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Autore: Crystal25396    08/12/2016    3 recensioni
Che non ci si possa smaterializzare all’interno dei confini di Hogwarts è un particolare che chiunque abbia mai letto “Storia di Hogwarts” conosce. Eppure quella mattina, qualcuno vi era riuscito.
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Dal secondo capitolo:
Quando Hagrid, dopo aver bussato, ottenne il permesso di entrare, i due trovarono il preside seduto alla sua scrivania, che li osservava dietro i suoi occhiali a mezzaluna.
«Oh, Hagrid! Qual buon vento ti porta? Qualche problema o questione che vorresti discutere sul tuo nuovo incarico?»
«No signore. Non ho problemi con quello, ma con questo qui» rispose Hagrid facendo cenno allo strano tizio col cravattino, che si stava guardando attorno incuriosito, con un’espressione innocente e bambinesca sul volto.
Quando si rese conto che l’attenzione era rivolta tutta verso di lui, l’uomo fece un profondo inchino verso il preside, salutandolo con un amichevole «Salve!»
«L’ho trovato vicino al Lago Nero. Credo che abbia qualche rotella fuori posto…»
«Ehi!» esclamò l’uomo con aria imbronciata.
«…e che sia un Babbano.»

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Cross-over Harry Potter / Doctor Who
La storia può essere letta anche da chi non ha mai visto Doctor Who.
Genere: Fantasy, Science-fiction, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Remus Lupin, Rubeus Hagrid, Severus Piton, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
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Capitolo 4
Primo Giorno
 

 
Il giorno seguente, il Dottore scese in Sala Grande a far colazione di buon ora. Gli studenti erano ancora molto pochi e solo il tavolo dei professori risultava il più affollato. Silente stava conversando con il professor Lupin, mentre Piton era intento a lanciare occhiate di fuoco all’insegnante di Difesa, come se la sua sola presenza lo facesse andare in bestia, mentre una donna dai capelli grigi e gli occhi gialli –a cena Remus gli aveva detto che era l’insegnante di volo, Madama Bumb - gli stava parlando di chissà che cosa. Il Dottore si incamminò verso di lui, con la precisa intenzione di fare quattro chiacchiere con l’unticcio professore, ma il suo piano andò in fumo quando Silente lo chiamò, indicandogli il posto accanto al suo.
«Ecco il nostro secondo nuovo insegnante! Dormito bene, Dottore?»
«Magnificamente Albus! Non ti spiace se ti chiamo Albus, vero? Ho dimenticato di chiedertelo ieri…»
«Oh, affatto! Sa Dottore, parlavamo proprio di te»
«Oh, spero bene»
«Il professor Silente mi stava dicendo che siete un Magonò, per questo non eravate mai stato ad Hogwarts. Perché non me lo avete detto prima? Non c’è nulla di cui vergognarsi»
«Come? Oh, . Ma certo… Ecco… Non mi sembrava un particolare importante.»
«L’insegnamento dell’astronomia non implica l’utilizzo della magia e il Dottore si è gentilmente offerto di sostituire Aurora.»
Continuarono a chiacchierare del più e del meno, mentre la Sala Grande iniziava a riempirsi di studenti ancora assonnati. I più euforici erano sicuramente gli studenti del primo anno, che dopo aver ricevuto il proprio orario dalla professoressa McGranitt, non facevano altro che confrontarsi e sorridere eccitati. Per molti, quel giorno sarebbe stato il primo vero contatto con la magia: per la prima volta in assoluto avrebbero compiuto il loro primo incantesimo e avrebbero maneggiato i primi oggetti magici, entrando così pienamente a far parte di quel fantastico mondo di cui fino a poco tempo fa ignoravano totalmente l’esistenza.
E in un certo senso, il Dottore si sentiva proprio come loro.
 
