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Autore: Lilith_and_Adam    08/12/2016    1 recensioni
Naruto è un ragazzo normale ossessionato dalla morte dei genitori e Sasuke è normale ragazzo invischiato nella Yakuza per colpa della sua famiglia. In una città che risucchia l'anima da ogni suo abitante si intrecceranno le storie di questi due ragazzi alle prese con una vita che non lascia spazio alla felicità.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Hinata Hyuuga, Karin, Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Suigetsu | Coppie: Hinata/Naruto, Karin/Suigetsu, Naruto/Sasuke
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Violenza | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 6: L’irrazionalità del saggio e la ragionevolezza del folle.


 
«Che caldo!» Deidara si sventolava energicamente con uno dei menu. «L’aria condizionata è ancora rotta?»
«Già.» Uno sbuffo di fumo uscì dal naso di Yahiko. «Se ne sta occupando Kisame, credo.»
«Andiamo bene...» sbuffò Deidara.
Konan si sedette sullo sgabello alto rubandogli la sigaretta.
«Ehi!» Konan ridacchiò. Yahiko si arrese subito. «Hai sistemato i microfoni?»
Lei annuì.
«Ancora non mi parli, vero?»
Annuì ancora e lui sbuffò.
«Capo ma che le hai fatto?» chiese confuso Deidara.
«Niente, lascia perdere...»
 
«Naruto! Svegliati!» Nagato gli tirò via le coperte scatenando l’ira di un assonnato Naruto.
«Ma sei matto? Lasciami dormire almeno!»
«Sei stato sospeso, ergo: sei in punizione! Nei prossimi due giorni non ti toglierò gli occhi di dosso!»
«Sei inquietante, sai?»
«Vestiti!» Dalla sera prima Nagato si sentiva stranamente sereno, forse era perché si era tolto un enorme peso dallo stomaco.
Naruto entrò controvoglia in auto e continuarono a discutere di quella pazzia (come la chiamava il ragazzo) per tutto il tragitto.
Quando arrivarono di fronte la stazione di polizia, Nagato tirò su il nodo della cravatta e gli disse di seguirlo senza perdersi.
Naruto si guardava intorno meravigliato e anche un po’ intimorito. L’ufficio di Nagato era pieno di piccoli cubicoli, il suo, in particolare, aveva la scrivania sommersa di documenti messi alla rinfusa, non era per niente diverso dal suo studio a casa.
«Oggi non ho molto da fare, credo che staccherò prima di pranzo. C’è un ristorante qui di fronte che fa della carne buonissima!»
«È uguale.»
«Smettila di tenermi il muso!»
«E io che dovrei fare fino a pranzo?»
«Riflettere sulle tue azioni?» non credeva nemmeno lui di aver detto quella frase.
«Mi annoierò a morte...»
Passò tre lunghissime ore a fissare le lancette dell’orologio prima che potesse vedere qualcosa di interessante.
«Naruto-kun?» Hinata rimase un po’ spiazzata nel vedere il ragazzo sciolto sulla sedia.
«Hinata? Che ci fai qui?»
«Ho portato il pranzo a mio padre. Tu piuttosto che ci fai?»
«È davvero una lunga storia! Ma, aspetta, perché non sei a scuola?»
«Hanno sospeso anche me.» Abbassò lo sguardo un po’ abbattuta.
«Mi dispiace. Ma almeno così abbiamo due giorni in più di vacanza!» Naruto sghignazzò finché Nagato non lo colpì in testa con una cartelletta. «Torno subito, non muoverti da qui!»
Hinata rise divertita e si sedette vicino a lui. «Nonostante tutto, sembra che stai bene.» abbassò lo sguardo per un momento. «Naruto-kun ieri... hai parlato con mio padre?»
Lui annuì.
«Cosa ti ha detto?»
«Che non ti devi preoccupare e che è fiero di te in ogni caso.» vide Hinata sorridere come mai prima nonostante stesse fissando ancora il pavimento, fu felice di vederla così. «Si è arrabbiato molto?»
«No, anzi mi ha chiesto se stavo bene e ha detto che avrebbe parlato con i miei professori dopo le vacanze.» Continuava a sorridere spensieratamente. «Grazie, Naruto-kun.» Si avvicinò lentamente e baciò il suo eroe.
Naruto rimase inaspettatamente sorpreso, poi divenne nervoso ma alla fine si abbandonò semplicemente a quelle morbide labbra che profumavano di pesca.
Nagato si schiarì la voce sghignazzando un po’.
Hinata si staccò diventando tutta rossa in viso, salutò balbettando e andò via barcollando un po’ e cercando di non inciampare.
«E tu che nemmeno volevi venirci!»
«Scemo!»
Nagato continuava a ridere. «Dai, andiamo a mangiare.»
 
