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Autore: ShannaInLuv    05/12/2016    3 recensioni
Sarada Uchiha ha quindici anni, è una kunoichi ed è la figlia di Sakura e Sasuke, ma è, prima di tutto : un'adolescente, alle prese con amici anormali, e famiglia altrettando anormale.
"Credo fermamente nel Karma. E non lo dico soltanto per fare bella figura, insomma, la possibilità che tutto giri intono a uno scopo, a una causa effetto, è piuttosto plausibile e anche abbastanza sensato, insomma, è naturale che uno agisca sulle proprie scelte tutto in circolo a questa causa-effetto, dare per ricevere.
Come in uno scambio equo: fare cose giuste, del bene, per riceverne altre altrettanto giuste.
Ed è per questo che penso che io in un altra vita sia stata un essere abominevole e malvagio, oppure una seguace di Kaguya, oppure i miei genitori avevano commesso troppi crimini prima di avere me e quindi hanno deciso di scaricarmi addosso un karma negativo.
[Post-Boruto!] [SaraBoru]
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Boruto Uzumaki, Inojin Yamanaka, Sarada Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Sai/Ino, Sasuke/Sakura, Shikamaru/Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Titolo: clubsuit  Monogɑtɑri of Sɑrɑdɑ - Diɑrio di un Uchihɑ clubsuit
Autore: Shanna_RenicoBOO
Fandom: Naruto.
Genere: Commedia, Romantico, lievi accenni al demenziale.
Avvertimenti: Probabilmente nuoce alla salute
Personaggi: Sarada Uchiha, Boruto Uzumaki, Mitsuki, Shikadai Nara, Inojin Yamanak, Chouchou Akimichi e tutta la combricola.
Coppie: Boruto/Sarada con qualche accenno alla Inojin/Sarada
Note: Questa storia non ha pretese particolari, di mirare alla fama qui su EFP o nient'altro del genere. Ha come unico scopo il mio e il vostro - chi sarà così incosciente da seguirla - divertimento. Ho sempre amato il SasuSaku, ed è logico che io ami Sarada Uchiha, quanto più SasuSaku ci sia al mondo. Vorrei però cercare di inventare, costruire, una caratterializzazione più concreta di quello che Kishi ci ha dato. Vorrei, ecco, affrontare semplicemente il problema dell'adolescenza per Sarada. Ovviamente questa cosa non poteva che essere uscita come un lavoro pieno di demenzialità, d'altronde, stiamo parlando o no dei figli dei tanto amati e casinisti ragazzi di Konoha?
Spero che questa storia vi piaccia, enjoy it ! 
 
Shanna.
 

1. 

Di famiglia anormale e amici svitati...

 

Credo fermamente nel Karma. E non lo dico soltanto per fare bella figura, insomma, la possibilità che tutto giri intono a uno scopo, a una causa-effetto, è piuttosto plausibile e anche abbastanza sensato, insomma, è naturale che uno agisca sulle proprie scelte tutto in circolo a questa causa-effetto, dare per ricevere.
Come in uno scambio equo: fare cose giuste, del bene, per riceverne altre altrettanto giuste.
Ed è per questo che penso che io in un altra vita sia stata un essere abominevole e malvagio, oppure una seguace di Kaguya, oppure i miei genitori avevano commesso troppi crimini prima di avere me e quindi hanno deciso di scaricarmi addosso un karma negativo.
Io, gente, sono Sarada Uchiha, e sto per spiegarvi il perchè sono una delle ragazze più sfrotunate del mondo.


 