Fece colazione con molta calma, osservandosi attentamente attorno, e quando anche l’ultimo studente ebbe lasciato la Sala Grande, incitato dalla vicepreside a non tardare a lezione, il Dottore si alzò e si diresse verso la Torre di Astronomia.
Gli studenti con cui avrebbe avuto la sua prima lezione erano già in aula e questo facilitò la resa della sua entrata trionfale. Spalancò con un sol colpo le porte e – spalle dritte e petto in fuori - raggiunse a passo spedito la cattedra, godendo degli occhi di tutti puntati su di lui. Era inutile negarlo: amava stare al centro dell’attenzione.
«Buongiorno a tutti, maghi e streghe! Io sono il Dottore, e questo la sapete già, e sarò il vostro nuovo insegnante… E sapete anche questo. Allora, oggi, essendo la nostra prima lezione, vorrei conoscere meglio voi e la vostra attuale preparazione. Quindi!» esordì battendo le mani con impazienza e facendo sobbalzare alcuni studenti che probabilmente non erano ancora perfettamente svegli «Chi sa dirmi cosa avete studiato fino ad ora?»
Una mano si sollevò dal fondo dell’aula e l’esile figura di una ragazza dai lunghi capelli biondi si alzò.
«Abbiamo studiato il Sistema Solare, con i suoi pianeti e le sue lune, soffermandoci sulla mappatura della nostra. Abbiamo poi imparato ad utilizzare e conoscere tutti i componenti del telescopio e ad individuare le costellazioni dell’Orsa Maggiore e Minore» spiegò con tono sognante.
«Che noia…» si lasciò sfuggire il Dottore, deluso. «Come hai detto che ti chiami?»
«Non l’ho detto. Mi chiamo Luna Lovegood.»
«Bene, grazie Luna. Allora, la vostra professoressa di trasfigurazione mi ha dato questo… Il programma che dovrei seguire, a quando pare.» disse prendendo in mano un foglio di pergamena. Gli diede una veloce occhiata per poi gettarlo in aria con fare schifato.
«Non mi piace. Non ci piace. Ora sono io il vostro professore e facciamo a modo mio. Pianeti? Belli da visitare, anche divertenti o estremamente pericolosi, ma sono una noia mortale da guardare da qui, non fanno altro che ruotare tutto il giorno. Facciamo qualcosa di più divertente, parliamo delle stelle, quelli che da qui giù sembrano soltanto dei piccoli puntini luminosi nel cielo, ma che in realtà celano mondi magnifici e nascondono infiniti segreti e misteri che voi esseri umani non potete neanche immaginare. Vi insegnerò ad orientarvi con le stelle, a capire in quale punto della Terra vi troviate semplicemente guardando il cielo e vi racconterò della loro bellezza, di come nascano e di come mutino, perché no, non pensiate che siano sempre tutte uguali, oh no. Ci sono stelle che cambiano, che bruciano e che congelano, che si colorano delle più svariate tonalità e che nel loro piccolo angolo di universo creano un vero e proprio regno.»
Gli studenti ascoltavano affascinati quella spiegazione, rapiti dalla voce e dai gesti del Dottore, che sembrava in grado di catapultarli in un mondo tutto suo. Parlava gesticolando animatamente, riuscendo a tenere incollato su di se lo sguardo di ogni studente. Quell’uomo sapeva parlare, sapeva come approcciarsi con gli studenti e sembrava conoscere ogni cosa che riguardasse il cielo, rendendolo impaziente di condividere la sua infinita conoscenza con tutti loro.
Quella prima ora di lezione sembrò volare e quando un ragazzo, Timothy Farrel, fece notare che il tempo era scaduto e che dovevano recarsi a lezione, l’entusiasmo del Dottore scemò rapidamente.
«Oh… Bene, capisco. Allora, ci vediamo alla prossima lezione, che sarà invece di notte, assieme ai vostri compagni di Grifondoro. Ottimo, così inizieremo subito con qualcosa di pratico. Ah, e prima che andiate…» disse bloccandoli prima che uscissero tutti dall’aula
«Mi hanno spiegato della Coppia delle Case e di come funzionano i punti. Credo che la professoressa McGranitt abbia detto qualcosa sul come attribuire i punti, ma in tutta sincerità non la stavo ascoltando. Non importa. Improvvisiamo! Mi piace improvvisare… Lo faccio sempre e modestia a parte, mi riesce piuttosto bene. Quindi darei due punti a ciascuno di voi: uno perché siete stati molto attenti, l’altro perché mi piacciono i colori della vostra cravatta. Blu e argento, mi piace! Bene, ora potete andare. Buona giornata!»
Per qualche minuto rimase solo nell’aula, appoggiato alla cattedra.
«Non è andata affatto male» si disse a voce alta, sorridendo soddisfatto. Poi prese ad agitarsi nuovamente, quando l’aula tornò a pullulare nuovamente di ragazzi, questa volta del quarto anno.
«Bene, vi aspettavo, entrate!» li esortò.
Che non vedesse l’ora di ripetere l’esperienza era palese. Aveva iniziato a vagare per l’aula, nell’attesa che tutti prendessero posto, e nel mentre il suo sguardo individuò due chiome di un rosso brillante.
«Gemelli!» esultò raggiungendoli «Adoro i gemelli. E adoro i vostri capelli! Li voglio anche io. Sono stato biondo, bruno, castano e perfino bianco, ma mai rosso…»
I due ragazzi si scambiarono uno ghigno divertito
«Lei ci è già simpatico, Dottore» disse il ragazzo a destra.
«Oh, anche voi…»
«Mai provato a tingerli?» suggerì l’altro.
«Non ci avevo mai pensato» rispose il Dottore più a se stesso che ai due, fissando pensieroso un punto non ben identificato.
Notando poi gli sguardi di tutti puntati addosso, il Dottore cercò di ricomporsi. Si schiarì la voce, si sistemò il farfallino e tornò a rivolgersi ai due, cercando di assumere, con scarsi risultati, un tono più autorevole.
«Beh, ne parleremo più tardi magari. Sarà meglio iniziare. Intanto, 20 punti a Grifondoro! Siete geniali, ragazzi.» disse rivolto ai due gemelli «Molto bene, e ora… Cominciamo!» sentenziò con una piccola giravolta, battendo e sfregandosi le mani.
Quando il Dottore giunse a pranzo, molti ragazzi non poterono evitare di lanciargli occhiate fugaci. Le sue lezioni non erano state molto avvincenti, non erano stati svolti incantesimi, nulla di tutto ciò che aveva a che fare con la magia era stato affrontato… Eppure il suo carisma e il suo comportamento apparentemente bambinesco sembrava aver conquistato tutti. Al tavolo dei Corvonero, specialmente, non si parlava d’altro e non solo per via del suo bizzarro modo di insegnare e di porsi, ma anche e soprattutto perché la sua persona stuzzicava la curiosità di molti.
Dove aveva trovato Silente un supplente come lui?
 
