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Autore: lucia_canon    02/12/2016    2 recensioni
-“Un nome, una garanzia, tu dici. E dici bene, mia cara. Conosci il secondo nome di Albus Potter?”
“Ha un secondo nome?”
“Severus.”
“Come Piton? Per quella storia che è uscita sul Profeta dopo la Battaglia di Hogwarts?”-
Genere: Commedia, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Draco/Astoria, Harry/Ginny, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
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“Family ties are precious threads,

 no matter where we roam,

they draw us close to those we love,

 and pull our hearts toward home.”

Harry si Smaterializzò in Grimmauld Place, e si diresse a grandi falcate in direzione del numero 12. Era tarda notte, perciò fece molta attenzione ad aprire il portone senza fare rumore, e a evitare di accendere la luce per non svegliare Ginny o Lily. Tuttavia, quando si trovò nell’ingresso, notò che la luce nel salotto era accesa. Allarmato, estrasse la bacchetta e avanzò in direzione della luce, temendo che fosse entrato qualcuno in casa. Quando entrò nel salotto, vide che l’unica presenza insolita sembrava essere una figura addormentata su una delle poltrone, che constatò essere Ginny. Sua moglie doveva essere rimasta sveglia ad aspettare il suo rientro, ma probabilmente aveva ceduto alla sonnolenza.

“Ginny?” la chiamò. La donna aprì gli occhi intontiti dal sonno, e le ci volle qualche istante per riconoscere il marito.

“Harry, sei tornato! Volevo aspettarti sveglia per sapere come sta Kingsley, ma è stata una giornata pesante in ufficio…- spiegò Ginny, alzandosi in piedi e dirigendosi verso la cucina- ti va un tè?” propose al marito, che l’aveva seguita.

“Va bene, immagino che tu non voglia andare a letto, ora.” Acconsentì Harry.

“Assolutamente no, voglio sapere come procede la situazione. In che condizioni è Kingsley?” gli chiese lei, mettendo dell’acqua nel bollitore e accendendo il fuoco con un colpo di bacchetta.

“Stazionarie, dopo l’operazione, ma ti posso assicurare che ha accusato il colpo. Non è più un giovane mago, e una vita passata a combattere maghi oscuri ti fa invecchiare presto, anche se sei forte come Kingsley.” Rispose Harry.

“Pover’uomo! Se riesco, domani passerò con Lily a salutarlo e portargli qualche Cioccocalderone. Ma, dimmi, avete aperto un dossier per l’attentato?” s’informò Ginny.

“Naturalmente. Un Auror del calibro di Kingsley, uno che ha fatto due mandati da Ministro della Magia, che subisce un attentato in casa propria non è un caso adatto all’Ufficio della Magica Sicurezza. È compito nostro occuparcene, e credo proprio che dovrò impiegare i miei Auror migliori per questo caso.” Affermò Harry, serio.

“Avete dei sospetti?”

“Sì, e molto preoccupanti. Come tu ben sai, le tendenze filo-Mangiamorte non sono mai state del tutto sopite. Ogni tanto salta fuori qualche caso, semplici crimini minori che spesso non vengono nemmeno associati alle ideologie Purosangue e sono classificati come delitti comuni. Aggressioni, furti di oggetti preziosi, cose di questo tipo. Secondo me l’attacco a Kingsley è da associarsi a questo genere di reati, e sarebbe bene poter approfondire la questione, analizzare caso per caso e trovare gli elementi comuni, i nomi ricorrenti. Il problema è che non sarà così semplice, perché questi crimini sono divisi tra il mio ufficio, quello della Magica sicurezza e quello dell’Uso improprio della magia, e sarà difficile recuperare informazioni.” Spiegò Harry.

“Pensi davvero che potrebbe trattarsi di questo? Neo-Mangiamorte?” chiese Ginny, preoccupata perché non aveva dimenticato l’attacco che aveva subito diversi anni prima.

