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Autore: Diana cavalca    03/12/2016    6 recensioni
E se Sarada non fosse la vera figlia di Sakura?
Non arrabbiatevi e non traete conclusioni affrettate: non c'è nessuna Karin all'orizzonte e nessun vaneggiamento con cui Kishimoto ci ha ''deliziati'' durante il Gaiden.
Piuttosto, poniamo il caso che Sasuke sia lo zio di Sarada...uno zio impegnato che ha in custodia la piccola di cui non può prendersi cura a tempo pieno. E poniamo il caso che abbia bisogno di una baby-sitter. A chi potrebbe rivolgersi se non ad una ragazza dai capelli rosa?
Commedia romantica che del Gaiden riprende solo il messaggio finale: ciò che conta davvero sono i legami di amore a prescindere da qualsiasi nesso biologico.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Sakura Haruno, Sarada Uchiha, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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CAPITOLO 5

 

Adatta?

 

Mi chiamo Sasuke Uchiha. E non è vero che odio tutto e che non c'è nulla che ami o che mi piaccia. Le insinuazioni dei rotocalchi rosa, volte a circondare di fascino maledetto la mia persona, le lascio alla gente che non ha nulla di meglio da fare che credervi ciecamente.

A dispetto di quello che di me si pensa, ci sono alcune cose che amo. E ce ne sono diverse che mi piacciono.

Per esempio mi piace il mio lavoro. Ho sempre saputo che sarebbe stato il mio destino. Non perché avessi col tempo maturato la convinzione di volerlo svolgere, ma perché già dalla tenera età i miei genitori hanno plasmato la mia mente per renderla adatta al compito che l'avrebbe attesa una volta raggiunta la maturità. Sin da bambino, sono stato assuefatto all'idea di questo lavoro. Mentre tutti i miei coetanei si divertivano ad immaginarsi pompieri, astronauti, inventori, io non dovevo troppo sforzare la mia immaginazione, perché sapevo senza incertezze cosa avrei fatto ''da grande''.

Mio padre ha creato dal nulla la sua incredibile attività, che si è potenziata velocemente nel corso degli anni e attraverso il contributo mio e di mio fratello.
Nel mondo del capitalismo occupiamo un posto di tutto rispetto.
Fugaku Uchiha ha iscritto il suo nome alla upper class, dopo esser divenuto uno dei nobili dei tempi odierni. Uno di quei membri della aristocrazia contemporanea, la quale – a differenza della vecchia - preferisce lavorare sodo e guadagnarsi i lussi di cui gode. Noi, come appartenenti dell'alta-borghesocrazia abbiamo fondato la nostra fortuna, investendo nel migliore dei modi il nostro tempo ed ingegno.

La storia di mio padre ha senz'altro dello straordinario, ma non del miracoloso. Il suo enorme successo non si fonda sullo inspiegabile, né sul taumaturgico, bensì sul suo eccezionale talento per gli affari. È quest'ultimo ad essere fuori dal comune e la sua fortuna non è certo l'esito dell'opera dei numi.
A diciotto anni aveva aperto una piccola attività che produceva oggetti artigianali frutto del suo genio. A vent'anni aveva già posto in essere una grande invenzione: lo scolapiatti arrotolabile.
Fu un successo enorme. La richiesta fu impressionante e l'attività di mio padre conobbe il suo decollo. A venticinque anni ebbe poi un'altra luminosa idea: il secchio pieghevole. Subito divenne un must have per quelle donne stufe di riempire i loro sgabuzzini di secchi ingombranti. Questa brillante intuizione consacrò l'azienda di mio padre come leader nella messa a punto di beni sinonimo di utilità e razionalità.
Oggi la Uchiha Corporation detiene il monopolio della produzione di oggettistica efficiente, la quale si staglia discretamente sullo sfondo delle quotidianità delle persone, rendendo loro più agevole l'esistenza.

Circa cinque anni fa, dopo aver conseguito la laurea in economia, anche io entrai attivamente a far parte degli affari di famiglia. Presto rivelai il mio potenziale, proponendo idee intelligenti ed acute.
Il progetto di cui vado più fiero è l'insalatiera con le posate incorporate.
Rivoluzionaria.
Ero stufo di addizionare cucchiaio e forchetta per mescolare ingredienti e condimenti di quella che è una costante dei miei pasti della giornata: l'insalata di pomodori. È accaduto così che il fulmine dell'intuizione mi ha visitato in un giorno qualunque, mentre stavo preparando una ordinaria insalata di pomodori. L'idea mi colse e immediatamente divenne certezza della sua validità: nessun tentennamento, fui subito sicuro che si sarebbe trattato di un sicuro successo firmato Uchiha Corporation. E infatti così è stato.
Provo ancora orgoglio quando consumo la mia quotidiana insalata, contenuta in quella ciotola con posate integrate ed estraibili, col simbolo del ventaglio rosso e bianco che è la gloria di quell'oggetto.