«Sasuke, stai uscendo?» la voce di Itachi lo raggiunse all’improvviso facendolo trasalire mentre si infilava le scarpe.
«Si, ho delle cose da fare.» riprese i fogli dal mobiletto all’ingresso e uscì.
Sbuffò per tutto il vialetto, continuò a sbuffare e a essere irritato mentre attraversava la piccola strada e bussò in modo altrettanto infastidito.
Il ragazzo dall’aria assonnata e i capelli spettinati aprì la porta. «Ah, sei tu.»
Il biondo minava seriamente alla sua calma. «Quanta cortesia.» disse lui porgendogli i fogli. «Kakashi mi ha detto di portarti i compiti.»
«Ah, grazie.»
«Naruto! Devo andare! Mi hanno chiamato alla centrale!» Nagato uscì mettendosi le scarpe velocemente non lasciandogli nemmeno il tempo di ribattere. «Meno male che dovevi tenermi d’occhio.» sussurrò. Dopo la sera prima, tuttavia, Naruto aveva deciso di chiudere un occhio su quelle notti passate fuori, a patto che non esagerasse.
Sasuke lo guardò confuso. Naruto nel frattempo stava sfogliando il fascicolo, Sasuke lo vide fare strane facce.
«Mi prendi in giro? Abbiamo davvero fatto ‘sta roba?»
«Non sei serio, vero?»
«Non guardarmi come se fossi un idiota!»
«È piuttosto difficile!» Sasuke sospirò un po’ esasperato. «Vuoi... che te li spiego?»
«Lo faresti?» arrivato all’ultima pagina Naruto aveva quasi le lacrime agli occhi. «Dopo questa sospensione, se non miglioro almeno i voti rischio seriamente la bocciatura.» fece una faccia spaventata «Dovrò chiamarti senpai
Sasuke rise al solo pensiero di un Naruto dalla voce sottile che lo chiama “Sasuke-senpai”. «Va bene, va bene, ti aiuterò.»
«Grazie!» lo guardava con gli occhi brillanti come se fosse la mattina di Natale. «Mi ero sbagliato sul tuo conto, non sei poi così odioso!»
«Ok, però piano coi complimenti!» guardò l’orologio che aveva al polso «Però non ora, ho delle cose da fare. Dopo passa al bar se vuoi.»
«Agli ordini!» lo guardava ancora come se fosse il suo salvatore.
 
Perché aveva accettato non lo sapeva, perché aveva voluto fare il gentile proprio non lo capiva, che si stesse ammorbidendo?
Tolse il casco e sistemò i capelli guardandosi nello specchietto, era incredibile come sembrasse molto più grande solo con una giacca di pelle, forse il suo sguardo aiutava.
Il ragazzo gli venne incontro. «Ah, eccoti. Scusa il ritardo.» era molto giovane, poteva avere forse poco più di vent’anni.
«Non preoccuparti, sono io in anticipo.» il solito sorriso stampato in faccia.
«Allora, dove si va?»
«Dove vuoi tu.» disse sollevando in modo complice un sopracciglio.
Aveva imparato a sopportare i suoi martedì, era come se in quei giorni non fosse più lui, come se quelle ore passate in un letto a recitare potessero portargli via i pensieri fastidiosi. Eppure, quella sera, qualcosa non andava, non riusciva a concentrarsi, continuava a pensare al grazie detto in quel modo, al suo viso sulla sua schiena, al suo sguardo arrabbiato così simile al suo, a quella camicia bianca che aderiva ai suoi addominali... Dannazione, ci stava davvero pensando in un momento simile?
Forse quei martedì stavano diventando una brutta abitudine.
Il ragazzo lo guardò rivestirsi. «Sembravi distratto stavolta, tutto bene?»
«Solo un po’ di pensieri.»
«Intendevo distratto in un altro modo.» ridacchiò un po’ mentre si lasciava andare con la testa sul cuscino.
Sasuke lo fissò leggermente irritato.
«Ecco, quello sguardo di ghiaccio farebbe sciogliere chiunque.»
Il ragazzo sghignazzò in modo troppo familiare, Sasuke si girò e lo riprese a sé, non importava se vedeva la sua faccia, non importava se nella sua testa lui era lì, era troppo arrabbiato con sé stesso e, anche volendo, non riusciva ad ammettere che era attratto da lui. Era davvero una cosa fastidiosa.
 