“Il nome di Kingsley è indissolubilmente legato a quello dell’Ordine della Fenice, e credo che la scelta di un bersaglio simile non sia casuale.”

“Se i tuoi sospetti sono fondati, sai cosa dobbiamo aspettarci, vero?” lo interrogò Ginny, porgendogli una tazza di tè fumante.

“Che intendi dire?”

“Harry, se un gruppo di neo-Mangiamorte entra in attività e decide di colpire Kingsley Shacklebolt, non è ovvio chi sarà il prossimo obbiettivo?” improvvisamente, Harry realizzò ciò che la moglie intendeva dire, e impallidì.

“Sarò io, o peggio…”

“I bambini.” Concluse Ginny.

Entrambi sapevano di aver avuto lo stesso pensiero nel medesimo momento, perché la preoccupazione che li accompagnava da quando Albus e James erano saliti sull’Espresso per Hogwarts stava diventando spaventosamente reale. Era difficile averli così lontani, ma adesso che li sospettavano in pericolo la distanza era semplicemente insopportabile. James, così impetuoso e al tempo stesso fragile, con la sua innata tendenza a ficcarsi nei pasticci. Albus, che in quel momento era nel dormitorio di Serpeverde, insieme al suo amico Scorpius Malfoy. Quell’amicizia, che a loro era parsa di buon auspicio, il segnale che il mondo stava cambiando, poteva diventare un pericolo per Albus?

“Ora come ora, non è il caso di farsi prendere dal panico.” Affermò Harry, più per convincere sé stesso che per reale necessità di dirlo a Ginny.

“Manteniamo la calma, ma sarà necessario prendere alcune precauzioni. Avvisare Ron e Hermione, per esempio, e riprendere i contatti con i vecchi membri dell’Ordine della Fenice e dell’Esercito di Silente, senza specificare i nostri sospetti, almeno per il momento.” propose Ginny. 

“Credo che sarebbe opportuno informarne la McGranitt. È la preside di Hogwarts, e se c’è qualcuno che può assicurarsi che James e Al siano al sicuro, è proprio lei.”  Suggerì Harry, facendo apparire della carta da lettere. Ginny annuì, senza dire nulla. Nel suo sguardo, tuttavia, Harry lesse la stessa paura che si stava impadronendo del suo cuore. Stava davvero ricominciando tutto? La guerra, la segretezza, avere dei nemici? Il mondo magico non ne aveva avuto abbastanza?

Fred entrò, circospetto, nella Biblioteca. Non si poteva dire che ne fosse un frequentatore abituale, e infatti nemmeno quel giorno era lì per studiare. Tuttavia, quello era il luogo in cui più facilmente avrebbe potuto incontrare la persona che stava cercando, e aveva dovuto fare uno sforzo. Dopo alcuni minuti di ricerca, individuò un tavolo che era occupato da una sola persona, e vi si diresse.

Molly Weasley era china su un libro di Antiche Rune, con i ricci neri legati in una treccia severa e la spilla da Prefetto di Grifondoro che le brillava sul petto. Concentrata com’era, non si accorse della presenza del cugino finché lui non si sedette accanto a lei, e tossicchiò per attirare la sua attenzione.

“Ehi, Molly, come stai?” esordì Fred, fingendo di non notare il fastidio ostentato dalla cugina per l’interruzione dello studio.

“Non molto bene, a dire il vero, la settimana prossima devo consegnare tre rotoli di pergamena di traduzione runica, e non ho ancora finito il secondo.” Sbuffò Molly.

“Ti serve una mano?”

“Da uno che non è riuscito a prendere il G.U.F.O. in Antiche Rune? No, grazie.” Rifiutò Molly, asciutta.

“Potrei…non so, aiutarti a copiare in bella.” Propose Fred, notando che la traduzione della cugina presentava molti scarabocchi e cancellature.