“La riunione coi clienti è stata rimandata a domani mattina signor Uchiha”

La segretaria personale da poco assunta, solerte più che nel suo lavoro, nell'esporre seni e cosce (che odioso cliché!), sta informandomi che l'incontro per cui mi sto preparando da tempo è stato spostato di un giorno. Avverto fastidio per quell'imprevisto che non ho calcolato e che mi costringerà a rivedere i miei programmi.

“Mh. Puoi andare”

La operosa segretaria lascia il mio ufficio a passi più che piccoli, dato che si ritrova insaccata in una gonna che la fascia come un salame in un budello. Inoltre, mi chiedo come faccia a respirare dentro a quel corpetto.
Secondo una delle dicerie sul mio conto, io sarei incline ad odiare le donne. Fandonie. Le donne che non sopporto sono quelle sciocche e venali, le baby-sitter o le segretarie pronte ad allungare le loro mani sul mio cognome e sul mio portafoglio. Quelle che usano il loro corpo come fosse un oggetto per indurre un uomo a ragionare col pene anziché col cervello. Una degna rappresentante di questa categoria sta giusto sculettandomi dinanzi, nella beata contentezza di chi non sa ancora che presto perderà il posto di lavoro.

Mentre lei si ritira dalla scena, un altro personaggio fa la sua entrata.

“Buongiorno Maki-chan, è sempre un'estasi per gli occhi vederti”

L'estasi a cui mira non è di certo solo quella dei suoi occhi, che senza vergogna si sono appena posati sul fondoschiena spremuto nella gonna indossata da colei che ancora sta ondeggiando di fronte a me.
RivoltanteL'esempio concreto di quanto, per un po' di sesso, un uomo possa diventare un lascivo adulatore. Non che a Maki-chan quelle lusinghe diano fastidio, a giudicare dalla sua risatina fintamente pudica.

“Saské sono venuto a portarti i documenti che hai richiesto”

“Mh”

L'ho detestato dal principio. Se quest'uomo è qui è solo per volere di Itachi, che l'ha sempre giudicato incredibilmente bravo nel suo campo (e su questo non potevo dargli torto). È uno di quei tipi impomatati che le donne trovano attraenti. Credo che sia riuscito a portare tra le sue lenzuola buona parte del personale femminile. Quello stesso personale che, come prima scelta, avrebbe di sicuro preferito me come partner intimo e che in seguito, realizzando l'insuccesso a cui sarebbe andato incontro, ha ripiegato su Akasuna no Sasori, amministratore delegato della Uchiha Corporation, nonché dispensatore di sorrisetti lecchini e conquistatore seriale di rappresentanti del gentil sesso. Me lo immagino davanti allo specchio mentre, compiaciuto di quel che vede, elargisce complimenti al suo riflesso e intrattiene una conversazione con l'unica persona che ama davvero: se stesso.
Nel suo caso, le insinuazioni dei rotocalchi rosa, miranti a circondare anche lui di fascino maledetto, sono per la maggior parte vere. Lui ''maledetto'' lo è sul serio.
Un maledetto narcisista.

“È insolito vederti lasciare il lavoro così presto Saskè”

“La riunione è stata rimandata a domani mattina, non ho altri impegni per oggi”

A casa ho qualcuno che mi aspetta. C'è lei e lei viene prima di ogni cosa.
Se penso a quanto siano cambiate le nostre vite da circa due anni a questa parte, un brivido mi percorre lungo la schiena. Credo sia stato ingiusto e terribilmente egoista da parte mia l'essermi appoggiato così tanto a una bambina piccola per sostenere un dolore che non riuscivo a contenere. Sapere che anche per lei, anche se in modo confuso e poco consapevole, fosse così, mi ha spinto a vederla come qualcuno con cui condividere una mancanza. Mentre lasciavo che abitasse insieme a me, mi dicevo che era per il suo bene; per evitarle di vivere con una nonna che era troppo presa dalla sua sofferenza per poterle dare la serenità di cui necessitava.

