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Autore: gangamoon    05/12/2016    2 recensioni
In realtà un solo incontro significativo… forse.. per uno o per entrambi i protagonisti, chissà… Una “sconosciuta compagnia” scivola, piano piano, nella monotona vita del nostro pozionista conquistandone a poco a poco la più completa fiducia e, forse, anche qualcos’altro… Caduta la maschera, Severus scoprirà di non essere solo nell’affrontare le proprie paure :)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono tornata! Da un po’ avevo questa OS sul computer pronta per essere pubblicata e finalmente eccola qua ^_^ spero che vi piaccia, anche perché sarà la base per un futuro spin off a rating arancione/rosso… (se ci riesco ;) )
Buona lettura! :)

 


 
Incontri



 
Era tornata.              
Ogni tanto ritornava, dopo qualche tempo, in base agli impegni di lavoro. Una strana relazione, la loro. Poteva dirsi una relazione a distanza… tranne per il fatto che non si scrivevano, né si tenevano in qualche modo in contatto durante l’anno.
Ogni tanto ritornava. E si incontravano. Era come un tacito accordo. Dopotutto era cominciata un po’ per gioco, un po’ per passatempo…
La prima volta l’aveva adocchiata ad un convegno. Si era da poco specializzata in Pozioni, all’estero, in Polonia, ed era lì che andava ogni volta. Era bella, difficile non notarla. Strano, piuttosto, che lei avesse notato lui. Eppure, in mezzo a tanta gente, proprio i suoi occhi d’onice aveva incrociato… Il suo punto di forza: almeno sui suoi occhi nessuno aveva mai avuto qualcosa da ridire. Cova vi avesse visto lei, difficile dirlo… Forse l’intelligenza? Una mente brillante? Fatto sta che in qualche modo anche lei era rimasta attratta da lui. Seppur Severus non fosse propriamente il tipo da potersi autodefinire attraente.
Lei sì che era attraente… Il suo primo pensiero non era stato certo quello di portarsela a letto, ma non era stato neanche l’ultimo… In realtà era rimasto incuriosito dalla presenza di una donna tanto in gamba in mezzo a quel circolo di imbecilli che si vantavano di definirsi “luminari dell’arte delle pozioni”… Seppure con qualche anno di differenza, loro due erano i più giovani. O forse c’era anche qualcun altro, chissà… Ma si trattava di elementi talmente poco intellettualmente rilevanti da essere altrettanto irrilevante la mancata conoscenza di costoro.
Si erano, dunque, conosciuti. Avevano conversato a lungo sui propri studi nel campo delle pozioni, accompagnando le chiacchiere con del buon whisky incendiario e avevano finito per trascorrere… un’ora lieta… Quindi si erano salutati e non si erano più visti per mesi.

