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Autore: LumLumLove    08/12/2016    19 recensioni
Akane sta per sposarsi e mancano quindici giorni al grande passo. Ormai ha deciso, convolerà a nozze con un bravo ragazzo e inizierà una nuova vita, lontano da tutto ciò che conosce. Ma un'improvvisa scoperta manderà all'aria tutti i suoi piani, catapultandola in una bizzarra avventura, con una compagnia del tutto inaspettata: "Sono già sposata?! Com'è possibile?" - Storia originale in lingua spagnola di LumLumLove - Traduzione di Spirit99
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quince días
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Capitolo 13: Domenica 24
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Akane
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Apro gli occhi controvoglia, sapendo che il sole è già alto nel cielo. Ma è più forte di me, mi sento chiusa in una meravigliosa nuvola di tepore e mi stupisco del fatto che io mi senta a mio agio in un letto sconosciuto.
 
Lo osservo mentre dorme e mi rendo conto che finora non mi sono mai soffermata a guardarlo da vicino. Il suo respiro è regolare, dalle labbra entra e fuoriesce aria che mi solletica il volto. Le sopracciglia sono folte e scure, sempre nascoste sotto i capelli neri ribelli. Li sposto delicatamente e poggio il palmo della mano sulla sua fronte.
 
Lo immaginavo, ha un po' di febbre. Ieri deve aver fatto uno sforzo sovrumano. Lui, che si sveglia sempre all'alba, che sorprendo sempre dietro la mia porta con la colazione in mano, ancora non è riuscito ad aprire gli occhi.
 
Si è ammalato ed è tutta colpa mia.
 
Mi mordo il labbro inferiore, preoccupata, ricordando che ieri sera sembrava davvero esausto. Io ho perso conoscenza e non ho idea di ciò che sia successo davvero. Ricordo il mare gelido, il peso della spada che tirava dal mio polso, poi le sue braccia forti, le onde che ci colpivano, la fatica immensa che facevo per cercare di respirare...
 
Sposto la mano dalla sua fronte e mi accorgo che ora è ricoperta da un velo di sudore freddo. È chiaro che il mio calore non gli fa affatto bene ora.
 
Sospiro piano, con la testa poggiata sul suo petto. È questo che si prova quando si dorme con un uomo? Il suo profumo mi inebria i sensi, quasi come fosse ipnotico. Potrei quasi farci l'abitudine.
 
Sollevo la testa, rompo il nostro contatto con più riluttanza del necessario e resto un attimo seduta sul futon, osservando l'unica finestra della camera.
 
Non posso chiudere gli occhi davanti alle domande che cercavo di respingere e che ora mi stanno letteralmente assalendo. Sono come aghi che si conficcano nella pelle, che mi pugnalano mille volte fino a lasciarmi senza fiato.
 
Cosa sto facendo? Cosa mi sta succedendo?
 
Se solo una settimana fa qualcuno mi avesse detto che sarei finita nello stesso letto del mio presunto marito gli avrei riso in faccia e ora... ora...
 
Ranma si agita nel sonno e mi fa tornare alla realtà. Ma tutto questo non importa, non ora per lo meno. Mi alzo in piedi e sistemo il mio yukata, che si è spiegazzato un po' durante la notte.
 
Lo sistemo bene in vita e apro la porta della camera, ma nel corridoio non vedo nessuno, che strano. Cammino scalza sulla superficie liscia del tatami della casa tradizionale finché non arrivo a quella che dovrebbe essere la reception, anche se nemmeno qui c'è anima viva.
 
Mi guardo intorno fino a che non avverto un tocco sulla schiena che mi sorprende a tal punto da farmi sobbalzare in aria di mezzo metro. Mi giro con il cuore in gola e mi trovo faccia a faccia con il volto gentile dell'anziana di ieri sera.
 
-Avete dormito bene?- chiede tranquilla e io cerco di recuperare un po' di contegno.
 
-Sì, grazie per tutto l'aiuto che ci ha dato.- mi inchino per ringraziarla e lei muove la mano, come a voler minimizzare la cosa.
 
-Sciocchezze, siamo in bassa stagione e i clienti sono pochissimi. Dal momento che abbiamo solo una camera, più che un albergo siamo una seconda casa sulla spiaggia. È sempre un piacere accogliere giovani coppie.
 
-Già...—per qualche istante ho la tentazione di dirle che io e Ranma non siamo una coppia ma in realtà non ho voglia di dare più spiegazioni del necessario. Abbiamo già abbastanza guai. -Vede, temo di aver perso i miei bagagli e ho bisogno di alcune cose.
 
-Certo, dimmi cosa posso fare per voi. –si offre lei, disponibile.
 
-Ranma ha un po' di febbre e mi chiedevo se...
 
La donna mi guarda preoccupata e non mi permette di aggiungere altro. Mi prende per mano e mi trascina per un altro corridoio e, ancora prima di rendermene conto, mi ritrovo in un'enorme cucina dove un anziano sta mescolando lentamente una zuppa in un pentolone sul fuoco mentre legge un giornale.
 