La verità è che l'ho fatto per me. Perché i suoi occhi erano tali e quali a quelli di Itachi; perché lei era ciò di più importante e bello che mio fratello aveva lasciato su questa terra.

Sarebbe dovuta stare da me solo per qualche tempo – quello che serviva a mia madre per mettersi relativamente in sesto – ma quando i miei genitori dissero che avrei potuto portarla da loro, non sono riuscito a lasciarla andare. Ormai eravamo diventati una famiglia; due compagni che, superando qualsiasi barriera generazionale, si erano supportati a vicenda. Ho calmato le sue lacrime mentre, con sua grande sorpresa, la visitavano d'improvviso nel bel mezzo della notte. Era straziante vedere quanto soffrisse anche se non riusciva a comprendere il perché dei suoi imprevisti pianti; il motivo di quelle lacrime che pretendevano di manifestare in modo tangibile quell'inspiegabile peso che doveva avvertire sul suo cuoricino. E mentre cercavo di placare quel minuscolo corpo scosso dagli spasmi, avvertivo il dolore mischiarsi alla rabbia. Le giuravo mentalmente che avrei trovato quell'uomo che le aveva distrutto la vita; quello sporco individuo che ci aveva portato via le persone che amavamo di più. Mi ripetevo che lo avrei scovato e fatto a pezzi.

Sono passati due anni e ancora di lui non c'è traccia. Sto spendendo tutte le mie energie e risorse per individuarlo, però il bastardo s'è nascosto per bene. Ma per quanto tempo possa passare, io non dimenticherò mai il viso della mia bambina che piange durante la notte e non avrò pace finché non saprò che quell'ignobile essere che ha posto fine alla vita di mio fratello si troverà a marcire nel posto in cui si merita di stare.
In questi due lunghi anni Sarada è divenuta per me molto di più della preziosa figlia di Itachi. Lo stesso sentire e la condivisione di un grande lutto ci hanno legati molto di più di quanto quella del sangue avesse potuto fare.
Non dovrei essere stato io il primo a vedere spuntare i suoi dentini; non dovrei essere stato io la persona che l'ha aiutata a muovere i suoi primi passi. La prima parola di questa bambina non sarebbe dovuta essere occhan.

Sono quasi giunto davanti al mio appartamento. Mi decido a scacciare via i neri pensieri.
Io e Sarada abbiamo sviluppato una empatia per la quale ognuno dei due capisce lo stato d'animo dell'altro, soprattutto quando questo è tetro. Non voglio che la mia tristezza diventi la sua.
Apro la porta cercando di dispormi nel migliore umore possibile.

Sbam, sbam, sbam

“Alla conquista di Cose-landia, mia prode!”

tignor capitano!”

Ecco, sto vedendo una di quelle scene che mettono a dura prova la mia già scarsa benevolenza verso gli umani.

Sarada ha per spada un mestolo che sbatte rumorosamente sul mobile in noce, mentre l'altro adulto (?) essere umano – giusto quello che in questo momento sta facendo vacillare la mia benevolenza – ha fatto del secchio pieghevole targato Uchiha Corporation il proprio scudo.

Entrambe poi – ed è questa la cosa che più di tutte mi indispone – hanno reso la mia insalatiera con posate integrate il loro elmo.

Una cosa così genialmente utile ridotta a vile mezzo del loro divertimento!
Chiudo sonoramente la porta, per far notare alle due improbabili valchirie la mia presenza. Sarada si volta e si eccita ancora di più. Mi viene incontro correndo e mi afferra le gambe in un abbraccio.

“Okaeri occhan!”

L'altra donna-soldato se ne sta invece immobile ed impietrita. Di certo sta sentendosi scoperta in quella che sarebbe dovuta rimanere una illecita attività segreta.

“O-okaeri Saské-kun! No-non ti aspettavamo co-così presto...”

“I giochi sono nella cesta della stanza di Sarada, al piano superiore” - Le dico io, casomai abbia voglia di impiegare un oggetto per quel che è stato concepito ed evitare di interpretare a proprio piacimento gli scopi per cui una cosa è stata progettata.

“Emm...lo so...è che è un po' noioso giocare coi lego...e anche coi cantieri in miniatura...”

