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Autore: Imbranata09    02/12/2016    6 recensioni
Dal capitolo 1^
Ho sempre creduto al colpo di fulmine. Quello che ti fa scoprire innamorata di una persona in pochi istanti. In quel momento in cui gli occhi di due innamorati si incontrano e non esiste più nulla intorno a loro. Non ci sono i problemi di lavoro, i colleghi impiccioni, i figli che strepitano per essere ascoltati, le bollette da pagare, … non esiste niente se non la persona amata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap. 37°
"Vita familiare"

 
Buonasera a tutte! Mi scuso per il ritardo con cui sto pubblicando i capitoli.   Sono stata nuovamente risucchiata dagli impegni lavorativi, familiari e sociali! 
Non mancano molti capitoli al termine della storia e mi sono ripromessa di terminare entro il 2016! Ed è una promessa che intendo mantenere. 
Buona lettura e al prossimo capitolo.


Pov Edward
Settembre 2015

“La colazione è pronta. Volete scendere prima che il caffè si freddi?” sto urlando alle mie donne almeno da un quarto d’ora. Jack è in attesa per uscire e Mary ha scaldato nuovamente il latte di Erin.
Primo giorno di scuola di mia figlia e siamo tutti emozionati. Erin è agitata perché si troverà in una nuova scuola dove non ha nessuna amica né conoscenze. Ma sembra anche determinata a non darsi subito per vinta ed a provarci in questa nuova avventura. E devo ammettere che mi sta rendendo orgoglioso, la piccoletta! Il carattere comincia a somigliare sempre più al mio. Non so se è un bene perché a volte mi rendo conto di essere impossibile, ma sono orgoglioso!
Bella è emozionata perché la sua bambina sta iniziando un nuovo percorso ed io mi sto rendendo conto che Erin sta crescendo. Tra un po’ porterà a casa il primo fidanzatino e non ho idea di come reagirò. In fondo è la mia piccolina e, malgrado sono emozionato per le quotidiane novità, vorrei che restasse per sempre la mia bambina! Soprattutto ora che abbiamo saputo che il prossimo sarà un maschietto.
Abbiamo iscritto Erin in una scuola privata che ci ha suggerito zia Esme. È una buona scuola con ottimi programmi. Non è rigida come quella frequentata finora e, secondo Bella, ha anche ottimi programmi di arte. La direttrice ha subito legato con noi ed ha chiesto a Bella delle consulenze sulle materie artistiche. Oggi lei rimarrà a scuola con Erin. Non sarà nella stessa classe, ma in una attigua dove la piccola potrà trovarla in caso di problemi.
“Mary, per favore, vai tu a chiamarle. O questa mattina non usciremo più di casa!” sto perdendo la pazienza. Caratterialmente amo essere puntuale e non mi piace fare tutto di fretta come in questo momento. La nostra colf sorride alle mie parole. Quando siamo rientrati a Boston è stata la più felice di ritrovarci. Le siamo mancati ed è contenta che con Bella la situazione si è sistemata. Ha anche confessato che ha sempre saputo che saremmo tornati insieme. Mi ha confessato che ha trovato una Erin completamente diversa in pochi mesi e anche lei ne è felice.
“Vado subito, signor Masen. Però vorrei farle notare che un piccolo passo avanti lo abbiamo fatto. Niente mal di pancia questa mattina! Si ricorda l’anno scorso com’è andata il primo giorno di scuola? Pianti, lacrime e grandi mal di pancia già una settimana prima!” sorrido alle parole di Mary. Effettivamente, ad Erin ancora scoppia il classico dolore da ansia.
“Papà stiamo arrivando” sento la piccoletta urlare, quasi infastidita dai miei richiami e subito dopo entra in cucina. La osservo e, non so perché, ma sembra decisamente più grande oggi. Ed è veramente carica con i capelli legati i jeans e le Converse. Niente a che fare con la divisa classica della precedente scuola.
“Papà, mamma mi stava facendo i codini. E tu l’hai fatta agitare e ha dovuto fare il lavoro due volte! Non urlare più, per favore! E guarda! Non devo mettere la divisa con la giacca, la gonna e i calzettoni!” sembra contenta mentre mi indica i vestiti che indossa. Man mano che passano i giorni sta notando le differenze con la precedente scuola e ne è soddisfatta. Si accomoda vicino me e comincia a mangiare la colazione che Mary le mette davanti.
“Vedo! E sei così carina con la tshirt di Violetta!”
