Piccola nota iniziale: i dialoghi in corsivo sono stati presi direttamente dagli ultimi capitoli del manga. Grazie per aver aperto questa storia e buona lettura!
Eravamo
da poco tornati
nell'unico posto sicuro di cui eravamo a conoscenza nelle vicinanze,
ovvero il luogo dove io e Natsu eravamo stati imprigionati dalla
folle Spriggan di nome Dimaria, e Polyushka si stava occupando dei
feriti come meglio poteva.
Io mi sforzavo di seguire
ciò che stava succedendo intorno a me, ma il mio cervello
continuava
ad andare alla deriva mentre i miei occhi, mio malgrado, sembravano
incapaci di abbandonare, anche solo per pochi secondi, il volto
insolitamente tranquillo del mio compagno di team. Ero sollevata di
averlo ritrovato “sano e salvo”, nonostante le
molte ferite,
perché quando mi ero risvegliata in quella stanza, non
più tardi di
un'ora prima, senza vederlo e con nelle orecchie la voce debole e
sconvolta della mia aspirante torturatrice, impossibilitata a
muoversi per il fortissimo colpo ricevuto, avevo davvero temuto il
peggio per lui, pur non riuscendo a spiegarmi razionalmente come
avesse fatto a sparire. Inutile dire che l'arrivo quasi istantaneo di
Happy, Polyushka, Evergreen e Brandish con la notizia che quello che
avevamo scambiato per un tumore anti-ethernano generato dal suo uso
come sempre eccessivo della magia fosse in realtà
qualcos'altro di
più oscuro e potente, mi avesse spaventata ancora di
più, ed era
stato con il cuore in gola che ero uscita di corsa a cercarlo,
trovandolo poco dopo insieme ad Erza e Gray, con il quale doveva aver
appena ingaggiato una tremenda lotta senza esclusione di colpi per
motivi noti solo a loro. Non che fosse raro vederli combattere per
ogni sciocchezza, ma dall'espressione della nostra compagna, oltre
che dalle loro condizioni fisiche non certo buone, avevo avuto
l'impressione, chissà perché, che stavolta ci
fosse sotto qualcosa
di molto più grosso che non vedevo l'ora di scoprire. Per il
momento, però, nessuno dei due avrebbe certo potuto dirmi
qualcosa...
“Nonostante
le gravi
ferite, Gray e Juvia se la caveranno” disse a un
certo punto la
guaritrice, interrompendo dopo chissà quanto il pesante
silenzio che
si era creato nella stanza mentre lavorava.
La sua voce mi fece tornare
bruscamente alla realtà e mi ritrovai a sbattere le palpebre
un paio
di volte ringraziando poi Brandish che ci informava di aver dato una
mano riducendo le dimensioni delle loro ferite, facendomi credere una
volta di più che, nonostante il suo impegno nel negarlo
sempre e
comunque, lei in realtà non si considerava più
una fedele cittadina
di Alvarez in guerra contro Ishgar e Fairy Tail, e sull'onda di
questo lieto pensiero, mi chiesi di nuovo se alla fine ci saremmo
ritrovate a far parte della stessa gilda, unite da una solida
amicizia come avrebbero voluto le nostre madri, a loro volta legate
tra loro da questo meraviglioso sentimento.
Sorrisi
inconsciamente tra me e me immaginandomi pronta a partire per una
missione con lei e il resto della squadra finchè le voci
tristi e
preoccupate di Happy e Charle non mi indussero a prestare di nuovo
attenzione a Natsu. Per quale motivo adesso
avevo di nuovo un gran brutto presentimento su di lui? Dipendeva dal
fatto che nessuno si era ancora pronunciato sulle sue
possibilità di
ripresa o si trattava semplicemente di puro istinto, dettato magari
da ciò che provavo da tempo nei suoi confronti?
“Quella
massa nel suo
corpo... Ora è impossibile per me alterarne la grandezza con
la mia
magia”.
Il giudizio fin troppo duro
di Brandish mi fece improvvisamente mancare la terra sotto i piedi e
dovetti fare un grosso sforzo di volontà per trattenere le
lacrime
mentre spiegava mesta che, qualunque cosa fosse il subdolo nemico che
me lo stava portando via, era ormai talmente forte da superare
persino il suo enorme potere magico.
E come se non fossi già
abbastanza scossa dalla rivelazione, che mi aveva, tra l'altro, fatto
capire quanto effettivamente contassi, senza nemmeno accorgermene,
sul suo prezioso aiuto che già una volta lo aveva salvato
alla
gilda, anche Polyushka ammise a malincuore che persino lei era del
tutto impotente.
“Quella
cosa è un
demone. Non esiste altro modo per descriverlo”
disse lapidaria
Dimaria dall'angolo in cui l'avevamo lasciata, dopo averle stretto ai
polsi delle manette anti-magia per evitare che potesse danneggiarci
ancora.
Al suono della sua voce, mi
girai di scatto profondamente irritata. Come si permetteva lei
di giudicare qualcuno che non conosceva affatto?
“Ti
sbagli!” la
rimbeccai subito. “Natsu è...”
Ma la strega mi interruppe.
“E
tu cosa sai di lui,
precisamente?” mi chiese maligna, spiazzandomi, mio
malgrado, per una frazione di secondo. Effettivamente, non avevo
prove concrete che potessero distruggere o confermare l'una o l'altra
delle due ipotesi...