“Non c'è nulla di meglio per sviluppare l'ingegno!” - Cosa mi tocca sentire. Secondo lei come sarei divenuto l'uomo di successo che sono oggi? È una storia che è cominciata con costruzioni, miniature di cantieri e che si è ulteriormente sviluppata a furia di scacchi, meccano e – soprattutto – Monopoly (il gioco dei giochi!).

“Ma immaginare di essere delle eroine è più divertente...”

Questa strana ragazza. Questa insolita persona a cui piace rischiare quotidianamente il licenziamento da un posto di lavoro che non ha nemmeno ottenuto ancora. Spesso credo che ne abbia fatto una specie di sport estremo che pratica con euforia. A volte penso che lo faccia di proposito a compiere le cose più sbagliate; che provi quasi un insano piacere a rischiare di essere cacciata via dalla mia vista. La quantità di gaffe che ha assommato da quando le ho affidato mia nipote non è indifferente. Eppure io continuo a volerle dare una possibilità. E questo proprio non riesco a spiegarmelo.

Durante il nostro primo incontro, inizialmente ho pensato che fosse una venditrice di contratti elettrici. Una venditrice di contratti elettrici con un tailleur orrendo. Dopo gli opportuni chiarimenti, ho dedotto che si trattasse di una ragazza pronta ad approfittare di Sarada per arrivare a me e ai miei soldi. Ritenni che per quanto belli potessero essere i suoi capelli ed il suo viso, di certo quel tailleur orrendo non era per nulla adatto al fine di conquistarmi.
In ultimo, a seguito di scoppi di ira immediatamente seguiti da improvvise manifestazioni di affetto per mia nipote, ho sospettato che fosse una tipa matta da legare. Una tipa che però, sorrideva ed abbracciava Sarada con affetto sincero. Il suo tailleur restava comunque orrendo.
Al colloquio di lavoro che le ho concesso, si è presentata con quella vecchia vettura - una Volkswagen Typ 1 di un colore a dir poco imbarazzante – e con ben venti minuti di ritardo. Quando l'ho vista apparire col sorriso imbalsamato sulla faccia, ho intuito tutta la sua agitazione. Ho pensato che fosse del tutto naturale: in fondo stava per avere a che fare con un membro dell'importante famiglia Uchiha. Quanto mi sbagliavo! Con mia immensa sorpresa scoprii che c'era ancora qualcuno in Giappone che non sapeva chi fossero gli Uchiha.
Una simile cosa era impensabile e ne dedussi che quella donna doveva proprio vivere fuori dal pianeta. Eppure quella inconcepibile ignoranza mi diede speranza: quella di trovare una tata di buon cuore per Sarada.
Da quel po' che ho avuto a che fare con lei, mi è sembrata una persona per nulla venale e affettuosa abbastanza da potere passare dell'ottimo tempo con mia nipote. Così ho scelto di darle una possibilità.

Ma già al suo primo giorno di prova si è macchiata dell'imperdonabile: contro ogni mia disposizione e volontà, ha portato la piccola in giro per Tokyo, restando a piedi per le strade della città. Quando mi si è presentata davanti, nella sede dellaUchiha Corporation, sono rimasto di sasso. Mi sono infuriato nell'apprendere quello che era riuscita a combinare in appena una manciata di ore. Era assurdo: l'avrei di certo allontanata da Sarada.

O almeno era quello che mi ero riproposto di fare.

Nello spazio di nemmeno una notte, lei è riuscita – non accorgendosene nemmeno – a mutare di nuovo le mie decisioni sul suo conto. Mi ha parlato nel cuore del buio di sé, di ciò che più le era caro ed intimo.

Ed io...io ho pensato che fosse ad...

Adatta. Adatta – forse – ad essere la tata di Sarada. Probabilmente una ragazza così genuina sarebbe potuta essere una buona baby-sitter per lei.

Ma adesso che la vedo con quella ciotola in testa e col secchio pieghevole tra le mani – due oggetti che non servono di certo al suo diletto – la voglia di mandarla via a calci da casa mia si fa di nuovo prepotente.
Però devo ammettere che mia nipote sembra divertirsi un mondo con lei. È allegra come mai l'ho vista prima di ora. E il merito è di questa donna sui generis.

Come fa ad essere a tratti così insopportabile e a tratti così ad...

Adatta? Adatta al posto di lavoro.

Mi distendo sul divano del salone e chiudo gli occhi.

Sento dei piccoli passi alle mie spalle. Credo che qualcuno stia preparando una imboscata ai miei danni...