***
Poi lei era ritornata.
Si erano incontrati nuovamente al convegno successivo, ma non come la volta precedente, per caso, in mezzo alla folla. No. Era venuta lei da lui. Se l’era ritrovata, sorpreso, alle spalle. Non si era aspettato di rincontrarla, se non proprio accidentalmente… Invece si erano ritrovati una volta ancora a chiacchierare e a bere Fire Whisky. Lui l’aveva accompagnata a casa e si era trattenuto per un po’: non passava mai tutta la notte con lei. Poi si erano salutati e di nuovo non si erano più visti per mesi.
Andava avanti in questo modo da tre anni circa… Senza alcun impegno. E a Severus, dopotutto, stava bene così. Non cercava una relazione stabile. Né lei aveva manifestato questa intenzione. Forse dall’altra parte del continente aveva pure un fidanzato… Non lo sapeva. Non avevano mai parlato di fatti personali. E andava benissimo così. Certo la compagnia non gli dispiaceva. Non era poi il tipo da frequentare assiduamente certi locali notturni, né era sua vocazione quella del dongiovanni. Non sarebbe mai stato un Potter o un Black, né per volontà né per sorte: non aveva ricevuto il dono di far cadere ai suoi piedi milioni di donne. Ma, essendo un tipo abitudinario, questa routine che si era creata non gli dispiaceva affatto. Se non fosse che avrebbe dovuto, in qualche modo, troncare la cosa. Il suo sesto senso, il suo “legilimantico” sesto senso, gli diceva che lei si stava affezionando un po’ troppo… Non poteva lasciare che si innamorasse, per il bene di entrambi. Sarebbe rimasta sicuramente delusa dal suo vero sé. Era solo una maschera esteriore, una delle tante, quella che lei conosceva e Severus non aveva la benché minima intenzione di volersi aprire con lei. Aveva sperato che non si facesse più viva, dopo tanti mesi che non l’aveva vista. Ma era tornata. Ancora.
Niente convegni o corsi di aggiornamento professionale. Le vacanze di Natale. In piena festività. Ad Hogwarts. Be’, per l’esattezza l’aveva incontrata ad Hogsmeade. Non aveva avuto timore a presentarsi lì; sapeva che lui non avrebbe avuto nulla in contrario. E infatti Severus l’accolse con educazione, mostrandosi cortese come ogni volta con lei e presentandola, poi, al Preside come una valida collega pozionista. Ma in realtà qualcosa in contrario Severus l’aveva. Non era mai rimasto di proposito a casa sua. Adesso non poteva esattamente sbatterla fuori dal castello…
– Pensi di fermarti? – chiese, una volta in camera sua, fissando di sottecchi la pozione sul comodino.
– Tu che dici? Il Natale si passa in compagnia…!
Fu la risposta, accompagnata da uno sguardo accattivante.
Severus abbandonò ogni remora. La pozione l’avrebbe presa più tardi…
– Buon Natale allora…
E cominciò a spogliarla, mentre lei faceva altrettanto, sbottonando con un’infinita pazienza gli innumerevoli bottoni della sua casacca da insegnante. Non doveva avere un fidanzato se si era presentata a Natale, pensò. Ma che importava poi…? Importava il fatto di essere importante per lei… Se fosse potuto bastare così poco…
***
Un grido squarciò il silenzio della notte. Severus di scatto si mise seduto sul letto. Tremava violentemente e grondava di sudore. Lo sguardo era appannato e non si accorse subito della figura che, in piedi a pochi metri di distanza, lo guardava preoccupata. Respirava affannosamente. Nudo, con le lenzuola fradice attorcigliate alle gambe, a fatica riuscì a districarsi e, infilatisi in fretta i pantaloni del pigiama, si diresse velocemente verso il bagno, superando la donna che chiamava il suo nome. Si chiuse la porta alle spalle e aprì tutti i rubinetti, cercando di nascondere i singhiozzi che avevano preso a scuoterlo. Lei continuava a chiamarlo dall’altra stanza. Avrebbe fatto meglio a portare con sé la bacchetta per silenziare il bagno, ma nella fretta di sparire dalla vista di lei l’aveva lasciata sul comodino. Passò più di qualche minuto prima che riuscisse a riprendere un minimo di controllo. Lavatosi e asciugatosi la faccia, richiuse l’acqua. La donna, udito silenzio, entrò con un Alohomora e piano si avvicinò a lui, ancora tremante, seduto sul bordo della vasca. Non aveva neanche la forza di mandarla via. Più tardi l’avrebbe obliviata…
– Ehi… vuoi una tazza di tè? Una tisana?
Lui scosse la testa.
– Allora un bicchiere d’acqua almeno. – Disse riempiendo quello trovato vicino al lavandino.
Lui accettò silenziosamente, tenendo lo sguardo fisso sul pavimento. Non osava incrociare il suo sguardo in quella situazione per lui così umiliante.
– Ho visto la pozione Dolce Sonno sul comodino. Ti capita spesso di avere incubi?
– Quasi tutte le notti. – Rispose, con un profondo respiro per ristabilire la frequenza del battito cardiaco.
– E prendi sempre la pozione? Dovresti saperlo che se assunta troppo spesso gli incubi diventano ancora peggiori…
– Lo so. La prendo solo due/tre volte a settimana. Avevo pensato di prenderla dopo…prima di addormentarmi.
Riappoggiò il bicchiere sulla mensola e si diresse verso la sua camera. Lei lo seguì.
Voleva restare da solo, ma non voleva essere scortese mandandola via. Sperava che lei lo capisse. Ma la donna restava lì, in silenzio, seduta vicino a lui al centro del letto.
Doveva essere uno spettacolo veramente pietoso…Chissà cosa pensava adesso. Ora che lo aveva visto in tutta la sua fragilità…
Si arrischiò a guardarla negli occhi, tanto peggio di così non avrebbe potuto sentirsi. Lei aveva uno sguardo così dolce e materno…
Il naso ricominciò a pizzicargli e la gola gli si strinse in un nodo. Chiuse gli occhi, cercando di fermare, inutilmente, le lacrime che avevano ripreso a scorrere, anche se non impetuose come prima. Era frustrante: tutto il suo proverbiale autocontrollo di notte andava a farsi benedire. Neanche sapendo della presenza di lei riusciva a riacquistarlo, anzi, era peggio. A petto nudo, ora avvertiva anche qualche brivido di freddo, ma presto sentì due braccia calde avvolgerlo. Spalancò gli occhi. Lei lo stava abbracciando e lo accarezzava sulla schiena. E lui si lasciò andare, lì, appoggiato contro quel corpo morbido. L’indomani l’avrebbe obliviata… Non poteva fare altrimenti o non sarebbe più riuscito a guardarla in faccia. Se fosse ritornata…
– Dovresti parlare con qualcuno di questi incubi… Non è normale che ti vengano tanto spesso e in questo modo…
– È sempre lo stesso – bisbigliò – la vedo che corre felice e va sull’altalena. Io la spingo e lei va in alto, sempre più in alto. Le piaceva la sensazione di volare. E poi… e poi – il nodo alla gola sempre più stretto gli impediva quasi di continuare – e poi è… morta. Lì a terra, morta. Ed è pieno di macerie. Ed è colpa mia. È sempre colpa mia. Tutta colpa mia. Solo mia. – I singhiozzi ripresero più forti, mentre una lacrima silenziosa scendeva sulla guancia di lei. – E non c’è nulla che possa fare per lenire il senso di colpa.
Dopo un po’, stretto fra quelle braccia, finalmente si calmò del tutto.
– Perdonami… – disse un po’ titubante – immagino non sia carino parlare di un’altra…
– Lascia solo che mi prenda cura di te – sussurrò lei continuando a stringerlo.

