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Autore: _Atlas_    03/12/2016    2 recensioni
[Spoiler per "Il labirinto degli spiriti"]
Dai ricordi di Isabella Gispert, ho ripreso un episodio solo accennato e avvenuto nel marzo 1935 nei pressi di S'Agarò.
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Isabella Gispert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Marzo, 1935






La casa sugli scogli era quanto più di prezioso e sicuro S'Agarò potesse offrire. Pedro Vidal l'aveva messa a disposizione dei suoi cugini specialmente nella stagione estiva, quando la brezza del mare rinfrescava i corpi bollenti e avidi della lontana gioventù.
Isabella e David ci arrivarono in una delle notti più fredde di quella primavera bizzarra, dopo aver percorso a piedi l'intero tragitto che separava la casa dalla stazione.
Isabella aveva lasciato che si aggrappasse al suo braccio e che si facesse trasportare fino all'entrata. Non glielo disse, ma aveva lo sguardo di chi si portava appresso l'inferno senza rendersene conto.
Lo sentì mormorare qualcosa prima di crollare su un cumulo di coperte e sprofondare in un sonno senza sogni.
Isabella gli rimase accanto tutta la notte, stringendolo al petto come una madre avrebbe fatto con un figlio e sperando di intravedere sul suo volto le ragioni di quel ritorno. Percorse i suoi lineamenti con gentilezza, sfiorando appena la barba che ormai da tempo gli aveva nascosto il viso, poi si strinse a lui e si addormentò, trascinando con sè il senso di colpa e il ricordo lontano di Juan.



