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Autore: Look at Hilda    04/12/2016    0 recensioni
« E Sylas, in cuor suo, voleva quel colore. Ricercandolo ovunque egli andasse, esso si presentava, irraggiungibile e bello come poche altre cose. Incapace d’esser posseduto, capace di possedere. Questo era il rosso, questo non era Sylas, che invece era d’un innocente bianco, che perdeva contro il carminio, che desiderava il carminio, che si lasciava possedere dal carminio. »
Genere: Angst, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bedroom

Coltri disfatte, dall’intenso color carminio, reso più scuro in alcuni punti. In contrasto con le tiepide lenzuola stropicciate, poi, v’era un corpo esile. Pelle candida, come la neve, macchiata in svariati punti da quell’appariscente rosso, che sembrava volersi impossessare del candore, rendendolo sporco

Il proprietario della bella pelle, sistemato al centro del grande letto, strinse tra le dita un piccolo cilindro in carta vergata e tipping paper, flebilmente. Un’effimera cortina di fumo lasciò le rosee labbra, rendendo la sua figura irregolare, difficilmente visibile. Per un secondo, parve che il ragazzino potesse, in qualche modo, fondersi con essa, tanto era instabile la sua presenza. Fumo al fumo, cenere alla cenere. Sylas, per qualche istante, sentì il bisogno di rarefarsi assieme a quella nociva nube bianca, trovandosi però impossibilitato a farlo realmente. 

« Voi sbagliate! Siamo molto superficiali, io e voi. »

[ “Superficiale” [su-per-fi-cià-le] agg. 1) Della superficie, che costituisce la superficie: strato - | Che sta sulla superficie: macchia. 2) Detto di persona, che non approfondisce, che si ferma all’esteriorità delle cose. ]

Il corpo magro, snello, rimase immobile. Muscoli rigidi, come se il fisico fosse composto di gelida porcellana, incolore e fragile, capace di scheggiarsi al minimo urto, destinata ad una vetrina per la sua intera vita. La vergata carta, a poco a poco, svanì. La combustione, di lei, nulla lasciò, come giusto che fosse. Il bianco mai vinceva, surclassato dall’oscuro nero, o dall’indeciso griglio, incapace di scegliere uno dei due lati, destinato a rappresentare una “via di mezzo” che, nella realtà, non esisteva.
I tiepidi raggi del sole, capaci di vincere le tende candide, raggiunsero l’epidermide color latte. Essa venne sfiorata, ancora una volta, ancora una dolorosa volta, da mani sconosciute, simili ad affilate lame, che spezzarono e ripararono quel manto nevoso ch’era l’involucro di Sylas. Labbra screpolate collisero contro quelle morbide, ben curate dell’altro, che non parve realmente interessato a reagire in alcun modo. Il disgusto, presto, si impossessò del giovine dalla bionda chioma, che si sottrasse a quelle attenzioni indesiderate, inadeguate, definendo così la conclusione della notte troppo lunga.

Passi pesanti, rimbombanti in una mente vuota, scossero l’essere del danese, che sigillò le proprie palpebre sottili, facendo incontrare le belle ciglia in una danza composta di silenzi e leggeri fruscii. 
Una serratura, un forte suono che spezzò il silenzio, e poi il nulla ancora una volta. Silenzio avvolgeva il mobilio, silenzio avvolgeva gli ambienti, silenzio avvolgeva l’effimera chimera tremante che stava appollaiata su un letto vuoto, dalle lenzuola fredde e bollenti allo stesso tempo, possedenti troppi odori e troppe storie, ma così poca importanza.

« Non andiamo ben addentro allo scherzo, che è più profondo e radicale, cari miei. E consiste in questo: che l'essere agisce necessariamente per forme, che sono le apparenze che esso si crea, e a cui noi diamo valore di realtà. Un valore che cangia, naturalmente, secondo l'essere che in quella forma e in quell'atto ci appare. »

Cenere dai freddi colori cadde. Si librò nell’aria, pigramente, replicando la danza delle autunnali foglie in caduta libera. E parevan, quasi, identici, se il loro colore non li avesse traditi a quel modo, relegando i due in bene e male, bello e brutto, naturale e innaturale. 
Il carminio tessuto non si lasciò surclassare, però, da quelle minuscole pagliuzze grigiastre. Il colore passionale non demorse, e continuò a brillare, mostrando d’essere il migliore, mostrando di essere l’unico reale colore, vincente su tutti gli altri, desiderato da tutti gli altri. 
E Sylas, in cuor suo, voleva quel colore. Ricercandolo ovunque egli andasse, esso si presentava, irraggiungibile e bello come poche altre cose. Incapace d’esser posseduto, capace di possedere. Questo era il rosso, questo non era Sylas, che invece era d’un innocente bianco, che perdeva contro il carminio, che desiderava il carminio, che si lasciava possedere dal carminio. 

