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Autore: Vale11    06/12/2016    0 recensioni
Jesus non era d'accordo, affatto. Non era così che si risolvevano le cose. L'aveva fatto presente con tutto il tatto che aveva a disposizione prima e con tutta la rabbia che aveva in corpo poi, ma niente: Gregory continuava a vedere Sasha e Maggie come un pericolo per Hilltop, e niente di tutto quello che gli aveva detto gli aveva fatto cambiare idea. Era sicuro che quel vigliacco avrebbe cercato di venderle la settimana successiva, quando Negan sarebbe tornato per prendersi metà della loro roba, ma era anche certo che sarebbe riuscito a proteggerle, e che il regno di Gregory fosse ormai alla fine. Sottovalutò il suo attaccamento al potere. Fece l'errore di dirglielo.
Genere: Angst, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Daryl Dixon, Maggie Greeneunn, Negan, Paul 'Jesus' Rovia, Sasha
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Non sarebbe stato facile convincerli, Daryl lo sapeva. Cristo, non era stato facile convincere se stesso a convincerli, ma doveva farlo se voleva avere un'opportunità di uscire di li e aiutare la sua famiglia. E Rovia. Non gli piaceva quello che aveva dovuto vedere, ormai anche quel ninja tascabile era famiglia, se lo meritava, quindi non avrebbe permesso che Gregory approfittasse di Negan e della sua maledetta mazza per toglierselo di mezzo. Conosceva il tipo, e sapeva come pensava: non si assumeva responsabilità e non aveva alcun senso di comunità. In pratica era come Merle prima di fare quell'unica buona azione che gli era costata la vita, senza braccio metallico e camicie a quadri. A pensarci faceva quasi ridere.
Se voleva uscire di li doveva diventare un salvatore. Doveva convincere quei pazzi che avrebbe accettato di essere uno di loro senza insospettirli con un voltafaccia improvviso, ma questo essere strategico lo sfiancava. Non era una persona paziente, era una persona che agiva appena poteva: mordere il freno ogni minuto, ogni secondo, lo distruggeva. Non l'aveva mai fatto, e si stupiva di essere in grado di reggere la parte in quel modo, lanciando sorrisi aguzzi a Dwight quando gli portava da mangiare, parlando un po' di più ogni giorno, ubbidendo agli ordini per volontà e non per forza. Dio, quello lo odiava. Lo odiava.
Pareva funzionare però, il panino che gli portarono il secondo giorno di recita aveva dentro carne vera.


