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Autore: PiperBlue    04/12/2016    5 recensioni
Quali assurde pazzie possono inventarsi le menti di due giovani studentesse annoiate durante le lezioni? Scopritelo leggendo questa piccola assurdità creata a quattro mani con una delle mie migliori amiche!
Genere: Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
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Erano ormai passate tre ore dall'inizio di quella giornata scolastica e come ogni giovedì nell'aula della classe 3C si stava svolgendo la tediosissima lezione di italiano. Una ragazza leggeva ad alta voce il settimo capitolo dei Promessi Sposi e le altre stavano in silenzio, annoiate come non mai. Qualcuna si lasciava sfuggire uno sbadiglio, qualcuna  scrutava fuori dalla finestra come alla ricerca di un avvenimento un po' più interessante della lezione (sarebbe bastata anche una cimice che volava in giro) ed era piuttosto evidente che ormai nessuna ascoltava più. Dai vetri entrava una soporifera luce calda, che rischiarava l'interno della stanza in quell'afoso pomeriggio di maggio. L'atmosfera era davvero insopportabile: nessuna aspettava altro che andare a casa, ma il tempo sembrava non voler più passare. Pareva che perfino la professoressa non riuscisse a tenere gli occhi aperti che, seduta dietro alla cattedra, non faceva altro che annuire di tanto in tanto e probabilmente nemmeno lei ascoltava... il tutto rendeva la situazione veramente atroce.
Improvvisamente, giunta al limite della sua sopportazione e raccolto tutto il suo coraggio, Celeste si alzò in piedi di colpo, rovesciando la propria sedia che provocò un rumore assordante. La lettura si interruppe, tutte, prof. compresa, la fissarono interrogative e stupite. Senza dare retta agli sguardi sorpresi, si sitemò i lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle in ordinate ciocche mosse con un veloce gesto della mano e si diresse a passi calmi e misurati verso la cattedra. Una volta lì, al cospetto della prof., la guardò seria, e disse: <> esultò infine, sorridendo beffarda all'insegnante che la guardava con gli occhi fuori dalle orbite. Non si sentiva una mosca volare. Ci volle poco, e lo stupore e l'indignazione della docente si tramutarono in fretta in una galoppante rabbia che minacciava di esplodere da un momento all'altro. Diventando paonazza d'ira, si alzò a sgridare quell'alunna così indisciplinata. <> sbraitò, poi si sistemò meglio gli occhiali sul naso, cercando di calmarsi un po'. Allora Celeste, accompagnata dalle occhiate in parte ammirate ed in parte sconvolte delle sue compagne, avanzò verso la porta, ma, inaspettatamente, invece di aprirla, afferrò lesta il cancellino della lavagna che era posto lì vicino, si voltò verso la donna che la stava osservando confusa, e con un movimento altrettanto inatteso e rapido, protese il braccio, lanciandole la cimosa direttamente in faccia e lasciandola completamente allibita. Poi, con un grido di guerra, corse fuori dalla classe, mentre le altre ragazze spalancavano le finestre, levandosi di dosso felpe ed altri indumenti troppo pesanti e riversandosi come un'inondazione nel cortile della scuola.
Proprio in quel momento, un elicottero atterrò sul prato verde, scompigliando i sottili fili d'erba. Celeste e la sua amica Chiara vi si avvicinarono, mentre il resto delle loro compagne si disperdeva. La portiera del velivolo si spalancò, e vi uscì un ragazzo sui vent'anni dai corti capelli castano chiaro tutti arruffati e gli occhiali sugli occhi nocciola. Indossava un ridicolo mantello rosso alla Superman, e dichiarò, assumendo una posa eroica, con tanto di pugni chiusi sui fianchi: <
Le due ragazze lo guardarono adoranti, poi salirono con lui sull'elicottero, alla ricerca di nuove avventure...