« E ci deve sembrare per forza che gli altri hanno sbagliato; che una data forma, un dato atto non è questo e non è così. Ma inevitabilmente, poco dopo, se ci spostiamo d'un punto, ci accorgiamo che abbiamo sbagliato anche noi, e che non è questo e non è così; sicché alla fine siamo costretti a riconoscere che non sarà mai né questo né così in nessun modo stabile e sicuro; ma ora in un modo ora in un altro, che tutti a un certo punto ci parranno sbagliati, o tutti veri, che è lo stesso; perché una realtà non ci fu data e non c'è, ma dobbiamo farcela noi, se vogliamo essere: e non sarà mai una per tutti, una per sempre, ma di continuo e infinitamente mutabile. »

Sclera bianca, iridi argentee, pupille color pece. Una patina trasparente rese quell’accozzaglia di colori simile a vetro, nella parvenza di una tristezza inesistente, nella parvenza di sentimenti nascosti sotto il pelo dell’acqua, assieme ad un proprietario sbadato, ingenuo. 
Lacrime tiepide avrebbero dovuto lasciare la loro sede, imperlare la pelle, intrecciarsi alle ciglia bionde, solcare un viso giovane, ma segnato da tutto ciò che non era stato. Non lo fecero, però. Le bollenti goccioline trasparenti non si mostrarono, come fossero timide e rudi allo stesso tempo, come si considerassero migliori, come se non pensassero valesse la pena lasciare il loro caldo giaciglio. 

Pagliuzze fragili si poggiarono sulle nude gambe del giovane. Là dove l’epidermide era tesa, là dove palmi caldi avevano spinto con forza, costringendo i lunghi arti inferiori in scomode posizioni innaturali. Le piccole briciole monotone, appoggiatesi sulla pelle, non la danneggiarono. Rimasero immobili ad intervallare il candore altrimenti intoccabile, senza realmente rovinare tale visione. 

Il carminio, intenso e difficilmente ignorabile, rimase immobile a vincere sul freddo nero, sullo spaventoso bianco e sull’indeciso grigio. E Sylas desiderò ancora una volta di appartenere al carminio, desiderò di potersi lasciar possedere da esso, desiderò di poter perdere la battaglia contro di esso. Ma carminio non c’era, battaglia non c’era, possessione non c’era, appartenenza non c’era. Rimaneva solo il bianco, l’innocente e ingenuo bianco, ad intervallare un mare rosso, circoscritto in un solo letto, in lenzuola pesanti capacI di schiacciare il danese, che inconsapevolmente si lasciava soffocare, sino alla mancanza d’ossigeno. Ed il bianco perdeva, e il carminio vinceva.

« La facoltà d'illuderci che la realtà d'oggi sia la sola vera, se da un canto ci sostiene, dall'altro ci precipita in un vuoto senza fine, perché la realtà d'oggi è destinata a scoprircisi illusione di domani. E la vita non conclude. Non può concludere. Se domani conclude, è finita. »

E Sylas, stringendo oramai nulla più che un filtro tra le affusolate dita, rise.

Look at me, now! 
Buonasera! 
Se siete giunti a leggere questo piccolo angolino, evidentemente siete riusciti a reggere anche la storia. Suppongo sia un bene! 
Sono qui a scrivere in questo piccolo spazio per delle veloci spiegazioni, in realtà. Sono certa che molti di voi abbiano capitoben poco di questa storia, dato che è un'autoconclusiva senza capo o coda. Non posso darvi torto, in effetti - - Ma è proprio per questo motivo che sono qui, YAY! 
Sylas Emil Niklaus Jakob Mikkelsen è un personaggio uscito direttamente dalla mia piccola testolina, in un caldiiissimo pomeriggio di Luglio 2016. E' una grandissima fonte di ispirazione, ma sono incapace di portare avanti una storia a più capitoli ( mio malgrado ). Ciò però non significa che vi lascerò solo con un grosso punto interrogativo! Potrete ancora leggere di lui nelle successive OS che scriverò! Sempre che questo mio piccolo pulcino vi abbia incuriosito, ovviamente. 
Nelle successive potrei parlare del suo passato, così come del suo presente o, chissà, anche del suo futuro ( che ho già ideato )! Beh, non mi resta che invitarvi a lasciare una piccola recensione per darmi la vostra opinione e ringraziarvi di essere giunti fin qui! 

Stay tuned, ladies and gentlemen! 
Love, Hilda.

{ P.S. La citazione in corsivo all'interno del testo proveniene da "Uno, nessuno e centomila" di Luigi Pirandello. }
   
 
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