-Tesoro, servi la colazione ai clienti e smettila di far venire i capogiri a quel miso!- dice frettolosamente mentre apre un grande armadio e, con l'aiuto di un vassoio, inizia a tirare fuori tutti i tipi di medicine, sciroppi e borse del ghiaccio. Prende anche una brocca d'acqua e un paio di bicchieri.
 
-Tieni, dovrebbe bastare.- dice, consegnandomi tutta quella roba. –Presto, va', tra un po' vi serviamo anche la colazione in camera.- guardo impacciata l'arsenale di farmaci sparso sul vassoio e non mi resta altro che obbedire. Esco dalla cucina, ma appena prima di imboccare il corridoio ascolto inavvertitamente la conversazione dei due anziani.
 
-Non mi sorprende che si sia ammalato.- dice la voce rauca di lui. Io resto pietrificata, incapace di muovere i piedi. –Se quel ragazzo dice la verità dovrebbero essere caduti dalla nave salpata dal porto di Osaka, cioè più di dieci chilometri di mare aperto.
 
-Ma è impossibile, tesoro!- lo corregge lei. –Come avrebbe potuto nuotare per tutti quei chilometri con lei in braccio? E poi portarla fino alla riva... sono altri quattro chilometri!
 
-Non sembra umano, una persona normale sarebbe morta.
 
-Beh, sai com'è... l'amore può tutto.
 
Le mie mani tremano e rischio quasi di rovesciare il vassoio per terra. Cerco di calmarmi mentre sento il cuore salirmi in gola.
 
Amore? Ha detto amore? La conversazione comincia ad arrivarmi alle orecchie più ovattata mentre i miei piedi si muovono automaticamente verso la camera.
 
Si sbagliano di grosso, non si sono accorti che il rapporto tra me e Ranma non potrebbe essere peggiore di così? Discutiamo sempre, tranne in quei pochi casi in cui lui cerca di provocarmi, proprio come ieri sera. I miei piedi si fermano. Sì, è così, non so come non me ne sia accorta prima.
 
Ero così presa dai miei sentimenti che non mi sono soffermata a pensare ai suoi. Alla fine che cosa sono per lui se non un peso? Sua moglie, la sua consorte, una ragazza con cui è obbligato ad avere a che fare.
 
Qualcuno da prendere in giro, la stupida, l'ingenua, l'innocente verginella.
 
Mi sento un peso addosso mentre mi sforzo di ricacciare indietro le lacrime di pura umiliazione. Mi obbligo a muovermi e torno da lui.
 
Entro e poggio il vassoio sul pavimento. Quando lo guardo sento un macigno sul petto che mi opprime. Ha il sonno agitato, il sudore gli imperla il volto ma persino ora lo trovo incredibilmente attraente.
 
Prendo una salvietta e gli asciugo il sudore, poi sposto la coperta per cercare di alleviare la febbre e gli sistemo in fronte una borsa del ghiaccio. Distolgo lo sguardo dal suo petto nudo per colpa dello yukata aperto, prendo un paio di pillole e riempio un bicchiere d'acqua.
 
Non posso permetterlo, non posso lasciare che si avvicini a me perché alla fine... tra pochi giorni andrà via, si congederà con il suo sorriso arrogante e io non sarò nient'altro che un'altra donna in più da dimenticare.
 
Deglutisco mentre le sue parole mi colpiscono ancora e ancora.
 
"Odio perdere".
 
Se non mi fosse ancora sufficientemente chiaro, quella affermazione fuga ogni mio dubbio: sta giocando con me. Lo trova divertente come un gatto che insegue un topo. Per qualche sadico motivo deve trovare piuttosto stimolante farmi sentire in imbarazzo, osservarmi mentre mi arrendo senza scampo alla sua presenza.
 
Stupida. Stai per sposarti, cosa stai combinando? Ti stai facendo coinvolgere, sedurre da un uomo che domani non ricorderà neanche il tuo nome? Voglio che finisca tutto, che questa stramba avventura termini una volta per tutte per tornare a casa, tra le braccia di Shinnosuke. Per recuperare la razionalità.
 
Forse per questo mi sono lanciata all'inseguimento di mio suocero, forse per questo ieri sera ho fatto una pazzia che mi ha fatto quasi morire annegata. Guardo di sottecchi il bottino che sono riuscita a vincere: la katana sul tatami ancora avvolta in un'umida custodia che nessuno si è disturbato a togliere.
 
La mia speranza di poter tornare.
 
Ranma respira affannosamente, gli sollevo la testa e gli metto in bocca due pillole prima di avvicinargli il bicchiere con l'acqua e fargliele mandare giù. Protesta debolmente nel sonno, si rimette a dormire e lo osservo in silenzio. Mi piacerebbe poterlo odiare.
 
In quel momento sento una terribile necessità, cerco tra i miei vestiti temendo di averla persa, dato che la catenina è troppo grande e potrebbe essere finita tranquillamente in fondo al mare.
 
Con un sospiro di sollievo trovo la moneta proprio dove dovrebbe essere, cioè attorno al mio collo. La stringo nel pugno consapevole che non esiste una donna più stupida di me.
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L'anziano apre la porta senza chiedere permesso o fare cerimonie, lascia due vassoi con la colazione tradizionale e richiude la porta dietro di sé.
 
