Perché l'amore eternit, finché dura.
-Voglio
il
divorzio.- sussurrò piano
Justin, seduto al tavolo. Avevano
appena finito di cenare, in silenzio. Erano mesi che non riuscivano ad
avere
una conversazione più lunga di dieci minuti, eppure lei non
sapeva cos'altro
fare per renderlo felice. Lavorava, si occupava della casa, dei pasti,
della
biancheria. Gli faceva spesso trovare i suoi cibi preferiti, non si
arrabbiava
se andava a vedere la partita con gli amici anche se preferiva che suo
marito
passasse del tempo con lei piuttosto che uscire.
Sapeva che
qualcosa stava cambiando, ma non fino a quel punto. Le cadde il mondo
addosso,
sentendo quelle parole.
-Cosa?- riuscì
a farfugliare, facendo cadere un piatto appena lavato dalle sue mani.
Il suo
cuore era proprio come quel piatto, spezzato in mille pezzi o forse di
più.
Justin, dal
canto suo, stava male quanto sua moglie. Alice era sempre stata una
splendida
donna e una splendida moglie, ma voleva fare altre esperienze. Si era
sposato
troppo presto, aveva solo diciotto anni quando aveva promesso di stare
per
sempre con Alice. L'aveva amata e l'amava ancora, anche se desiderava
fare cose
che insieme ad una donna non erano lecite.
Si alzò,
raccogliendo i cocci da terra. Dopodiché li gettò
nella spazzatura, sotto lo
sguardo attento della moglie.
-Non ti amo
più.- mentì,
facendo sentire Alice sempre più piccola e
sempre più impotente. Amava così tanto Justin,
che non voleva assolutamente
perderlo. Lo amava, come non aveva mai amato.
-Perché?- sussurrò
con un filo di voce, abbassando lo sguardo.
-Perché è
così..- le prese il viso tra
le mani, rabbrividendo alla
vicinanza che si era creata. Non erano così vicini da
così tanto tempo.. -Alice,
tu sei una donna stupenda e una moglie fantastica. Ma abbiamo fatto le
cose
troppo afrettate e..-
-E dopo dieci
anni di matrimonio lo capisci, Justin? Dopo dieci anni?- urlò
Alice, mentre piccole goccioline trasparenti calarono dai suoi occhi. -Stiamo
insieme da quindici anni e da dieci siamo sposati, ora capisci che non
mi ami?-
sussurrò di nuovo, sentendo i mille pezzi del suo
cuore diventare
diecimila.
Justin si
sentì tremendamente in colpa, ma non poteva più
tirarsi indietro. Anche se stavano
insieme da quindici anni e amava tantissimo Alice, sentiva il dovere di
staccarsi e vivere la sua vita per conto suo. Senza mogli rompiscatole
o
impicci che derivano da un matrimonio. Voleva andare in discoteca, bere
fino a
star male, stare con tante donne diverse e viaggiare. Proprio come
facevano i
suoi amici.
Eppure sapeva,
che se avrebbe fatto tutte quelle cose si sarebbe sentito in colpa. In
colpa
verso Alice. Aveva passato troppe cose con lei. Era stata la sua unica
fidanzata, la sua unica moglie, l'unica donna che abbia mai amato
realmente.
Ma ormai aveva
fatto la sua scelta, e sarebbe stato da codardi tirarsi indietro.
-Domani
parlerò con l'avvocato, nel frattempo..dormirò
sul divano e farò le cose per
conto mio..- disse guardando in basso.
Alice fece un sospiro e
scappò in camera da letto, piangendo come una disperata.
Si sentiva
vuota, sola, triste, persa, in preda al panico. Aveva paura di
perderlo, paura
di ricominciare, paura di non riuscire a vivere senza di lui. Aveva
passato
quindici anni solo con lui al suo fianco, era la sua roccia, il suo
scudo, il
suo oggi e il suo perché. Era la sua forza, la sua
determinazione, la sua
felicità.
Non sapeva
dove aveva sbagliato.
Non sapeva
cosa aveva fatto di male.