“Erin, il tuo papà ha ragione. Ed hai messo le scarpette rosa! Sono sicura che tutte vorranno fare amicizia con te!” sorrido a Mary mentre le chiedo di preparare anche la colazione di Bella che sento scendere le scale. Proprio in quel momento entra in cucina con in mano lo zainetto pronto. Si siede anche lei al tavolo e divora la sua colazione. Osservo anche il suo abbigliamento: con i leggins jeans inseriti negli stivali e la tshirt che le evidenzia il pancione, sembra ancora più piccola dei suoi 25 anni.
“Erin, facciamo un piccolo riepilogo. Se ti servono i fazzoletti, dove li trovi?”
“Tasca esterna dello zainetto. Oppure, se ho già il giubbino indosso, nella tasca di destra!” risponde prontamente mia figlia.
“Perfetto! Il sacchetto con il pranzo che Mary sta preparando, dove lo devi mettere?” e, proprio in quel momento, Mary poggia vicino lo zaino il sacchetto con il pranzo. Per oggi ha voluto abbondare e, oltre i sandwich, le ha preparato dei cupcake con gocce di cioccolato e granelle di zucchero e una vaschetta di fragoline. Non ha saputo regolarsi perché nella precedente scuola c’era la mensa e non dovevamo pensare a nulla da farle portare.
“Lo poggio sulla parte alta dello zaino e, appena sono a scuola, lo sistemo nel ripiano sotto il banco!” sorrido. Ha un’energia stamane che non le ho mai visto per andare a scuola.
“Direi che sei preparata. E anche Bella è pronta. Per cui, salutiamo Mary e andiamo” mi alzo altrimenti non usciremo mai di casa!
La scuola è nel pieno centro di Boston. Vicino al mio ufficio e ai locali in cui Bella aprirà la sua galleria. In pratica, la mattina potremo uscire tutti insieme. E la pausa pranzo la potrò passare con mia moglie. E’ una buona soluzione per tutti e tre.
Mezz’ora dopo sto lasciando Bella ed Erin a scuola. L’ambiente mi pare buono. Il ceto è medio alto, ma nulla in confronto a quella frequentata finora. Dai genitori che mi si parano davanti capisco che la notizia dell’arrivo di una Masen si è subito divulgata ed ha fatto scalpore. E la direttrice mi ha anche fatto presente che alcuni dei miei manager hanno i figli che frequentano questa stessa scuola. Ma, per privacy, non ho chiesto i nominativi.
Sono in molti a venire a presentarsi e alcuni festeggiano quando si rendono conto che i figli saranno in classe proprio con Erin. Speriamo che la curiosità si fermi al portone di ingresso e che i bambini siano più sensati dei genitori!
“Non ci posso credere! Stanno facendo tutto questo show solo perché Erin frequenterà la stessa scuola dei loro figli!” sorrido alle parole di Bella.
“Che vuoi, noi Masen siamo pieni di fascino!” scuote la testa e si avvicina alla maestra mentre io aiuto Erin a togliere il giubbino.
“Papà, ma dove mi devo sedere?” guardo mia figlia preoccupata.
“Non lo so. Adesso andiamo a presentarci alla maestra e chiediamo come funziona la scelta del banco”
Erin, con mia grande gioia, viene subito conquistata dalla maestra che la inserisce in un gruppetto di bambine che, evidentemente, già si conoscono e stanno giocando con le Barbie.
“Tu ce l’hai una Barbie?” sento una piccola rivolgersi a mia figlia.
“Si, ne ho tante. Ma non l’ho portata a scuola” sembra delusa ma l’umore cambia subito quando un’altra bambina le passa una delle sue Barbie.
“Tieni. Io ne ho portate due e oggi puoi tenerne una” sorride e scherza.
Poco dopo la maestra invita i genitori ad andare via e l’ultima volta che mi volto verso Erin si è già accomodata al suo nuovo banco e sta giocando con i suoi vicini. È così tranquilla che penso non avrà problemi.
“Secondo me puoi anche andare via. Non penso che avrà problemi” è la direttrice a rivolgersi a Bella e lei tentenna. Guardiamo entrambi Erin che sorride e chiacchiera con la compagnetta di banco, malgrado la maestra continui a richiamare l’attenzione.
“Bella, forse, la Direttrice ha ragione. Che dici, ce ne andiamo insieme?” la guardo in attesa della sua decisione.