Sarada mi salta addosso e acciuffa i fili dei miei capelli tirandoli, per smuovermi dal torpore. Io resisto stoicamente e lascio che maltratti la mia testa senza dischiudere le palpebre.

Occhanocchan!”-pigola arrabbiata lei

Io continuo a fingere di dormire. Sarada molla la presa, rassegnata al destino di indifferenza che pare esserle riservato. Dopo aver lasciato la sua preda – i miei capelli - si muove goffamente sull'ampio divano, gattonandovi.

Sicuro che ormai ha abbassato la guardia la afferro per i fianchi e la sollevo, mentre lei emette un gridolino emozionato: sa già che adesso arriva il divertimento a cui anelava. Mi distendo sul bianco tappeto davanti al divano e comincio a farla roteare sopra di me, tenendola per il busto, e simulando il rumore di un aeroplano.

Dopo un po' quel gioco conosce la sua fine: il piccolo velivolo umano atterra e io mi riposiziono sul divano. Sarada è contrariata: dal tappeto su cui è adagiata, tira il mio pantalone, invitandomi ad intraprendere un nuovo decollo.

Sorrido e mi avvicino lentamente a lei, sfiorandole la fronte con due dita:

“Sarà per la prossima volta, Sarada!”

Un giorno le dirò cosa vuol dire per me quel gesto. Le racconterò di quando suo padre poggiava le sue dita sul mio viso. Ai tempi non capivo il motivo per cui quel suo modo gentile di declinare le mie richieste mi facesse arrossire così tanto. Ora comprendo bene che era perché intuivo confusamente tutta la tenerezza che lo invadeva per il suo fratellino, quando reclamava per sé la sua presenza e le sue attenzioni.

Quella stessa tenerezza che riempie me quando incontro gli occhietti di Sarada, intenti a chiedermi di stare insieme a lei.

 

Sbam

 

Mi volto di scatto a causa di quell'improvviso rumore. Colgo Sakura che sta fissandoci in catalessi, con aria apparentemente meravigliata, mentre l'insalatiera Uchiha Corporation che le è appena sfuggita dalle mani, ruota su se stessa ai suoi piedi, sul pavimento di marmo bianco di Carrara.

“Scu-scusatemi...”

Io sbuffo contrariato. Che donna insopportabile.

“Domani non occorre che tu venga. Ho preso un pomeriggio libero per il compleanno di Sarada.”

Buone notizie per te ragazza: domani non devi lavorare!

“Domani è il compleanno di Sarada?!”- aggiunge lei sgranando gli occhi.

 occhan!”- cinguetta la diretta interessata al colmo dell'eccitazione, mentre mi abbraccia con tutte le forze di cui dispone. È felice di sapere che domani le mie energie saranno dedicate solo a lei.

“Ma voglio esserci anche io!”- esclama Sakura spontaneamente - “Cio-cioè...sempre che non vi sia di intralcio...credo che Sarada ne sarebbe felice...e anche a me farebbe piacere venire...”

 fata, fata, fata!”- la piccola corre verso la sua tata e le dà lo stesso ''forzuto'' abbraccio che ha appena dato a me.

Sakura sorride di cuore e la stringe a sé.

Questa donna.
Questa donna così insopportabile e al contempo così ad...

Adatta. Molto adatta – forse – al lavoro che – forse – le darò.

 

Credo che sia il caso di congedarla adesso e di passare un po' di tempo con Sarada, prima che si faccia tardi.
Domani mi aspetta una riunione per la quale devo essere al meglio delle mie possibilità.


***

 

Boom

 

“Buon compleanno!”

 

I coriandoli variopinti fatti scoppiare da quell'aggeggio si posano vistosamente sul bianco pavimento. Sakura ha trasformato questo appartamento in un giorno di carnevale a Rio.
Ha riempito la casa di palloncini colorati, striscioni colorati ed ha cosparso la torta – una raffinatissima Charlotte che davvero non aveva bisogna di nient'altro – di panna e sinistri zuccherini. Zuccherini colorati. Lei e Sarada hanno indossato dei cerchietti con orecchie di gatto e suonano a pieni polmoni in dei fischietti, giusto perché si era detto che non bisognava disturbare i vicini. Ovviamente ha provato a coinvolgere anche me nella sua ordinaria follia e logicamente io me ne sono tirato fuori.

“Forza Sarada, andiamo di sopra a dare un'occhiata al regalo!”
Giusto, anche io sono curioso – e preoccupato - di vedere questo regalo...


