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Autore: _Sakura e Ino_    06/12/2016    3 recensioni
“Fronte Spaziosa…mi spieghi cosa diavolo pensi di fare?” chiese con voce preoccupata Ino Yamanaka, la sua migliore amica, mettendosi davanti a lei, pronta a placcarla come un degno giocatore di rugby.
“Voglio semplicemente parlare con lui. Non mi sembra un reato”.
“Tu hai qualcosa in mente. Stai cercando di nascondere il tuo sguardo da psicopatica ma con me non ci riesci cara la mia Sakura” le disse, appoggiando le mani sui fianchi e guardandola in cagnesco.
La diretta interessata storse il naso. Sapeva benissimo che Ino voleva solo il suo bene, ma in quel momento le stava rovinando i piani. E nessuno doveva intralciarla.
“Ma non stavi andando a comprare la Tv nuova con Kiba tu?” le chiese, come per farla capire che si doveva levare immediatamente di torno.
[SasuSaku centric NaruHina NejiTen KibaIno ShikaTema]
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ino Yamanaka, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto, Kiba/Ino, Neji/TenTen, Sasuke/Karin, Sasuke/Sakura
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Nessun contesto
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Sì, so che ho altre fic…e mi scuso se non le aggiorno tutte in tempi brevissimi.
Ma questa ballonzolava nella mia testa già da un po’ e non potevo non scriverla.
E’ uscita dagli angoli più malati della mia mente, un mix dei pensieri che ho io nella mia testa, che danno vita a queste storie xD
Anche questa sarà una fic farcita con amore, tristezza, comicità e colpi di scena a mai finire.
Non voglio dirvi se ci sarà un happy ending tra i miei dolci sposini, ma chi legge le mie storie ormai ha capito per chi io faccia il tifo.
Detto questo, spero che non mi uccidiate e che, pazienti come sempre, leggiate questa storia, con la speranza di ricevere un vostro parere, che per me è SACRO.
Detto questo, buona lettura.
P.S.: A breve aggiornerò anche le altre.
Bacioni




INTRODUZIONE



Sakura Haruno aveva sempre organizzato la sua vita in modo quasi maniacale, sin dai tempi del liceo.
Si era laureata in Medicina con il massimo dei voti, rendendo fieri ed orgogliosi i genitori. Aveva trovato un lavoro redditizio come dottoressa all’ospedale di Konoha ed aveva tantissimi amici che le volevano bene.
L’unica pecca della sua vita era stato l’amore.
Cupido, infatti, sembrava prenderla costantemente per il culo, rendendole la situazione sentimentale impossibile. Era come se si trovasse sulle montagne russe: prima la lunga salita, lenta ed estenuante, che porta alla vetta e, poi, in un colpo solo, la discesa veloce e disastrosa.
E così, d’altronde, era stata la sua relazione con il famoso quanto bello Sasuke Uchiha.
Si era conosciuti all’Università, quando lei, ancora ventenne, non aveva del tutto capito cosa significasse uscire con il rampollo più piccolo della famiglia Uchiha. Era stata una relazione bella ma tormentata dato il carattere arrogante e superiore del ragazzo, ma Sakura, testarda ed innamorata, era riuscita a aprirsi un varco nel cuore di Sasuke, il quale, due anni prima, le aveva chiesto di sposarlo.
Sembravano una di quelle favole a lieto fine, dove il principe azzurro (in questo caso più nero che azzurro), in sella al suo cavallo bianco, salvava la bellissima principessa dal castello in cui era relegata e la sposava, terminando con un “e vissero tutti felici e contenti”.
La favola di Sakura, però, non stava finendo con un “felici e contenti”.
Oh, no.
Perché, giusto una settimana prima, rovistando nei suoi pantaloni, aveva trovato 3 ricevute di un albergo di Tokyo. 3 fottutissime ricevute.
Decisa a scoprire la verità, aveva chiamato il numero che aveva trovato nella ricevuta, parlando con la receptionist e chiedendole, in modo molto cortese degno della sua collera rimasta assopita per anni, con chi cazzo era suo marito quelle tre sere. La signorina, alquanto intimorita dalla sua ira, le aveva risposto che sì, il signor Uchiha era stato lì in compagnia di una ragazza ma, a causa della legge sulla privacy, non poteva rivelarle né il nome né nessun altro dato.
Sakura aveva messo giù, tentando di calmare i suoi istinti omicidi ed aveva aspettato l’arrivo di Sasuke con pazienza, pregando tutti Kami che stava sbagliando, che non c’era nessuna donna e che lui le avrebbe sicuramente dato una spiegazione a tutto quel trambusto.
A quelle ricevute.
E ai suoi comportamenti freddi.
A tutto, insomma.