Aveva voglia
di picchiarsi e di riaprire quei segni sulle sue braccia che grazie a
lui non
faceva più. Era proprio grazie a quei segni, che Justin si
innamorò di lei. La
vide nel corridoio della scuola, sempre sola..era così
timida e così riservata.
Veniva presa in giro da un paio di bullette del terzo anno, a causa
loro
graffiava la sua pelle e provava piacere nel vedere i frutti delle sue
azioni.
Stava per prendere qualcosa da suo armadietto, ma era così
in alto che dovette
aiutarla. E fu lì, che vide sui suoi polsi quei segni,
ancora non ben
cicatrizzati. Da allora, non la lasciò un attimo.
La aiutò ad
affrontare i suoi problemi, le sue paure, quelle ragazze.
Diventò una ragazza
così bella e così determinata, così
sicura e intelligente. Si era innamorato
della sua creazione, si era innamorato di quella ragazza dagli occhi
verdi e i
capelli neri, che successivamente tinse di rosso.
Rianimando
quei ricordi, Alice si sentì mancare. Continuò a
piangere per ore, finché non
si calmò e decise di scendere per parlare con Justin.
Lo trovò sul
divano, intento a guardare la tv. Si avvicinò ad essa e la
spense, per poi
sedersi su un tavolino proprio di fronte a suo marito.
-Dammi un mese
di tempo.- gli chiese, con la voce
tremante. -Un mese di
tempo, in cui tutte le mattine dovrai darmi un bacio e guardare con me
due foto
che ritraggono la nostra storia. Solo questo di chiedo, niente
più. Dopodiché,-
deglutì e prese un respiro profondo, prima di
continuare -dopodiché
farai ciò che vuoi.- concluse, guardando
profondamente i suoi occhi.
-Va bene..- sussurrò
Justin, titubante.
Non baciava
quelle labbra da più di un mese ormai, ricominciare a farlo
sarebbe stato
strano.
Contenta ma
allo stesso tempo delusa, Alice salì di sopra. Si
privò dei vestiti, fece una
doccia, mise il pigiama e prese un grande scatolone contenente delle
foto.
Cominciò a sfogliarle tutte, prelevandone giusto una
trentina così da guardarle
ogni mattina per trenta giorni. Due foto, per ogni anni di fidanzamento
e
matrimonio. Erano cambiati così tanto da quando si erano
fidanzati, erano
proprio due bambini all'inizio, infondo avevano solo tredici anni.
Sorrise,
guardando quelle foto così belle quanto vecchie.
Dopo aver
scelto le trenta foto, posò lo scatolone e si mise a letto,
cercando invano di
dormire.
La mattina
dopo, Alice si svegliò presto. Si lavò e si
vestì, preparò la colazione a
Justin e aspettò che si svegliasse. Quando suo marito
entrò, un sorriso si
formò sulle sue labbra. Purtroppo però
scomparì subito, ricordando la serata e
la notte appena trascorsa. Justin nemmeno era riuscito a dormire, si
sentiva
troppo strano dopo la promessa che le aveva fatto. Non provava ribrezzo
al
pensiero di toccare quelle labbra, ma piuttosso..imbarazzo.
Così, dopo aver
finito la colazione, si sistemò ulteriormente e prese la sua
solita valigetta.
Si avvicinò alla moglie, i loro respiri si unirono, i loro
occhi non volevano
lasciarsi. Poggiò piano le sue labbra su quelle di Alice,
sentendo una
sensazione diversa nello stomaco. Le diede un piccolo, dolce e casto
bacio a
stampo. Ma gli era bastato, per capire quanto quelle labbra gli erano
mancate.
Imbarazzato si
staccò, portando con sé una foto che Alice gli
aveva dato. Era la prima foto
che si erano scattati. Avevano entrambi tredici anni e sorridevano
felici, si
erano appena fidanzati. Lui portava ancora i capelli lunghi mentre lei
li
teneva legati in una treccia. Era bellissima, anche da bambina.
Sorrise al
ricordo di loro due insieme, un ricordo di circa quindi anni prima.
Dopodiché
mise in moto l'auto e partì, sentendo che qualcosa da
lì a poco sarebbe
cambiato.
