perfetto. Guarda l’ora e quasi le dispiace dover interrompere tutto questo, ma è arrivato il momento della sorpresa per Ryan.
Tossicchia appena per attirare l’attenzione dei due. Kenneth la guarda e lei gli sorride «Signori, mi dispiace interrompervi ma penso sia giunta l’ora della nanna per un piccoletto» si avvicina al figlio accarezzandogli la testa.
«Ma mamma… stavo leggendo con Ken!» Ryan protesta mettendo il broncio «Eravamo arrivati al punto più bello, quello dove Babbo Natale s’incastra nel camino con il pancione» il bambino ride, mimando con le braccia una grossa pancia.
Il ragazzo strizza l’occhio alla fidanzata e si avvicina al bambino «Ray, lo sai che Babbo Natale sta già girando con la sua slitta per portare i doni?».
Il bimbo annuisce con un gesto del capo.
«Vuoi che venga a lasciare tanti regali anche per te?».
«Sì… ho scritto la letterina e lui l’ha letta! Gliel’ho data io quando sono andato con la mamma al Grove[vi]» gli risponde sicuro per poi cercare lo sguardo della madre «Vero mamma che abbiamo visto Babbo Natale?».
«Certo Ray. L’abbiamo visto e ti ha pure detto che sei un bimbo bravissimo» Julia sorride.
Kenneth ride carezzando la testa del piccolo «Allora devi andare a nanna, altrimenti Babbo Natale non verrà».
«Ma io non voglio andare a nanna. Voglio giocare con te» Ryan mette il broncio.
«Facciamo così» Julia si avvicina al figlio «Adesso tu vai al piano di sopra, ti metti il pigiamino poi scendi a salutare la mamma, Ken e prepariamo il latte con i biscotti per Babbo Natale tutti insieme» gli sorride sperando di essere stata convincente.
Il bambino ci pensa su per qualche secondo poi sembra accogliere l’idea suggeritagli dalla madre «Va bene. Vado a mettere il pigiama, ma torno subitissimo». Lancia uno sguardo d’intesa a Kenneth poi si volta, iniziando a salire le scale di corsa.
Julia guarda il ragazzo «Adesso tocca a te». Gli lascia un leggero bacio sulle labbra, mentre lui si affretta a uscire da casa.
Dopo pochi minuti, Ryan scende le scale di corsa. Arrivato in sala, si blocca guardandosi intorno «Mamma… dov’è Ken?».
«Ehm… è dovuto scappare… l’ha chiamato… l’ha chiamato un suo amico ed è dovuto andare via» osserva l’espressione delusa del piccolo così gli si avvicina «Prima di uscire, si è raccomandato che dessi un grosso bacione al suo amico Ray» gli sorride schioccandogli un bacio sulla guancia.
Il bambino sembra rasserenarsi «Andiamo a prendere i biscotti per Babbo Natale?» le chiede sfoderando un ampio sorriso.
La donna da una rapida occhiata alla finestra che si affaccia sul giardino, notando una figura vestita di rosso che si dirige verso l’ingresso. Tira un sospiro di sollievo: non era certa del fatto che Kenneth non sarebbe fuggito a gambe levate al solo pensiero di conciarsi in quel modo. Appoggia una mano sul capo del bambino «Va bene Ray, andiamo a prendere i biscotti per Babbo Natale» fa eco al figlio, marcando a voce un po’ più alta le parole finali.
Kenneth sente il segnale lanciatogli da Julia, da un’ultima sistemata al vestito e alla barba poi suona il campanello.
Ryan guarda la madre stupito «Mamma chi è?».
Julia cerca di trattenere una risata, fingendosi stupita «Non lo so tesoro. Vai ad aprire tu che io vado a prendere i biscotti».
«Ok» il bambino si dirige verso la porta saltellando. Appena apre, rimane imbambolato a fissare l’uomo che ha davanti.
«Oh! Oh! Oh!» Kenneth cerca di tirar fuori una voce il più credibile possibile. Ancora non si capacita di come abbia fatto Julia a convincerlo a indossare un costume da Babbo Natale «Ciao Ryan».
Il bambino continua a fissarlo con la bocca spalancata mentre Julia osserva la scena con gli occhi lucidi. Si dirige verso la cucina poi, fingendo di non sapere niente di quello che sta accadendo, si rivolge al figlio «Ray, chi era alla porta?».
Il piccolo non risponde: rimane fermo immobile a fissare l’uomo che ha davanti. A un tratto sembra quasi risvegliarsi dallo stato di trance in cui è caduto «Tu… tu sei Babbo Natale? Quello vero?».
Kenneth cerca di trattenere una risata «Sì, sono proprio io. E tu sei Ryan Landon?».
Il bimbo annuisce stupito. Dopo qualche secondo inizia a ridere e saltare. Entra in cucina urlando «Mamma! Mamma! C’è Babbo Natale! C’è Babbo Natale quello vero!».
Julia si avvicina, mentre Kenneth/Babbo Natale entra in casa. I due si lanciano uno sguardo soddisfatto: la sorpresa è riuscita alla perfezione.
 