Sakura mi guarda con aria complice. È entusiasta.
Mi sento in colpa per averla maltrattata stamattina al cellulare, mentre mi coglieva in un attimo più che inopportuno. Sul momento mi ha irritato parecchio, dato che ha saputo abilmente far leva sulla mia debolezza – la felicità di Sarada – per ottenere il permesso di fare quello che le pareva.

Ancora ho tra le orecchie quella sua vocina squillante ed insistente che sentivo provenire dall'altro capo del telefono:

Saskè-kun, non riattaccare ti prego! È importante! Devo chiederti qualcosa riguardo al compleanno di Sarada!”

...

Vorrei solo avere il permesso per fare dei lavori nella sua camera da letto”

...

E dai, non dire di no, per favore! Si tratta solo di dipingere un muro...lei ne sarebbe felicissima! E poi sai che può sempre ritornare al suo vecchio colore! Anzi, se vuoi venire per dare un tuo parere sulla tinta che ho scelto sarebbe magnific...”

...

Quindi è un sì? ♥ Non serve che chiami un imbianchino, io sono davvero brava! L'ho già fatto più volte e ho tutto ciò che serve per colorare di rosa un muro!”

...

Sì, vedrai piacerà molto anche a te! Il mio senso del bello è indiscutibile!”

...

Tranquillo! Non disturberò i vicini, promesso!Devo solo tinteggiare una parete, mica buttarla giù! E per quanto riguarda il dolce vorrei farne uno a due piani! O a tre, che dici?”

...

Ah, quindi l'hai già ordinato tu? Hai fatto scrivere qualcosa sopra? È importante! Altrimenti porto la panna per aggiungere un augurio carino!”

...

E poi Saskè-kun...”

 

A quel punto, esasperato, ho riagganciato, senza nemmeno darle modo di finire quello che intendeva dire. Penso di essere stato sgarbato ed ingiusto con lei.

In effetti è stato un bene che sia venuta. Sarada oggi è felice come da solo non sarei mai riuscito a renderla. È incredibile come questa ragazza riesca a trasformare in straordinarie le cose semplici. Ha la capacità di far sorridere Sarada ed è la cosa più importante di tutto.

Ho sbagliato ad inalberarmi con lei stamani e ad aver diffidato del suo buonsenso. È una brava ragazza ed è, a modo suo, molto assennata.

Tadan!

Sakura spalanca la porta della cameretta di Sarada.

 


“Wow! Fata, fata, fata!”

 

“Allora Sarada, ti piace?”

 

!”

 

“E tu che ne dici Saskè-kun, non è incantevole?”

 

“...”

 

“Saskè-kun?”

 

“...”

 

Una parete di rara bruttezza di un colore turpe. Una tonalità di orrido, insostenibile-allo-sguardo, rosa.
I bordi sono stati rifiniti malissimo. Posso vedere il confine tremolante ed incerto in cui il rosa si congeda in malo modo per fare spazio al bianco delle restanti tre pareti, che per fortuna non sono state coinvolte nei colpi di testa di questa donna. Schizzi di colore puntellano qua e là il pavimento marmoreo. Ognuno di essi è uno schiaffo morale alla cura con cui fino ad ora l'ho preservato.
E poi peluche e bambole, ovunque. Una infinità di quei giocattoli inutili che hanno soppiantato quelli istruttivi e stimolanti (che fine ha fatto quel meraviglioso cantiere in miniatura?).

“Emm Saskè-kun...fo-forse non è di tuo gusto...ma-ma se vuoi posso ridipingerla di un colore che piace anche a te...”

“Non è necessario!”

Mi affretto a riprendermi dallo shock e a risponderle prima che lei sostituisca il rosa col lilla, o con qualche altro colore improponibile.

“Que-questi sono i giochi con cui mi divertivo io da bambina. Nonna me li ha spediti su mia richiesta. Non devi preoccuparti di nulla...guarda come sono venuta su bene io!”
Ah perfetto, una garanzia allora...
 

“E poi dai un'occhiata a Sarada. Guarda come è contenta ad avere una cameretta così personale e femminile.”

 

No. Non è solo contenta. La bicicletta che le ho regalato io l'ha resa contenta, ma questa orrenda cameretta tinta di rosa l'ha fatta molto più che contenta. È felice. Felice come io non sarei riuscito a renderla in questo giorno.

