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Autore: DarkVampire    06/04/2005    3 recensioni
Salve gente... questa storia l'ho scritta in fretta e furia per un concorso, ma non è stata accettata (hanno scelto una storia DI un ragazzo di quinto liceo... io faccio il primo... non era possibile conpetervi!) comunque... io l'adoro... spero che possa piacere anche a voi!
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’Angelo Vendicatore Due uomini camminavano nelle vie di Roma, uno di fianco all’altro, parlando fitto: «Sì, farò come lei mi ha detto, non si preoccupi». «Grazie. Aspetto sue notizie». L’uomo che aveva parlato per primo girò per Via di Ripetta, mentre l’altro proseguì su Via del Corso. Cosa avrebbe fatto Gerald adesso? L’operazione era ormai iniziata. Si ricordò l’ultima volta che aveva percorso quella via… «Giuro che morirai, te lo giuro». Quella frase era ancora nella sua testa, come una minaccia, una minaccia pronunciata con odio, con un odio che solo una figlia, che ha visto il padre morire, può provare. FLASH BACK Era una bella giornata di aprile, l’odore tipico della primavera riempiva l’aria, ma per lui, Gerald Stephen, era tutto fuorché allegra. Finalmente i mandanti erano arrivati ad una conclusione: il loro uomo, Alec Resist, si nascondeva in Via di Ripetta. Era sabato pomeriggio e le strade erano affollate da gente ignara che era andata là per fare le sue compere, per stare con gli amici, per prendere un po’ d’aria. Per Gerald Stephen era facile confondersi tra la folla, il suo viso era come uno dei tanti, uno dei mille turisti che stavano a Roma, con macchinetta fotografica al collo e cappellino con visiera in testa. La sua missione era trovare quell’uomo e ucciderlo… Era arrivato davanti al palazzo nel quale, secondo coloro che lo avevano ingaggiato, si trovava Alec Resist. Non doveva fare altro che entrare e sparargli due colpi di pistola in testa…E così fece; ma qualcosa andò storto: Alec Resist non era solo, con lui c’era anche sua figlia… L’aveva colpita ad un braccio e aveva ucciso il padre: «Giuro che morirai, te lo giuro». La ragazza era stata capace di dire solo questo tra il dolore e le lacrime. Dopodichè il sicario si era recato a New York, per riscuotere la sua ricompensa. Una volta arrivato era stato incaricato di compiere un nuovo lavoro: uccidere Mary Jane Resist, la figlia di Alec. Un po’ sorpreso del nuovo incarico era tornato a Roma e… Eccolo che camminava verso quel palazzo, verso quella ragazza che, ignara del suo destino, non sarebbe riuscita a mantenere il suo giuramento. Nella testa di Gerald Stephen si facevano strada strani pensieri. Per la prima volta in vita sua non riusciva a conservare la freddezza con cui normalmente svolgeva un incarico. A duecento metri dall’obiettivo si girò e se ne andò. Chiamò il suo contatto e gli disse che gli serviva ancora qualche giorno: non era riuscito ad individuare il soggetto. Il contatto, preso alla sprovvista, disse che aveva a disposizione altri tre giorni. L’uomo un po’ più rincuorato si diresse verso casa con ancora quei pensieri in testa. “Chi sono veramente io? Dai dimmi Gerald Stephen, chi sei? Qual è il tuo ruolo in questa società? Ah è vero, uccidere la gente che causa qualche problema agli altri. Ormai quanti anni hai? Trenta? Trentadue? È ora di dire basta. Da quando avevi sedici anni ammazzi persone che non conosci come se non ti importasse nulla di loro… Vuoi giocare a fare Dio? Fà pure. Ma ricorda che chi gioca con il fuoco prima o poi si brucia…”. Si guardò allo specchio e vide riflessa l’immagine di un uomo stanco, che la morte ha fatto crescere più in fretta. Il suo viso è scavato e ha le occhiaie di chi non dorme da troppo tempo. Nonostante tutto è un uomo affascinante, che provoca ammirazione. Pone il suo forte corpo sotto un getto di acqua gelata, per scacciare i pensieri… Ha ancora tre giorni per tornare quello di un tempo e poi mollare tutto… “Vigliacco!”. Perché le voci nella sua testa non smettevano di confondergli le idee? Esce dalla doccia e accende lo stereo. La sua canzone preferita risuona nella stanza, con le sue note dure che come nient’altro riescono a farlo concentrare: “Smoke on the water, the fire is in the sky”. Purtroppo per lui, il fuoco, in questo caso, non era nel cielo. Si mette a studiare la planimetria dell’edificio in cui dovrà penetrare, anche se la conosce già a memoria: Sarebbe entrato dalla porta sul retro per poi arrivare all’entrata, salire le scale e uccidere Mary Jane nel suo caldo letto, mentre dormiva. “Vigliacco. Non la vuoi affrontare… Hai paura che ti batta? Ah, dimenticavo, l’hai chiamata per nome…”. Non avrebbe mai fatto quel lavoro. Mai. Prese il telefono e chiamò il suo contatto. «Gill, sono io. Voglio mollare tutto. Capito? Tutto. Non chiamarmi più per alcun lavoro». «Gerald? Cosa? Cosa