-Aspetti!- dico, alzandomi in piedi e uscendo a cercarlo.
 
Lo incontro nel corridoio che mi guarda alterato.
 
-Posso usare il suo telefono?
 
Mi conduce in un angolo della casa dove un vecchio telefono con tastiera a toni è poggiato su un tavolino apposito.
 
Mi tremano le mani, so che dovrei chiamarlo, so che ho bisogno di ascoltare la sua voce.
 
Sgancio la cornetta e compongo un numero corto.
 
-Vorrei parlare con Ukyo Kuonji, per favore.- chiedo alla persona che mi risponde al numero verde e, mentre ascolto il bip di attesa, una vocina nella mia testa non smette di ripetermi all'infinito: vigliacca.
 
Ho paura, sono così spaventata da tutto quello che mi sta succedendo che semplicemente non posso... non trovo le parole, non sono in grado di digitare il suo numero e raccontargli tutto.
 
Non so cosa stia diventando, se la menzogna che è stata la mia vita finora abbia finito per consumarmi o non mi restino più forze per continuare a indossare questa pesante maschera. Ho troppa paura di rendermene conto.
 
Ascolto la voce preoccupata di Ukyo dall'altro lato della linea e mi sforzo di tranquillizzarla, era morta di paura. Promette di raggiungerci entro un'ora. Ripongo la cornetta e mi allontano dal telefono.
 
Forse domani troverò il coraggio che mi manca oggi.
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-Meno male!- Ukyo entra in camera come un fulmine, si toglie le scarpe strada facendo e mi si getta addosso, abbracciandomi proprio come ha fatto ieri con Ranma. Sembra davvero sollevata. Mi stringe tra le sue braccia e divento inevitabilmente rossa davanti a questa dimostrazione di affetto sincero.
 
-Quando la luce è andata via siete spariti! Mi sono spaventata moltissimo e pensavo che foste caduti in mare!
 
-Infatti è andata così.- chiarisco, mentre allenta la stretta dietro il mio collo e mi guarda con la bocca aperta.
 
-Non è possibile! Come avete fatto ad arrivare fin qui?! Sai a quanti chilometri siamo da Osaka?
 
-Ranma mi ha salvato, mi ha trovato in fondo al mare e mi ha portato qui.
 
I suoi occhi verdi mi trapassano, sembrano guardarmi dentro, attraversando i miei pregi e le mie debolezze, poi distoglie lo sguardo e si concentra sul ragazzo che giace nel futon a meno di un metro da noi. Lo osserva con aria severa e aggrotta le sopracciglia, sicura che qualcosa non torni.
 
-Che idiota.- mormora allontanandosi da me e avvicinandosi a lui. Posa una mano sulla sua guancia per controllare la temperatura.
 
-Gli ho dato dei farmaci, credo sia solo senza forze.
 
-Sei fortunata.- dice Ukyo, chiudendo la mano a pugno mentre lo osserva dormire. –È forte, non morirà per questo, ma... –solleva gli occhi, puntandoli su di me e per un attimo mi stringo nelle spalle mentre mi osserva con sguardo accusatorio. -...avreste dovuto chiedere aiuto! Non ti rendi conto che avete rischiato grosso? Se fosse successo qualcosa a Ranma, io... io non te l'avrei mai perdonato!
 
Vedo lacrime di rabbia agli angoli dei suoi occhi che cercano di non scivolare via davanti a una sconosciuta. Io stessa sento i miei che si inumidiscono, non mi trovo di certo in una situazione migliore.
 
-M-mi dispiace, non volevo...- nego con la testa e dai suoi occhi verdi cadono finalmente quelle stille, mentre la vedo gettarsi di nuovo su di me, tanto che per un attimo temo voglia attaccarmi. Sento che mi circonda il collo con le braccia, nasconde il viso sulla mia spalla e inizia a piangere disperata.
 
Impiego un attimo di troppo a capire quello che succede. Ukyo era terribilmente preoccupata, forse non avrà neanche dormito per l'ansia.
 
La abbraccio mentre mi rendo conto di aver iniziato a piangere anche io. Sono stata davvero una stupida, una vera e propria stupida. Mi dispiace, mi dispiace moltissimo.
 
Entrambe restiamo abbracciate, mentre il codinato riposa al nostro fianco.
 
Infine le lacrime si asciugano, lasciando spazio all'imbarazzo. Ci separiamo, lei si liscia i capelli mentre io mi schiarisco la gola.
 
-Possiamo parlare da un'altra parte?
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Ed eccoci qui a camminare lentamente lungo il corridoio della proprietà. Ukyo è stata così gentile che ci ha persino riportato i nostri zaini e mi sono finalmente potuta vestire come al solito.
 
-Ieri ho affrontato Genma.- chiarisco per farle capire la situazione. –Sono riuscita a sottrargli la katana e ora andrà tutto bene.- Ukyo mi guarda riluttante e sembra riflettere sulla risposta da darmi.
 
-Credi che sia così facile?- chiede, con aria pensierosa.
 