“Di
sicuro lo conosco
molto meglio di te!” le risposi alla fine,
imbronciandomi e
voltandomi dall'altra parte per non darle la soddisfazione di leggere
l'ombra del dubbio sul mio viso. Sapevo naturalmente di fare la
figura della bambina in questo modo, ma non potevo farci nulla. Per
quanto continuassi a ripetermi che quella donna odiosa non sapeva
niente del mio compagno di team, le sue parole mi disturbavano,
perché sapevo che il Dragon Slayer del fuoco aveva fin
troppe
caratteristiche che indicassero quantomeno la possibilità
che non
fosse del tutto umano. Certo la sua particolare magia, insegnatagli
direttamente da un drago, poteva averci a che fare, ma la stessa
Polyushka, poco prima, aveva affermato cose piuttosto inquietanti che
avrebbero potuto darle ragione. E almeno con me stessa, ero libera di
ammettere che in effetti il mio nakama era stato, stranamente,
parecchio aggressivo con Dimaria e con i malcapitati soldati di
Alvarez che si erano trovati sul suo cammino da qui al luogo in cui
lo avevamo trovato in compagnia di Gray ed Erza, la quale doveva
essersi fatta piuttosto male per fermare la loro lotta, a giudicare
dai segni che aveva sulle mani. Per non parlare del fatto che Natsu
fosse riuscito a muoversi per salvarmi nonostante la Spriggan avesse
bloccato lo scorrere del tempo per potermi sfigurare con comodo
impedendo a chiunque di interferire con il suo folle piano...
Mi sfuggì quasi un sospiro
dopo aver considerato tutto questo tra me e me, ma la posta in gioco
era troppo importante per lasciarle l'ultima parola e io avevo il
dovere di difendere il mio nakama da quelle accuse tanto ingiuste!
“Sarà
anche vero che
Natsu è violento, rozzo e non tagliato per il lavoro di
squadra,
però... è sempre stato schietto e onesto con
tutti. Natsu non ha
alcun lato nascosto... me lo sento dal profondo del cuore”
pronunciai quindi con voce più pacata, lo sguardo triste
fisso sul
volto che conoscevo fin troppo bene, rispondendo così al
nuovo
attacco della Spriggan, che parlando del lato nascosto dei propri
amici non aveva potuto fare a meno di lanciare una piccola
frecciatina a Brandish di cui mi ero accorta a malapena.
Chissà
perché si ostinava a prendere il suo
“tradimento” come un torto
personale? Certo che a volte è davvero impossibile capire
cosa passi
nella testa delle persone...
E a proposito di questo...
Possibile che Evergreen e la mia nuova amica fossero riuscite, al
contrario, a leggere tanto bene nella mia? D'accordo che il mio
discorso appena concluso avrebbe forse potuto far
nascere
qualche ragionevole dubbio al riguardo, ma era proprio necessario
sbandierare ai quattro venti la mia cotta per Natsu che finora avevo
tenuto così gelosamente segreta?!
Mi girai di scatto verso di
loro protestando con voce fin troppo acuta, ma dalle loro espressioni
capii subito che la mia era una battaglia persa e mi voltai di nuovo
verso il mio nakama stranamente indifferente alla sconfitta appena
subita. Per qualche motivo, infatti, nonostante sapessi che era
inutile, non potevo rimanere troppo a lungo senza guardarlo.
“E'
stata l'impulsività
di Natsu a farmi unire a Fairy Tail, sapete?” mi
ritrovai a
pronunciare subito dopo, ricordando il passato con una strana
nostalgia di cui al momento non compresi il significato. “E'
per
questo che...”
Ma non riuscii a concludere
la frase. Mentre lo osservavo in preda a quello strano sentimento,
infatti, mi accorsi di qualcosa di terribile che mi spense di colpo
la voce in gola: dal corpo di Natsu aveva preso a uscire del fumo...
Intorno a noi si scatenò il
caos, ma le parole dei miei amici mi arrivarono a malapena al
cervello confuse e ovattate, come se fossimo a grandi distanze
anziché solo a pochi metri gli uni dagli altri,
perché nella mia
mente in quel momento c'era posto soltanto per il terrore.
“Ehi,
Natsu!” lo
chiamai in preda al panico, chinandomi su di lui e provando a
scuoterlo, accorgendomi con orrore che il suo corpo era decisamente
molto più freddo
del solito.
“Natsu!
Ti prego! Apri
gli occhi!” cominciai a ripetere disperata, con le
lacrime già
pronte a uscire, facendo così comprendere anche agli altri
che stava
accadendo qualcosa di terribile.
Stranamente, questa volta ci
misero qualche secondo a reagire e in quel breve lasso di tempo, io
continuai a gridare il suo nome supplicandolo di resistere e di
aprire gli occhi, dimenticandomi quasi, a un certo punto, che non
eravamo da soli.
Stavo per accasciarmi sul
suo petto in preda ai singhiozzi quando Polyushka mi spinse via
bruscamente come quando Happy, svariate ore prima, lo aveva riportato
alla gilda privo di sensi dopo che il nostro compagno aveva provato
ad affrontare Zeref, ordinandomi di spostarmi e lasciarla lavorare.
Ovviamente obbedii subito
scostandomi un poco, senza però osare allontanarmi di molto.
Per
qualche motivo, anche se era sciocco, non me la sentivo di
“lasciarlo
solo” e mentre la guaritrice lo visitava, fui sul punto di
stringergli la mano in una muta richiesta, forse, di non
abbandonarmi, o magari nel vano tentativo di infondergli coraggio per
aiutarlo a combattere quella maledetta massa non identificata che lo
faceva stare tanto male. Non poteva essere che proprio Natsu...
Non riuscii nemmeno a finire
il pensiero e mi concentrai sul suo volto immobile e sofferente,
accorgendomi solo ora che il fumo era sparito dopo che io l'avevo
toccato. Era stato solo un caso o davvero, in qualche modo, ero
riuscita a bloccare, chissà come e per chissà
quanto, il misterioso
fenomeno che, lo sentivo, ci avrebbe portato solo guai?
“Si
mette male! La sua
temperatura corporea continua a diminuire!” disse
agitata la
guaritrice dopo una rapida visita, mentre il
povero Happy, in preda al panico, incitava a sua volta l'amico a non
mollare.
“Abbraccialo,
Lucy,
presto!” ordinò poi la donna rivolta a me con lo
stesso tono
urgente di poco prima.
