Anime & Manga > Shugo Chara!
Segui la storia  |       
Autore: Harry Fine    04/12/2016    3 recensioni
In questa raccolta, si vedranno i personaggi di Shugo chara nei panni dei peccatori di alcune delle mie canzoni preferite dei vocaloid, Madness of duke Venomaia, Tailor shop of Enbizaka, Evil eater food Conchita, Judment of corruption, Daughter of evil, Mazzle of nemesis e Gift from the princess Who brought to sleep. Ognuno di loro sarà collegato ad uno dei sette peccati capitali.
Ikuto: lussuria
Amu: Invidia
Utau: gola
Tadase: avarizia
Rima: ira
Nadeshiko: superbia
Lulù: Accidia.
Spero vi piaccia.
Genere: Erotico, Introspettivo, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
In un grande castello di marmo bianco e rosso pieno di un vile odore, poco distante da un villaggio molto meno sfarzoso rispetto ad esso, stava per iniziare una nuova cena. Proprio in una delle sale più grosse ed eleganti di tutto il palazzo, ovvero la sala da pranzo, di fronte ad un’immensa tavola riccamente imbandita con le pietanze più strane e raccapriccianti che si fossero mai viste, e che avrebbero sicuramente fatto rabbrividire qualsiasi uomo normale, sedeva una giovane donna con dei lunghissimi codini biondi che divorava tutto ciò che trovava sui suoi pitti con foga e con un ampio sorriso soddisfatto sulle labbra, brandendo le posate come se fossero state armi. Il nome di costei era Utau Conchita, padrona incontrastata di quella casa e anche colei che tutti i suoi compaesani avevano sempre indicato come una vera e propria regina culinaria. In passato, infatti, lei aveva permesso sempre e solo al cibo più raffinato e squisito di toccare il suo palato sopraffino, diventando un’esperta nell’arte del gustare, ma, alla fine, ciò che più di tutto aveva desiderato mangiare, erano stati gli alimenti più orridi e indicibili che esistevano su questa terra. Ma nessuno doveva assolutamente azzardarsi a criticare i suoi gusti. Bisognava inchinarsi e dimostrare somma reverenza alla grande Conchita, poiché ogni ingrediente del mondo apparteneva a lei e soltanto a lei. E, proprio per questo, quella donna voleva solo divorare tutto ciò che di commestibile c’era in questo nostro mondo, nonostante le rimanesse sempre e comunque uno spazio nello stomaco, mangiando quei “manicaretti” finché non rimanevano più nemmeno le ossa e, nel caso non le fossero bastate neanche quelle, avrebbe masticato perfino i piatti. Era chiaro che, per lei, la pura felicità danzava sulla punta della lingua. E non le importava nulla se, ormai, destava un muto ribrezzo e un profondo disgusto dentro chiunque la guardasse. Anzi, questo la faceva ridere di gusto. Dopotutto, le era sempre piaciuto un sacco mangiare. Sentire come si mescolavano i sapori, addirittura vedere i colori di tutti quei cibi tanto orribili, quanto favolosi per lei, era la cosa migliore che potesse fare per impegnare le sue giornate. Addirittura il veleno più letale, colorato di un bel blu lucente, a suo parere, non sarebbe stato nient’altro che una dolce spezia. E i suoi gusti e desideri dovevano essere sempre soddisfatti all’istante, senza proteste o lamentele da parte di nessuno. Ogni giorno che passava, infatti, i suoi due camerieri gemelli e il suo cuoco personale, il quindicesimo di quell’ultimo anno, ricevevano l’ordine di cucinare e servire in tavola delle pietanze all’apparenza sempre più immangiabili e sempre più frequentemente in una singola giornata, anche nelle ore più impensabili e tremende. Ma tutti loro sapevano che non potevano rifiutarsi di ubbidire ai desideri dello stomaco della loro signora, e non dovevano azzardarsi nemmeno a lamentarsi di essi. Dovevano assolutamente essere fedeli alla loro grande Conchita, cercando di soddisfarne l’insaziabile appetito ogni qual volta lei ne avesse avuto bisogno. Un giorno, il cuoco, l’uomo che donava alla sua padrona anche altri piaceri oltre a quelli del palato, ebbe l’ardire di chiedere alla sua padrona una semplice e breve vacanza per rivedere la sua famiglia, da cui mancava ormai da diversi mesi. Costei rise di gusto, rifiutandosi di concedergli quel piccolo favore, definendolo anche inutile come persona, dato che non era in grado di soddisfare solamente i suoi voleri, intimandogli di ubbidire e tornare a cucinare qualcosa di unico per la cena imminente. Quella stessa sera, l’uomo, ovviamente eseguendo gli ordini della sua signora, stava portando