-Non capisco quale sia il problema, dobbiamo solo chiamare la polizia e...
 
-La polizia? Ma non dovresti restituirla a Kuno?
 
-Mi sembra ovvio che Kuno non sia più nella condizione di reclamare il suo denaro dato che ormai ci è sfuggito tutto di mano. Non so neanche se siamo salvi o se abbiamo la yakuza alle costole.
 
-E tu invece?- dice, aggrottando le sopracciglia.
 
-Io?- ripeto, senza capire.
 
-Ti sposi sabato prossimo, mancano solo cinque giorni... credi davvero che bastino per risolvere tutto? Pensi che Kuno rinunci ai suoi soldi? Forse tirare in ballo la polizia può causare ancora più problemi.
 
-E quindi cosa dovremmo fare secondo te?- dico, sentendomi con le spalle al muro.
 
-Forse dovresti... beh, rimandare il tuo matrimonio.
 
Smetto di camminare, i miei occhi si inchiodano nei suoi senza capire ciò che mi sta dicendo o forse non voglio capirlo.
 
-No!- esclamo, fuori di me. -Questo mai! Non potrei perdonarmelo, non riuscirei neanche a guardare in faccia Shinnosuke. –Devo tornare in tempo, devo farcela!
 
-E Ranma?- chiede con una calma che mi spaventa.
 
-Che c'entra Ranma?
 
Ci guardiamo in silenzio, come se ci stessimo valutando. So che perderò questa battaglia senza neanche iniziare a combattere... Ukyo è troppo intelligente.
 
-Vuoi forse negare che non stia succedendo niente tra voi?
 
-Queste sono solo tue supposizioni.
 
Ride, ma non sinceramente, sembra una risata sarcastica carica di incredulità.
 
-Chi vuoi prendere in giro? Può negare tutto quello che vuoi ma io vi ho visti ballare ieri notte, o meglio, vi hanno visti tutti in barca. Eravate così appiccicati che neanche l'orchestra si sarebbe azzardata a smettere di suonare.
 
Le mie guance si infiammano di pura vergogna, mi porto le mani al volto per coprirle ma è del tutto inutile davanti al suo giudizio. So che ha ragione e la cosa mi fa morire.
 
-È stato solo un errore, un momento di debolezza.- mormoro più a me stessa che a lei. Ukyo si volta e si avvicina così tanto che ci separano pochi centimetri.
 
-Le persone innamorate non commettono errori.
 
-No Ukyo! Tu non capisci! Lui sta solo giocando con me, si diverte senza pensare alle conseguenze, come fa con tutte le donne, come fa con te!
 
Mi mordo la lingua un attimo troppo tardi... la sua espressione non cambia ma i suoi occhi non mentono. Mi guarda con le pupille fisse, mentre le sue iridi si accendono indignate.
 
-Ranma non ha mai giocato con me, sono stata io a innamorarmi ingenuamente di lui. Ha sicuramente una miriade di difetti ma è pur sempre il mio migliore amico.
 
-È solo uno sciupafemmine.- rispondo senza intenzione di ascoltare una parola di più, ormai niente potrebbe farmi cambiare idea su di lui.
 
-Può darsi.- risponde lei – ma questo non significa che non sia sincero.
 
-Basta! Non lo permetterò, non gli permetterò di avvicinarsi a me.- afferro il bordo della porta scorrevole e guardo Ukyo per farle capire tutta la mia convinzione, la mia volontà ferrea. -Il mio fidanzato mi aspetta a Tokyo e sono assolutamente certa di volerlo sposare. Voglio bene a Shinnosuke e nessuno mi impedirà di tornare al suo fianco.
 
Il discorso mi lascia senza fiato, lei mi guarda con gli occhi sgranati e io sollevo il mento con tutto l'orgoglio che riesco a mostrare in quel momento. In fondo non è molto diverso da quello che faccio sempre, cioè camuffare la realtà, nasconderla dietro parole che io stessa finisco per ritenere vere. Ingoiare tutti i miei sentimenti.
 
Apro la porta adirata e quello che mi trovo davanti mi lascia a bocca aperta. Non mi aspettavo che fosse sveglio e si fosse alzato, né tanto meno che si trovasse proprio dietro la porta.
 
Le mie labbra tremano, è impossibile che a questa distanza non mi abbia sentito e la sua espressione pare confermare la mia ipotesi. I suoi occhi azzurri mi fissano un istante prima di schivarmi e nascondersi dietro i capelli.
 
-Devo andare al bagno.- dice, con la gola secca.
 
Mi passa accanto freddo come il tempo là fuori, come il mare dal quale mi ha salvato ieri, strappandomi dalle grinfie della morte.
 
-Ranma... –ma non vedo altro che la sua schiena sparire per il corridoio e sento che mi tremano le gambe, mentre avverto Ukyo sospirare contrariata dietro di me.
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-Stai già meglio?- chiedo quando lo vedo tornare in camera e spero che la mia voce non suoni tremante come sembra a me.
 