Era
il
ventinovesimo giorno, e Justin era pronto a dire a sua moglie che non
voleva
più divorziare e che era stato solo uno stupido a dirle
quelle cose. Era a casa
quel giorno, le stava preparando il suo piatto preferito.
-Sarò a casa
tra dieci minuti.- gli aveva detto al
telefono, ma ne erano passati venti
e di lei ancora nessuna traccia.
Confuso e un
po' preoccupato, decise non farci tanto caso e di continuare a
preparare la
cena così che quando sarebbe arrivata avrebbe già
trovato il piatto sul tavolo.
Ma il tempo passava e di lei nessuna traccia, decise di richiamarla
così prese
il suo cellulare in mano quando proprio in quel momento lo
chiamò.
-Alice, dove
sei? La cena è pronta!- le
disse felice, mettendo il
piatto sul tavolo.
-Lei è il
marito della signora Alice Konnell?- chiese
una
voce maschile, Justin sbiancò immediatamente. Sentiva le
sirene della polizia
dal cellulare, aveva paura che le fosse successo qualcosa, paura di
perderla
sul serio.
-Sì, sono io.
Cos'è successo?- chiese a sua
volta, sentendo il cuore battere sempre
più forte.
-Sua moglie ha
fatto un incidente, la stiamo portando all'ospedale. Le
spiegherò l'accaduto
una volta arrivati.- e buttò
giù.
Tu.
Tu.
Tu.
Tu.
Il
cellulare
gli cadde immediatamente dalle mani. Poco lucido e impaurito, lo prese
subito
da terra, indossò il cappotto e corse in macchina,
mettendola subito in moto.
Durante il tragitto verso l'ospedale non sapeva a cosa pensare.
Si sentiva uno
stupido, perché aveva deciso di lasciarla.
Si sentiva in
colpa, perché adesso lei era in fin di vita.
Si sentiva
desideroso, desideroso di non perderla.
Arrivò in men
che non si dica all'ospedale, chiese subito ad un'infermiera la stanza
di Alice
ma in tutta risposta gli dissero che la stavano operando.
Così corse fuori la
sala, chiedendo ad ogni medico che usciva informazioni. Passarono ore,
ma di
lei nessuna notizia.
Dopo circa
quattro ore arrivano degli agenti, che gli raccontarono i fatti.
Avevano appena
finito di vedere dai filmati delle telecamere dei negozi vicini, un
auto aveva
sbandato andandole addosso. Il conducente, dall'altro lato, era molto
sul
colpo. Mentre per Alice forse c'era ancora una speranza. I suoi occhi
cominciarono a lacrimare e le sue gambe a cedere, passò le
sue mani tra i
capelli e continuò ad aspettare finché un medico
non uscì.
-I familiari
della signora Bieber?- chiese un medico,
Justin si alzò immediatamente.
-Io sono il
marito. Dottore, come sta?- gli chiese,
cercando di asciugare
le lacrime.
-Il peggio è
passato, dobbiamo solo aspettare che si svegli. Lei è stato
molto fortunato,
signor Bieber.- Justin si
poggiò entrambe le mani sul viso, sentendosi
finalmente meglio. Sorrise, sorrise come non aveva mai fatto.
-Posso
vederla?- chiese ancora, il dottore
annuì portandolo alla sua
stanza.
Alice aveva un
aspetto orribile. Aveva la testa fasciata, come anche il fianco e la
sua gamba
sinistra era messa davvero male. Evidentemente, aveva preso una bella
botta.
Deglutì alla vista di sua moglie, per poi accarezzarle la
mano sinistra e
giocherellando con gli anelli che portava. Aveva una fedina, il
solitario e la
fede. Erano così importanti per lei, gli aveva sempre detto
che significavano
tantissimo.
Si sedette su
una sedia affianco al suo letto e aspettò il risveglio di
sua moglie, tenendole
stretta la mano e senza smettere di guardarla.