Sentì la porta di casa aprirsi e Sakura si fiondò in salotto, trovandosi Sasuke proprio lì, a due passi.
Era così bello, con quei lunghi capelli corvini che gli incorniciavano il viso diafano, reso ancora più tenebroso da quei fari neri, scuri, magnetici. Quegli occhi erano sempre stati un mistero per lei. Un pozzo da cui non sarebbe più risalita, lo sapeva.
Lui la baciò con trasporto, facendo aderire i loro corpi. Con un braccio le circondò la vita e la spinse lentamente verso il divano.
Voleva fare l’amore con lei, lo sentiva.
Ma poteva più chiamarlo amore, quello?
Utilizzò tutta la forza che aveva per staccarsi da quel fisico marmoreo e caldo che chiedeva di più, dalle sue mani che già si erano posate sui fianchi e dalle labbra sottili che le stavano sfiorando il collo…
“Sasuke… – deglutì, incerta - dobbiamo parlare”.
Lui si scostò, irritato da quell’interruzione fastidiosa.
“Avrei preferito fare altro ma va bene, parliamo Sakura” calcò bene l’ultima parola, facendole intendere il suo disappunto.
E Sakura sospirò, tirando fuori le ricevute e posandole malamente sul tavolo :-“Ho trovato queste nei tuoi pantaloni. Sono ricevute di un albergo, ma penso che tu già lo sappia. Ho chiamato la receptionist e la signorina e mi ha detto che non eri da solo. Hai prenotato una stanza di lusso e con te c’era una ragazza . – vide la sua espressione tramutarsi leggermente – Chi era, Sasuke?”.
Il silenzio era calato tra di loro e Sakura sentiva le lacrime pungerle il viso.
Perché non parlava?
Perché non diceva che era una delle ragazze di suo fratello?
Non capiva.
Lui aprì la bocca e quelle tre parole le gelarono il sangue nelle vene.
“Mi dispiace, Sakura” mormorò, appoggiandosi al tavolo e, per la prima volta da quando stavano insieme, lui aveva abbassato lo sguardo.
E quello, per la ragazza, fu la goccia che fece traboccare il vaso.
La prima cosa che scaraventò a terra fu un vaso che si trovava a qualche centimetro da lei.
Vide Sasuke sussultare, senza scomporsi più di tanto. Guardava i cocci del vaso a terra come se fossero tutto frutto della sua immaginazione.
“Mi dispiace? E’ davvero tutto quello che sai dire?! Un misero mi dispiace?!” urlò Sakura, con quanto fiato aveva in gola. Voleva dirgli tante di quelle cose e poi spaccargli la faccia. Quel bel faccino che si ritrovava, ora corrugato in una smorfia di irritazione, glielo avrebbe tanto voluto spiaccicare contro la prima parete della stanza.
“Che vuoi detto, Sakura? Scusa? Servirebbero in questo momento? Lo vedo dai tuoi occhi che mi odi. E…non volevo lo scoprissi così” la frase finì in un sussurro, gli occhi sempre inchiodati sulle sue pozze smeraldine, ormai annacquate.
La rosa scosse la testa, sentendo le lunghe ciocche appiccicarsi al viso :- “Perchè?” una sola domanda, posta con un filo di voce.
Sasuke si avvicinò lentamente, stando attento a non calpestare il vaso ormai andato in frantumi.
“Il fatto che io sia uno stronzo non è una giustificazione a ciò che ho fatto”.
Le sfiorò le spalle e lei lo spinse via, con forza, le lacrime che, imperterrite, continuavano a scenderle lungo le gote rosee.
“NON TOCCARMI! E NON AVVICINARTI A ME!”.
“Poco fa la pensavi diversamente” sibilò, acido, facendo alcuni passi indietro, come per voler aumentare la distanza che già li separava.
“Perché non ero ancora a conoscenza di quanto tu fossi bastardo, Sasuke Uchiha! Pensavo mi amassi! Pensavo che dopo 3 anni passati assieme avessi finalmente messo la testa sulle spalle. Ma mi sbagliavo...tu non cambierai mai. Sei solo uno stramaledettissimo arrogante, uno stronzo senza cuore. Mi hai chiesto di sposarti solo per far sì che tuo padre non ti continuasse a dire che come figlio non vali un cazzo. E, se con lui ci puoi anche essere riuscito, con me no. Quindi sono io a dirti che come marito, non vali davvero un cazzo” sputò quelle ultime parole come se fossero veleno, per fargli davvero male.
E Sakura la vide.
Vide la tristezza impossessarsi di quelle pozze scure per secondi che sembravano interminabili, prima che il suo volto diventasse una maschera indecifrabile, a parte per la vena del collo che pulsava imperterrita, indicando il palese nervosismo del piccolo Uchiha.
Senza aspettare una sua risposta, Sakura prese la borsa, incurante delle lacrime che le offuscavano la vista e delle gambe troppo deboli per fare più di una decina di passi. Fece appello ad ogni muscolo del suo corpo affinché, in quel momento, funzionassero.
Si avviò alla porta d’ingresso, sentendo la presenza del marito dietro di sé. Ma non voleva guardarlo. Non voleva tornare indietro. E sapeva che, se le avesse dato anche solo una stupida e misera giustificazione, sarebbe tornata tra le sue braccia. Perché lei lo amava, più della sua stessa vita.
Perché lui era il principe azzurro che l’aveva salvata.
Perché era diventato il caos nella sua monotona vita.
Perché avrebbe potuto elencare mille altri motivi ancora, ma il più importante rimane sempre il suo amore incondizionato per lui.
Ma Sasuke non aveva più aperto bocca, chiuso in un ostinato silenzio. Non l’aveva fermata. Non l’aveva abbracciata. Le aveva detto solo “Mi dispiace, Sakura”. E per lei quelle 3 parole non erano sufficienti.
Aprì la porta, sostando per un attimo sulla soglia.
Era l’ultima possibilità che stava lasciando al marito.
Sospirò, sentendosi una stupida, ancora una volta.
“Ho sempre creduto che tu potessi essere la svolta giusta nella mia vita. Il mio unico amore. E l’ho pensato per ogni singolo istante passato con te, dalla prima volta che ti ho visto. Ora capisco che mi sbagliavo. A te non è mai importato nulla dei sentimenti degli altri. Solo di te stesso. Egoista anche nelle relazioni. Mi auguro solo che tu, un giorno, possa passare quello che hanno passato gli altri per causa tua. Forse così potrai capire quanto tu sia stupido, Sasuke…” mormorò, prima di chiudersi la porta alle spalle.
Corse fino alla macchina, cercando le chiavi nella borsa.
Non appena salì in macchina, versò tutte le sue lacrime. E continuò a farlo finché non arrivò sotto casa di Ino.
Quando si calmò, uscì dall’abitacolo, stringendosi nelle spalle a causa del freddo, osservando le foglie arancioni che si adagiavano lentamente sull’asfalto, creando un forte contrasto.
Tirò su col naso, suonando il campanello.
Doveva ricominciare da capo, ora.