Sasha l'avrebbe strozzato, se tutte quelle bende non fossero state fra i piedi. Non solo Jesus aveva provato ad alzarsi nemmeno ventiquattr'ore dopo che qualcuno gli aveva massacrato una caviglia a calci, ma era pure caduto e ora non voleva prendere gli antidolorifici che Harlan gli sventolava disperatamente sotto il naso. Continuava a fare di no con la testa spedendo capelli ovunque finchè lei non si era innervosita, gli aveva detto di piantarla e gli aveva fatto una crocchia un po' approssimativa col suo elastico di riserva. Jesus le aveva sorriso, lividi neri sotto gli occhi e ancora un po' di sangue sulla barba, e aveva fatto di no un'altra volta. Si era spalmata una mano sulla faccia con esasperazione crescente.
“Dimmi perchè, almeno”
Jesus aveva fatto per aprire bocca, poi il dolore gli aveva ricordato perchè non era il caso che lo facesse e aveva stretto labbra e palpebre, facendole cenno di passargli qualcosa per scrivere. Sasha era corsa dentro Barrington House per cercare qualcosa di utile ed era finita con Jesus che scriveva sul muro del trailer “non ne ho bisogno”. Sasha aveva resistito a stento dal tirargli il pennarello in testa.
“Certo che ne hai bisogno”
“Mh-m”
No con la testa, di nuovo. Poi scrisse “conservateli per gli altri”.
A quel punto fu Harlan, non Sasha, a perdere le staffe.
“Giuro che ti strozzo, Paul Rovia!”
Accartocciò il blister di pillole rosse e sbattè il pugno sul materasso, Jesus strinse le palpebre quando il contraccolpo fece riaccendere tutto il dolore che teneva a bada a stento. Sasha avrebbe giurato di averlo visto lacrimare, ma non poteva metterci la mano sul fuoco.
“Vedi che ne hai bisogno, cretino?”
Paul Strinse la mano sana sul lenzuolo fino a farsi sbiancare le nocche, l'aria che usciva a ritmo forzato dal naso rotto; Sasha iniziò a massaggiargli una spalla guardando il medico un po' stranita. Era una distrazione più che gradita in un momento in cui tutti i suoi nervi sembravano aver preso fuoco.
“Era necessario?”
Sasha indicò il letto con la testa, una mano ancora sulla spalla di Jesus.
“Tu non hai idea di che testa dura abbia, non hai idea di come si combini e di come torni a casa a volte - Harlan fissava Jesus con rabbia crescente – questo è l'unico modo sicuro per fargli entrare in testa che gli antidolorifici gli servono.”
Jesus aprì gli occhi – lucidi, si appuntò Sasha – e guardò il medico come se volesse dargli fuoco. Da parte sua, Harlan lo fissò di rimando con una calma invidiabile. Paul indicò se stesso, il letto e Harlan con un dito che pareva contenere tutte le accuse del mondo. Il gioco della sciarada poteva anche iniziare.
“Cosa vuoi dire – interpretò Harlan – che potevo evitare?”
Jesus scosse la testa, ripetendo i gesti con più rabbia di prima.
“Credo voglia dire che se tu non avessi dato un pugno al materasso lui non sarebbe in queste condizioni”.
Jesus guardò Sasha con ammirazione e le gettò un bacio, si voltò verso Harlan con l'indice sano alzato e poi lo abbassò. Uno a zero per Sasha, era un messaggio piuttosto chiaro. Harlan sbuffò.
“Paul ascoltami – gli disse con un tono decisamente più conciliante – sei umano, non sei Superman. Devi riprenderti, non solo perchè Hilltop ha bisogno di te ma perchè a nessuno piace vederti in questo stato”.
Jesus alzò un sopracciglio per quanto i lividi e i tagli che aveva in faccia glielo permettevano e indicò la villa nelle vicinanze, dove Gregory aveva preso residenza. Il medico aggrottò le sopracciglia: Gregory non conta, non più. Dopo quello che ha fatto mi stupisco che nessuno gli abbia ancora reso il favore.”
Sasha fissò il soffitto con un sorriso strafottente che non sfuggì al dottore.
“Che c'è?”
“Niente – rispose lei stringendosi nelle spalle – è solo che non mi sembra che questo posto sia pieno di gente che prende l'iniziativa. Dopotutto l'altra sera ci sono voluti una straniera incinta, la sua amica e il qui presente Jesus per salvarvi tutti dai vaganti. Non ho visto nessuno darsi da fare, perchè in questo caso dovrebbe essere diverso?”
Herlan fece per ribattere, poi decise di trovare estremamente interessanti le sue scarpe e ricordarsi all'improvviso che doveva andare a controllare Maggie. Appena uscì Jesus sollevò due dita e un pugno chiuso. Due a zero. Sasha gli sorrise e gli si sedette accanto, raccogliendo il blister maltrattato e cercando di spianarlo il più possibile, poi vide Jesus cercare di attirare la sua attenzione: le indicò la porta e fece ok con le dita.
“Lo so che Harlan è una brava persona, Paul. Posso chiamarti Paul? - annuì quando lo vide sorridere – ok, Paul. Harlan è una brava persona ma è anche vero che questa comunità la mandi avanti tu quasi da solo. Hai troppe responsabilità addosso, prima o poi ti esaurirai. Non puoi continuare a dare tutto e a non chiedere niente.”
Paul smise di guardarla e iniziò a fissare la finestra davanti al letto.
“Paul – Sasha gli picchiettò sul braccio – devi lasciare che ci prendiamo cura di te. Io, Harlan e Maggie. Non perchè ci servi, ma perchè te lo meriti. Non stai rubando niente a nessuno”


Chiuse gli occhi e sbuffò, se le costole glielo avessero permesso forse avrebbe anche incrociato le braccia, e magari messo il broncio. Invece fece una strana smorfia e tornò a guardare Sasha porgendole una mano, palmo in alto. Sasha biascicò un “era ora” che non gli sfuggì e gli fece cadere fra le dita una pillola rossa.
“Una ogni otto ore, capellone – gli disse passandogli un bicchiere d'acqua – non credere di sfuggirci.” Poi il suo viso si addolcì, passando dal rimprovero alla preoccupazione.
“Dormi, Paul – gli disse sciogliendogli i capelli – ne hai bisogno. E te lo meriti. Se qualcuno arriva, ricordati che ho una mira migliore della tua col fucile.”
  
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