Ranma passa tra noi e si siede sul futon in cui abbiamo dormito stanotte, prende una delle ciotole ormai fredde che ci ha lasciato l'anziano e inizia a mangiare senza dire una parola. Mi agito a disagio nel punto in cui sono seduta.
 
Ukyo si schiarisce la gola.
 
-Per fortuna stai meglio, ero preoccupata.- dice, cercando di rompere l'opprimente silenzio che si è creato tra noi e il codinato le sorride come al solito.
 
-Sto bene, Ucchan.- le risponde continuando a mangiare, poi fa fuori anche la mia zuppa e prende una ciotola di riso.
 
-Lo so, Akane si è presa cura di te.- ecco, un'altra volta il dito nella piaga. Le rivolgo uno sguardo accusatore mentre lei fa un gesto di pura soddisfazione.
 
-Hai notizie di mio padre?- chiede lui, ignorando completamente l'affermazione precedente. Mi fa un po' male, lo ammetto.
 
-So che non è qui, né lui né la yakuza anche se non so quanto tempo impiegheranno a scovarvi. Soprattutto ora che avete un "bagaglio" così prezioso.- dice, indicando la katana, che è ancora là dove l'ho lasciata stamattina: al centro della stanza, poggiata sul pavimento come se fosse roba vecchia da gettare.
 
Il codinato la osserva e si alza lentamente, la prende con la mano destra ed estrae la katana dalla custodia che la riveste. Sgrano gli occhi mentre contemplo la bellissima impugnatura e la fondina lavorata come un'opera d'arte del diciassettesimo secolo. Deve essere di pelle di manta, come si facevano una volta, dipinta con vari strati di meravigliosi pigmenti estratti da fiori e pesci marini.
 
Ranma la muove nella sua mano e, aiutandosi con la sinistra, sfila del tutto la custodia, che cade al suolo mostrando l'affilatura della lama. È così bella che sento l'impulso di prenderla tra le mie mani anche solo per un istante per comprovarne il peso, valutarne l'antichità e anche la pericolosità.
Il ragazzo la soppesa, stringe la lama con entrambe le mani e, con un colpo secco, la lancia contro la parete, che riceve un forte contraccolpo.
 
-Ma che fai?!- esclama Ukyo portandosi le mani alla testa, mentre io sono troppo sorpresa per dire qualcosa.
 
Lui ripete il gesto senza cambiare di una virgola la sua espressione gelida e l'impugnatura emette un lieve scricchiolio prima di spezzarsi in due e lasciare in bella vista la parte finale della katana su cui è montato il manico.
 
L'impugnatura cade al suolo in mille pezzi e tutti ammiriamo il metallo nudo, proprio come è uscito dalla fucina. Ranma si sposta verso la finestra e osserva la luce del sole, Ukyo si muove rapidamente per avvicinarsi a lui ma io non sono capace di imitarla.
 
Mi sento fuori luogo, con troppa paura di leggere il rifiuto nei suoi occhi, forse lo stesso che ha visto lui nei miei.
 
Sta diventando tutto assurdo e contraddittorio.
 
-C'è scritto qualcosa!- esclama lei mentre avvicina la testa a Ranma, ansiosa per la scoperta. Mi alzo e mi obbligo ad avvicinarmi a loro per osservare la scritta sulla lama, fino a quel momento nascosta, e il riflesso della stessa mi mostra un luccichio azzurro. Ci guardiamo attraverso la superficie e io, troppo a disagio, abbasso la testa.
 
-Sembra cinese.- cerco di dire la mia.
 
-È cinese.- mi corregge Ranma senza un briciolo di emozione nella voce.
 
-Sai leggerlo?- chiedo curiosa.
 
-No... i simboli non sono normali, potrebbero essere una variante, forse un dialetto della zona più occidentale.
 
-Avrebbe senso.- interviene Ukyo –Se è una pista per trovare il tesoro, forse il generale Yamashita l'ha fatto incidere durante una delle sue incursioni in Cina.
 
-Vuoi dire aggressioni.- risponde lui mentre si acciglia. La sua serietà è talmente palpabile che mi fa quasi paura. Non l'ho mai visto così di malumore.
 
-Quindi... cerchiamo di decifrarlo per scoprire dove si trova il tesoro?- è assurdo che io sia l'unica a farsi questa domanda dato che non pensavo fosse il nostro obiettivo. Pensavo che dovessimo solo recuperare la katana. Non può essere tanto complicato, no?
 
-E cosa proponi?- chiede lui inchiodando i suoi occhi furiosi nei miei. Si sposta e si avvicina a me sovrastandomi con la sua imponenza, con lo yukata mezzo aperto che lascia in bella vista i suoi pettorali perfetti. Si avvicina a me fino al limite del pudore, lasciando Ukyo a bocca aperta in disparte e facendomi sentire in trappola. –Di avviarci verso la più vicina stazione di polizia e lasciare la katana impacchettata con tanto di nastro come se fosse un regalo? Credi che non ci farebbero domande? Secondo te non ci sarebbe alcun problema?
 
-Io...
 
-È una cosa troppo grande per te, tornatene a casa, è meglio.- sbotta senza pietà. Lo guardo in preda a una muta frustrazione, intimidita dalla sua statura e dalla sua determinazione. Nessun dubbio, nessun tentennamento, resta impassibile mentre io mi sento sempre più piccola.
 
