Anime & Manga > Katekyo Hitman Reborn
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Autore: NebulaChain    19/05/2009    4 recensioni
Il loro desiderio.
Un desiderio costretto a consumarsi in cinque fugaci e intensi minuti.
[RxL]
Genere: Romantico, Erotico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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I nostri cinque minuti

Personaggi: Reborn, Lambo [Tsuna, Gokudera, Yamamoto]
Pairing: RxL
Rating: NC-17, Yaoi.

Un pomeriggio noioso, in casa Sawada.
Tsuna era rimasto fuori dopo la scuola con gli amici nonché ottimi candidati per entrare a far parte della Famiglia, almeno secondo un certo kateikyoushi.
La mamma era invece fuori a far compere insieme alle altre due signorine di casa: Bianchi e I-pin.
All’improvviso si udì un’esplosione proveniente da una delle stanze della piccola abitazione.
Il piccolo Lambo, sicario dei Bovino, scappò via vociando felice dopo aver lanciato fieramente la granata al nemico.
“Muori, Reborn!”
Uccidere l’hitman più forte dell’intera penisola italica non era di certo un incarico semplice, per cui ora ci voleva un momento di relax.
Stette per sdraiarsi a terra, pronto per dedicarsi al suo amato sonnellino, quando l’altro gli colpì la testa con un mestolo verde che subito dopo mutò nel camaleonte Leon.
“Non è sufficiente tirarmi una granata per farmi fuori.” – affermò Reborn, il più forte e fidato assassino dei Vongola, tornandosene seduto a conversare con i suoi insetti informatori.
“Re… si… sti. NON POSSO!”
Dalla sua chioma abnorme, il bambino tirò fuori il Juunen Bazooka, suo onnipresente alleato, puntandoselo verso il
minuscolo corpicino.
“Sei cattivo, Reborn!” – disse singhiozzando.
Inaspettatamente, voltò la canna del bazooka verso Reborn.
Il bimbo dal pigiamino pezzato aveva fallito troppe volte, troppe volte era stato rimproverato dal Boss per aver
bighellonato eccessivamente perdendo di vista l’unico e vero ‘target’ per cui era lì in Giappone: uccidere Reborn.
Sparò confusamente una volta, due volte, tre, quattro.
Colpi che non andarono a segno, abilmente schivati dal Bambino Arcobaleno.
Uno, uno solo. Un solo colpo li travolse entrambi.

La coltre di fumo scaturita dagli spari aveva confuso per un attimo i sensi del fidato braccio destro di Vongola Nono, che era rimasto vittima dall’ira del piccolo Bovino.
Dopo qualche attimo, il fumo si smorzò tra le strette mura della camera di Tsunayoshi, lasciando intravedere due figure ancora vaghe.
Il primo dal viso maturo, i tratti duri ma al contempo gradevoli; un abbigliamento da gangster, giacca, cravatta e cappello. Possedeva la bellezza di un principe azzurro così bello e attraente quanto irraggiungibile, sguardo penetrante e autoritario.
Il secondo sfoggiava un abbigliamento tra il fashion e il kitsch, camicia pezzata e giacca nera, pantaloni beige ed infradito. I capelli castani arruffati facevano da cornice a due occhi verde smeraldo di cui uno chiuso e l’altro languidamente aperto.
Quest’ultimo sembrava chiedersi cosa diamine ci facesse sopra l’altro, disteso sul parquet.
Una situazione parecchio imbarazzante, e resa ancor più tale per il fatto che si trovavano nella stanza di Vongola Decimo.
“Ohi ohi.” – si portò una mano tremolante ad aggiustare la chioma bruna inarcando le sopracciglia.
"Mucca idiota, che hai combinato?” – chiese l’altro, apparentemente calmo e indifferente.
“Sarà stato il me stesso più giovane che ha usato il bazooka dei dieci anni su entrambi.” – si espresse grattandosi il capo nervosamente.
“Capisco.”
“Sfrutterò questa buona occasione per farti fuori, Reb…!”
Non fece in tempo a finire la frase che si ritrovò con la faccia spiattellata a terra e le braccia incrociate dietro la schiena, trattenute saldamente dal peso del corpo dell’altro uomo.
“Sfrutterai questa situazione per far che? IO sfrutterò questa situazione.” – sentenziò allungando le sensuali labbra in un sorrisetto malizioso.
La situazione si era ribaltata. Il gioco era cominciato.
Reborn gliel’avrebbe fatto pagar caro questo affronto.
Il mafioso portò la sua bocca alla nuca dell’altro, dapprima leccandola, poi mordendone la candida pelle con forza.
Il giovane Bovino gemette, cercando di opporre resistenza sebbene sapesse che era tutto inutile.
Scalciò, urlò, picchiò le mani sul pavimento e strinse i denti.

