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Autore: SeaDog    03/12/2016    1 recensioni
Temporaneamente non c'è una trama chiara da allegare al racconto. Semplicemente posso dirvi che deriva da un mio sogno, è tutto ancora molto "temporaneo", diciamo precario. Potrei cambiare titolo ai capitoli ed al racconto stesso, insomma comunque spero vi piaccia :)
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Appena aprii gli occhi, completamente ignaro di ciò che avrei dovuto affrontare da quel momento in poi, rimasi completamente sopraffatto ciò che mi circondava.

Ricordo nitidamente un enorme salone, leggermente illuminato dall'unica fonte di luce presente nella stanza, ovvero i deboli raggi di un sole spento, tipico del periodo invernale, che penetravano dalle fessure delle finestre. Ero seduto su un enorme sedia d'ebano, uno dei legni più preziosi per la manifattura dei mobili, ricordo che rimasi qualche secondo ad ammirare gli intagli dei braccioli, lunghissimi e sottili rami, con qualche foglia sparsa qua e la, che avvolgevano completamente la struttura millimetro per millimetro, quasi come se col tempo la sedia fosse diventata un tutt'uno con …....

Intorno a me non c'era altro, eravamo solo io e quella vecchia sedia che tanto mi affascinava,

l'unico rumore che si poteva udire era il mio respiro, lento ma inquieto, derivante dai mille interrogativi che si facevano strada nella mia mente; dove mi trovavo? Com'ero finito li? Qualcuno mi aveva rapito?

Lo spazio ed il tempo sembravano sospesi, in un istante eterno, quasi immobile, fino a quando non iniziai a sentire una voce, sempre più forte, sempre più vicina, proveniente dal fondo di quel sembrava un corridoio infinito posto esattamente in fronte a me. Dal buio più totale sbucò improvvisamente una bellissima ragazza dai capelli lunghi e mossi, caratterizzati da quel color castagna – ero tipico definito così, perché ogni cosa che avesse a che fare con l'autunno aveva per me, un enorme fascino. – I suoi occhi erano enormi e più neri del carbone ma non appena si avvicinò alla finestra e un fascio di luce le bagnò il volto, non potei fare a meno di notare i mille riflessi di un rosso più intenso del fuoco, che illuminavano quel nero sconfinato. – Jack, Jack alzati!! non abbiamo tempo dannazione!! – Venni immediatamente afferrato per il braccio, ed in meno di cinque secondi mi ritrovai a correre per quell'enorme corridoio che prima fissavo con tanto timore.

Intorno a me non c'era altro che il nulla, un buio talmente profondo che mi impediva di ambientarmi o di comprendere a pieno dove mettessi i piedi, quindi decisi semplicemente di affidarmi all'unica persona che oltre a me si trovava all'interno di quell'enorme villa, quella ragazza che in meno di un minuto mi aveva solamente aggiunto mille domande a quante già mi circolassero nella testa ma, allo stesso tempo, stimolato a trovare quelle mille-e-uno risposte. La ragazza si girò verso di me ed in modo decisamente scontroso iniziò a rimproverarmi – Come hai potuto farci una cosa del genere proprio in un momento come questo? Forse non hai compreso a pieno la gravità della situazione, non hai idea dello spavento che ci hai fatto prendere! Lo sai benissimo che abbiamo bisogno di te, solo perché sei uno dei prescelti non puoi scomparire all'improvviso e iniziar a giocare ai piccoli esploratori, coglione! – Influenzato per lo più dal caos totale del momento, per il fatto che mi fossi svegliato da neanche dieci minuti in un luogo a me totalmente sconosciuto, probabilmente avrei analizzato più lucidamente la situazione, ma in quell'istante c'era un enorme interrogativo che mi assillava più di ogni altra cosa, volevo sapere di più a proposito di quella misteriosa ragazza che mi stava stringendo il polso.

Senza esitare risposi con un semplice – il tuo nome? Qual è il tuo nome? - se non fosse stato per il buio, avrei quasi giurato, di vedere l'espressione della ragazza cambiar radicalmente, da che era furiosa a profondamente triste. Ci fu un attimo di apparente silenzio, di quiete, che si rifaceva alla pace che attraversava la stanza appena abbandonata, poi con una voce estremamente dolce ma rassegnata, la ragazza disse – Helena.-

Subito dopo attraversammo un enorme arcata e ci fermammo all'interno di una stanza grande il doppio di quella in cui mi ero svegliato, circondata totalmente da finestre, al cui interno era presente a un lunghissimo tavolo accerchiato da dodici sedie uguali a quella che prima, aveva catturato così tanto la mia curiosità, decorate dallo stesso motivo vegetale.

