Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Grimmjowswife    04/12/2016    3 recensioni
Marco lavora al Titan cafè, e Jean - un universitario troppo dipendente dalla caffeina - potrebbe o non potrebbe essere attratto dal barista lentigginoso.
[JeanMarco] CoffeeShop!AU
Qualcosa di non troppo pretenzioso per distrarmi dallo studio e perché il mondo necessita di più JeanMarco possibili.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Jean Kirshtein, Marco Bodt
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Caffeine.



L'odore di caffè appena fatto che impregnava l'aria, le pareti dipinte di un tenue color crema e i tavolini di legno scuro donavano al bar un'aura di calma che riuscì ad attrarre Jean fin dalla prima volta che lo vide, facendogli decidere di rifugiarsi al suo interno per scampare ad un temporale improvviso, venendo conquistato non solo dall'atmosfera del luogo ma anche dal sorriso che il ragazzo ricoperto di lentiggini dietro il bancone gli rivolse, nonostante non l'avrebbe mai ammesso a voce alta - o almeno, non davanti a quel presuntuoso di Eren Jaeger. Ben presto per l’universitario quella di passare per il Titan Cafè divenne un'abitudine, così come per Marco, il barista, lo divenne servire tutti i giorni il caffè a quel ragazzo dai capelli in parte castani e in parte biondi, che era riuscito ad incuriosirlo fin dalla prima volta che aveva incontrato i suoi occhi ambrati.
«Buongiorno, cosa desidera ordinare oggi?» si ritrovò a chiedere sorridente Marco - nonostante ormai conoscesse a memoria l'ordine del suo cliente preferito -, non appena questi si precipitò all'interno del bar, ansimante per la corsa.
«Il soli... Ehm, volevo dire, un americano con due porzioni di zucchero da portar via, per favore.» rispose, aggiustandosi nel frattempo il berretto rosso che indossava.
«Certo, il suo nome?» chiese con quanta più nonchalance possibile il ragazzo dietro al bancone, nascondendo il tono curioso della sua voce.
«Jean.» rispose l'altro, scandendolo accuratamente in modo da farlo comprendere al barista, che annuì, passando l'ordine ad un suo collega - un ragazzo esageratamente alto e con un'espressione terrorizzata costantemente dipinta sul volto - e andando a servire nel frattempo un'altra cliente in attesa del suo cappuccino, già pronto sul bancone.
Una volta tornato alla sua originaria postazione e aver fatto pagare Jean, entrambi rimasero in silenzio. L'universitario iniziò a spostare il peso da un piede all'altro e il barista si mise a guardarlo tentando di reprimere - inutilmente - un sorriso.
«Come mai così di fretta oggi?» chiese il ragazzo, appoggiando gli avambracci sul bancone e sporgendosi leggermente verso l'universitario, sorridendogli per la seconda volta in quel breve arco di tempo - Jean si ritrovò a chiedersi come potesse una persona sorridere così tanto di mattina, a dei perfetti sconosciuti, tra l'altro.
«Colpa di della mia sveglia del cazzo che ha deciso di smettere di funzionare proprio il giorno di un esame.» rispose, ricambiando nonostante tutto il sorriso rivoltogli.
Marco annuì, scrivendo quello che Jean suppose fosse il suo nome, prima di consegnargli la tazza e salutarlo, augurandogli buona giornata.
 
Una volta giunto nell'aula del suo esame - non seppe precisamente come ce l'avesse fatta a raggiungerla in tempo - Jean iniziò a rigirarsi la tazza ancora calda tra le mani, nel tentativo di scaldarle, finché la sua attenzione non venne catturata da una piccola nota sotto il suo nome.
"Buona fortuna per il tuo esame. -Marco."
 