***
 

Avere quindici anni non era una bella cosa; vivevi ancora sotto la stretta tutela di mamma e papà - nel mio caso più mamma che papà - e dovevi superare un sacco di esami per compiere il tuo ciclo di istruzione ninja. Genin, Chunnin, Jounin... eccetera; che poi a me andava benissimo, dato che volevo diventare Hokage, obiettivo deciso a dodici anni quando, compresi, che il mondo sarebbe finito in guai seri se non ci fosse un valido Hokage a dirigerlo.
Intendiamoci, non voglio puntare il dito contro il settimo, che per quanto stupido, infantile, miserabile, inutile e perdente sia stato - parole di Sasuke Uchiha, quindi erano molto di parte - era diventato un ottimo Hokage comunque. Ma, stavo parlando, di suo figlio, Boruto Uzumaki, molto simile di aspetto al padre quanto diverso caratterialmente.
Andiamo, il settimo Hokage, in fondo, era divertente, allegro e un sacco di altre cose che Boruto non era. Allora spiegatemi perchè sono finita una delle più intime amiche di quella testa Quadra ?
Voglia dire perchè i nostri genitori erano migliori amici, voglia dire perchè è un compagno di team per me o un mio coetaneo, da quando ci erano stati accoppiati nei team il mio rapporto con l'idiota si era rafforzato e trovavo la sua compagnia pure passabile.
Io, Sarada Uchiha, nonostante il cognome che portavo, non mi piace darmi da arie snob e sopretutto non mi piiace eclissare le persone, della serie: « Non possiamo essere amici perchè sei un perdente. » oppure: « Devi avere un livello di alta popolarità per respirare la mia aria. » Insomma: no.
Forse era per quel motivo che mi piaceva circondarmi di amici.
Forse era per quel motivo che avevo amici piuttosto strambi.
 


***
 

Quel giorno, quel caldo, secco, e odioso giorno di Agosto, sarebbe tortato mio padre dalla sua ultima missione. Il che sarebbe stato wow, davvero, se mia madre non avesse passato le ultime quarantotto ore a sistemare la casa - già pulita-, i suoi capelli - acconciandoli più e più volte - e chiedendomi ripetutatemente se ero contenta.
Il ritorno di papà dalle sue missioni era la maggior parte delle volte stressante; non giudicatemi, ero contentissima, strafelice dell'idea che il mio vecchio papa tornasse da me e la mamma, ma normalmente si subita una serie di effetti a catena di cui generalmente ero vittima. Come la cena del Bentornato.
Ogni qualvolta che papà tornava dalle sue missioni, il settimo e alcuni amici di vecchia data di papà organizzavano una cena in un ristorantino delizioso a Konoha in una sorta di rito di ben accolto, e sospettavo che fosse principalmente il caloroso affetto che i suoi amici provavano per Sasuke Uchiha che lo faceva scappare ogni volta.
Papà grugniva ogni volta, abbassando lo sguardo e arrossendo vistosamente per i suoi standardi - due guancie rosse come pomodori -, declamando poi che erano tutti degli imbecilli rozzi, scoccando poi un'occhiata a mia madre e sospirando, come per intendere nel suo linguaggio muto « Tranne te, ovviamente. » 
E ogni volta, ogni cena, finiva con un disastro in particolare, perchè, diciamocelo, altrimenti tutte quelle persone che ci circondavano non avrebbero fatto parte altrimenti del rinomato cerchio i ragazzi di Konoha.
 