“Fronte Spaziosa…mi spieghi cosa diavolo pensi di fare?” chiese con voce preoccupata Ino Yamanaka, la sua migliore amica, mettendosi davanti a lei, pronta a placcarla come un degno giocatore di rugby.
“Voglio semplicemente parlare con lui. Non mi sembra un reato”.
“Tu hai qualcosa in mente. Stai cercando di nascondere il tuo sguardo da psicopatica ma con me non ci riesci cara la mia Sakura” le disse, appoggiando le mani sui fianchi e guardandola in cagnesco.
La diretta interessata storse il naso. Sapeva benissimo che Ino voleva solo il suo bene, ma in quel momento le stava rovinando i piani. E nessuno doveva intralciarla.
“Ma non stavi andando a comprare la Tv nuova con Kiba tu?” le chiese, come per farla capire che si doveva levare immediatamente di torno.
“Sì, ma poi ho trovato questo… - mormorò, tirando fuori dalla tasca della sua giacca viola scuro un bigliettino accartocciato – e ho capito che stavi architettando qualcosa. E, Sakura…non potevo lasciarti andare da sola. Non sei molto in te ultimamente”.
Le stava dicendo che era matta?
Che era mentalmente instabile?
“Senti Ino voglio solo fare due chiacchiere con lui. Ora spostati”.
“Vengo con te, Fronte Spaziosa. Sei la mia migliore amica. Qualunque cosa tu voglia fare, non lo farai da sola. So che stai per commettere qualche cazzata. E so che stai soffrendo come un cane. E, visto che non mi ascolti mai, almeno fammi venire con te. Se devi combinare qualche guaio, meglio farlo insieme. Come quando eravamo piccole” le disse, appoggiandole una mano sulla sua, sorridendole angelicamente.
E Sakura pianse, come da una settimana a quella parte, sentendo l’amica abbracciarla forte.
“Resterai sempre con me Ino-pig? Qualsiasi cazzata combinerò?” le domandò, aggrappandosi alla sua giacca come se fosse il suo unico appiglio.
“Cercherò di fartene fare il meno possibile. Ma sì, sarò sempre con te, Fronte Spaziosa” le sussurrò all’orecchio, carezzandole i lunghi capelli rosa.
Sakura annuì, sentendo le lacrime bagnarle il vestito.
Si spostò, asciugandosi gli occhi e tirando fuori uno dei suoi finti sorrisi, sperando di essere convincente.
“Allora andiamo”.
Ino la prese per un braccio, sfoggiando tutta la sua bellezza.
“Cara la mia Sakura…quel sex simbol di tuo cognato ci aspetta” e le fece l’occhiolino.
   
 
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