Da quel giorno passò più di un mese. Jean cominciò a ordinare sempre più caffè da portar via, ritrovandosi ogni giorno un piccolo messaggio capace di farlo sorridere - e, in alcuni casi, arrossire - da parte del barista ricoperto da lentiggini. Ovviamente l'universitario non era mai riuscito a trovare una buona scusa per parlargli e, dato che la sua esperienza in "come chiedere al ragazzo carino ricoperto di lentiggini che ti lascia messaggi adorabili sulle tazze di polistirolo di uscire " rasentava lo zero, si era sempre accontentato di ammirare il modo in cui le sue fossette si mostrassero ad ogni sorriso, mentre il naso si arricciava, o di conversare su cose futili e scambiarsi quelli che Sasha e Connie avevano definito in seguito “sorrisi e sguardi da coppietta innamorata", beccandosi subito dopo un'occhiataccia dal biondo, che li aveva intimati di sparire dalla sua vista - cosa che non era successa, quei due avevano continuato a punzecchiarlo per tutta la successiva lezione, .
 
"Sei sicuro di non star bevendo troppo caffè?"
Il piccolo post-it era stato nascosto tra la tazza di porcellana e il piattino, una macchia circolare scura a incorniciare l'elegante calligrafia di Marco. Il giovane universitario si voltò a guardare il moro, impegnato in quel momento a prendere gli ordini di altri clienti, perdendosi nei tratti del ragazzo, prima di riportare l'attenzione sul suo computer, cercando di capire cosa scrivere sul compito che avrebbe dovuto consegnare entro due giorni. Quel pomeriggio era uscito con l'intenzione di andare a lavorare su un progetto assegnatogli in biblioteca, ma, quando aveva visto il barista coperto di lentiggini all'interno del bar, le sue gambe lo avevano condotto al suo interno senza che se ne rendesse conto. Purtroppo la politica del negozio, come gli aveva spiegato Bertholdt - lo stesso ragazzo che sembrava condividere tutti i turni di Marco -, dopo avergli visto poggiare sul tavolino il portatile, diceva chiaramente che i tavolini potevano restare occupati solo quindici minuti dopo aver finito la consumazione.
Così si era ritrovato a ordinare lo stesso caffè di sempre ogni volta che Marco si era avvicinato, e, due ore e quattro caffè dopo, uno dei quali accompagnato dal messaggio del ragazzo ricoperto di lentiggini, quando Jean aveva rialzato lo sguardo dai suoi libri, aveva trovato vicino ai suoi libri un'altra tazza fumante, accompagnata questa volta da un muffin. A fianco di quest'ultimo c'era un altro post-it. "Il caffè questa volta è decaffeinato e lo offre la casa ;). -Marco". Le labbra di Jean si incresparono in un sorriso, che si affrettò a mascherare nascondendolo con il palmo della mano e appoggiando un gomito sul tavolo, fingendo di star ricontrollando chissà cosa sul suo portatile, sperando che il cameriere non avesse notato il rossore solle sue guance.
Ci volle ancora diverso tempo prima che il biondo riuscisse a finire il suo progetto, e, quando ci riuscì, salvò il documento e ne mandò una copia al suo professore, lasciandosi andare contro lo schienale della sedia. Un leggero colpo di tosse gli fece alzare lo sguardo, e la prima cosa che vide fu Marco, in piedi, di fronte a lui, già pronto per uscire.
«Ehi.» disse semplicemente il barista, aggiustandosi meglio la sciarpa verde bottiglia al collo.
«Ehi. - fece eco Jean, alzandosi. - Sto andando a pagare il conto, però... ehm, potremmo...» iniziò a dire, non sapendo nemmeno lui dove volesse andare a parare. Per un attimo rivide davanti a sé Mikasa voltargli le spalle e pronunciare un flebilissimo "non sono interessata", prima di andarsene, lasciandolo lì imbambolato. Si riscosse, riportando la sua attenzione sul ragazzo di fronte a lui che lo guardava divertito, aspettando il continuo di quella frase, che non arrivò, lasciando che il silenzio dei due ragazzi venisse spezzato dai rumori di sottofondo del bar.
«In realtà, - si decise a parlare Marco, mettendo fine al momento di stallo - il tuo conto l'ho pagato io poco fa.» disse con semplicità, osservando l'espressione del biondo di fronte a lui passare dell'imbarazzato allo stupito.
«No- Non avresti dovuto, davvero.» balbettò Jean, evitando lo sguardo dell'altro.
«Hai ragione, ma altrimenti non avrei trovato mai un buon motivo come quello di chiederti di ripagarmi offrendomi una cena.»
Il biondo per poco non si strozzò con la sua stessa saliva alla risposta del ragazzo di fronte a lui, e, preso dal panico, iniziò a balbettare, scatenando per l'ennesima volta l'ilarità del moro, che disse che lo avrebbe aspettato fuori, per dargli il tempo di riordinare le sue cose - ancora sparpagliate per tutto il tavolino - e le idee, allontanandosi non prima di aver accennato un saluto al collega, che ricambiò in modo più timoroso. Jean rimase a osservare il punto ora vuoto dove, pochi secondi fa, quel ragazzo moro ricoperto di lentiggini gli aveva appena chiesto di uscire, prima di iniziare a rimettere tutto dentro la sua tracolla frettolosamente, un sorriso ebete stampato sul volto.
 