Erano ormai passate tre ore dall'inizio di quella giornata scolastica e come ogni giovedì nell'aula della classe 3C si stava svolgendo la tediosissima lezione di italiano. Una ragazza leggeva ad alta voce il settimo capitolo dei Promessi Sposi e le altre stavano in silenzio, annoiate come non mai. Qualcuna si lasciava sfuggire uno sbadiglio, qualcuna  scrutava fuori dalla finestra come alla ricerca di un avvenimento un po' più interessante della lezione (sarebbe bastata anche una cimice che volava in giro) ed era piuttosto evidente che ormai nessuna ascoltava più. Dai vetri entrava una soporifera luce calda, che rischiarava l'interno della stanza in quell'afoso pomeriggio di maggio. L'atmosfera era davvero insopportabile: nessuna aspettava altro che andare a casa, ma il tempo sembrava non voler più passare. Pareva che perfino la professoressa non riuscisse a tenere gli occhi aperti che, seduta dietro alla cattedra, non faceva altro che annuire di tanto in tanto e probabilmente nemmeno lei ascoltava... il tutto rendeva la situazione veramente atroce.

Improvvisamente, giunta al limite della sua sopportazione e raccolto tutto il suo coraggio, Celeste si alzò in piedi di colpo, rovesciando la propria sedia che provocò un rumore assordante. La lettura si interruppe, tutte, prof. compresa, la fissarono interrogative e stupite. Senza dare retta agli sguardi sorpresi, si sitemò i lunghi capelli castani che le ricadevano sulle spalle in ordinate ciocche mosse con un veloce gesto della mano e si diresse a passi calmi e misurati verso la cattedra. Una volta lì, al cospetto della prof., la guardò seria, e disse: «Abbasso i Promessi Sposi! Ci siamo tutte stufate! Abbasso italiano e la scuola! Sì!!!» esultò infine, sorridendo beffarda all'insegnante che la guardava con gli occhi fuori dalle orbite. Non si sentiva una mosca volare. Ci volle poco, e lo stupore e l'indignazione della docente si tramutarono in fretta in una galoppante rabbia che minacciava di esplodere da un momento all'altro. Diventando paonazza d'ira, si alzò a sgridare quell'alunna così indisciplinata. «Come ti permetti? Va' immediatamente dal preside!» sbraitò, poi si sistemò meglio gli occhiali sul naso, cercando di calmarsi un po'. Allora Celeste, accompagnata dalle occhiate in parte ammirate ed in parte sconvolte delle sue compagne, avanzò verso la porta, ma, inaspettatamente, invece di aprirla, afferrò lesta il cancellino della lavagna che era posto lì vicino, si voltò verso la donna che la stava osservando confusa, e con un movimento altrettanto inatteso e rapido, protese il braccio, lanciandole la cimosa direttamente in faccia e lasciandola completamente allibita. Poi, con un grido di guerra, corse fuori dalla classe, mentre le altre ragazze spalancavano le finestre, levandosi di dosso felpe ed altri indumenti troppo pesanti e riversandosi come un'inondazione nel cortile della scuola.

Proprio in quel momento, un elicottero atterrò sul prato verde, scompigliando i sottili fili d'erba. Celeste e la sua amica Chiara vi si avvicinarono, mentre il resto delle loro compagne si disperdeva. La portiera del velivolo si spalancò, e vi uscì un ragazzo sui vent'anni dai corti capelli castano chiaro tutti arruffati e gli occhiali sugli occhi nocciola. Indossava un ridicolo mantello rosso alla Superman, e dichiarò, assumendo una posa eroica, con tanto di pugni chiusi sui fianchi: «Soy Juanjo, el salvador de las chicas hermosas!» 

Le due ragazze lo guardarono adoranti, poi salirono con lui sull'elicottero, alla ricerca di nuove avventure...

Ecco, finalmente ho pubblicato questa assurdità, che dedico all mia amica "Celeste". Non ha il minimo senso, ma è la nostra storia e spero che vi abbia fatto ridere, se non altro per la follia in essa contenuta... mi raccomando, recensire numerosi! Come sempre vostra, PiperBlue!

 

   
 
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