***
Severus si risvegliò sereno, con il viso appoggiato sul seno morbido e profumato di quella donna che aveva incontrato per caso. Non si erano mai aperti l’uno con l’altra e quella notte anche lui aveva potuto scoprire la sensibilità nascosta di lei. O forse era solo il lato materno di ogni donna che le circostanze avevano fatto venire alla luce…
Si mise a sedere, facendo un po’ mente locale. La bacchetta era sul comodino. Lei si stava risvegliando. Aprì gli occhi e lo guardò.
– Ti senti meglio? – chiese con premura.
Si preoccupava ancora, dunque. Non era stata solo un’impressione la sua, quando lei aveva detto di volersi prendere cura di lui…
– Sì molto. – Rispose dopo un minuto. Forse non c’era bisogno di obliviarla… – Meglio delle altre volte, in effetti. Credo che parlarne con qualcuno mi abbia fatto bene.
Lei annuì con un sorriso.
– Allora vado a farmi una doccia – aggiunse scendendo dal letto – Sono veloce!
Lui rimase a pensare. L’imbarazzo che aveva provato quella notte e che aveva presagito per il risveglio non c’era stato. Lei lo aveva ascoltato e lo aveva capito. Si era mostrata così premurosa nei suoi confronti, proprio come una vera amica, in un certo senso… No, non c’era nessun motivo di obliviarla, pensò con un sorriso.
Dopo quasi tre quarti d’ora lei uscì, finalmente, dal bagno.
– Menomale che sei stata veloce! – ironizzò lui, fiondandosi nella stanza piena di vapore.
– Lo sono stata! Di solito ci metto molto di più!
Severus scosse la testa, chiudendosi la porta alle spalle e, fatto quello che doveva fare, dopo pochi minuti fu nuovamente fuori, con un asciugamano bianco legato in vita.
– Lei, ancora in biancheria intima, lo guardò sorpresa.
– Di già? – chiese – Ma ti sei lavato?
– Sì che mi sono lavato. – rispose lui indignato – Mi sono anche fatto la barba. – disse prendendole una mano e facendola scorrere sul proprio viso, poi fermandola sulla guancia. – Grazie – disse – e scusami per il mio comportamento…
Lei scosse la testa.
– Non devi scusarti. Sono felice di esserti stata d’aiuto.
La baciò istintivamente. Con le dita sulla sua schiena cercò il gancetto del reggiseno. La voleva ancora sua, prima che sparisse come sempre. Ma lei lo fermò.
– No no no – disse ridendo – devo proprio andare…
– Tornerai? – chiese per la prima volta, senza neanche pensarci.
– Tu mi aspetterai? – chiese lei di rimando.
– Ti aspetto sempre.
Era vero. Ora lo sapeva. Lei era diventata una costante nella sua vita. L’unico punto fermo, nonostante non sapesse mai quando sarebbe ritornata. Ma in cuor suo lo sapeva che lei ritornava.
– Allora vedremo…
La guardò mentre finiva di vestirsi. Poi lei prese la borsa e mandandogli un bacio con la mano sparì oltre la porta.