« Ho voglia di frittelle. » biascicò Chouchou, mentre infilava la mano nel pacchetto di patatine salate e ne infilava un'enorme quantità che sarebbe potuta essere la metà del pacchetto, in bocca. Di fianco a lei, Shikadai le scoccò un'occhiata annoiata, e con le mani ancora incrociate dietro la testa mentre camminava, iniziò a fissare il cielo.
« Stasera ci vediamo alle sette? » domandò Inojin Yamanaka, estraendo dai pantaloni una pergamena arrotolata e porgendomela. Dentro alla pergamena c'era la calligrafia di Sai che li inviatava tanto alla festa di bentornato di Sasuke. E li intimava di non far tardi - quello era stata una sottolineatura di Ino Yamanaka, ne ero sicurissima.
« Va bene. » affermai che già sentivo l'attocigliamento dello stomaco dalla felicità per il ritorno di mio padre. Che cose mi avesse portato come souvenir? Un kunai? Una pergamena o un libro antichissimo? Non vedevo l'ora di scoprirlo.
Fu per questo che aumentai il passo, facendo una mezza piroetta e salutando tutti con un gesto della mano, per dirigermi poi a passo svelto verso la dimora dell'Hokage.
Papà passava sempre un sacco di tempo con il settimo, quindi mi sembrava scontato che l'avessi trovato lì. Neanche un minuto dopo, sentì una figura corrermi dietro e io scoccai un'occhiata a l'individuo che mi aveva seguito.
Insomma, Boruto Uzumaki era, per eccellenza, il rompiscatole che sopportavo male e poco, anche se faceva parte della mia cerchia di amici ristretti.
Non parlavo ancora di migliore amico, perchè un migliore amico non ti da i nervi, invece loro, ognuno di loro per specificare, aveva esattamente un punto caratteriale o un abitune che mi dava i nervi.
E quella di Boruto era... beh, c'e n'erano molte, troppe per elencarle senza fare una lista della spesa.
« Stai andando dall'Hokage? » domandò Boruto affrettando il passo per mantersi alla mia andatura. Annuì impercettibilmente e proseguì. Mi stavo tenendo la gioia per quando avrei visto papà.
« Stavo pensando, perchè stasera non correggiamo un po' le bevande? » proseguì poi Boruto, con quel ghigno idiota, da patetico idiota, considerando la sua idiotaggine come una virtù a pochi. In realtà Boruto aveva il quoziente intellettivo di un barbone che frequentava la strada da sempre.
Gli scoccai una delle mie occhiate gelide migliori, che naturalmente non ebbe l'effetto desiderato perchè Boruto continuava a ghignare davanti a sè.
« Non ci pensare nemmeno, idiota. » lo ammonii. Anche se effettivamente sarebbe stato divertente vedere qualche ninja di Konoha fuori dai gangheri. Ma non suo padre, e nemmeno sua madre, non potevano ridicolizzarli così.
Boruto si strinse nelle spalle e giuro, da tutti gli anni che lo conosco, ancora non capivo cosa, quel criceto che aveva in testa e che girava dentro al ruota per tentare di prendere un semino, gli faceva pensare in momenti del genere.
Boruto divenne presto una priorità secondaria e lo capì, quando, salendo le scalette che conducevano all'interno del palazzo dell'Hokage, si sentirono rumori di vetri infranti, legni spaccati e cose fracassate.
Boruto si precipitò prima di me, semplicemente perchè ero troppo sconvolta di quei rumori che sentivo, e spalancò la porta dell'ufficio di suo padre. Io feci capolino e la scena che vidi mi raggelò il sangue.
L'ufficio del settimo era, per eufemismo, un caos, sedie spaccate, fogli volanti e strappati, vetri rotti, una mazza da baseball a terra - aspetta, cosa?!  -, brandelli di mantelli e shuriken tirati a caso infilati dentro al muro.