«Scusa per averti fatto aspettare.»
Marco sobbalzò leggermente alla voce improvvisa, prima di sorridere a colui da cui proveniva, liberandosi finalmente del senso di ansia che lo aveva attanagliato non appena l'aria fredda di inizio novembre lo aveva investito.
«Non c'è problema. Allora, andiamo?»
 
Il loro primo appuntamento si concluse con un bacio a fior di labbra davanti al palazzo dove abitava il moro e il suo numero salvato in rubrica, e a questo seguirono molti altri, ognuno dei quali si concluse in modo diverso e sempre positivo. Solo una cosa rimase la stessa: ogni mattina Jean si incamminava verso l'aula con un tazza di polistirolo fumante stretta tra le mani, sempre con un messaggio da parte del ragazzo che ora poteva considerare come suo.






 

Angolo deliri.

Ma che bello essere tornati! Anche se questa è una verde e ho altre storie in corso che vedranno un seguito più o meno nello stesso momento in cui si estinguerà il debito pubblico... Ma ripeto, che bello essere tornati!
Niente scassapalle con me oggi, - stanno dormendo a causa di una pozione soporifera che casualmente è caduta nel loro cibo - solo io...
G: Perché cazzo tu, schifoso insetto, ti consideri il re? L'unico re qui sono io, Grimmjow Jacquesjack!
I: ... Cosa cazzo..?
JJ: Non so di cosa tu stia parlando e non so chi tu sia, ora lasciami in pace. Yuri-chan, dove sei?
Jean: ...
Marco: ... Mi ricorda qualcuno.
I: Tipo l'aspetto che vostro figlio avrebbe?
M: Ma senza lentiggini.
I: *annuisce*
Yurio: ... Cos'è questa roba? *le porge un foglio*
I: ... Mi avvalgo della facoltà di non rispondere?
Yurio: ...
I: Ok, visto che Yurio sembra sul punto di farmi ingoiare il foglio su cui ho accennato la trama di una Vikturi, sarà meglio mettere sulla sua traiettoria di azione JJ, sperando che almeno sia utile come scudo umano mentre io mi do alla fuga.
prossimamente su questo schermo troveremo:
- una Klance AU (Voltron: Legendary Defenders)
- una JeanMarco AU con dancer!Jean (sono ispirata)
- una Vikturi angst (lo so che mi volete bene in fondo, quindi poggiate quelle fiaccole e quei forconi)
- una Spideypool AU (spero che riuscirò a pubblicare prima il terzo capitolo di Goner ma vabbè)
Yurio: ... Perché diavolo c'è una gigantografia di Viktor e il maiale stretti in quel modo insieme in camera tua?!
I: ...
Prima di fuggire in Nevada .
Inoltre potete lasciare dei prompt nei messaggi privati o su Facebook o qui su EFP. Se mi fanno scattare la scintilla sarò ben felice di scriverli per voi.


Baci e alla prossima, la vostra Grimmjowswife.

P.S. Non mi sono per niente fissata con Yuri!!! on Ice, no no.
  
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