In fondo devo attendere solo una decina di anni affinché Sarada diventi matura abbastanza da supplicarmi di rimuovere quel colore dalla sua stanza. Aspettare così tanto vale sicuramente la pena di vederle quel sorriso stampato in faccia oggi...

“Sakura...grz

“Eh?”

“Sakura, grazie.”

“Oh! Fi-figurati...”

 

Scendiamo le scale pronti a consumare la torta.
Mentre io taglio le porzioni e Sakura dispone forchettine e piattini, Sarada si allontana verso la zona del televisore.

“Sarada vieni a mangiare la tort...”

 

Mi paralizzo.

E sudo freddo.

Sarada sta guardando alla tv – no sta proprio fissando stupita ed incredula – una scena assolutamente non adatta ad una bambina della sua età. Due attori stanno inscenando un bacio per nulla “cinematografico”. Quel groviglio di lingue è assolutamente reale e a dir poco osceno. Spegnere il monitor è senza dubbio obbligatorio, dato che simili impudicizie possono creare confusione in mia nipote e guastarle la crescita.
E poi, onestamente, mi sono sempre detto che non avrei mai affrontato l'argomento ''sesso'' con lei. Né quando sarà diventata una adolescente curiosa, né a maggior ragione ora. Certe cose sono dei tabù, come i silenzi di Fugaku Uchiha in merito hanno sempre lasciato intendere.
Sakura mi guarda con la faccia di una che ha capito. Ha inteso perfettamente cosa deve essere fatto e si affretta a raggiungere la bambina: per fortuna mostra la mia stessa volontà di agire per interrompere quella scena così imbarazzante e fuori luogo. Adesso spegnerà la tv e...

...ma che diamine sta facendo?!

Si è seduta sul divano e ha poggiato mia nipote sulle sue ginocchia?! Vuole guardare quel bacio con una bambina di tre anni?! È completamente matta! Trasformerà Sarada in una donna senza vergogna!

Cot'è quetto?”- la piccola indica con l'indice la tv, ovvero l'apparecchio diabolico che sta mostrandole l'oggetto del suo sbigottimento.

“Questo è un bacio tra fidanzati. È una cosa bellissima e pura. È un modo per esprimere amore. ”

Pura? Quell'attorcigliarsi frenetico di lingue di puro e casto ha davvero ben poco...

 

Amole?”

 

“Sì...nella vita riceverai tante forme di amore e dunque di baci”

 

“E un fidanzato dove mi bacia?”

Fi-fidanzato?! Oi, oi...hai appena compiuto tre anni!

 

“Te l'ho detto, un fidanzato ti dirà che ti ama, baciandoti qui”

 

Sakura indica le labbra di Sarada, che arrossisce meravigliata.
Questa donna. Questa donna così insopportabile!

“E fata? Fata dove mi bacia?”

Sakura ride.

“La tua fata ti ama qui!”

E schiocca un sonoro bacio sulla fronte di Sarada.

Sarada diventa ancora più rossa. Sakura le strizza un occhio. Sulla sua bocca si fa strada un ampio, bellissimo, sorriso.

Questa donna. Questa donna così ad...

...

Adatta? Sì adatta al lavoro di baby-sitter.

 

 

“E occhanOcchan dove mi bacia?”

 

Sakura si fa pensierosa.
So ciò su cui sta rimuginando. Immagino che abbia già capito che non sono uno che dispensa tanti baci.

 

“Lui...”

 

Sakura poggia delicatamente due dita sulla fronte della piccola.

 

“Questo è il suo specialissimo bacio ed è solo per te!”

 

Sarada avvampa emozionata e volta il suo viso verso di me, allargandosi in un sorriso luminoso.

Sakura mi scruta con aria complice.

 

Ed io...io...

 

...io mi chiamo Sasuke Uchiha. E non è per niente vero che odio tutto e che non c'è nulla in particolare che ami o che mi piaccia.

Per esempio amo Sarada.
Questa piccola creatura che è diventata la parte più importante di me e che adesso sta fissandomi con occhi che hanno capito quanto suo zio possa volerle bene.

E per fare un altro esempio, posso parlare di questa ragazza dai lunghi capelli rosa.
Questa persona che mi sta osservando col suo viso così ingenuo, mentre un ciuffo di quella magnifica chioma, sfugge dalla presa delle sue dita, ricadendo nel suo campo visivo.

Sì, mi piace questa donna. Questa donna così ad...

Adorabile.