Tutto era inutile, se si trattava di Reborn.
“Reborn, diamine, fermati… che stai facendo?!” – il suo respiro si era fatto affannato e le sue gote si tinsero appena di rosa.
Reborn si lasciò scappare una risatina appena udibile dalle orecchie del ragazzo della famiglia Bovino.

Adorava il manzo. Oh, se lo adorava.
“Dai, stavolta finiamola qui, Reborn… Mi scuso per tutto, però ora lasciami…!”
Cercò di trattare la questione scegliendo una via diplomatica.
Lui, al contrario, proseguì introducendo le grandi mani avide all’interno della camicia già sbottonata che Lambo portava così poiché considerava fashion. Ma, soprattutto, per Reborn quella camicia aperta gli evitava perdite di tempo con i bottoni.
“Basta… fermati…” – cominciò ad ansimare leggermente.
Le sue dita affusolate erano abituate maneggiare pistole e armi di qualsiasi peso e misura, ma lui, Lambo… era decisamente l’arma più divertente e eccitante da maneggiare.
“Perché va sempre a finire così…? Eh, Reborn?” – sussurrò Lambo, sconsolato, che aveva ormai abbandonato ogni tentativo di resistenza.
Reborn lo voltò verso di sé e cominciò a stuzzicare i suoi capezzoli rosei e delicati con le dita, li bagnò con la sua saliva, e li morse tanto forte da farli quasi sanguinare.
“Ahhhh!”
Lambo fece scudo alla parte dolorante con le braccia e portò indietro la testa.
Non poteva cadere così in basso! Non con il suo nemico giurato!
E se lo avesse lasciato continuare… probabilmente avrebbe ceduto.
“Ora basta, mi sono stufato. Io… ti devo uccidere.” – affermò il killer dei Bovino con voce roca e lo sguardo perso nel vuoto.
L’altro lo guardò un po’, poi emise una risatina.
“Con questa faccia vogliosa? Non dire stupidaggini. Piuttosto dì che godi delle mie attenzioni.”
Riprese a leccarlo, spostandosi al collo dove lasciò qualche succhiotto, mentre le mani erano impegnate a palpare ogni millimetro del suo corpo.
Lambo strinse il pugno con sdegno, non voleva lasciarsi andare tra le mani di quell’approfittatore.
“Lo sai, stupida mucca?, mi piace il tuo odore.”

Un complimento?
La ‘stupida mucca’ sgranò gli occhi e arrossì ancora di più quando incrociò il suo sguardo.
Reborn avvicinò il viso a quello dell’altro.
Passarono qualche attimo a squadrarsi, fissarsi in silenzio.
Lambo... Quella sua dannata faccia arrendevole, quegli occhi che ispiravano sesso, quelle ciglia così perfette, e poi… le sue labbra.
Quelle labbra che volevano dire ‘mangiateci ’.
E, come ogni volta, lui l’avrebbe mangiato. Tutto. Senza fare complimenti e senza lasciare avanzi.
Si avvicinò sempre di più, sentendo i muscoli del compagno irrigidirsi e il suo cuore accelerare i battiti.
In quegli istanti, forse, provava una sorta di tenerezza, la quale non faceva altro che aumentare in lui il desiderio di saltargli addosso e farlo suo.
Chiuse gli occhi e posò delicatamente le labbra sopra quelle di egli, legandole in un romantico bacio che ben presto si trasformò in un valzer tra le loro lingue.