“Co-come?”
domandai
stupidamente io, con una voce che non sembrava nemmeno la mia,
sentendomi però le guance in fiamme prima ancora di aver
recepito
bene il messaggio. Non che mi dispiacesse stringerlo a me, ma era
imbarazzante farlo davanti a tutti, anche se era sicuramente per una
buona causa, però... se davvero la situazione era
così disperata,
come avrebbe potuto un mio abbraccio risolvere
tutto? Volevo
aiutarlo, ovviamente, ma non ero certo io la guaritrice lì,
e non
riuscivo proprio a capire come un gesto simile potesse cambiare le
cose.
“E'
la nostra ultima
spiaggia... Possiamo solo provare ad alzare la sua temperatura
corporea. Possiamo solo pregare... che il calore e i sentimenti di
un'altra persona possano generare un miracolo” mi
spiegò la
donna preoccupata e leggermente spazientita.
Le sue parole mi
galleggiarono nel cervello per qualche secondo prima che potessi
capirle davvero, ma ebbi tutto il tempo necessario ad arrossire
violentemente mentre realizzavo, con un tuffo al cuore, le possibili
implicazioni di quel discorso. Questo voleva forse dire che, in quel
momento, l'unica in grado di aiutare Natsu fossi proprio io?
“D'accordo”
mormorai
alla fine, ancora tutta rossa, sforzandomi di concentrarmi sul volto
che conoscevo tanto bene anziché sul corpo inerte del mio
compagno
improvvisamente tanto fragile.
Seguendo le istruzioni di
Polyushka con un lieve tremito che speravo non si notasse, lo
sollevai delicatamente stringendolo a me cercando intanto di impedire
alle lacrime di scorrermi di nuovo sulle guance sentendolo tanto
freddo. E se fosse stato troppo tardi?
Mi sforzai di scacciare
quell'orribile pensiero ripetendomi qualche volta che la guaritrice
di fiducia della nostra gilda sapeva sicuramente cosa stava facendo,
e prima che potessi rendermene conto, la testa del mio drago era
già
appoggiata sul mio petto a solleticarmi la pelle con i suoi ciuffi
ribelli e un caldo mantello ci aveva improvvisamente coperti. Per
quanto sembrasse incredibile, infatti, la donna si era appena
sfilata il suo sistemandocelo intorno nel tentativo di generare un
maggiore calore che potesse aiutarlo a riprendersi più in
fretta.
“Cerca
di muoverti il meno
possibile, adesso, e abbraccialo stretto per trasmettergli tutto il
calore che puoi” mi disse l'anziana maga, osservandoci
preoccupata,
quando provai ad alzare lo sguardo.
Annuii solo, incapace di far
uscire la voce senza scoppiare a piangere, e me lo strinsi dolcemente
contro il più possibile, rabbrividendo per il freddo o forse
per la
paura che il contatto con la sua pelle mi procurava.
“Si
riprenderà, vero?”
domandò a quel punto Happy spaventato, guardando implorante
la donna
inginocchiata al suo fianco, e lei, stranamente, si addolcì
mentre
cercava di rassicurarlo.
“Spero
di sì, ma in ogni
caso, questo è il meglio che possiamo fare in questo
momento” gli
spiegò tristemente e l'Exceed abbassò lo sguardo
con gli occhi
pieni di lacrime.
E qui fui costretta a
distogliere i miei per evitare di peggiorare la situazione inzuppando
il mio nakama con il torrente caldo e salato che minacciava di
scorrermi prepotente sulle guance, conscia che se avessi iniziato,
probabilmente
non avrei smesso più.
“Coraggio,
Natsu”
mormorai appena, augurandomi che nessuno mi avesse sentita. Ormai non
mi importava più di essere smascherata (anche
perché le care
Brandish ed Evergreen avevano già provveduto a svelare a
tutti il
mio segreto), ma mi dispiaceva per il povero Happy, che guardava
l'amico con una tale paura e disperazione che il mio cuore sembrava
sul punto di spezzarsi al solo incrociare di sfuggita il suo sguardo
affranto.
Abbassai di nuovo la testa
desiderando improvvisamente di coprire di baci quei lineamenti che
mai avevo visto immobili tanto a lungo e mi preparai ad attendere
senza smettere di parlargli stupidamente con il pensiero come se lui
potesse davvero sentirmi.
“Non
mollare, Natsu, tu
non sei uno che si arrende così facilmente. Non farlo
adesso, ti
prego. Tu devi vivere. Fairy Tail non sarebbe più la stessa
senza di
te e nemmeno io. Non so come sia potuto succedere, ma ormai non
potrei più vivere senza averti al mio fianco” gli
ripetei
mentalmente ancora e ancora, con disperazione sempre maggiore man
mano che quel dannato silenzio denso e pesante si protraeva
all'infinito, dandomi l'impressione di essere immersa in una massa
soffocante in cui gli unici suoni erano quelli provocati dal mio
stesso cuore che pompava impazzito facendomi rombare il sangue nelle
orecchie.
Nessuno, infatti, osava
muoversi o parlare, ed ero certa che anche gli altri stessero
trattenendo il respiro come me in attesa di un minimo segno di
ripresa da parte del povero Natsu, che ben lungi dal migliorare,
diventava invece sempre più pallido e freddo.
Di tanto in tanto, a
intervalli di quelli che a me sembravano ore ma che in
realtà erano
probabilmente pochi minuti, Polyusha si sporgeva verso di noi per
tastargli il polso e controllare il respiro, scuotendo appena la
testa con aria triste e impotente mentre tornava al suo posto
facendomi mancare ogni volta un battito.
Io in realtà sapevo meglio
di tutti com'era la situazione, visto che continuavo a stringerlo a
me nel nostro bozzolo caldo, ma vederne la conferma sul volto di
quella donna, in genere così apparentemente indifferente a
ciò che
le succedeva intorno, era ancora peggio che avvertire sulla mia
stessa pelle la gravità della situazione.
