04/12/2016
1 recensioniPatria o Muerte
Cuba rimane immobile, un sigaro acceso tra le labbra e uno sguardo vacuo verso le sfilacciate nuvole che coprono il cielo sopra la sua testa.
La piazza non è mai stata così silenziosa, nessun passante, nessun rumore fastidioso per cui lamentarsi e neanche delle note suonate in lontananza con una Hasta Siempre Comandante intonata da qualche malinconico.
Plaza de la Revolución non è mai stata così desolata e Cuba soffre, come il suo popolo, perché quello stesso luogo rappresenta l'anima della nazione che incarna, il fuoco di una ribellione, le speranze, i dolori e i sacrifici.
Plaza de la Revolución non è mai stata così desolata e Cuba non può che chiedersi che ne sarà della sua storia perché i cubani credono, non hanno smesso di credere negli ideali della rivoluzione, ma il mondo intorno a loro è cambiato e anche i giovani lo sono.
Cuba, però, sa che alcuni ricordi non possono mai scomparire, sono indelebili sulla sua pelle, ferite ancora aperte come l'aspro rapporto con Stati Uniti e ora la scomparsa di uno dei personaggi più importanti del continente americano.
Fidel Castro è morto e La Habana sembra essere stata abbandonata, lasciata al dolore di una città che non ha più un leader a cui guardare, una figura in cui rispecchiarsi.
È in un momento come questo che Cuba deve essere forte, lo giura a sé stesso e al suo popolo; promette che combatterà contro le incertezze del futuro e la rivoluzione vivrà ancora, nonostante i suoi padri abbiano ormai lasciato questa terra.
Fidel Castro è morto, ma Cuba non finisce questo quattro dicembre; no, la repubblica affronta un'altra difficile prova, ma ne uscirà più forte di prima.
Persiste dell'idealismo nell'animo della nazione, Cuba sa di non poter fare a meno del suo lato umano, vedere il suo popolo piangere lo rattrista ed è consapevole che, nonostante tutti gli errori, il Líder Máximo ha servito il proprio paese nel modo in cui egli credeva.
Così, Cuba rimane seduto sul marciapiede della piazza, di fronte vi è la grande immagine di Ernesto Che Guevara, una bandiera a mezz'asta e un silenzio che evoca nella nazione non una sensazione di vuoto, ma bensì di trepidante attesa e di vivida speranza.
«La Revolución es una obra eterna, ¿verdad?»
La piazza non è mai stata così silenziosa, nessun passante, nessun rumore fastidioso per cui lamentarsi e neanche delle note suonate in lontananza con una Hasta Siempre Comandante intonata da qualche malinconico.
Plaza de la Revolución non è mai stata così desolata e Cuba soffre, come il suo popolo, perché quello stesso luogo rappresenta l'anima della nazione che incarna, il fuoco di una ribellione, le speranze, i dolori e i sacrifici.
Plaza de la Revolución non è mai stata così desolata e Cuba non può che chiedersi che ne sarà della sua storia perché i cubani credono, non hanno smesso di credere negli ideali della rivoluzione, ma il mondo intorno a loro è cambiato e anche i giovani lo sono.
Cuba, però, sa che alcuni ricordi non possono mai scomparire, sono indelebili sulla sua pelle, ferite ancora aperte come l'aspro rapporto con Stati Uniti e ora la scomparsa di uno dei personaggi più importanti del continente americano.
Fidel Castro è morto e La Habana sembra essere stata abbandonata, lasciata al dolore di una città che non ha più un leader a cui guardare, una figura in cui rispecchiarsi.
È in un momento come questo che Cuba deve essere forte, lo giura a sé stesso e al suo popolo; promette che combatterà contro le incertezze del futuro e la rivoluzione vivrà ancora, nonostante i suoi padri abbiano ormai lasciato questa terra.
Fidel Castro è morto, ma Cuba non finisce questo quattro dicembre; no, la repubblica affronta un'altra difficile prova, ma ne uscirà più forte di prima.
Persiste dell'idealismo nell'animo della nazione, Cuba sa di non poter fare a meno del suo lato umano, vedere il suo popolo piangere lo rattrista ed è consapevole che, nonostante tutti gli errori, il Líder Máximo ha servito il proprio paese nel modo in cui egli credeva.
Così, Cuba rimane seduto sul marciapiede della piazza, di fronte vi è la grande immagine di Ernesto Che Guevara, una bandiera a mezz'asta e un silenzio che evoca nella nazione non una sensazione di vuoto, ma bensì di trepidante attesa e di vivida speranza.
«La Revolución es una obra eterna, ¿verdad?»
Angolo dell'autrice:
Alcuni sostengono che Castro era un dittatore, che a Cuba c'era un regime di sinistra.
Castro non era un santo, probabilmente pochi personaggi della storia lo sono, ma la maggior parte del suo popolo lo ha amato davvero perché, altrimenti, non avrebbero pianto per lui né lo avrebbero omaggiato.
Personalmente spero che suo fratello possa continuare a governare una Cuba socialista, sicuramente con più libertà, ma senza scendere a compromessi.
Penso che Castro sia stato uno degli uomini più tosti della storia, gli Stati Uniti hanno cercato di fotterlo in tutti i modi possibili e sono grata che Obama si sia riavvicinato, anche se ci sono voluti troppi anni per capirlo.
Ora alcune note -
Hasta Siempre Comandante: canzone dedicata al Che del 1965, scritta da Carlos Puebla, ma che io ho conosciuto la prima volta, anni fa, con una cover bellissima dei Nomadi.
Piazza della Rivoluzione: una piazza grandissima, dal punto di vista artistico è orribile, davvero, ma è un posto estremamente simbolico per il paese.
La Revolución es una obra eterna: Citazione dal discorso del 1972 I maggio; la frase completa sarebbe:
Patria o muerte è, invece, il motto del paese, frase pronunciata dal Che e che rappresenta lo spirito di questo fantastico paese."La Revolución es sólida. La Revolución es fuerte. La Revolución no es la obra de un día ni de un año; es obra para siempre en lo adelante. Es una obra eterna, en la cual el actor fundamental es el pueblo, los trabajadores"