Ecco, ormai aveva ceduto.
Un piacere e un agognato desiderio che riuscivano a soddisfare solo l’uno con l’altro.
Sporco, rischioso, tagliente.
Quel piacere cui è facile entrarne e difficile uscirne.
“Reborn?”- riuscì a chiamarlo in una pausa tra un bacio e l’altro.
“Reborn…”
Lui non lo ascoltava. Non lo ascoltava mai.
Si limitava a fare ciò che era soddisfacente per i suoi interessi, al diavolo cosa provavano gli altri.
L’uomo lasciò un sentiero di baci per tutto il percorso dal mento al basso ventre del compagno, mentre le mani si muovevano sicure sull’allacciatura dei pantaloni.
“Hmmm… no…”
L’altro gemette ancora di più sentendo la mano dell’amante che cominciava a massaggiare il suo membro caldo e fremente che cresceva sempre di più.
Si sbarazzò dei boxer del giovane dagli occhi verdi, e chinò il capo per assaggiare quella carne buonissima. Quella carne
che apparteneva solo a lui e mai qualcun’altro oltre a lui avrebbe dovuto azzardarsi ad assaggiare.
Lambo stava per venire. La sua espressione era contratta in una smorfia insofferente, scalpitava, si mordeva le labbra, sentiva che non avrebbe resistito un minuto in più.

Lo voleva sentire dentro di lui.
Il Vongola si slacciò i pantaloni e si sfilò via i boxer frettolosamente, per dare sollievo al suo membro pulsante.
“Reborn…” – gli occhi verdi e brillanti del giovane uomo fissarono quelli neri e profondi dell’altro.
Sembrava sorridere. Un sorriso enigmatico.
Si avvicinò con le labbra ad un orecchio dell’altro e, prima di farlo suo, gli sussurrò:

Questi sono i nostri cinque minuti.

Lo baciò.
Lambo accerchiò il collo dell’amante con le braccia, mentre le lacrime calde si facevano strada lungo il suo viso.
Le loro lingue si inseguivano e si gustavano mentre Reborn entrò in lui, spingendo dapprima lentamente e poi aumentando.
Lambo appoggiò la testa sopra la spalla dell’altro, piangendo e sparpagliando per la stanza urla e gemiti goduriosi.
Quelle urla risuonavano e spronavano Reborn a fare di meglio, mentre, al contrario, le urla di quest’ultimo erano appena udibili.
Il sicario dai capelli corvini diede la spinta finale, che li portò insieme all’orgasmo.
Reborn venne dentro di lui e Lambo riversò lo sperma sul suo ventre e sulla giacca dell’amante.
Cadde a terra sfinito dopo un lungo grido di piacere; l’altro si sedette e riprese fiato.
Studiò per un’ultima volta la figura dell’uomo stanco e trafelato steso a terra; il liquido seminale fuoriusciva copioso e abbondante dalle sue natiche.
Si rivestì, e rivestì il compagno dei pantaloni. Il resto lo avrebbe fatto da solo.
Si sistemò con cura il cappello e guardò fuori della finestra, accennando un sorriso.
I cinque minuti erano terminati.

I cinque minuti che nessuno avrebbe loro mai rubato.
L’effetto del bazooka svanì.
Una coltre di fumo nero si disseminò per la camera, e tutto tornò alla consuetudine.
Presente al presente, futuro al futuro.



“Gyahahah! Tu chi sei? Io sono Lambo! Io chi sono? Tu sei Lambo!”
Il bambino fece il suo trionfale ingresso in scena canticchiando.
“Quanto rumore.”
L’altro gli tirò violentemente una penna in faccia andandosi a dedicare alla lettura del quotidiano.
Come ci si poteva aspettare, il bambino cominciò a piagnucolare.

E Tsuna e gli altri, che tornavano a casa in quel momento…

“Siamo torna…AH! Ma che è successo alla mia stanza?! Argh! E’ tutto incasinato!”
“E’ sempre colpa della scemucca! Scemucca, non infastidire Decimo, capito???”
“Ahahah, è sempre così divertente qui a casa tua, Tsuna!”

… non potevano certamente immaginare cosa era successo cinque minuti fa.

» The end «

Prima fanfiction su questa serie. ♥
Era da tanto che avevo in progetto una storia su questa coppia che adoro tanto.
Dopo vari ritocchi, finalmente sono riuscita a pubblicare qualcosa.
Se siete arrivati a leggere quaggiù, spero vi sia piaciuta!
Grazie a tutti quelli che commenteranno e/o metteranno la storia a preferiti.

NebulaChain
  
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