Per una volta, desiderai
stranamente di avere a portata di mano tutti gli abiti più
caldi e
coprenti che avevo nell'armadio e nei cassetti, quelli che in genere
non mettevo mai, solo per poterli
avvolgere intorno al corpo innaturalmente freddo del mio compagno di
team, ma per qualche motivo che non capivo, una parte di me era
più
che certa che non avrebbero funzionato nemmeno quelli. Possibile che
ormai non ci fosse proprio più niente da fare?
Prima che potessi fermarmi,
a un certo punto alzai gli occhi lucidi e rossi di pianto su
Polyushka, supplicandola con lo sguardo di fare qualsiasi cosa mentre
Happy mormorava il nome dell'amico, che però, nonostante il
tono
basso che aveva usato, risuonò nelle orecchie di tutti come
se
l'avesse urlato, ma lei si limitò a guardarmi triste e
rassegnata
scuotendo la testa.
Io, per tutta risposta,
abbassai la mia mordendomi forte le labbra e stringendo ancora di
più
la presa, facendo intanto uno sforzo sovrumano per non far uscire il
grido di rabbia e dolore che mi premeva nel petto ostruendomi la gola
ormai dolorante mentre alcune lacrime traditrici mi sgorgavano dagli
occhi solcandomi bollenti le guance.
“Mi
dispiace, Lucy. Non
avrei dovuto sciogliere la magia che avevo fatto per arginare il
problema” disse poco dopo Brandish con la voce leggermente
spezzata, posando su di me uno sguardo sicuramente dispiaciuto e
forse anche timoroso, data l'incertezza nella sua voce, ma io non la
consideravo colpevole. Poteva sembrare strano visto che, a rigor di
logica, la situazione era tragicamente peggiorata grazie al suo
maldestro tentativo di salvare le apparenze con la sua ex alleata
Dimaria, ma in qualche strano modo, sapevo per certo che tutto
questo, presto o tardi, sarebbe accaduto comunque. Se soltanto avessi
saputo anche, con la stessa sicurezza, cosa avremmo dovuto fare per
salvargli la vita...
“Non
è stata colpa tua,
Brandish” mormorai distrutta, rinunciando alla fine ad alzare
la
testa per guardarla negli occhi e farle capire che ero sincera.
Sapevo che solo così non mi avrebbe mai creduta, e riuscii
quasi a
immaginarmi la sua espressione dubbiosa e colpevole, e persino lo
sguardo carico di risentimento che di sicuro aveva rivolto alla sua
vecchia amica, o forse nemmeno, quando tutti la sentimmo emettere uno
strano verso che avrebbe potuto esprimere qualsiasi cosa, ma non
potevo fare diversamente. Il petto mi doleva, la gola mi bruciava e
la testa sembrava sul punto di esplodere sotto la pressione di tutti
quei pensieri terribili e angosciosi, che si mischiavano a struggenti
immagini di risate e sorrisi, avventure meravigliose al limite
dell'impossibile, a volte persino lacrime e arrabbiature per motivi
vari che ora mi parevano soltanto incredibilmente futili paragonate a
ciò che stavo vivendo, alla minaccia di non avere
più accanto a me
una persona speciale alla quale non avrei mai voluto rinunciare per
nulla al mondo.
“Perché,
Natsu? Perché
proprio tu?” mi ritrovai a chiedermi a quel punto,
maledicendomi
subito dopo. Cosa volevano dire quelle domande? Significavano forse
che avrei preferito rinunciare a qualcun altro dei miei compagni?
“No,
non era questo quello
che volevo dire” pensai con sicurezza, realizzando che in
realtà
si stava ripetendo la stessa situazione che si era già
verificata
tanti anni prima alla morte di mia madre Layla. Anche allora mi ero
ripetuta ossessivamente, nel silenzio della mia stanza o dell'enorme
giardino, le stesse identiche frasi, e pensando alla donna che aveva
significato tanto per me, mi ritrovai a supplicare persino lei e
chiunque altro di darmi un consiglio qualsiasi su come affrontare
tutto questo, fornendomi la forza per non crollare per il bene di
Natsu e di tutti gli altri, chiedendone, già che c'ero,
anche un po'
per il mio compagno, in quel momento impegnato, ne ero sicura, in una
furiosa lotta con ciò che cercava di portarcelo via, che
però, a
giudicare dal freddo che sentivo sotto le dita e su ogni centimetro
di pelle, coperta o scoperta che fosse, stava avendo purtroppo la
meglio.
“Ti
prego, resisti. Ci
sono io con te” gli dissi mentalmente, mentre le lacrime mi
sgorgavano rapide dagli occhi.
“Natsu...”
lo chiamò a
sua volta Happy disperato, e in quel momento i nostri occhi si
incrociarono per un attimo, e in quei pochi secondi di contatto,
potei leggere con sicurezza tutto il dolore e la paura che stava
provando, trasmettendogli probabilmente le medesime sensazioni, ma
comunicandoci
anche a vicenda la solidarietà che sentivamo l'uno per
l'altra in
quel frangente così drammatico, e tutto questo ci
portò quasi,
incredibilmente, a sorriderci, mentre realizzavamo all'improvviso che
in quel momento eravamo vicini come non lo eravamo mai stati,
provando anche uno strano sollievo, in un certo senso, all'idea di
non essere soli.
Prima che uno di noi due
potesse dire o fare qualsiasi altra cosa dopo quell'accenno di
sorriso e quello scambio di emozioni, un violento brivido scosse il
corpo del nostro amico facendo mancare, ne sono sicura, un battito a
entrambi mentre riportavamo velocemente lo sguardo sul povero Natsu,
che aveva iniziato ad agitarsi come in preda a un incubo.
La situazione era strana, e
una parte di me mi diceva anche che probabilmente avrei dovuto
preoccuparmi, ma non potei comunque fare a meno di sorridere, di
nuovo carica di speranza, notando quelli che in realtà erano
solo
lievi movimenti, i quali indicavano però che la vita
lentamente
ritornava, e in silenzio, ringraziai felice mia madre e tutti coloro
che dovevano per forza aver ascoltato le mie preghiere disperate
mentre, insieme all'Exceed, pronunciavo tremante il nome del ragazzo
che amavo.