“Fred, di cosa hai bisogno? Non mi servono le tue offerte, è evidente che ti occorre un favore.” Gli chiese Molly, tagliente. Di tutti i cugini, la primogenita di Percy era la più riservata, non ricercava la compagnia se non le era strettamente necessaria, e questo atteggiamento risultava spesso e volentieri antipatico. In parte, era sempre stato il suo modo per sottolineare la distanza da Victoire, la cugina maggiore che sembrava essere un modello di dolcezza e affabilità.

“Sei sempre così gentile, Molly.” Fred si trattenne dal dirle tutto ciò che pensava di lei, perché in quel momento aveva davvero bisogno del suo aiuto.

“È il mio marchio di fabbrica. Cosa ti serve?”

“Hai parlato con James o Albus recentemente?” le chiese Fred.

“Faccio un punto d’onore del parlare con James il meno possibile, quel ragazzo è irritante, maleducato e infantile.” Affermò Molly, seccata. Fred alzò gli occhi al cielo, ma non disse nulla.

“Per quanto riguarda Albus, l’ho incontrato la settimana scorsa, e mi ha chiesto di prestargli un libro di Pozioni.” Riprese la ragazza. Albus sembrava rientrare nelle sue simpatie, forse perché era uno dei cugini più taciturni e meno fastidiosi.

“Albus ti ha accennato alla lite?” S’informò Fred.

“Né io né lui siamo inclini di parlare di vicende private con chicchessia, quindi no, non mi ha detto nulla in merito, né io avrei voluto saperlo.” Molly aveva una capacità non comune di disinteressarsi degli affari altrui, perché era il modo migliore per difendere anche le proprie faccende, che lei non sentiva il bisogno di condividere con nessuno.

“Mi dispiace costringerti a uscire dal tuo isolamento, ma in questa circostanza abbiamo bisogno del tuo aiuto.” Dichiarò Fred.

“Vorresti dirmi che l’intero gruppo di cugini non ha trovato una soluzione al problema, e ha bisogno del mio intervento?” rise Molly, per sottolineare la sua esclusione dal gruppo. Fred era infastidito dal fatto che lei cercasse di farlo sentire a disagio in quel modo. In fin dei conti, era lei a evitare loro. Tuttavia, cercò di calmarsi e riprendere la conversazione con un tono normale.

“Sì, Molly, perché fai parte della famiglia come tutti noi, e temo che tu non possa continuare a fingere che non sia così. Albus e James hanno litigato, non si parlano da mesi, e stiamo cercando in tutti i modi una soluzione a questo problema.” Il tono di Fred si era fatto così grave, così diverso dal suo solito modo di fare, che Molly non osò continuare con i suoi commenti sarcastici, e lo ascoltò.

Fred le narrò tutta la storia, dallo Smistamento di Albus al silenzio glaciale che regnava tra i due fratelli in quel momento. Molly non sembrò particolarmente colpita dal racconto, d’altronde era allenata a non mostrare i propri sentimenti, ma non interruppe mai il cugino, e quando Fred ebbe finito di parlare sospirò.

“Capisco. Una cosa, però, mi sfugge. Tu hai detto che avete bisogno del mio aiuto. Tuttavia, non comprendo quale possa essere il mio ruolo in questa vicenda, e soprattutto perché non possa essere ricoperto da nessun altro.”

“Ecco, ne abbiamo parlato a lungo, e siamo tutti concordi nell’affermare che, dal momento che non è una questione che ci riguarda in prima persona, non possiamo essere noi ad agire e prendere le decisioni. Però siamo i loro cugini maggiori, possiamo consigliarli e metterli sulla strada giusta.”

“Credi che io potrei consigliarli? Non mi ascolterebbero mai. Non ti sembra che sia Victoire la più adatta a questo incarico?” Interloquì Molly, e il tono della sua voce sembrava tradire l’invidia nei confronti della cugina.

“Sono d’accordo con te, e infatti Victoire ci ha provato, ma non è riuscita a risolvere molto. Sono sfuggenti, entrambi si sono intestarditi sulle loro posizioni. La verità è che a volte ho l’impressione che non ricordino nemmeno più il motivo per cui hanno litigato, e che la discussione non sia stata altro che un pretesto per cominciare a evitarsi.”