Nel mezzo del siparietto c'erano Sasuke Uchiha e Naruto Uzumaki.
Okay, in teoria papà e il settimo erano migliori amici da tempi immemori, con i loro alti e bassi. Si consideravano loro stessi, migliori amici, come fratelli. Ma allora perchè ogni qualvolta che si vedevano si azzuffavano finendo quasi nel distruggere l'intero villaggio solo per misurare la loro forza e non solo, anche per dimostrare che uno dei due aveva ragione o l'altro no ?
Ed era per questo, anche, che non avevo scelto un migliore amico. Insomma, non ero porpio sicura di volermi azzuffare tutti i giorni con questi e l'unico elemento vicino con cui lo facevo spesso era Boruto Uzumaki. E ne sarebbe passato, di tempo, prima di considerare quel tipo come mio migliore amico.
I due adulti - che in questo caso non sembravano poi tali, - si allontanarono l'uno dall'altro con estrema dignità e mio padre tolse una nuvola di polverone dal suo mantello con un gesto secco, scoccando un'occhiata velenosa al settimo.
« Ciao papà. » facemmo io e Boruto in coro, troppo sconsolati per dire altro.
Fu il settimo, come al solito, ad aprirsi in un largo sorriso e allargò le braccia, scavalcando poi una matassa di legno rotto con un balzò ci abbracciò. « Sarada-chan! Boruto! Quale buon bento? » 
Beh in realtà aveva detto vento e non bento, ma evitai di fargli notare che non avrebbe pronunciato in maniera corretta le v finchè avesse avuto il naso gonfio e gocciolante di sangue.
Mi scostai dall'abbraccio di Naruto Uzumaki, non perchè fossi una misantropa come il villaggio credeva ma perchè quello era un adulto, l'Hokage e la persona che non sapeva che riempievo di botte suo figlio, di tanto in tanto. Mi provocava, ecco, un certo disagio abbracciarlo.
« In realtà sono passata per vedere papà. » snocciolai, volgendo lo sguardo verso Sasuke Uchiha che iniziava ad assumere quello sguardo nero lucido come chi sta per piangere. Sì, generalmente facevo quell'effetto a papà.
Abbracciare mio padre fu naturalmente molto meno strano, anche se il padre in questione aveva un braccio solo, ti avvolgeva con le sue ali di mantello a mo' di culla e ti soffocava letteralmente come un pezzo di ghiaccio.
Gli abbracci di papà erano strani, ma mi piacevano.
« E tu, Boruto ? » incalzò il settimo, convinto che il figlio avrebbe ripetuto la mia stessa frase, invece, si guadagnò dal figlio un'occhiata di sdegno e uno sbuffo sussurrato tra i denti.
« Ci vediamo stasera, Sarada-baka. » mi interpellò prima di uscire, io gli feci un gesto secco con la mano a mo' di saluto, ignorando le sue crisi da ragazzina adolescenziale ribelle che aveva col padre e gustandomi quel caloroso abbraccio con mio padre.
Tuttavia, a irropmere nella stanza, come una furia, ansiosa e preoccupata, fu mia madre Sakura Haruno, che per completare l'opera iniziata dal settimo e da papà di distruggere la stanza, buttò giù la porta con un calcio ponderoso.
Incontrò lo sguardi di papà e i suoi occhi verdi iniziarono a diventare lattiginosi, per riprendersi immediatamente e scoccare un'occhiata all'intera stanza. « Cosa è successo qui?  » mormorò flebile.
« Ehm. Ciao Sakura-chan!  » fu l'unica risposta che mia madre ebbe, da Naruto Uzumaki. Sakura Haruno scoccò un'occhiata velenosa all'Hokage, come se lo volesse riempire di botte, dalla serie come hai osato toccare il mio adorato marito, e lo avrebbe fatto più che volentieri se in quel momento non svenne sul colpo.