hai detto? I soldi stanno già sul tuo conto in banca. Non puoi rinunciare ora. Capito, brutta testa di cazzo? Adesso fai quello che devi fare! Poi decidi che fare della tua merda di vita! ». Nessuna via di uscita… Tranne una… I tre giorni erano passati e Gerald camminava per Via di Ripetta. Erano le undici e mezzo di sera, ed era sempre più vicino al suo obiettivo. Prese una traversa e si ritrovò davanti alla porta sul retro. L’aprì senza troppa difficoltà e con cautela percorse la cucina, la sala da pranzo, fino ad arrivare all’entrata dell’edificio. Salì le scale, che non diedero il minimo accenno a scricchiolii malgrado fossero di antico legno. Si ritrovò in un ampio salone pieno di finestre. Molti quadri di valore ornavano le pareti e due confortevoli divani erano messi “ad elle” davanti ad un camino con i bracieri ancora fumanti. Per arrivare in camera da letto fu obbligato a passare nel guardaroba; si sorprese a fissare i completi firmati appesi uno ad uno ad una sbarra metallica. Erano messi tutti in gradazione e ognuno aveva abbinato un paio di scarpe che sorprendentemente erano dello stesso colore del vestito. Si costrinse, a malincuore, a scappare da quella stanza. Aveva altri compiti da svolgere. Irruppe silenziosamente nella camera da letto e si mise a studiare la sua vittima; era una bellissima ragazza di circa vent’anni. Aveva morbidi capelli castani che in quel momento le ricadevano in modo scomposto sul letto candido. La sua pelle rifletteva il chiarore lunare che filtrava dalla finestra sopra di lei. La sua espressione rilassata lasciava intravedere il dolore che aveva provato. Gerald non sapeva cosa fare. Toccò quell’angelo caduto dal cielo; voleva che si svegliasse, che lo vedesse in faccia, che riuscisse a mantenere il suo giuramento. La donna si rigirò nel letto facendo una buffa smorfia. «Dai Mary Jane. Mi servi sveglia!». Si allontanò dalla stanza e frugò in alcuni cassetti del salone. Volontariamente li chiuse con violenza, in modo che facessero un fracasso infernale. «Dai Mary Jane. Svegliati!». La ragazza si rigirava nel letto, ma il suo sonno era disturbato. Sentì una presenza nella casa, ma non vi fece molto caso; era la vecchia casa di suo padre, sentiva sempre la sua presenza. Qualcosa la destò dallo stato di dormiveglia in cui si trovava. Sentì un forte rumore provenire dal salone. Scattò in piedi e cercò qualcosa per difendersi. Sapeva che avrebbe dovuto mettere l’antifurto… Una casa come quella era un bijou per i ladri romani… Impugnò le mazze da golf che il padre teneva nell’armadio, si avvicinò alla porta del guardaroba e vi entrò. Osservò i suoi vestiti e vide che era cambiato qualcosa. C’era un elemento che stonava con gli altri. Eccolo, individuato, una 357 Magnum sbucava dalla tasca della sua tuta sportiva. Lo prese come un segno del destino e con fermezza afferrò la pistola. A piccoli e prudenti passi arrivò davanti alla porta che dava sul salone. “Che cosa posso trovare dietro? Chi ci sarà?”. Con la pistola ben salda in mano spalancò la porta. Ciò che vide la lasciò attonita. Un viso conosciuto la guardava con occhi assenti. Quegli occhi di un blu profondissimo sembravano aver perso tutta la loro umanità, tutta la loro anima. «Cosa… Tu! Cosa vuoi? ». «Stai calma. Adesso morirai, non pensare a niente». «Hai rovinato la mia vita! Vendicherò mio padre. Questa sera sarai tu a morire». Con uno slancio che non pensava possedere, premette il grilletto, pronta al contraccolpo. Ma la pistola si era inceppata. «Cosa? Non è possibile! ». «Come dicevo, adesso morirai, ma se ci pensi, raggiungerai tuo padre. Non sei felice?». Era dura recitare, ma era l’unica cosa che poteva fare. La sua fama non doveva essere sminuita, tutti si sarebbero dovuti ricordare di lui come il più abile sicario del mondo. Era riuscito a fornire una pistola a Mary Jane ma purtroppo quando, pronto a morire, lei aveva premuto il grilletto, la pistola si era inceppata. La ragazza sbalordita guardò l’uomo. Gerald non percepì la minima ombra di rassegnazione nei suoi occhi. Quegli occhi pieni di vita, pieni di tutto quello che lui non aveva più. Mary Jane riuscì a mantenere la calma. Non sapeva come ma dentro se stessa era sicura di vincere. Premette nuovamente il grilletto e questa volta la pistola emise un forte tuono. Malgrado la sua scarsa mira aveva colpito in pieno petto il sicario. «Grazie». Uscì un sussurro dalla bocca dell’uomo il quale ormai aveva esalato l’ultimo respiro. Mary Jane guardò con disprezzo il corpo privo di vita. «Io mantengo sempre le promesse». Grazie di avermi ascoltata, questa è la mia storia, per intero,senza alcuna modifica. Sono mesi ormai che inventate di tutto. Vi prego, di pubblicare questa versione sul vostro quotidiano. Grazie. Cordiali saluti Mary Jane Resist
  
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