Il mio sguardo e quello di
Happy si incrociarono di nuovo per un attimo parlando questa volta
dell'esultanza che trattenevamo a stento mentre anche gli altri si
avvicinavano e Polyushka lo controllava per l'ennesima volta,
dimostrando per un attimo un sollievo che al momento non colsi.
“Continua
a riscaldarlo,
Lucy, ma rimani immobile, mi raccomando” mi disse con voce
stranamente malferma a cui però, di nuovo, nessuno di noi
fece molto
caso.
In preda a una strana
euforia, mista a un inspiegabile timore, annuii soltanto, impedendomi
a stento di cullarmelo un po' tra le braccia, rimproverandolo anche, in
maniera sicuramente non troppo sentita, per il terribile spavento che
mi aveva fatto prendere.
In realtà era ancora
presto, lo sapevo, per dire che ormai fosse fuori pericolo, ma il
solo fatto di sentire un pochino più chiaramente il battito
del suo
cuore, me lo faceva già immaginare di nuovo sveglio e in
ottima
salute a fare confusione nella gilda o nel mio appartamento.
Mentre ero persa nelle mie
fantasie di una vita di nuovo normale alla fine della guerra contro
l'impero di Alvarez, non distolsi mai lo sguardo dal suo volto
tormentato sforzandomi di ignorare la fastidiosa vocina che mi
avvertiva di non sottovalutare quei minuscoli segnali di sofferenza
che ci stava mandando e che forse, in un'altra occasione, avrei
anche potuto cogliere più chiaramente, ma mentre ancora lo
abbracciavo per continuare a trasmettergli il mio calore che forse
l'avrebbe salvato, ingenuamente, mi rifiutai di darle ascolto, e per
tutta risposta, non smisi un solo istante di accarezzarlo idealmente
come se sperassi davvero, in questo modo, di far distendere
finalmente quei lineamenti tesi dalla sofferenza che affrontava da
solo.
“Zeref...”
mormorò a un certo punto il mio nakama con voce a malapena
udibile,
sorprendendoci tutti e facendomi nascere all'istante la speranza di
vedere finalmente aperti i suoi bellissimi occhi, che fin dal nostro
primo incontro, probabilmente, mi avevano stregata, ma quelli
rimasero chiusi come se parlasse nel sonno.
Inizialmente non feci
neanche caso alla parola che gli era sfuggita dalle labbra, ma
vedendo i volti sconvolti e preoccupati dei miei compagni, intuii che
doveva essersi trattato di qualcosa di molto serio.
Prima che potessi domandare,
però, con un leggero imbarazzo misto a quella paura
strisciante che
mi scivolava addosso silenziosa e terribile come un serpente nelle
sue ingannevoli carezze, il Dragon Slayer parlò di nuovo.
“Zeref...”
ripetè
sofferente. “Zeref... Io lo...
sconfiggerò...” continuò
subito dopo, facendomi irrigidire. Ma cosa stava succedendo?
Perché
tutt'a un tratto sembrava così... ossessionato dal mago
oscuro?
“Natsu...
Non pensare
più a lui...” lo supplicò
Happy, stranamente sull'orlo delle
lacrime, avvicinandosi tremante al nostro compagno fino a prendergli
delicatamente una mano.
Che stava succedendo, così
all'improvviso? Capivo che l'Exceed potesse essere scosso all'idea
che l'amico di sempre, dopo aver seriamente rischiato di morire per
questo, volesse di nuovo affrontare il nostro nemico più
potente, ma
chi gli diceva che fossero queste le sue vere intenzioni? Magari
Natsu stava semplicemente sognando la battaglia avvenuta diverse ore
prima o qualcosa del genere, no?
“Ti
prego, Natsu...
lascia perdere Zeref... Se lo ucciderai... io so... che morirai anche
tu...” continuò però il
nostro piccolo amico con la voce
rotta da singhiozzi sempre più forti e le guance inondate di
lacrime, facendomi gelare il sangue nelle vene.
“Io
non voglio...”
insistette infine, disperato, senza smettere di scuotergli
leggermente la mano come se cercasse di attirare la sua attenzione,
ma il nostro compagno non diede segno di aver capito una sola parola
dell'intero discorso.
Per quanto riguarda me,
però, avevo capito fin troppo invece. Cosa significava la
frase che
se Natsu avesse ucciso Zeref, sarebbe morto anche lui? Happy non
voleva sicuramente dire ciò che avevo sentito, vero? Per
quale
motivo, del resto, il nostro Natsu avrebbe dovuto essere collegato al
più temibile mago oscuro che il mondo avesse mai conosciuto,
nato
più di 400 anni prima? Probabilmente... l'Exceed voleva dire
che il
nostro compagno non aveva speranze di batterlo, visto il disastroso
precedente, e che quindi sarebbe stata una follia riprovarci, giusto?
Doveva per forza essere così...
Peccato però che in quello
stesso istante, qualcosa dentro di me urlasse disperatamente il
contrario suggerendomi senza pietà che il nemico stavolta
avrebbe
vinto perché, ne ero sicura, nessuno di noi avrebbe mai
osato
sacrificare un nostro compagno pur di ottenere la vittoria.
Erano più o meno questi i
miei pensieri mentre metabolizzavo a fatica quelle terribili parole
che mi risuonavano ossessive nella testa, facendomi essere poco
presente nel momento in cui qualcuno, evidentemente incredulo e
confuso quanto me, chiese al gattino cosa volessero dire quelle
strane parole, ma lui ormai, troppo preso dal suo sfogo, non
ascoltava più nessuno.
“Ti
prego... salva Natsu!