Questo è Ranma? Lo stesso Ranma che conosco? Non lo so, non so più niente, quest'uomo che ho di fronte ora mi fa paura, mi provoca un immenso disagio.
 
Mi obbligo a tenergli testa, a tirare fuori la furiosa tempesta di rabbia e impotenza. Il mio orgoglio non mi permette di chinare la testa davanti a lui.
 
-Penso di andare fino in fondo, che ti piaccia o no.
 
Lo sento quasi ringhiare, lo vedo serrare la mascella, poi tendere le labbra, così diverse rispetto a ieri, quando stavano per rubare le mie. Sbuffa e distoglie lo sguardo con disappunto.
 
-Fai come ti pare.
 
Ukyo, ormai ridotta a tappezzeria, cerca di alleggerire un po' la tensione.
 
-Cosa ne dite se pensiamo a un piano?
 
Ranma si volta e si allontana e solo in quel momento mi accorgo di aver ripreso a respirare. Prendo un'enorme boccata d'aria per recuperare la calma.
 
Il codinato inizia a girare in tondo per la camera come un animale in gabbia, immerso nei suoi pensieri. Lo guardo e mi rendo conto che tra di noi si è appena alzata un'inespugnabile muraglia alla velocità della luce, spazzando via per sempre la confidenza che si era creata tra noi, come se non fosse mai esistita.
 
Immediatamente, l'idea di restare sola con lui mi inquieta come non è mai successo in questi giorni, dal momento che si è trasformato in uno sconosciuto.
 
La cuoca ci rivolge sguardi indiscreti come se stesse guardando una partita di tennis.
 
-Credo che andrò a prendere una boccata d'aria.– dice, con una punta di frustrazione e, senza tante cerimonie, infila l'uscio e richiude la porta, lasciandoci soli nella camera tradizionale giapponese.
 
Perfetto. Se lei è uscita dalla porta io potrei fare lo stesso usando la finestra.
 
Il silenzio ci riavvolge e non oso muovere un muscolo. Lo guardo di sottecchi mentre si risiede sul futon disfatto e poggia la lama della katana accanto a sé.
 
-Quindi... che facciamo?- chiedo, cercando di andargli incontro, verso qualsiasi strada.
 
-Andremo a trovare una persona che sa leggere quello che c'è scritto qui e poi decideremo.- risponde controvoglia.
 
-Ed è lontano?
 
-Non è lontano da casa tua.- dice, lasciandomi di sasso. Deglutisco a vuoto mentre cerco di seguire il filo dei suoi pensieri.
 
-Riguardo quello che ho detto prima...
 
-Ero serio, quando torniamo a Tokyo ti riporto a casa, mi scuserò con la tua famiglia e farò tutto il possibile per sparire per sempre dalla tua vita.
 
Non mi guarda e spero non lo faccia perché i miei occhi iniziano a riempirsi di lacrime che non sono disposta a versare. Le sue parole mi fanno male, mi lacerano l'anima. Se vuole ferirmi, devo dire che ci sta riuscendo benissimo.
 
Ma il mio orgoglio riaffiora nuovamente, la fiera guerriera che alberga in me non permetterà alla sua crudeltà di schiacciarmi. Anche io me la cavo bene con questo gioco.
 
-Non tornerò a casa finché non sono sicura che nessuno mi cerchi.
 
-Io mi occuperò di Kuno.- risponde serio, così tanto che non posso dubitare della sua parola ma, nonostante tutto, mi azzardo a fargli una domanda.
 
-E che succede con il divorzio? Non posso sposarmi finché non firmi i documenti.
 
-Allora dì a tua sorella di preparare un altro contratto. Se le condizioni mi convincono, firmo senza problemi.
 
Perché all'improvviso sembra tutto così semplice? Dov'è finita l'insopportabile realtà di una settimana fa? Ranma non mi guarda, attende solo la mia conferma per potersi liberare di me.
 
L'ira mi sta consumando.
 
-Sono già coinvolta in tutto questo e non metterò in pericolo anche la mia famiglia.
 
-E il guardaboschi che ne pensa?
 
Il fatto che menzioni Shinnosuke mi fa abbassare immediatamente le difese, lo guardo e stringo i pugni mentre lui continua a sforzarsi di ignorarmi, senza muoversi da lì.
 
-Ti sposi questo sabato, dovresti stare al suo fianco e non qui, perdendo il tuo tempo.
 
-Non sto perdendo tempo, cerco di tirarmi fuori da questa situazione in cui mi hai infilato!
 
-Io?!- esclama indignato, finalmente guardandomi e alzandosi in piedi. -Sei tu quella che non fa altro che causarmi problemi, se non fosse stato per te avrei già risolto tutto!
 
-Ti saresti nascosto come un topo di fogna! Come quando ti ho incontrato!- esclamo senza controllo. Lo vedo serrare i pugni furioso.
 
-Sei solo un peso! Un fastidio! Tornatene dal tuo stupido fidanzato e dimenticami una volta per tutte!
 