Passò l'intera
nottata e Justin non aveva chiuso occhio. Essendo mattina, decise di
alzarsi e
di dare un bacio alla moglie. Così, incollò le
loro labbra per pochi minuti,
era immobile. Improvvisamente, però, sentì quelle
di sua moglie muoversi. Si
staccò piano, pensava che fosse solo un sogno o un
allucinazione. E invece no,
Alice aveva appena aperto gli occhi, Alice si era appena svegliata.
Sorrise
felice, accarezzandole il viso.
-Ti sei
svegliata..- sussurrò, a un
centimetro delle sue labbra.
-Cos'è
successo?- mormorò Alice,
gemendo dal dolore.
-Hai avuto un
incidente ieri sera, hanno dovuto operarti. Ma adesso sei qui.- sentì
le lacrime scorrere lungo il suo viso. -Avevo paura di
perderti.- sussurrò
infine, guardandola intensamente negli occhi.
Lentamente,
Alice alzò il braccio e toccò il viso di Justin,
asciugando le sue lacrime.
-Non mi
perderai mai.- sussurrò sua
moglie.
Justin sorrise
e chiamò il dottore, dicendogli che sua moglie si era
svegliata.
Passarono
due
giorni prima che, insieme, potessero varcare la soglia di casa. Justin
la portò
in braccio, nonostante pesasse qualche chilo in più col
gesso. La stese sul
letto, le diede un dolce bacio sulle labbra e si stese al suo fianco,
sentendo
di amarla più che mai.
-Non
voglio
più divorziare.- attirò
l'attenzione della moglie, dopo minuti interi
di silenzio. -E non è vero che non ti amo
più, anzi. Ero solo accecato dalla
voglia di fare nuove esperienze, stiamo insieme da praticamente tutta
la vita e
volevo.. oh, neanch'io so che volevo. Ciò che so per certo
adesso, è che non
voglio lasciarti. Io, Justin Drew Bieber, accolgo te, Alice Lynn
Konnell, come
mia sposa. Prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore,
in
salute e in malattia, e di amarti e onorarti per tutti i giorni della
mia
vita.- Alice sentì gli occhi riempirsi di
lacrime, che cominciarono a
uscire rievocando quei ricordi di dieci anni prima. -Ho
scelto te, come mia
compagna, per tutta la vita. Quindi ti prego, perdonami se ho commesso
degli
errori, e resta con me. Io ti amo, Alice e non voglio perderti..- sussurrò
infine Justin, piangendo assieme a sua moglie.
-Ti
amo
anch'io, Justin.- sussurrò
solamente Alice, attirando a sé Justin e
baciarlo.
Finalmente
le
loro labbra si toccavano ancora con amore.
Finalmente
Justin diceva ancora di amarla.
Finalmente era
al suo fianco.
Finalmente si
sentiva viva.
Finalmente si
sentiva felice.
Anche se era
fisicamente k.o, si sentiva ugualmente bene. Aveva ritrovato l'amore
della sua
vita, finalmente era di nuovo tutto per sé. Non se lo
sarebbe mai fatto
scappare, nemmeno per un miliardo di dollari. Era più
prezioso di ogni
gioiello, più prezioso anche dell'intero universo.
Lo amava, lo
amava tanto e infinitamente.
Lo amava, lo
amava in quel momento più che mai.
I wanna dream what you dream, go where you're going. I only have one life, and I only wanna live it with you. I wanna sleep where you sleep, connect with you soul.. The only thing I want in life, I wanna live it with you.
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Avevo scritto questa OS già molto tempo fa,
non sapevo se postarla o meno ma..
eccola qua.
Spero che vi piaccia, perché a me piace davvero tantissimo
Mi lasciate un parere, tesori?
Grazie infinitamente per avermi sopportata lol.
Al prossimo capitolo, bellezze.
Much love.
-Sharon.
Se volete, qui c'è il mio Instagram (chiedete il follow back sotto una foto).
Se volete leggere la mia prima FF, ecco 'Do you believe in love?'
E per leggere la mia seconda FF, ecco a voi 'We Can Fly To Never Neverland'
Ah, sto scrivendo una nuova FF, passate anche qui 'Look in my eyes, what do you see?'
e.. qui lol 'The Storm'