“Lo penso anche io. Ma ho promesso di rimanere e voglio mantenere la parola. Magari ne approfitto per andare a controllare il locale che mi hai indicato e fra un’ora ritorno qui. Che ne dici?” diamo un ultimo sguardo a nostra figlia che non si accorge che siamo andati via e usciamo per strada.
“Hai cinque minuti da dedicarmi?” guardo l’orologio e vedo che è presto. Pensavo di metterci più tempo per lasciare Erin. Immaginavo di doverla consolare e asciugare le sue lacrime. Ed ora ho qualche minuto per mia moglie.
“Si, ti va un mocaccino?” sorride contenta. Mary, in casa, ha abolito il caffè per Bella. Non che ne faccia un abuso, ma ogni tanto un goccio lo vuole assaggiare.
“Si, però prima vieni con me a vedere i locali” in realtà li conosco bene. Sono di mia proprietà e quando Bella mi ha esposto la sua idea di galleria, qualcosa di moderno e con molto spazio a disposizione per le esposizioni, ho subito pensato che potessero fare al suo caso.
Uscire dalla scuola non è facile. Veniamo avvicinati da un paio di mamme che ci spiegano le usanze della comunità scolastica. Come quella di festeggiare l’avvio delle lezioni con una festicciola nel giardino della scuola e dove ogni famiglia porta dei piatti già pronti. Parlano con Bella ma fissano me!
“Saremo felici di partecipare. Questo sabato sei libero, vero Edward?” si volta verso di me e annuisco.
“Certamente e sarò felice di aiutare al barbecue”
Andiamo via sogghignando. Finalmente riusciamo a raggiungere l’auto dove Jack ci attende.
“Andiamo a piedi. Conosco poco il centro di Boston e così comincerò a prendere qualche riferimento e ambientarmi” ha perfettamente ragione. Anche io mi sentirei più tranquillo a saperla in giro capace di tornare a casa!
Pov Bella
“Quindi, mi pare di capire che il primo giorno è andato più che bene e domani hai intenzione di tornarci!” mano nella mano con Erin camminiamo nel centro di Boston per raggiungere l’ufficio di Edward. Siamo uscite da poco dalla scuola e abbiamo deciso di raggiungere Edward per, poi, tornare tutti insieme a casa. Mike ci segue silenzioso.  Mentre Erin, da quando abbiamo lasciato la scuola, non fa altro che parlare.  Sta raccontando, credo minuto per minuto, tutto quello che è accaduto in classe. Delle amichette e dei maschietti. Credo che quest’ultima parte non piacerà al padre! Mi ha precisato che questa sera, quando prepareremo lo zaino, dovremo mettere la Barbie! Così potrà farla vedere alle nuove amiche. E mi racconta di aver diviso il suo pranzo con un bambino a cui la madre aveva preparato dei sandwich con il tonno che a lui non piace!
“Siiiii!!! E quando torniamo a casa devo fare i compiti. Devo disegnare la mia classe. Mamma mi aiuti?” sorrido. Non mi sono ancora abituata ad Erin che mi chiama mamma. Un anno fa di questi tempi si nascondeva appena mi incrociava in casa! il tavolo era il suo nascondiglio preferito.
“Certo che ti aiuto” soddisfatta della mia risposta, riprende a raccontare quello che ha vissuto oggi. Fortunatamente l’ufficio di Edward è dietro l’angolo e l’ascensore lo troviamo già al piano.
“Ciao Mellory, mio marito è libero?” appena ci vede si alza dalla sua postazione e fa il giro intorno al tavolo per venirci a salutare e abbracciare.
“Buongiorno Bella. Ciao Erin. Cavoli che pancione. Sicura che sia solo uno?” mi accarezza la pancia e sorride ironica.
“Si, un solo Masen per volta è più che sufficiente! E lo so anche io che sono veramente grossa ma ti assicuro che non mangio chissaché …” purtroppo non posso finire di parlare che è Erin ad intervenire con il suo faccino da peste.
“Si, solo gelato a cena e al Mac un salto al giorno!” la guardo e mi sembra di vedere il padre! Mellory scoppia a ridere.
“Tesoro somigli sempre più a tuo padre. E non sei simpatica quando mi prendi in giro!” le nostre risate richiamano Edward che si affaccia dalla porta del suo ufficio.
“Allora ho sentito bene! Pensavo di sognare la voce squillante della mia bambina!” ci voltiamo tutte e tre verso Edward ed Erin gli corre incontro e comincia subito a raccontare la sua giornata. Sorrido perché ha iniziato proprio come me: dall’inizio. Faccio segno ad Edward che andrà per le lunghe e sorridendo scuote la testa e mi invita a raggiungerli.