Ci guardiamo, respirando affannati, cerco di trattenere l'impulso di picchiarlo fino a sentire le mani bruciare, fino a non poterne più. E ho voglia di piangere.
 
Non posso fare un passo indietro, ma non posso neanche ignorare tutto il disprezzo che mi ha rovesciato addosso.
 
-Non mi importa affatto se mi consideri un fastidio e se la mia presenza ti fa così schifo allora non parlarmi, non guardarmi.
 
-Sì, è ciò che avrei dovuto fare fin dall'inizio.
 
Quand'è che ci siamo allontanati così tanto? Che ne è stato di noi? Voglio tornare a ieri, quando Ranma mi stringeva forte cingendomi i fianchi e io mi perdevo nei suoi occhi blu, lontana da tutti i miei problemi.
 
La voglia di urlare è così forte che mi fa male la gola. Voglio fuggire, voglio uscire da qui correndo ma le mie gambe non si muovono. No, non voglio stare qui.
 
Neanche Ranma sembra trovarsi in una situazione migliore. Avverto il suo respiro affannoso, vedo la sua pelle scurita dal sole di nuovo ricoperta da un velo di sudore che la fa brillare leggermente. Socchiude gli occhi, fa un passo indietro in maniera un po' instabile e lo vedo barcollare in preda a un improvviso capogiro.
 
Corro accanto a lui, ma è troppo grande, troppo forte, tanto che quasi dimentico che è malato. Sembra che la sua forza sovrumana possa difenderlo da qualunque nemico, ma non è così. Arrivo giusto in tempo per afferrare con forza un suo braccio, ora i suoi occhi blu mi guardano indifesi, annebbiati dalla febbre. Forse anche le sue parole di un minuto fa erano dette in preda al malessere che lo sta consumando.
 
-Scotti!- sussurro sorpresa quando gli porto una mano sul viso, gli sfioro la guancia con il dorso ma non reagisce affatto. -Andiamo, sdraiati, meglio che tu non ti muova da qui, oggi.- lo porto vicino al futon e riprende a barcollare. Crolliamo irrimediabilmente sulla coperta morbida e sento il suo corpo enorme schiacciare il mio: sono in trappola tra lui e il pavimento. -Ranma, pesi...- mi lamento e lui, facendo uno sforzo al di là delle sue possibilità, fa forza sulle mani e si solleva, permettendomi di respirare.
 
Lo yukata lascia scoperta una sua spalla e quasi tutto il torace.
Vedo il suo viso a pochi centimetri dal mio, la sua lunga treccia che cade a un lato della testa e il suo sguardo perso, proprio come i suoi pensieri alterati dalla febbre.
 
Il mio cuore ha un'impennata e inizia a battere furiosamente, non posso muovere neanche un muscolo, proprio come ieri, è troppo travolgente, tutto di lui mi ipnotizza. Mi arrendo di nuovo alla sua vicinanza, a quella meravigliosa debolezza che esercita la sua presenza su di me.
 
Lo sento borbottare, le sue mani stringono la coperta in un gesto furioso. Ci guardiamo e il tempo si ferma, tutto intorno a me scompare, tranne lui.
 
-Smettila di farmi questo.- dice, sforzandosi, sento il suo fiato contro il mio, così vicino che penso di morire di puro desiderio.
 
-Questo cosa?- chiedo senza distogliere lo sguardo dalle sue labbra.
 
-Questo...- e senza riuscire a dire altro sviene su di me, mi schiaccia il petto e mi lascia senza fiato. La sua testa è poggiata all'altezza della mia spalla e non posso fare altro che tremare con lo sguardo fisso sul soffitto.
 
-Oh no, Ranma, spostati...- mi divincolo cercando di togliermelo di dosso, a disagio.- pesi molto... Ranma... ah... ti prego... Ranmaaaaaa!
 
È una montagna di muscoli, metto le mani sulle sue spalle e spingo cercando di ritrovare lo spazio sufficiente per prendere aria. Proprio allora sento la porta aprirsi: Ukyo ci guarda e resta ammutolita.
 
Lancia un urletto e richiude di nuovo frettolosamente.
 
-No! Ukyo, aiutami! Non è come sembra!
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Non so più come nascondere la mia faccia ormai in fiamme dalla vergogna. Ukyo alla fine mi ha aiutato a mettere a letto l'artista marziale svenuto e poi ci siamo sedute accanto al futon in assoluto silenzio.
 
-Preferisco non sapere come siete finiti in quella situazione.- dice e la mia testa si incassa ancora di più nelle spalle tanto che penso di morire di umiliazione.
 
-È stato un incidente.
 
Mi guarda con aria seria e so che sta per dirmi qualcosa che non voglio ascoltare.
 
-Akane, posso chiederti un favore?
 
Io annuisco leggermente, non mi sento nelle condizioni di poterle negare qualcosa.
 
-Non farlo soffrire.
 
-E perché dovrebbe soffrire a causa mia?- rispondo automaticamente, ma i suoi occhi verdi mi schivano e anche lei china la testa.
 