Poteva farcela, poteva davvero migliorare quei voti mediocri? Probabilmente no, ma almeno ci avrebbe provato, non si sarebbe arreso così facilmente. L’unica cosa che non voleva fare era passare una serata a sentire quel burbero antipatico dargli continuamente dell’idiota, doveva impegnarsi.
Era appena arrivato in centro quando credette di vedere il “burbero antipatico” passeggiare. Non poteva essere lui, però la somiglianza era incredibile. Quello si girò verso il ragazzo di fianco facendo un sorriso brillante, no, non poteva essere lui, eppure... Quel pensiero lo ossessionò finché non arrivò al locale.
Naruto lo fissava di traverso mentre lo accompagnava nel retro.
«Che hai da guardare in quel modo?»
«Niente...» Ancora non ne era del tutto convinto.
«Possiamo metterci qui.» Si posizionarono al piccolo tavolo quadrato che di solito usavano per controllare il guadagno della serata, nell’angolo c’era ancora il logoro quaderno grigio; Sasuke gli sedette di fianco per stare più comodo.
Naruto tirò fuori i libri dal suo vecchio zaino.
«Dai, inizia e vediamo dove vai a parare.»
Il biondo si fermò al secondo passaggio dell’equazione. Sasuke lo guardò per l’ennesima volta esasperato.
«No, aspetta, posso farcela!» Si grattò la testa con la matita facendo strane smorfie al quaderno. «Non guardarmi in quel modo! Ce la faccio, giuro!»
«Dai, fa’ vedere.» Tirò fuori gli occhiali dalla tasca della giacca appesa alla sedia e iniziò a spiegargli cosa doveva fare ma Naruto non lo stava nemmeno a sentire. Era dura ammetterlo ma era dannatamente figo con quegli occhiali, sembrava l’attore di un telefilm.
«Ma mi stai a sentire almeno?»
«Si, si... solo non sapevo che portassi gli occhiali.»
«La sera le lenti mi danno fastidio.»
«Sei strano...» Sasuke lo fulminò, poi tornò alle sue spiegazioni con un tono un po’ alterato.
Dopo un’ora il cervello di Naruto fumava. «Basta ti prego! Non ce la faccio più!» crollò con la testa sul quaderno.
«Va bene, facciamo una pausa.» Si sgranchì un po’ le braccia.
Lo stomaco di Naruto brontolò.
«Non hai cenato?»
Lui scosse la testa. «Non pensavo ci avremmo messo così tanto.»
«E di chi è la colpa.» disse alzandosi «Dai, vieni.»
Passarono per il piccolo corridoio tra gli armadietti e entrarono nella cucina dove un, indaffarato ma calmo, Sasori stava preparando le poche ordinazioni.
«Ehi, Sasuke. Volete mangiare?» Gli passò due piatti di spiedini di carne con verdure, a Naruto venne l’acquolina in bocca al solo sentire l’odore di quella cucina.
Sasuke si sedette sul tavolo in ferro vicino la porta, Naruto ci rimase solo appoggiato. Iniziarono stranamente a parlare come se fossero vecchi amici.
«Quindi sei qui tutte le sere?»
«In pratica si, dopotutto si guadagna bene.»
«Forse dovrei trovarmi anch’io qualcosa da fare.»
«Dovresti prima pensare a studiare!»
«Vedi, fai sempre così, un secondo prima sei normale e poi diventi antipatico!»
«Sei tu che non vuoi sentirti dire che sei un asino!»
«Se sai che non voglio sentirmelo dire allora perché lo dici?»
«La pausa è finita!» Sasuke saltò giù dal tavolo ridacchiando un po’.
L’ora successiva fu ancora più intensa, tanto che Naruto vide Sasuke addormentarsi con la testa appoggiata sulla mano.
Era strano, con gli occhi chiusi e gli occhiali che iniziavano a penzolare, aveva uno sguardo quasi malinconico. Quel ragazzo dall’animo impassibile e freddo, dagli occhi costantemente arrabbiati, quel ragazzo che perdeva la calma solo con lui, lo stava lentamente trascinando in un mondo dove le sue preoccupazioni non esistevano.
Una ciglia era appoggiata su quella guancia bianco latte. Naruto sollevò la mano senza pensarci, quella piccola striscia nera minava alla sua perfezione.
«Che stai facendo?» Ancora con gli occhi chiusi, Sasuke gli afferrò il polso.
«Niente!» Naruto distolse subito lo sguardo. «Ora però è meglio se torno a casa, è tardi e tanto ormai non riesco a capire più niente.»
«Ok. Se ti serve ancora una mano dimmelo.»
«Va bene.» La voce gli uscì stranamente stridula. Si scrollò i pensieri di dosso e andò via.
 