Fu l'alba a svegliarlo da quella che gli era sembrata la migliore dormita che avesse fatto negli ultimi anni.
Mise assieme i ricordi della sera precedente e solo allora si accorse di avere ancora addosso il profumo di Isabella.
La riconobbe ai piedi del molo mentre scrutava lo specchio del mare, sperando di trovare lì le risposte che cercava e si concesse qualche istante di esitazione prima di fare qualunque altra cosa.
Uno scrittore sa sempre quali parole usare, soprattutto nei rompicapo più intriganti, sa sempre come uscire da una situazione di stallo in cui il suo personaggio si è ritrovato senza coraggio per andare avanti. Sa come tirarlo fuori di guai.
Dopotutto la realtà non è poi così diversa, se si iniziano a muovere i fili e ad attivare tutti gli ingranaggi è facile sbloccare il momento.
Isabella, che aveva percepito la presenza di David riflessa sulla superficie dell'acqua, attivò quegli ingranaggi molto prima di lui.
«Buongiorno, signor Rocherster» lo salutò senza voltarsi.
David si avvicinò a lei di qualche passo e insieme osservarono le loro sagome riflesse sul mare.
Quattro anni erano pochi, ma erano bastati per trasformare il corpo di un'adolescente in quello che adesso era il corpo di una donna. Il viso di Isabella era più sfilato, sebbene mostrasse ancora la pienezza dei vent'anni nelle sue guance rosee.
La sua espressione, quella si che era cambiata.
Gli occhi pieni di speranza, vivacità e impertinenza che aveva conosciuto anni prima, adesso erano coperti da uno spesso velo di preoccupazione e consapevolezza. David ignorò la scintilla di rimpianto per paura che si fondesse con la propria e accendessero insieme una fiamma indomabile.
Incapace di fare altro, le si avvicinò stringendola in un timido abbraccio, osservando il suo riflesso prendere vita nel momento in cui percepì le mani di Isabella ricambiare il gesto con urgenza.
Seppellì il viso fra i suoi capelli, respirando quel profumo di genuinità che tante volte lo aveva salvato da se stesso.
«Perchè sei tornato?» la sentì domandare.
Giusto David, perchè sei tornato?
David Martìn quel giorno – e più precisamente in quello stesso momento – capì che con le parole ci sapeva fare solo se si trattava di inciderle sulla carta. Quanto a fatti, di certo non gli si poteva riconoscere qualche particolare talento.
«Non sarei mai dovuto partire» confessò staccandosi da lei e non osando guardarla negli occhi.
Isabella sbuffò, decisa a non celare l' irritazione che quelle parole le avevano provocato.
«Però, che tempismo perfetto.»
«Mi dispiace.»
«Dimmi perchè sei tornato, David.»
Se prima aveva tentato di mantenere la calma, adesso Isabella sentiva che la pazienza le stava scivolando tra le dita come minuscoli granelli di sabbia. Forse La Vesuvia quel giorno sarebbe esplosa.
In quello sguardo cocciuto ed esigente David riconobbe la donna che negli ultimi anni gli aveva dato la forza di arrivare al giorno dopo senza cadere negli abissi della sua stessa immaginazione.
«Perchè ti amo, Isabella. E non ho voluto capirlo prima» confessò.
La vide sussultare, giusto un istante prima che si trincerasse dietro allo sguardo che metteva su ogni volta che qualcosa le contorceva lo stomaco ed era troppo orgogliosa per ammetterlo.
David non seppe bene cosa aspettarsi, sebbene uno sonoro schiaffo dritto al muso sarebbe stata la soluzione ideale, tipica del marchio Isabella Gispert.
«Jane Eyre non ha niente da dire?»
Ecco, adesso lo schiaffo se lo sarebbe dato volentieri da solo.
Isabella si asciugò una lacrima che prepotente le era scivolata sulla guancia e lo guardò dritto negli occhi, con un'espressione che David non fu in grado di interpretare.
«Tu non hai il diritto di amarmi» gli disse fuggendo dalle sue braccia e allontanandosi dal molo.
«Isabella...»
«Lasciami stare.»
«Per favore, aspetta. Isabella...»
«Cosa dovrei aspettare, esattamente? Ti rendi conto di quello che mi hai appena detto?»
«Io...»
«Quattro anni, David. Per quattro anni ho tentato di dimenticarti, di convincermi che sposare Sempere sia la cosa più giusta da fare. Credevo ti fosse successo qualcosa, credevo che fossi morto o...Dio!»
«Mi dispiace, ti chiedo perdono. Ma...»
Fu in quel momento che Isabella decise che mettersi da parte e rimanere in silenzio non poteva più bastarle.
«Perdono? Tu non hai idea di tutto quello che ho passato in questo tempo! E non sto parlando degli ultimi quattro anni, che sì, infondo li ho solo spesi chiedendomi dove diavolo fossi finito e se stessi bene o se per caso qualche editore pazzo ti avesse ucciso e ridotto in polvere. No, David! Da quando ti ho conosciuto non hai fatto altro che ignorarmi, in ogni modo. Hai sempre mantenuto un atteggiamento da despota nei miei confronti quando la più alta richiesta che sono stata capace di farti è stata quella di insegnarmi a scrivere. Una misera parte del tuo tempo che invece impiegavi a farti e a farmi male! Sempre pronta e vestita di tutto punto con il caffè in mano e con un piatto caldo che potessi mettere sotto ai denti solo per ottenere in cambio ironia e sarcasmo gratuiti. Sono stata malissimo. Tu mi hai fatta stare male, David!»
Gridò senza preoccuparsi di nascondere le lacrime. Lui la osservava in silenzio, fermo sulla soglia di casa e senza il coraggio di ribattere.
«E adesso vieni qui a dirmi che mi ami, che è stato un errore partire e lasciarmi a Barcellona con uomo che è convinto che io sia innamorata di lui! Non posso credere che tu l'abbia fatto davvero, non posso credere che dopo tutto questo tempo io debba sentirmi di nuovo così, costretta a soffocare un'altra volta i miei sentimenti perchè sono dannatamente sbagliati. Sai cosa credo? Non avrei mai dovuto diventare la tua assistente, no, avrei dovuto obbedire a mio padre e chiudermi in un convento di clausura piuttosto che incontrarti e commettere il peggior sbaglio della mia vita! Non hai idea di quanto ti odi, David...per quanta tristezza e dolore e paura mi hai fatto provare...» mormorò sfinita.
Lasciò che le lacrime le graffiassero le guance con un dolore che tratteneva ormai da troppo tempo. La Vesuvia era finalmente esplosa e aveva sputato ogni misera scintilla di dolore che aveva trattenuto dentro sè per anni. Poi, quando le lacrime cessarono, i suoi occhi si posarono sul volto di David e sul suo sguardo assente, basso, in attesa di un'ulteriore pugnalata.
Isabella gli si avvicinò rapida, spinta da una forza che andava più in là della rabbia, gli prese il viso tra le mani e lo baciò.
Le lacrime bagnarono le sue labbra secche e in un istante gli restituirono la vita. David baciò Isabella con passione, stringendola a sè in un abbraccio che la avvolse tutta, incurante di tutto il dolore che entrambi si portavano dentro.
Raggiunsero il letto inciampando nei loro passi e malgrado l'impeto con cui tutto era iniziato, David rallentò la corsa delle sue labbra e si prese tutto il tempo necessario per conoscerla.
La spogliò senza fretta lasciando scie di baci su ogni centimetro di pelle che veniva scoperto, godendosi il suo respiro e il suo profumo delicato.
Lei lo lasciò fare, stringendolo maggiormente a sè e passando una mano tra i suoi capelli, le spalle e la schiena. All'improvviso nulla di quello che si era lasciata alle spalle aveva più importanza e il senso di colpa che l'aveva accompagnata fino a quel momento venne allontanato man mano che il tocco di David avanzava piano sulla sua pelle più sensibile.
Gemette di piacere quando i loro corpi entrarono in contatto e una lacrima le sfuggì prepotente quando capì che tutti quegli anni di sofferenza le stavano regalando un sorriso sincero.
Quella mattina il mare coprì i loro gemiti e portò via con sè il ricordo di anni inquieti, consapevole che presto le onde li avrebbero riportati a riva. Ma non era ancora arrivato il momento.
David posò la fronte contro quella di Isabella e le sorrise colpevole, ritrovando nei suoi occhi la speranza che aveva creduto perduta.
Isabella sorrise e gli accarezzò il volto, per una volta sicura di non voler fuggire da quello sguardo bollente.
«Ti amo, David.»

 


NdA
Buonsalve! E' la prima volta che scrivo in questo fandom, anche se in effetti ho visto che non è molto attivo. 
Ho terminato da poco il quarto libro del Cimitero dei Libri Dimenticati e non ho potuto fare a meno di scrivere questa OS; ho sempre sperato che la relazione tra David e Isabella potesse avere qualcosa di serio e profondo, inutile dire che quando ho letto i suoi ricordi ne Il Labirinto degli Spiriti ho urlato di gioia :P
Spero che la OS vi sia piaciuta, ciao!

 

 

 

   
 
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