“Se a loro va bene così, perché intervenire?” chiese Molly, probabilmente pensando a Lucy, la sorella minore, con cui parlava di rado. Lucy era in buoni rapporti con James, che era del suo anno, e Roxanne, di un anno più grande, e non aveva mai mostrato segni di trovare sgradevole la distanza che la sorella maggiore aveva frapposto fra loro due.

“Perché sono fratelli, e non possono far finta di non esserlo, né convincersi che questo non significhi nulla.” Le fece notare Fred, sempre tranquillo, e Molly ebbe l’impressione che non si riferisse solo a Albus e James.

“Molly, tu sei la più brava del nostro anno, e…”

“Lusingarmi non ti servirà per ottenere ciò che vuoi.” Lo interruppe lei.  

“Non è mia intenzione farlo, ti conosco meglio di quanto tu conosca me. - Insinuò Fred. –  ciò che intendo dire è che dal momento che sei la più brava del nostro anno, e la tua cultura magica è superiore a quella di chiunque tra noi cugini, dovresti conoscere il potere magico dei legami di sangue.”

“Sono teorie molto antiche e non fondate su esperimenti. Ad ogni modo, continuo a non capire cosa volete da me.” Molly era visibilmente innervosita, perché sentiva che in qualche modo Fred stava avendo la meglio nella discussione.

“Vogliamo capire come possiamo usare il legame di sangue, l’unica cosa che in questo momento continua a unire Albus e James, per trovare una soluzione a questa situazione. Si tratta di magia antica, e tu meglio di tutti puoi fare le ricerche necessarie, conosci i libri e hai la capacità analitica per trovare le informazioni utili.” Concluse Fred, che finalmente era riuscito a esporre ciò di cui aveva bisogno. Molly non rispose, rimanendo impassibile come al solito, ma suo cugino avrebbe giurato che stesse riflettendo. Dopo alcuni minuti, infatti, la ragazza parlò.

“Mi sembra un tentativo disperato, ma forse si può provare a cercare qualcosa. -acconsentì Molly- Chiederò a Madama Pince di consigliarmi i libri antichi per cominciare le ricerche, però dovete garantirmi che mi fornirete tutto il materiale di cui potrei aver bisogno per filtri e incantesimi.” In quel momento, era il talento da ricercatrice a prevalere sulla sua personalità chiusa. 

“Grazie Molly. Ti procureremo ciò di cui avrai bisogno, basterà che tu ce lo dica.”

“Di nulla, Fred. E ora, se non ti dispiace, vorrei tornare alle Antiche Rune.”

In quei giorni di novembre, l’usuale buonumore di Victoire era messo a dura prova. Il carico di studio diventava ogni giorno più pesante, e le preoccupazioni le impedivano di dormire tranquilla. La nostalgia di Teddy, l’inquietudine per Albus e James, lo sconvolgimento per la notizia dell’aggressione a Kingsley, tutto contribuiva ad appesantire il carico che già gravava sulle spalle della più anziana dei Weasley. Un carico che lei doveva, per forza di cose, portare da sola. Non poteva condividere le sue preoccupazioni con i cugini, lei era la maggiore, se avesse dato segno di non saper gestire quella situazione li avrebbe gettati tutti nel panico. Le costava fatica continuare a mantenere Charlie e Isobel all’oscuro della sua storia con Ted, ma sapeva bene di dover continuare a tenere il segreto. Loro non erano coinvolti nelle sue vicende famigliari, ma i tre condividevano la medesima preoccupazione per i fatti di cronaca, che seguivano con attenzione sulla Gazzetta del Profeta. Era naturale che fossero loro, studenti del settimo anno in procinto di incominciare la loro vita nella società magica, a essere maggiormente angosciati per quella vicenda. Victoire era troppo appassionata di Storia della Magia per non rendersi conto del significato simbolico dell’aggressione a Kingsley Shacklebolt, e non poteva evitare di mettere in relazione l’evento con i fatti degli anni che avevano preceduto la Seconda Guerra Magica. Sperava di non essere l’unica a riconoscere i segnali, si augurava che coloro che non avevano studiato la guerra sui libri, perché l’avevano vissuta in prima persona, avrebbero fatto altrettanto.