Julia scende le scale e va a sedersi sul divano «Finalmente si è addormentato. Non ne voleva sapere di dormire».
Si accoccola appoggiando la testa al petto di Kenneth, che, nel frattempo, ha approfittato dell’uscita di scena del bambino per togliersi barba e costume. Le parla accarezzandole i lunghi capelli corvini «Tra la visita di Babbo Natale e i regali direi che aveva tanti buoni motivi per essere particolarmente eccitato» sorride mentre appoggia un bacio leggero sulla testa della ragazza.
Lei alza lo sguardo, fissandolo negli occhi verdi di lui «Sei stato fantastico. Difficilmente Ray dimenticherà questo Natale. Grazie» gli posa un bacio sulle labbra.
«Non devi ringraziarmi. Sono io che ringrazio te e Ray. Fino a quattro mesi fa non avrei mai pensato che mi sarei sentito felice vestito da Babbo Natale con un bambino di tre anni che mi salta intorno urlando. Anzi, fino a quattro mesi fa non volevo proprio sentir nominare il Natale e i bambini. Ero un Grinch insopportabile» scoppia ridere. Poi torna serio «Tu e Ray mi avete cambiato la vita, me l’avete resa migliore» accarezza una guancia di Julia e la bacia sulla fronte.
La ragazza si perde guardando le iridi verdi di Kenneth, così luminose e serene. Ha uno sguardo felice, ben lontano da quello dell’uomo disilluso dalla vita che aveva incontrato quattro mesi prima. Non può che compiacersene, prendendosi almeno una parte di merito per questo bel cambiamento.
A un tratto si fa seria, raddrizzando la schiena in modo da puntare i suoi occhi scuri in quelli del ragazzo «Carissimo Babbo Natale, il tuo sacco era pieno di regali per Ray, ma non hai lasciato niente per la sua mamma. Ti consiglio di rimediare immediatamente» sorride all’uomo che ha davanti, assumendo un’espressione maliziosa.
Kenneth la guarda per qualche secondo, notando una scintilla nello sguardo della ragazza. Poi si avvicina, le labbra che sfiorano le sue «E se Babbo Natale non volesse più portare i regali?» le dice quasi sussurrando.
Lei ci pensa qualche secondo, fingendo un’espressione offesa. Poi sorride «Tutto quello che voglio per Natale sei tu». Avvolge le braccia attorno alla schiena dell’uomo e i due si scambiano un lungo bacio appassionato.
 
 

 
[i] Venice è una parte di Los Angeles che ha vissuto fasi alterne nella storia. E’ stata fondata nel 1905 ispirandosi alla Venezia italiana e, fino agli anni 20, era una delle zone turistiche più ambite della città. Poi hanno iniziato a chiudere i canali, anche a causa dell’inquinamento da petrolio, e un incendio ha distrutto gran parte del quartiere, che è stato per un po’ lasciato allo sbando. Poi, negli anni ’80, la zona è stata recuperata e da allora ha avuto una sorta di rinascita.
 
[ii] Sunset Strip è il nome dato al miglio e mezzo di strada di Sunset Boulevard che passa attraverso West Hollywood. La Sunset Strip è probabilmente la più nota porzione di Sunset, abbracciando un'ampia collezione di boutique, ristoranti, club e club rock, che sono all'avanguardia nel settore dello spettacolo. È noto anche per i suoi numerosi manifesti pubblicitari enormi e colorati, ha inoltre sviluppato una notorietà come un luogo di ritrovo per le rockstar, stelle del cinema e dello spettacolo.
 
[iii] Il Lago Tahoe è un grande lago di acqua dolce situato nella catena della Sierra Nevada, famoso per la chiarezza delle sue acque e per il panorama delle montagne che lo circondano su tutti i lati.
 
[iv] Westwood Boulevard è una strada di Los Angeles che attraversa il cuore del Westwood Village fino a West Los Angeles.
 
[v] Shelly’s Dance and Costume è uno dei negozi di costumi più vecchi di Los Angeles. E’ aperto da più di trent’anni di attività e qua trovate il sito per farci un giretto http://www.shellysdanceandcostume.com/
 
[vi] Centro commerciale di Los Angeles http://www.thegrovela.com/
   
 
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