Ti prego! Io non... non ce la faccio più!”
implorò disperato in
un fiume di lacrime, stringendo con forza l'amico e cominciando
finalmente a rivelare con estrema fatica, tra i singhiozzi che lo
interrompevano spesso, rendendo quasi incompresibili le sue parole, e
l'incredulità generale, la terribile verità
appresa da Zeref in
persona durante quel maledetto combattimento che avrebbe potuto
costare la vita al nostro compagno.
“Quindi
se Zeref
morisse... anche Natsu morirebbe?” domandai a un
certo punto,
sentendomi quasi mancare. Non era possibile... Avevo ragione
allora... E adesso?
In realtà non è che avessi
capito bene come questo fosse possibile, visto che il povero Happy,
arrivato a quel punto del racconto, non era più riuscito a
continuare, ma almeno questa parte l'avevo afferrata.
Guardai incredula il mio
compagno di tante avventure e lo strinsi più forte con le
lacrime
agli occhi.
Si era calmato adesso, ma
vedevo ancora la sofferenza sul suo volto, e di nuovo mi chiesi come
fosse stato possibile tutto questo. Natsu e gli altri Dragon Slayer
erano bambini venuti dal passato grazie al portale Eclipse che tanti
anni prima era stato, in un certo senso, la causa ultima della morte
di mia madre... Probabilmente avrei dovuto provare, come minimo, un
certo risentimento per questo, ma sapevo che i piccoli non ne avevano
alcuna colpa, e nemmeno le altre persone coinvolte. Loro, in fondo,
avevano agito con le migliori intenzioni per liberare il mondo da
quel mostro di Acnologia, che dalle informazioni che avevo raccolto
negli anni, per non parlare di ciò che io stessa avevo visto
e
sentito durante il suo attacco a Tenroujima, rappresentava davvero la
minaccia più grande per tutti, ma faticavo a credere che
questa
fosse la verità. Non che avessi motivo di dubitarne, sia
chiaro, ma
mi sembrava di essere finita, chissà come, in uno dei
racconti che
amavo tanto leggere e scrivere... solo che questa era la
realtà! E
purtroppo, viverla di persona non era affatto facile né
piacevole...
In quel momento il mio
compagno tremò più forte tra le mie braccia,
mormorando qualcosa
che non riuscii a comprendere, e la mia attenzione fu di nuovo tutta
per lui.
“Chissà
come devi
soffrire, Natsu...” pensai affranta, osservandolo agitarsi,
mentre
Happy tremava come una foglia di fronte a me, in condizioni pietose
per aver pianto tanto accoccolato sul fianco del suo migliore amico.
Mi si strinse il cuore a
vederlo così e desiderai abbracciare forte anche lui, certa
però
che questo non sarebbe bastato a lenire il dolore che sentiva dentro.
Del resto anch'io, per quanto mi sforzassi di non pensarci e restare
lucida per trovare una soluzione al problema, mi sentivo come
lacerata sotto il peso dei continui colpi emotivi ricevuti nelle
ultime ore.
Avvertivo intanto gli
sguardi degli altri su di me, ma sapevo che se avessi visto i loro
volti o ascoltato le loro parole di consolazione, sarei crollata. E
in quel momento avevo bisogno di concentrarmi solo sul terribile
enigma che Zeref ci aveva posto davanti, per questo mi chiesi a un
certo punto se fosse il caso di esporre il quesito alla Prima Master.
Dopotutto, lei era stata soprannominata la “Fata
tattica”
quand'era in vita, e ci aveva più volte dimostrato di
meritare
davvero quel titolo. Forse lei sarebbe stata in grado di suggerirci
un modo per battere il mago oscuro, responsabile in fondo anche delle
sue condizioni, senza uccidere Natsu...
Da quel che aveva detto
Happy, mi era infatti sembrato di capire che il nostro nakama avesse
iniziato a star male poco dopo che il famoso libro di E.N.D. era
stato colpito da uno strano raggio, e anche se sapevo della
maledizione di Ankheseram che affliggeva Zeref grazie al racconto
della Prima master, mi sembrava impossibile che riuscisse a
comportarsi in quel modo con l'amato fratellino appena ritrovato,
scaricandogli sulle spalle un enorme fardello mentre gli infliggeva,
oltretutto, una condanna simile. E pensare che era iniziato tutto per
la sua testardaggine di riaverlo al suo fianco! Si rendeva conto,
almeno, di ciò che faceva e delle conseguenze che le sue
azioni
avrebbero avuto anche su tante altre persone che erano state vicine
al povero Natsu? Forse sì, e magari era anche per questo che
desiderava tanto morire, ma non era possibile che, comunque andassero
le cose, per tutti noi sarebbe stata la fine!
Certo quel mago mi faceva
una gran pena se solo pensavo a ciò che aveva sopportato per
secoli
nella più completa solitudine, e sapevo anche che in
realtà non era
nemmeno colpa sua se la situazione era questa ma... non riuscivo
proprio a capire come avesse potuto arrivare a tanto per riportare in
vita il fratello, evidentemente allo scopo di farsi uccidere, per poi
portarlo via con sé alla propria morte. Era stata una
tattica del
“vero Zeref” per far scomparire con lui tutti i
demoni che aveva
creato perché non facessero più danni o si era
trattato solo di un
effetto collaterale, che mi auguravo però potesse valere
solo per
gli altri? Mi rendevo conto che era impossibile, perché se
lui
stesso aveva affermato questo piangendo, doveva essere la
verità, ma
non volevo rassegnarmi. Io non potevo vivere senza Natsu e non
accettavo assolutamente il fatto che, se non ci stato Happy a fermarlo
appena in tempo, sarebbe
stato capace di sacrificarsi per noi senza curarsi della sua sorte,
ma da quel che avevano affermato i demoni di Tartaros, era questa la
loro natura. In fondo, erano stati creati apposta per uccidere con
ogni mezzo il mago oscuro, e il nostro compagno, per quanto questo ci
ferisse, in fondo era come loro alla fine...
“No!
Questo non è vero!