“Mel, ha ancora molto da fare, Edward, per oggi?” sorride e mi dice che non ha nulla di urgente e può anche andare via, se lo desidera.
Quando arriviamo a casa, Erin ha appena finito di raccontare la sua giornata scolastica al padre. Sguscia velocemente fuori dalla macchina ed entra in casa correndo e chiamando a gran voce Mary. E sentiamo che inizia nuovamente il suo racconto!
“Fortuna che non c’è nessun altro in casa o avremmo sentito la storia all’infinito!” sono sincera e faccio ridere anche Edward.
“Però devi ammettere che è precisa nel racconto e la sua versione è unica” ha proprio ragione. Per me che è la terza volta che sento il racconto, devo ammettere che non ha cambiato neanche una parola. E quando mi vedo passare Jack davanti gli occhi, lo prendo in giro!
“ Jack, non sei stato carino con Erin ed  è stato maleducato dirle di avere una telefonata in attesa! Domattina, quando ci accompagnerai, le ricorderò che deve ancora raccontarti del suo primo giorno di scuola” mi guarda in modo truce mentre Edward sorride.
“Signora Masen, neanche lei è carina in questo momento! E vorrei farle sapere che sono stato uno dei pochi a fare il tifo per lei e il suo ritorno con il Signor Masen!” e scoppiamo tutti a ridere!
Poco dopo Edward si rinchiude nel suo ufficio per sbrigare alcune faccende che aveva lasciato in sospeso ed Erin mi requisisce per fare il suo compito.
Ci sistemiamo nella sua cameretta che, osservo, è ancora quella che le hanno preparato alla nascita. Probabilmente solo il lettino è stato cambiato. E mi viene un’idea.
“Erin, sai che stavo pensando?” solleva lo sguardo dal disegno in attesa che le parli.
“Dovremmo cambiare l’arredamento della tua camera” si guarda intorno mentre le spiego la mia idea
“Hai ancora il fasciatoio di quando eri piccina. Ora sei una signorina. Dovremmo creare una cabina armadio e scegliere una bella scrivania. Dei contenitori colorati per sistemare i tuoi giocattoli e…” non riesco a finire il mio pensiero perché lei ha spalancato gli occhi ed è saltata in piedi. E comincia a girare la camera mostrandomi tutto quello che vorrebbe …
“Un letto come quello delle principesse, con il baldacchino e le tende trasparenti. Nella cabina armadio uno specchio enorme dove posso vedermi tutta. Una bella libreria per sistemare i miei giochi ma anche i libri. E una scrivania grande così posso invitare anche le mie amiche e fare i compiti tutte insieme!” mi guarda speranzosa.
“Cavoli, hai le idee chiare! Dobbiamo solo sentire cosa ne pensa tuo padre!” Erin mi prende in parola e raggiunge di gran velocità il padre nello studio. Quando li raggiungo Erin è un fiume in piena. Quando si accorge della mia presenza, Edward alza gli occhi e mi sorride. Non posso che fare altrettanto.
“Se la mamma è d’accordo, va bene” adesso mi fissano entrambi e mi accomodo su una delle poltroncine di fronte la scrivania di Edward.
“Io sono d’accordo. Anzi, se mi dici a chi posso rivolgermi, chiamerei un arredatore così faremo le cose per bene e direi di sistemare anche la camera di Joshua. Oramai la gravidanza è agli sgoccioli!” annuisce mentre sbircia qualcosa al computer.
“Ottima idea. Ti mando per mail il contatto dell’arredatrice che ha fatto diversi lavori per me. Parlaci ma se non ti convince sei libera di rivolgerti ad altri” wow! Quanto mi piace la vita familiare. Certo, è facile dirlo quando tuo marito ha molti, molti, molti soldi. Ma la pace che stiamo vivendo in famiglia non ha nulla a che fare con i soldi. Siamo felici!
“Va bene. Erin sceglieremo insieme i colori della cameretta?” sta per rispondermi quando il padre, gentilmente, ci manda via!
“alt! Ferma! Non rispondere! Non voglio sentire parlare di colori, pareti, coperte e tende. Ho da lavorare, per cui fuori di qui e chiamatemi quando è pronta la cena!” vuole fare il burbero, ma lo vedo benissimo il sorriso sotto i baffi!
E per il resto della giornata siamo tutti occupati con i propri compiti, come una vera famiglia.


 
  
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