Quel pomeriggio, dopo la scuola, Sasuke filò dritto al locale, aveva ricevuto un messaggio da Konan che aveva bisogno di lui.
«Ah, Sasuke, sei arrivato.»
Konan aveva dietro uno stressato Yahiko. «Per favore possiamo parlare due minuti?»
«Sasuke puoi dirgli che ora ho da fare?»
«Ma voi due ancora non vi parlate?»
«No, sono io che non gli parlo!»
La donna lo portò nel piccolo studio al piano di sopra e si preoccupò di chiudere bene a chiave la porta.
«Sasuke devi farmi un favore.» Aprì uno dei cassetti della scrivania e ne tirò fuori una busta gialla che però non era chiusa. «Ti ricordi di Nagato?»
«Si»
«Bene, potresti portagli questa?»
«Ok» Sospirò un attimo, qualcosa gli diceva che forse non doveva mettersi in mezzo.
«Mi raccomando non farti vedere da Yahiko!»
Sasuke aprì la porta e, purtroppo, il capo era lì fuori a braccia conserte. «Sasuke potresti farmi vedere quella busta?»
Il ragazzo sospirò ancora.
«Smettila, gliela darò e basta!»
Yahiko entrò nella stanza e chiuse la porta lasciando un confuso Sasuke fuori, ma si potevano sentire le loro voci alte.
«Non fare la stupida! Che pensi farà quando lo vedrà?»
«Non chiamarmi in quel modo! È la cosa più giusta da fare! O vuoi che lo trovi lui per primo?»
«Non sa nemmeno che è tornato!»
«E come lo sai?»
«E poi volevi davvero affidarla a Sasuke?»
Una piccola vena si gonfiò sulla fronte di Sasuke.
Entrò di colpo sbattendo la busta sul petto di Yahiko. «Voi due litigate quanto volete ma non mettetemi in mezzo!»
«E va bene! Ma non sarò io a dargliela!» Yahiko passo la busta a Konan.
«No No! Non contare su di me!»
I due si passarono quella dannata busta come se fosse una palla per almeno una decina di volte prima che Sasuke si spazientisse del tutto, la strappò dalle mani di Konan e uscì borbottando.
 
Quella sospensione si stava rivelando una manna dal cielo per entrambi. Quella mattina fu Hinata a invitare Naruto ad uscire e dovette attingere a ogni sua riserva per trovare il coraggio ma, in qualche modo, rimasero a casa tutto il tempo a parlare del più e del meno in maniera estremamente naturale, pranzarono insieme e Naruto fu estasiato dall’immagine di Hinata con il grembiule. Nonostante tutto, rimaneva sempre un po' freddo con lei, voleva davvero confidarsi fino in fondo ma non poteva, temeva di non essere capito, o, peggio, di trascinarla in qualcosa di troppo grande.
Guardarlo parlare con il suo grande sorriso sulle labbra fu l’ultima goccia. Hinata si avvicinò alla bocca mentre lui ancora parlava, forse quello era l’unico modo per zittirlo e, a quanto pare, funzionò.
Il silenzio cadde sulla casa vuota, solo il rumore dei loro baci lo spezzava. La ragazza sentiva le gote andare a fuoco solo che questa volta non era l’imbarazzo; Naruto si fermò per guardarla, le spostò una ciocca di capelli dal viso guardando i suoi occhi e riprese. Era possibile che Hinata fosse una fata che lo aveva stregato?
Il telefono squillò dalla tasca della ragazza.
Naruto la teneva ancora a sé, lei rise quando lui decise di non lasciarla andare. «Dai, devo rispondere!»
«Lascialo suonare, mi piace la canzone!» le disse avvicinandosi ancora al suo viso.
Lei rise ancora e finalmente riuscì a liberarsi. Rispose al telefono tornando seria, disse qualche si come fosse una macchina poi riagganciò sbuffando.
«Devo andare.»
Naruto si lasciò andare sul divano sconsolato.
 