Natsu è un mago di Fairy Tail, è uno di noi! Lui
non può essere un
demone e non morirà con Zeref!” ripeteva disperata
una voce dentro
di me mentre le lacrime mi scendevano dagli occhi da chissà
quanto
tempo, ma per quanto forte gridasse, non riusciva comunque a
cancellare la realtà, che restava invece, terribile e
beffarda, ben
presente nella mia mente sconvolta come nel mio cuore ferito...
“L-Lucy”
mormorò a quel
punto una voce a me ben nota che mi fece mancare diversi battiti e
alzare di scatto la testa.
“Natsu...”
mormorai io
con una strana voce, constatando tristemente che il dolore doveva
avermi fatta impazzire visto che mi sembrava di rivederlo cosciente
tra le mie braccia.
“Lucy...
perché piangi?”
mi chiese sorridendo mentre un paio di lacrime gli atterravano sul
viso.
“Io
sto bene... davvero”
continuò poi in un soffio, sollevando lentamente una mano
verso il
mio volto.
“No
che non stai bene,
idiota! Che ti è saltato in mente di ridurti
così?” lo sgridai
istintivamente, pentendomene subito dopo, quando mi accorsi fin
troppo bene della smorfia di dolore che aveva cercato di trattenere
con pessimi risultati.
“Non
è niente. Mi
riprenderò, vedrai” provò a
rassicurarmi il mio nakama con quel
sorriso che era solo una pallida ombra di quello che faceva di solito
a causa del dolore che gli velava gli occhi mentre io mi
rimproveravo. Ma come, lui soffriva tanto, rischiava di
morire di
lì a poco, e io non sapevo far altro che trattarlo
male?
Nel frattempo, avrei voluto
ribattere in qualche modo a quell'affermazione così falsa,
ma la
voce si rifiutava di uscire lasciando parlare solo le lacrime che mi
scendevano a fiotti sulle guance mentre mi sforzavo di calmarmi senza
alcun risultato apprezzabile.
“Basta,
Lucy... Non
piangere, dai” mi disse dolcemente poco dopo, cercando di
asciugarmele di nuovo con quella mano troppo fredda, ma io, per
quanto desiderassi accontentarlo, non riuscivo proprio a smettere.
“Lucy...
Andrà tutto
bene, vedrai. Ho ancora... troppe cose da fare... prima di
morire”
riprovò lui, tentando di scherzare, nonostante fosse fin
troppo
chiaro che in realtà soffrisse terribilmente e facesse
sempre più
fatica a parlare.
“Smettila,
Natsu. Non
serve mentire... Tanto lo so che non è vero”
ribattei alla fine,
radunando tutte le mie forze. Sapevo che lui cercava solo di
rassicurarmi e di non farmi soffrire troppo, magari tentava anche di
tranquillizzare se stesso, o più semplicemente, si rifiutava
di
arrendersi all'inevitabile, ma quale che fosse la ragione, questo suo
modo di fare mi risultava comunque insopportabile. Era mai possibile
che non potessi proprio far niente per aiutarlo? E pensare che lui,
con me, l'aveva fatto centinaia di volte nel corso degli anni...
“Cosa
dici, Lucy? Ti ho
detto che non morirò... e sarà così.
Andrà tutto bene, vedrai”
insistette lui, trattenendo a fatica i lamenti sempre più
frequenti,
nonostante cercassimo entrambi, forse, di fingere di non
accorgercene.
“Non
parlare più, Natsu.
Non sforzarti” lo supplicai dopo un po', abbracciandolo forte
e
appoggiando un attimo la fronte contro la sua nel vano tentativo di
lenire un po' le nostre sofferenze.
Chiusi gli occhi a quel
contatto e sospirai forte aspirando per un attimo il suo odore,
desiderando di averlo fatto tanto tempo prima, quando avremmo potuto
goderci davvero, tutti e due, la vicinanza l'uno dell'altra. Un vero
peccato non poter tornare indietro per cambiare questo fatto, e
cercare magari una soluzione al guaio che rischiava ora di dividerci.
“Natsu...”
ripetè di
nuovo il piccolo Happy, che di tanto in tanto aveva provato a sua
volta a parlargli alternando suppliche, rimproveri e promesse come
avevo fatto anch'io, e questa volta, con mio sommo orrore, il Dragon
Slayer non rispose subito.
“Happy”
lo chiamò dopo
qualche secondo, continuando ad accarezzargli piano la morbida
testolina, muovendosi appena per guardarlo teneramente da sopra la
spalla.
L'Exceed alzò il musetto in
attesa, preoccupato quanto me per quell'insolita manifestazione di
debolezza che il nostro compagno si era evidentemente sforzato di
evitare fino a quel momento.
Lui prese un bel respiro e
aprì la bocca per rispondere, ma fu interrotto da un
violento
brivido, il quale gli costò anche un pietoso lamento che
risuonò
stranamente lugubre tra le pareti vecchie e spoglie che ci
circondavano, spingendoci a chiamarlo spaventati mentre anche
qualcun'altro, impressionato e dispiaciuto, diceva qualcosa che non
capii.
“Natsu!”
ripetei in
ansia, vedendo che aveva chiuso gli occhi respirando affannosamente.
Gli presi una mano e provai a stringergliela con più forza
di quanto
avessi voluto, aspettando trepidante una risposta che non
arrivò per
svariati secondi troppo lunghi, durante i quali rischiai davvero di
annegare nella paura e nella disperazione che sentivo dentro, ma non
volli cedere a un'altra crisi di pianto. Era stato lui stesso a
dirmi, poco prima, che le mie lacrime lo facevano stare peggio, e io
non volevo certo farlo soffrire ulteriormente.
“Lucy...
Happy...” esalò
infine a fatica ma con urgenza, lottando evidentemente per
costringere gli occhi ad aprirsi di nuovo.
“Dimmi,
Natsu... Sono qui”
gli rispondemmo in coro, stringendo entrambi la presa per fargli
sentire la nostra vicinanza.
“Ragazzi...”
ritentò
lui, con quella che mi parve paura nella voce.