 

***

 

Sakura Haruno era stata sempre di svenimenti facili, me lo aveva confidato Shizune-san. Mi aveva detto che, una volta, durante un allenamento col team sette e nel quale mia madre aveva dodici anni, era svenuta perchè aveva visto papà intrappolato nella terra con tutto il corpo, con solo la testa fuori.
Il che sarebbe stato abbastanza spaventoso, certo, ma doveva saperlo che doveva essere un jutsu.
Oppure quando aveva saputo che io e Boruto eravamo rimasti feriti dirante una missione, tutti e due rispettivamente al braccio da un kunai avvelenato, era prima di tutto svenuta per la preoccupazione epoi ci aveva curato.
Sakura Haruno era il miglior medico in circolazione, e la miglior kunoichi della storia a sentir dire, ma prima di tutto, era mia madre e perdonatemi se la consideravo strana, bisbetica e schizofrenica più di quanto la considerassi brava.
 
Lasciai stare mamma e papà nella camera da letto  dove lei era adagiata per un po' , non sospettavo che papà avesse granchè affini romantici ma pensavo che essendo marito e moglie dovessero chiacchierare su un po' di cose. Quindi, dopo aver salutato mamma e papà, scesi le rampe del salotto e mi infilai i sandali, lasciando il coprifronte sul mobiletto all'angolo accanto alla porta, la aprì e mi ritrovai nientemeno che il volto di Mitsuki, con la mano ferma a mezz'aria.
« Uh, ciao. » feci io. Mitsuki ricambiò la mia espressione sorpresa con la sua espressione tranquilla, poi sorrise in modo inquietante - quello era il peggior sorriso della storia, ed era il piccolo dettaglio che mi dava in nervi riguardo Mitsuki.
Anche se tutto sommato era una delle persona più normali a Konoha, lasciando perdere il genitore che avesse.
« Sarada, i ragazzi vogliono incontrarci. »
Annuii e mi richiuse la porta alle spalle, seguendo il mio compagno di team in reloigioso silenzio com'era solito fare tra noi. Mistuki camminava guardando avanti, con un'incurvatura fissa sulle labbra sottili e leggermente troppo lunghe. Aveva occhi giallognoli, come un serpente e i capelli erano sbarazzini e color perla.
Sarebbe stato veramente un ragazzi carino, se nn fosse stato inquietante, anche se la maggior causa della mia inquititudine contro Mitsuki era che aveva un genitore di cui non si capisse il sesso o l'età.
Svoltammo in una via che, riconobbi, ci avrebbe portato davanti alla Villa Uzumaki, un'imponente dimora con un giardino curato da Hinata Hyuga.
La casa era circondata da una staccionata abbastanza bassa, anche se nessun ladro o malvivente sano di mente sarebbe andato con l'idea di intrufolarsi in quella casa midiciale, e il cancelletto era un delizioso rettangolino con un cuore scavato al centro. I ragazzi erano seduti sull'engawa, con le gambe a penzoloni, che si rivolgeva sul giardino lussuoso e sul laghetto.
« Sarada! » mi richiamò Chouchou, agitando una mano, quella libera dal pacchetto di patatine, e gonfiando le guancie come un criceto.
Accennai un sorriso e mi andai a sedere tra lei e Shikadai, il quale era sdraiato sull'engawa con le braccia incorciate dietro la testa e, non appena mi sedetti, si tirò su con un sospiro secco.
« Vi chiederete perchè vi ho riuniti qui. » mormorò Shikadai, passandosi una mano sul volto stanco.
Affianco a lui, dall'altra parte di dove sedevo io, Inojin interruppe la sua partita al videogame e gli soccò un'occhiata canzonatoria. « Affatto, pensavo volessi solo passare un po' ti tempo con il tuo migliore amico. » 
Shikadai rispose con una stretta di labbra, poi, sospirò ancora, e puntò lo sguardo su di me, probabilmente perchè ero l'unica che lo stava ascoltando davvero. Boruto e Inojin erano alle prese con quel terribile videogame, Mitsuki faceva finta di ascoltare ma spesso scoccava occhiate al videogame di Boruto; Cho era troppo concentrata sul cibo e Metal Lee era alle prese con le sue flessioni su una mano all'angolo del giardino.
Perchè non potevo frequentare gente normale ?
« Pare che abbiano indetto una sorta di giochi, mio padre e il settimo, per sviluppare l'amicizia tra due nazioni e per sviluppare i giovani nella loro crescita. » sbadigliò. « Una cosa davvero seccante. »
Stetti ad ascoltare  , naturalmente qualsiasi attività comprendesse muoversi era un'idea patetica per Shikadai Nara, ma ero sicura fosse stato costretto a carpeggiare in quel discorso.
« Okay, uhm, quindi ? » fece Noruto, aggrottando le sopracciglia sopra il suo schermino e non accennando ad alzare gli occhi. Con un moto di rabbia, e un ringhio, glielo strappai dalle mani e un suono lamentoso provenne dal dispositivo, prima che una scritta game over apparve su di esso.
Inojin saltò in piedi, agitando il pugno e gongolandosi di aver vinto, scoccandomi sorrisi ammalianti, che mi fecero arrossire, per qualche strana ragione.
Al contrario, Boruto mi stava scoccando occhiate velenose e io, quando riuscii a far svanire il sorrore dalle mie guancie, sbattei il dispositivo sulla pancia del mio compagno di team, seccata. « Impara ad ascoltare, idiota. »
Shikadai si schiarì la voce e sembrava prorpio il tipo che se ne sarebbe andato seduta istante se suo padre non gli avesse ordinato di farlo - o peggio, se sua madre lo avesse fatto.
« Allora, » proseguì. « Questa sorta di olimpiadi si terrà a Suna, e noi dovremo partecipare come gemme importanti e nuovi ninja del futuro. O roba così. »
Chocho alzò finalmente lo sguardo dalle patatine e spalancò la bocca. « Un viaggio a Suna? Fico ! Ehi, Sarada! Ci divertiremo! » e iniziò ad agitare convulsamente le sue gambe grassoccie che fluttuavano sopra il giardino.
«  Inoltre, i capi di questa squadra saremmo io e Sarada, poichè chunnin. » blaterò Shikadai per niente entusiasta dell'idea, io, al contrario, ero orgogliosissima e mi sembrava anche abbastanza scontato.
Inojin incrociò le braccia sopra il petto e guardò Shikadai con un sopracciglio biondo incarato. « Perchè tu ? Sono anche io Chunnin. Sarada va bene, è un portento ma... »
Oh, grazie Inojin.
Shikadai sbuffò. « Mia madre era l'ambasciatrice Suna-Konoha, e mio zio è il Kazegake. Ti basta? Ora, non per vantarmi sia chiaro, neanche a me rende entusiasta l'idea. »
Inojin continuò a fare l'offeso, sbuffando.
« Cinquecentonovantanove... e... seicento! » Metal Lee cadde a terra con un tonfo, strillando acutamente dallo sforzo e ansimando sul terreno come un maiale in calore. Poi si alzò, come se niente fosse e, mentre tutti lo guardavamo sbalorditi, ci mostrò il segno col pollice alla ok e sorrise.
« Bene, perchè ci hai richiamati qui, Shikadai? »  

 

   
 
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