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Autore: Red_Coat    07/12/2016    2 recensioni
" Non ha tempo, la morte.
Esiste solo il buio, il silenzio, la notte.
Come quella in cui sono piombato dopo averti lasciata andare."
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I pensieri di Vincent, nei quasi quarant'anni che intercorrono dall'attimo della sua "trasformazione" ad opera di Lucrecia e Hojo, fino al giorno in cui Cloud, Tifa e Aeris lo risvegliano dal suo sonno.
NOTA: Riscrittura totale da zero di una mia vecchia Fan Fiction sul fratellone, andata perduta dopo la mia prima cancellazione da efp.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Vincent Valentine
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: FFVII, Contesto generale/vago
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Vincent Valentine
- The nightmares slave -

 

In questo luogo il tempo non si conta, non più.
Non importa che siano passati cinque, dieci, o trent'anni.
Non ha tempo, la morte.
Esiste solo il buio, il silenzio, la notte.
Come quella in cui sono piombato dopo averti lasciata andare.
Chiuso in questa bara come mia unica casa, ad occhi chiusi e braccia incrociate sul petto resto ad ascoltare, in silenzio, i rumori del mio inferno.
Il ronzio delle tarme che la divorano, degli scarafaggi e dei coleotteri, che come pipistrelli se ne stanno in agguato, appesi alle pareti di roccia su di me in attesa di qualcuno da poter divorare.
Non arriverà.
Perché questo è il mio incubo, e non ci sarà pace, né ritorno per me.
È ... la mia condanna eterna, per aver lasciato che tutto accadesse.
E se all'inizio pensavo fosse solo questione di tempo, prima che i vermi iniziassero a divorare anche queste mie spoglie mortali, ora so che non avrò neppure questa consolazione.
Perciò in silenzio continuo a vivere,serrando gli occhi senza più alcun timore, e lasciandomi scorrere addosso i minuti, le ore, i giorni, come se fossi già morto, in attesa che quel momento arrivi davvero.
E nel frattempo continuo a pensarti, nei lunghi stati di lucidità che intercorrono tra un incubo e l'altro, tra il sonno profondo e l'angosciante attesa della morte che non arriva mai.
La tua immagine, eterna e dolce come nei miei ricordi, mi appare chiara nell'improvvisa luce di un risveglio, e mi fa tremare le labbra e il cuore.
Lu ... crecia.
Mia ... Lucrecia.
Ti vedo, ti cerco, ti voglio!
Per poi accorgermi di quanto sia tutto solo un'illusione, l'ennesima, in questo labirinto degli orrori.
Mi dispiace...
È solo ... colpa mia.
E questo, tutto questo ... è il mio miserevole destino, la mia punizione divina, per non aver avuto il coraggio di fermarti.
Per non essere riuscito a salvarti.
Lacrime solcano il mio viso. Poche, silenziose, intangibili.
Nessuno le vede, non potranno mai farlo. Potrei nutrirmi di esse, come ho sempre fatto, ma le lascio scivolare via stavolta, giù, fino a inumidire gli ormai lunghi fili dei miei capelli corvini che sfiorano il mio viso e la mia fronte.
Non voglio neanche bere le mie lacrime, non più.
Non lo merito.
La sete ... sarà solo l'ennesimo tormento del mio inferno.
E così, ad occhi chiusi ed in silenzio, torno ad ascoltare il tempo che passa, la goccia che batte sulla pietra, i mostri che restano in agguato attorno a me.
E lentamente ripiombo nel sonno, in balia degli incubi e del dolore, in un circolo vizioso senza fine che fa quasi parte di me oramai.
Fino a che, all'improvviso la porta della mia prigione si spalanca, e qualcuno entra con prepotenza nella mia dimora, rompendo la solitudine e il silenzio a cui ero abituato. Mi sorprende, talmente tanto da risvegliarmi all'improvviso dal mio sogno e farmi balzare il cuore in gola.
Ma continuo a rimanere qui, disteso nel mio letto di morte. Ad occhi ormai spalancati ascolto quelle voci estranee conversare tra di loro, ignari della mia presenza.
E ho già deciso di cacciarli via, quando un nome, quel nome che credevo di non sentire mai più, fuoriesce quasi per caso dalla bocca di uno di loro, l'unico ragazzo fra due fanciulle, e torna a colpirmi di nuovo al petto, nella stessa maniera in cui lo ha fatto il proiettile che mi ha ucciso. Sephiroth.
Allora ... lui è vivo.
Ma ... perché loro lo stanno cercando?
Non lo so, e vorrei non avere affatto intenzione di saperlo.
Chiudo gli occhi, cercando di ignorarli e tornare a dormire, ma ... non è facile.
Non più.
Perché è a causa di questo che sono finito qui, in questo inferno.
E non posso continuare ad ignorare ancora quelle voci.
Lucrecia ... tuo figlio.
Dov'è adesso? Come sta?
Posso ... ancora fare qualcosa, per lui? O ... è troppo tardi anche per questo?
Sospiro, per un ultima volta, ormai deciso a seguire il dono di questa seconda possibilità che il destino mi ha regalato, quando non ci speravo più, e con un colpo del guanto di ferro che ricopre la mia mano destra rompo il coperchio di fragile legno consunto che per tanto tempo mi ha tenuto qui, protetto e nascosto perfino all'oscurità stessa, in attesa del giorno del giudizio finale.
Quel giorno, ora è arrivato.
Spero solo ... di riuscire a rimediare appieno ai miei peccati. O, altrimenti ... di essere punito abbastanza da riuscire finalmente a trovare un po' di pace.
Per me, e per te Lucrecia.
È l'ultima ed unica cosa che posso fare, adesso.


 
   
 
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