“Siamo
qui, Natsu.
Coraggio” provai a rassicurarlo, sollevando appena verso di
me la
mano che continuavo a tenergli, e con mio sommo sollievo, vidi
finalmente i suoi occhi puntarsi nei miei.
Mi sorrise felice e
sofferente e cercò di ricambiare la mia stretta e
accarezzare
l'Exceed strappando un triste sorriso a me e un singhiozzo mal
trattenuto a lui, prima di sospirare di nuovo e prepararsi a parlare.
“Mi
dispiace, ragazzi...
Vi voglio bene...” sussurrò con una voce a
malapena percettibile
che però risuonò comunque forte e chiara nel
silenzio assordante,
sorridendo un'ultima volta prima di chiudere gli occhi e reclinare la
testa di lato, improvvisamente senza forze.
“Natsu!
Natsu!” gridai
disperata, stringendolo forte, appena realizzai, dopo averlo visto
accasciarsi sul mio braccio come al rallentatore, che il suo cuore si
era fermato, e a quel punto sia io che Happy demmo libero sfogo, in
un attimo, al nostro dolore, soffocando quasi nei nostri stessi
singhiozzi.
“No!
Non... non morire,
Natsu... Non lasciarmi!” ripetevo con la forza della
disperazione
nonostante sapessi che ormai non poteva più sentirmi.
Perché era
dovuto succedere tutto questo?
A malapena mi accorsi dei
movimenti degli altri e del fatto che ci stessero dicendo qualcosa,
ma non mi mossi finché non sentii delle mani afferrarmi per
le
spalle e costringermi a sollevarmi, facendomi così
incontrare lo
sguardo sofferente ma determinato di Polyushka che disse a entrambi
di spostarci e farlo stendere.
Io la guardai tremando
cercando di ribattere, perché non volevo lasciarlo andare,
ma lei,
con voce stranamente dolce ma ferma, ripetè l'ordine
aggiungendo di
fidarmi, perché forse, e sottolineò il forse,
poteva esserci ancora
una speranza.
A quel punto obbedii
supplicando di nuovo in silenzio chiunque mi venisse in mente mentre,
dopo avergli dato un leggero bacio sulla fronte chiedendogli scusa,
lo adagiavo delicatamente a terra, stupendomi allo stesso tempo di
quanto sembrasse improvvisamente piccolo, fragile e inoffensivo, prima
di
prendere in braccio Happy, così caldo e morbido in confronto
al
povero Natsu, stringendolo forte per dare sollievo a entrambi.
La donna appoggiò una mano
sul petto del mio nakama con espressione seria e concentrata, ma
prima che potesse fare qualsiasi cosa, dal suo corpo si alzò
di
nuovo quello strano fumo subito seguito da fiamme altissime, che quasi
ce lo nascosero alla vista, mentre un'aura nera e potentissima faceva
il resto.
Sentii l'esclamazione di
sorpresa della guaritrice e le grida degli altri mentre osservavo la
scena orripilata e spaventata, un braccio davanti al viso per
proteggerlo dal calore e l'altro intorno all'Exceed, una paura
indescrivibile negli occhi e nel cuore e un solo pensiero nella
mente: il terribile demone si era svegliato.
Angolo
autrice:
Ciao
a tutti! Siete sopravvissuti alla storia? Spero di sì e che
vi sia
piaciuta almeno un pochino.
Come
forse si sarà capito, lunedì scorso non ho
trovato per nulla
soddisfacente l'idea di Mashima di far spogliare Lucy per salvare
Natsu, e così ho pensato di rimediare creando forse delle
scene fin
troppo drammatiche ma che, secondo me, avrebbero anche potuto starci
in un momento simile. Vi assicuro che non avrei voluto pubblicarla
oggi, a così breve distanza dalla “versione
ufficiale” della storia, ma
a causa di un problema tecnico avvenuto ieri sera quando sono
finalmente riuscita a sistemarla come si deve (o almeno spero), ho
dovuto rimandare. Nel caso in cui qualcuno si foste
chiesto cos'altro avesse architettato la mia testolina per questi
malcapitati personaggi al risveglio di E.N.D, sappiate che con questa
storia, avrei dovuto mettere subito anche il seguito, cosa che ho
intenzione di fare entro stasera o domani al massimo.
Passando
ad altro, spero che mi lascerete un commentino anche piccolo per
dirmi cosa ne pensate di questa prima parte (niente maledizioni
né
armi proprie o improprie, però, grazie), e ne approfitto
intanto per
chiedervi anche un consiglio. Premettendo che non ho mai capito
veramente in cosa consistesse il genere “angst”,
pensate che con
una storia simile ci sarebbe stato bene o sono fuori strada? Grazie a
chi risponderà e a tutti coloro che hanno avuto il coraggio
(ammesso
che ci sia stato qualcuno!) di leggere, o addirittua commentare,
questo mio piccolo esperimento. Grazie davvero di cuore per il tempo
che mi avete dedicato, siete stupendi! <3
Nel
caso a qualcuno di voi fosse anche venuta voglia di conoscere la
matta che ogni tanto rispunta fuori con qualche idea strana ( :3 ),
ricordo a tutti che potete trovarmi anche su facebook in un piccolo
gruppo che ho fondato tempo fa su Fairy Tail ma anche, in misura
minore, sugli anime e i manga in generale. Siamo ancora in pochi in
questa “gilda in miniatura”, ma saremo ben felici
di accogliervi
tra di noi. Vi aspettiamo numerosi a questo indirizzo dove potrete
trovare anche qualche informazione in più:
https://www.facebook.com/groups/1510227842609212/!
Concludo
ringraziandovi ancora e chiedendo scusa a chi avesse subito effetti
collaterali più o meno gravi (non dite che non vi avevo
avvisati,
però!), dandovi appuntamento, entro domani sera al massimo,
con la
continuazione di questa fic.
A
presto, spero, e buona giornata!
Bacioni,
Ellygattina