in tavola un piatto molto speciale e dal condimento particolarmente “prezioso”, striato di uno scintillante azzurro dall’aria apparentemente deliziosa, ma il poveretto non aveva pensato alle possibili conseguenze di quel gesto tanto sconsiderato. E se ne rese conto troppo tardi, quando sentì due braccia sottili e terribili stringersi da dietro possessivamente attorno al suo collo, scatenando il suo terrore più assoluto. Ogni singolo abitante e qualsiasi servitore di quel luogo conosceva il proprio imperativo dovere. Erano obbligati ad inchinarsi e dimostrare somma reverenza e rispetto alla loro grande Conchita, poiché tutti coloro che l’avrebbero tradita, sarebbero stati costretti a pagare un prezzo terribilmente alto. Ecco cosa pensava lei, mentre osservava con aria folle e famelica il collo dell’uomo, che aveva già assaporato diverse volte. Ma, ormai, a lei non importava più nulla. Non voleva che divorare tutto ciò che c’era in questo mondo, non le interessava altro. Soprattutto perché quel giorno ci sarebbe stato un menù di carne e verdura davvero molto più speciale e raffinato del solito, ornato da capelli di un bel rame scintillante, un ottimo contorno per la sua insalata. Si beava grandemente di quel sapore tanto inebriante, mentre le sue labbra si tingevano di un innaturale rosso, lo stesso colore del suo bellissimo e sfarzoso abito da sera, anche quello ormai macchiato in più punti da gocce di quel colore tanto strano e saporito. Ma, dato che per lei non era ancora abbastanza, decise di passare anche al secondo. 《Hey, mio piccolo servo.》 Disse con uno strano tono, afferrando il suo cameriere più vicino per i lunghi capelli viola. 《Di che cosa sai!?》 Chiese, spalancando gli occhi e anche le fauci di denti aguzzi, ancora sporchi di rosso, con aria famelica, scatenando subito il terrore più profondo del povero sventurato. Brandendo di nuovo le posate come spade, la donna ricominciò a gustare grandemente quel sapore tanto raffinato e particolare di cui, ormai, non poteva fare più a meno. Infatti, una volta assaggiato quel piacere tanto perfetto, la donna, diretta discendente di Bezelbù, non voleva più smettere di sentire quel impressionante paradiso sulle sue “raffinatissime” papille. E ogni giorno che passava, l’atmosfera nel castello si faceva sempre più tesa a causa delle continue sparizioni di vari membri del personale. Il cuoco ed entrambi i due camerieri più fidati della padrona erano spariti nel nulla, portandosi dietro gran parte dei maggiordomi e delle donne addette alla pulizia della tenuta, creando un forte senso di allarme negli abitanti rimasti, ma tutti coloro che ancora vivevano in quel luogo maledetto cercavano di non darlo a vedere. Poi, pian piano, i piatti che la loro signora chiedeva ai cuochi si erano focalizzati su un tipo di carne sconosciuta che lei stessa forniva e la quale non poteva più smettere di bramare. Ma non erano queste le cose più terrificanti che turbavano l’anima della gente. Le urla lo erano. Ogni notte, si sentivano grida e implorazioni disperate. Quelle di persone braccate da qualcosa di mostruoso e famelico, che lanciavano mentre invocavano aiuto disperatamente, nella vana possibilità di essere tratti in salvo prima che fosse troppo tardi. A causa di questo, nessuno degli abitanti del villaggio vicino, nemmeno il più spericolato o incosciente, si azzardava anche solo ad avvicinarsi a quel luogo, percependone l’aura di terrore e pericolo. Come se percepissero il sangue che era stato versato e poi avidamente gustato in quel castello. Ma poi, le urla, così come erano misteriosamente cominciate, misteriosamente finirono. Al suo interno, non era rimasto più niente e nessuno. A parte la grande Conchita. Era rimasta da sola senza niente da mangiare. Non importava quanto disperatamente cercasse, anche i cibi più immondi erano terminati. Alla fine, era riuscita sul serio a divorare tutto in questo mondo. Ma poi, osservò la sua mano destra. 《C’è ancora qualcosa che non ho mangiato.》 Disse con un sorriso orribile. L’ultimo inquietante pasto di Utau Conchita. E gli ingredienti erano proprio... se stessa. Costei si consumava con felicità, fino a che non Terminò davvero i suoi disgustosi cibi. Ecco il corpo che aveva divorato qualsiasi cosa, ma nessuno saprà mai qual è il suo sapore.
   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Shugo Chara! / Vai alla pagina dell'autore: Harry Fine