Appena girò l’angolo, Sasuke vide la ragazza uscire dalla casa e salire sulla bicicletta. Involontariamente le lanciò un’occhiataccia, per fortuna era troppo lontano per poter essere visto, il fatto che a volte si abbandonasse all’irrazionalità era davvero il suo più grande difetto.
Tornare alla calma non servì a molto. Appena il biondo aprì la porta, Sasuke lo vide passare dalla felicità assoluta allo sconforto totale. «Ah, sei solo tu...»
Lottò con tutte le sue forze l’istinto di tirargli via ogni singolo capello.
«Cercavo tuo zio.» Lo disse come una macchina mostrandogli la busta, non una singola emozione doveva venir fuori, era meglio per entrambi.
Naruto rise un po’ per prenderlo in giro. «Ti sei messo a fare il postino ora?», ma lo sguardo da “Ora muori!” di Sasuke lo bloccò. Si schiarì la voce e tornò serio ma gli uscì una voce un po’ stridula. «Non è in casa ora...»
Sasuke sbuffò sconsolato, tanta fatica per nulla.
«...ma se vuoi puoi darla a me.»
«Non credo sia il caso, sono documenti importanti a quanto pare.»
«Non fa niente, li metterò nel suo studio, non ha senso che ritorni. Dai, entra.»
Sasuke lo seguì a malavoglia. La casa non era per niente grande, tuttavia il salotto era davvero accogliente, non era per niente fredda e abbandonata come casa sua.
Probabilmente quel giorno quella busta fu sballottata troppo, mentre Naruto camminava verso il corridoio qualcosa scivolò fuori. Il biondo piegò la testa e rimase leggermente, anzi un bel po’, scioccato, si piegò per raccogliere la fotografia con lo sguardo fisso sul viso di sua madre.
Kushina sorrideva ad occhi chiusi tenendo stretto a sé il braccio di Minato; alle loro spalle, Yahiko aveva appoggiato una mano sulla spalla del giovane e Nagato teneva la mano della sorella, di fianco a lui, un uomo dallo sguardo calmo ma severo, teneva sulle spalle un bambino sorridente. Alle loro spalle, Konan e tutto il bizzarro gruppo del bar sorridevano felici.
«Sasuke... quei tuoi amici... non è che fanno parte della mafia?» Non si girò, attese solo la risposta.
Il moro aprì e richiuse le labbra varie volte cercando di trovare le parole per rispondere a quell’inaspettata domanda, ma vide Naruto lì in piedi a fissare quella foto, una cosa che lui ricordava di aver fatto troppe volte. «Si...»
Naruto si girò di scatto, chiuse la porta d’ingresso lasciando le chiavi vicino e svuotò il contenuto della busta sul tavolo basso.
«Non credo che dovresti farlo... non ne verrà niente di buono.»
«Sta’ zitto e vieni qui!» Forse, alla fine, poteva davvero fare qualcosa, o almeno cercare di capire. «Tu li conosci, quindi mi aiuterai!»
«E se non volessi?»
«Lo farai!»
«Perché?»
Non lo guardava, era troppo impegnato a sistemare quegli strani documenti. «È difficile dirlo... ma ho bisogno di te...» Si girò per guardarlo, aveva in viso l’espressione di chi sta davvero per imbattersi in qualcosa di troppo grande. «Ti prego...»
«Va bene.» Sasuke si sedette di fianco a lui su quell’orribile divano verde. «Da dove iniziamo?»
Naruto gli passò la foto. «Gli altri li ho conosciuti o almeno visti in giro, ma quell’uomo... lo conosci?»
Sasuke la prese in mano e riconobbe suo padre. Quella era davvero una cosa che non si sarebbe mai aspettato. «No. Non l’ho mai visto.»
 
 
   
 
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