***
Severus passeggiava per le strade di Londra, sovrappensiero. Lei non si era vista. Pensava che sarebbe tornata prima questa volta, invece erano passati sei mesi. Era Primavera inoltrata e non aveva avuto nessuna notizia di lei, come sempre d’altronde… Ormai si era convinto che non sarebbe ritornata. Forse non così convinto, visto che rimuginava su questo da giorni. Infondo lui glielo aveva chiesto e lei non aveva detto che sì, sarebbe tornata. E che non sarebbe più andata via, magari. No, la sua risposta era stata vaga. E probabilmente col tempo aveva deciso di non tornare. Forse aveva raccontato di lui a qualche amica e questa le aveva sconsigliato di tornare da un uomo che passa le notti a piangere come un bambino che ha paura del buio…
In realtà adesso stava molto meglio. Aveva sempre sonni agitati, ma più raramente si svegliava di soprassalto. Diminuire le dosi di pozione Dolce Sonno era stata una buona idea. Avrebbe dovuto farlo prima, in effetti, ma la verità era che aveva una gran paura di quegli incubi che ogni notte lo mettevano dinnanzi al suo passato…
Si era quasi convinto che lei non sarebbe tornata, dunque. Ma ancora l’aspettava. Non aveva neanche il suo indirizzo, non sapeva come trovarla… Ma andiamo! Era la migliore spia di Silente e del Signore Oscuro! L’avrebbe trovata. Avesse dovuto cercarla in capo al mondo. Per una volta sarebbe stato lui ad andare da lei. Nella peggiore delle ipotesi avrebbe trascorso il tempo con il Circolo dei Pozionisti…
Stava ancora camminando, con in mente questi pensieri, quando a un tratto si fermò. Fece un passo indietro, voltandosi lentamente. Sbattè le palpebre un paio di volte.
Era lei. Appoggiata ad una macchina lo guardava con i suoi occhi da cerbiatta. Aveva cambiato pettinatura, notò. Stava molto bene.
– Sono tornata, – disse – penso di restare…
Gli sorrideva. E anche lui non potè fare a meno di sorridere.
 
 



Spero di essere rimasta il più IC possibile… non è mai facile su questi temi con Sev… Ad ogni modo concorderete con me che una gioia ogni tanto gli ci vuole! :D Grazie per chi ha letto e a presto! ^_^

 
 
   
 
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