-È inutile, siete tali e quali: due perfetti idioti.- dice parlando tra sé e sé. Infine si alza, considerando conclusa la conversazione. –Saluta Ranma da parte mia, immagino che domani partirete presto.
 
-Sì, ammesso che stia bene.
 
-Si riprenderà del tutto, è molto forte. Con una notte di riposo sarà come nuovo.
 
-Lo conosci molto bene.- mormoro con un piccolo gesto di resa.
 
-Non lo so, forse non lo conosco più così tanto.- continua a parlare mentre si dirige verso la porta, la apre e si gira. -Ultimamente trovo che sia molto cambiato. Stammi bene.- si congeda infine, mentre io resto a fissare stordita il punto da cui è sparita.
 
Non posso fare molto qui. Vedo il giorno che poco per volta diventa notte, con il trascorrere delle ore. Disfo i bagagli e li rifaccio, poi ripongo la katana nella custodia e la metto via.
 
Do a Ranma altre medicine e chiedo all'anziana coppia un po' di cibo.
 
Controllo gli orari e i percorsi degli autobus per il giorno dopo cercando di riorganizzare il viaggio.
 
Non mi resta molto tempo... sento che scorre inesorabile, che scappa tra le mie dita senza poterci fare niente.
 
Mi faccio un bagno, asciugo i miei capelli corti e li pettino. È ormai notte e lui continua a dormire. Mi avvicino alla finestra osservando il panorama e sospiro, sapendo che questa specie di pace o tregua non tornerà. Mi sento immersa in una specie di avventura irreale, di sogno stravagante dietro il quale mi attende solo la realtà.
 
E che cos'ha di buono la realtà? La realtà è piena di doveri, di viaggi lontani da casa mia... la realtà è un luogo dove non potrò dormire mai più al suo fianco.
 
Ma per fortuna è anche un'enorme coperta che mi avvolge e mi ricorda che i sogni possono diventare incubi. Che continuo a essere un'innocente stupida alla mercé di desideri incerti.
 
Potrei fare la stessa fine di Ukyo, con il cuore a pezzi, sanguinante e in agonia mentre lui sorride imperterrito. Sì, potrei finire anche peggio.
 
Tremante a causa del freddo invernale, guardo il futon e mi avvicino a lui con un nodo nello stomaco. Mi sdraio su uno dei due lati, sotto la coperta, cercando di non sfiorarlo, di non finire in preda alla disperazione per un po' di calore e gettare all'aria il mio buon senso, proprio come ho fatto ieri notte.
 
Dorme su un fianco, osservo la sua schiena, grande e rassicurante. Lo cerco, non ce la faccio a resistere, anche se si tratta solo di un istante, anche se me ne pentirò per il resto dei miei giorni... ma ora ho bisogno di averlo accanto.
 
Mi accoccolo al suo fianco lasciandomi avvolgere dal suo calore, che allevia i miei pensieri e mi fa sentire protetta. Si muove nel sonno e mi avvolge con le sue braccia, lo sento bofonchiare qualcosa e non so se stia dormendo o no, ma non mi importa.
 
Questo piccolo momento, questo triste e amaro sentimento può aspettare. Sarò forte, farò in modo che il mio cuore torni di ghiaccio, che le mie parole diventino lame e i miei sguardi affilati come pugnali, ma qui e ora la verità non è nient'altro che questa, senza maschere e menzogne.
 
Sono solo una ragazza impaurita che non vuole che domani sorga il sole.
 
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NdA:
Ciao a tutti! Questo capitolo è un po' corto rispetto agli altri, lo so, e mi dispiace... però è una specie di fase di transizione e fa prendere un po' di fiato per quello che succederà dopo, quindi inspirate bene, mi raccomando ahah!
 
Mi è piaciuto scriverlo soprattutto perché iniziamo a vedere il modo in cui Akane, sempre restia, inizia a rendersi conto dei suoi sentimenti, che è un grande risultato per il personaggio ma anche una specie di tortura. Risulterà più chiaro nel capitolo seguente. Mille grazie a tutti per le recensioni, sono contentissima e mi sorprende riceverne così tante, non ho parole sufficienti!
 
Baci.
 
LUM

NdT:

Ciao a tutti! Attendo il lancio di uova marce che so di meritarmi al 100% ma finalmente ce l'ho fatta a riprendere in mano tutto! Chiedo scusa a tutti i lettori che stavano seguendo la storia di LumLum, o meglio la mia umile versione italiana, ma il tempo libero mi si era ridotto al minimo ç.ç
Spero che vogliate ancora seguirci, prometto che riprenderò a pubblicare regolarmente e appena possibile invierò all'autrice le ultimissime recensioni ricevute. Ringrazio chi continua ad attendere gli aggiornamenti di questa - a mio parere - storia avvincente e soprattutto chi continua a recensire nonostante siano passati mesi dall'ultimo capitolo. Di cuore, grazie!
E se ci sono errori e sviste mi scuso in anticipo ma non ho potuto rileggere come avrei voluto e non volevo attendere ancora.
Alla prossima e un abbraccio virtuale a tutti, in particolare alle mie Ladies adorate.
Spirit99

 
 
 
 
 
   
 
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