 

 

 

 

Extra: “L'altro capo del telefono”

Questa riunione è di vitale importanza per i miei affari. Devo solo compiere quello in cui sono molto bravo: ammaliare gli uditori.
Riesco sempre a fare centro con le mie doti dialettiche, la mia presenza e il modo attraverso cui comunico la mia serietà, la mia affidabilità ed il mio essere integerrimo...

 

Drin, drin

 

Accidenti, ho dimenticato di inserire il profilo aereo nel cellulare.

 

“Qui è Sasuke Uchiha. Mi ricontatti tra un paio di or...”

...

“Tu? Adesso non è il caso di parlare di questo tipo di faccende private!”

...

“Una cosa del genere in camera da letto? È assolutamente fuori discussione!”

“Mh. Adesso non ho il tempo per i tuoi giochi imbarazzanti. Ti chiamo un professionista, così potrai dargli le disposizioni per farlo come più ti aggrada.”

...

 

“Eh? E hai intenzione di farlo in un modo così strano?! ”

...

“Va bene, ma non bisogna disturbare i vicini con rumori inopportuni...”

...

“Non star lì a pensare anche alle dimensioni. Il mio è molto grande. Non darti altri pensieri”

...

“Mh, porta la panna se ti piace così...”

...

“Basta adesso! Più tardi vedrò se sei davvero così brava come dici di essere! Spero per te di essere soddisfatto!”

 

Riaggancio in preda all'affanno. È riuscita a farmi perdere la pazienza! Che genere di richiesta che ha avuto il coraggio di farmi...dipingere casa mia di...RO-ROSA?!
Tsk, ed io le ho pure dato il permesso di farlo!

Devo ricompormi, non posso soffermarmi sulle follie di quella ragazza. Questa è una riunione di una certa serietà.

Sollevo lo sguardo verso i miei stimabili clienti e...

le loro facce sono...

...piene di vergogna?

 

Ripercorro mentalmente solo la parte di conversazione che loro hanno udito.

 

porta la panna se ti piace così...

 

porta la panna se ti piace così...

 

porta la panna se ti piace così...

 

 

Co-cosa hanno capito?! Grr

Quella donna.

Quella donna è INSOPPORTABILE!

 

 

 

 

 

 

Le ciarle di Hanasaku. Cari lettori silenziosi, anche se da voi provengono ben pochi suoni, so che ci siete, perché i numerini che riguardano gli apprezzamenti su questa storia, continuano timidamente a salire.
Questo capitoletto lo trovo un po' più sottotono rispetto agli altri, devo ammettere che non mi appaga pienamente. Credo di aver raggiunto il picco di scemenza con certe battute finali e ho sempre paura di esagerare con l'idiozia e di rendere il comico, comico-stupido. Ammonitemi se ciò accade!
Sappiate che tutti gli oggetti della Uchiha Corporation sono frutto di idee rubate agli altri dopo una veloce ricerca sul web. Sono invenzioni che esistono, eh!
Avevo progettato di svelare il punto di vista di Sasuke solo alla fine, dopo aver districato la matassa. Ma ho scelto di giocarmi quella carta a partire da adesso, più che altro per rendermi più piacevole la stesura della trama: scrivere con gli occhi di Sakura in genere è per me abbastanza semplice, perché riesco a immedesimarmi bene nel personaggio. In questa occasione però, ho sentito di dovere rompere il senso di noia che a volte può cogliere uno scrittore, dandomi una novità in più che mantenesse alto il mio entusiasmo. Ed ecco che ho pensato di calarmi nelle vesti di Sasuke! È a causa sua che il capitolo è particolarmente ombroso, prendetevela con lui se non è allegro e spensierato come Sakura. :)
Per il prossimo capitolo ho in mente delle scene parecchio rocambolesche. Ci saranno anche Naruto ed una Hinata parecchio inguaiata. :)
Nel caso vogliate rendermi felice, sappiate che un vostro commento sarebbe più che gradito. Mi fa sempre sorridere vedere crescere i numerini di cui vi parlavo sopra, ma vorrei poter interagire con voi e sapere cosa pensate, nel bene e nel male, di quello che scrivo. :)
Vi do appuntamento al prossimo capitolo. So bene che sono piuttosto lenta ad aggiornare, ma tra impegni ed ispirazione ballerina, non riesco a fare meglio di così!
Un bacio ed un virtuale poke sulla fronte a tutti! ^-^

   
 
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