Non feci in tempo a trarre un sospiro di sollievo, che nello stesso instante, uno stridio assordante invase la stanza, accompagnato da una luce artificiale, ma estremamente calda di un bianco intenso, che mi costrinse ad accovacciarmi a terra ed a coprirmi gli occhi. Sin da piccolo ho sempre odiato i colori chiari, primo fra tutti il bianco, i miei occhi non potevano sopportare quella tonalità così fastidiosa, non la concepivano. Allo stesso modo odiavo anche il caldo, era qualcosa di insopportabile, per me l'arrivo dell'estate, segnava quel lento e tedioso periodo in cui ogni scusa era buona per chiudersi in casa, attaccato ad un vecchio ventilatore di seconda mano che i nostri zii ci ebbero regalato dopo averne comprato uno nuovo, fantasticando sul giorno in cui finalmente le giornate avrebbero ri-iniziato ad accorciarsi ed in cui l'aria fosse stata talmente fredda da congelar anche le ossa.

Non so quanto tempo passò, forse dieci minuti o forse un'ora, ormai avevo raggiunto il mio limite, e proprio nel momento in cui accarezzavo l'idea di un tracollo fisico e mentale, quando all'improvviso il rumore assordate com'era arrivato scomparve e con se quella luce bianca e calda che tanto mi infastidiva.

Di nuovo aprii gli occhi e a malincuore mi ritrovai al punto di partenza, Helena la ragazza che in meno di due minuti aveva stuzzicato così tanto la mia fantasia era scomparsa e, di fronte a me era steso un ragazzo nella mia stessa posizione. In un attimo capì chi avevo davanti, testa rasata, sguardo fiero e orgoglioso, non c'erano dubbi, era proprio il mio migliore amico; decisi di non farmi troppe domande per non aggiungerle alle altre che già non avevano trovato risposta, e così semplicemente aprii bocca dicendo – Oh un viso familiare, Dave non so quanto tempo è passato, ma oramai continuo a svenire e riaprire gli occhi, ed ogni volta di fronte a me trovo una persona diversa, si può sapere cosa diavolo sta succedendo? Hai per caso visto una ragazza dai capelli color castagna, volevo dire marroni? Era qua fino ad un attimo fa, e...dove diavolo ci troviamo? - Devo ammettere che trovarmi davanti una persona conosciuta era decisamente rassicurante, nonostante ciò continuavo a sentire un enorme peso addosso.

Subito dopo Dave alzandosi e ridendo mi rispose dicendo – beh mi dispiace deluderti amico mio ma, non ne ho la più pallida idea, però di fronte a noi potremmo aver la chiave per le risposte che cerchiamo – e notai che con la mano stava indicando una porta posta alla nostra destra, che prima non c'era, diametralmente opposta all'arcata che mi precedeva, la quale ora era scomparsa.

Sul momento pensai che aprirla sarebbe stata la scelta più sbagliata al mondo ma, non potei fare a meno di seguire D. che nel giro di pochi secondi si sistemo e corse ad aprirla.

Ciò che ci trovammo davanti era inimmaginabile ed indescrivibile, era un enorme città in fiamme.

La quiete che fino a quel momento aveva accompagnato ogni mia mossa ci aveva abbandonato ed era stata sostituita dal suono di sirene della polizia, di urla e di pianti, di persone che chiamavano i propri cari e correvano nel panico più totale. Pensavo che la cosa peggiore che potessi vedere erano i numerosissimi grattacieli che crollavano corrosi dal fuoco, fino a quando ad una distanza di circa 20 metri ci trovammo davanti, un essere – definito essere perché non ero sicuro della sua umanità – alto almeno 3 metri vestito di una toga nera ed accerchiato da tantissime enormi spade.

Non credo che una persona normale potesse riuscire a sollevare nemmeno una di quelle armi affilate, ma LUI ne stava tenendo stretta una per mano, ed in più addosso ne avrà avute legate almeno altre sette. Rimasi per un momento a fissare quell'enorme cosa, chiedendomi se fosse reale o se facesse tutto parte di un sogno, senza accorgermi che stava correndo proprio verso di noi, in modo decisamente minaccioso. Ogni passo che faceva era accompagnato da una piccola scossa che attraversava tutta la terra e dalla sua bocca non uscivano altro che versi pieni di odio e rabbia, ma neanche una parola. Di fronte a tutto ciò, non facevo altro che chiedermi cosa stesse succedendo e perché da quando avevo aperto gli occhi niente di ciò che vedeva mi era chiaro, mi soffermai così tanto a pensare che non mi accorsi del fatto che il gigante era a pochi metri da me quando un urlo disperato mi riporto coi piedi per terra – Devi schivarle Jack, SCHIVALE! -  

   
 
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