Quel pomeriggio, Victoire era seduta a uno dei tavoli della Sala Comune, con una tazza di tè e il libro di Babbanologia aperto davanti a sé. Poco distante da lei, Rose era concentrata sul libro di Storia della Magia. Notando la dedizione della cugina verso lo studio, Victoire non poté fare a meno di provare un’ondata di affetto per lei. Durante i mesi precedenti l’aveva osservata a lungo. Era preoccupata anche per lei, perché lo Smistamento di Albus aveva avuto inevitabilmente alcune conseguenze sul rapporto con Rosie. La primogenita di Ron e Hermione si era ritrovata ad affrontare i suoi primi mesi a Hogwarts senza il supporto della persona con cui aveva condiviso ogni evento importante della sua vita, suo cugino Albus. A Victoire era sembrato di notare che lei ne fosse rimasta amareggiata, ma che avesse compreso che affliggersi sarebbe stato inutile, e avesse quindi deciso di dedicarsi ad altro. Ciò che preoccupava Victoire era il fatto che Rose aveva evidentemente avuto difficoltà a fare amicizia, perché aveva finito per trascorrere la gran parte del tempo da sola, e dedicarsi anima e corpo allo studio. Pensando al legame che la univa ai suoi amici, Victoire si diceva che era importante che Rosie ne trovasse al più presto. Anche in quel caso, però, come per la lite tra James e Albus, non c’era molto che lei potesse fare. Quel senso d’impotenza la turbava più di tutto il resto.

“Ehi, Rosie. Come va con la Storia della Magia?” le si rivolse. Si rimproverava di non dedicare sufficienti attenzioni alla giovane cugina.

“Ciao Victoire. Molto bene, sono tutta presa dalle rivolte dei Goblin nel decimo secolo!” esclamò Rosie, di rimando.

“Ma certo! Alaric l’Astuto e Golfric il Sanguinario! Molto interessante.” Sorrise Victoire, ricordando il programma del primo anno.

“Già. Scusa Victoire, mi spiace essere scortese, ma ho proprio bisogno di finire questo capitolo entro oggi.” Disse Rose, con tono di scuse. Victoire intese che la cugina non voleva essere disturbata durante lo studio. In fin dei conti, forse Rose se la sarebbe cavata da sola. Possedeva tutte le caratteristiche necessarie per farcela, anche senza l’aiuto dei cugini più grandi.

Salve a tutti! Sono tornata! So di essere sparita per un po’, ma gli ultimi mesi sono stati ricchi di novità, e non ho avuto il tempo di dedicarmi alla scrittura quanto avrei voluto.

La prima parte di questo capitolo ci mostra il punto di vista di Harry e Ginny, l’ansia di due genitori per i figli lontani e la preoccupazione di chi ha vissuto una guerra e riconosce le avvisaglie del ritorno della tensione.

Nella seconda parte abbiamo modo di conoscere più approfonditamente la personalità di Fred Weasley e per la prima volta conosciamo il punto di vista dell’altezzosa Molly. Chissà se riuscirà a trovare l’espediente adatto alla situazione di Albus e James?

Infine, nell’ultima parte troviamo la mia prediletta Victoire, oberata da un carico di preoccupazioni davvero inusuali per una ragazza della sua età. Fortunatamente, anche lei inizia a rendersi conto che non deve “portare il mondo sulle spalle”. Non è necessario che si preoccupi per Rose, sua cugina saprà cavarsela!

Spero che abbiate apprezzato!

A presto,

Lucia

   
 
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