Nonostante i numerosi sguardi incuriositi, però, il Dottore non sembrò farci molto caso, decidendo di concentrare tutta la sua attenzione su quel delizioso pranzo.
«Prima o poi dovrò fare un salto dal cuoco per fargli i complimenti. L’ultima volta che ho mangiato così bene è stato alla corte di Versailles di Luigi XIV…»
«Lei ha un ottimo senso dell’umorismo Dottore» disse una voce al suo fianco.
Remus Lupin, appena entrato in Sala Grande, prese posto accanto a lui.
«Comunque, sono sicuro che gli Elfi Domestici sarebbero contentissimi di sapere che la loro cucina è apprezzata.»
Il Dottore rimase per un attimo con il bicchiere fermo a mezz’aria.
«Elfi Domestici?» domandò con gli occhi sgranati.
«Giusto… Lei non ha molta familiarità con il mondo magico. Gli elfi domestici sono creature innocue, dedite al lavoro e fedeli al loro padrone o alla famiglia cui appartengono. Ma non pensare che siano come schiavi» lo anticipò notando lo sguardo del Dottore divenire severo e poco convinto «gli elfi domestici amano lavorare e per loro la sola idea di essere liberati dal proprio padrone equivale al massimo disonore. Non riescono a sopportarne neanche l’idea. Qui ad Hogwarts, sono loro che si occupano del cibo e la notte la pulizia delle Sale Comuni è affidata a loro.»
«Come può la libertà essere così temuta da un essere vivente?»
«E’ una cosa che continua a lasciare allibito anche me, ma è così. Posso accompagnarti da loro una di queste sere, se vuoi. Avevo comunque pensato di fare un salto nelle cucine a salutare dei vecchi amici.»
Il Dottore accettò con piacere la proposta e quando ebbe finito di mangiare,  avendo ancora un’ora libera, decise di approfittarne per tornare nel luogo in cui il giorno precedente il TARDIS era atterrato.
 
Un gruppo di ragazzi si stava dirigendo verso la capanna di Hagrid, dove l’omone li attendeva impazienti, affiancato dal suo fedele Thor.
Al Dottore scappò un sorriso divertito quando notò come tutti tenessero chiuso il libro di testo. Molti lo portavano imprigionato in una cintura, altri avevano tentato l’impresa con scotch, spago o un numero esagerato di graffette.
Facendo un cenno di saluto ad Hagrid, il Dottore si diresse verso il Lago Nero.
«Vediamo un po’…» borbottò estraendo l’oggetto argentato che portava nel taschino interno della giacca e puntandolo di nuovo nell’aria davanti a se. Lo attivò, facendo illuminare la punta verde, poi lo avvicinò al volto, come se qualche scritta vi fosse sul dorso e stesse tentando di leggerla.
Ripeté l’operazione più volte, annusando l’aria e percorrendo la piccola area di terreno interessata a grandi falcate.
«Non capisco… Perché non capisco? Non ci sono loop temporali in cui può essere rimasto bloccato e di certo non le ho detto io di andarsene…»
Stava ragionando ad alta voce sull’accaduto, quando un urlo lo riscosse dai suoi pensieri.
«Lo sapevo che dovevo essere qui per un motivo!» esultò dirigendosi di corsa all’interno della Foresta Proibita, il luogo da cui era arrivato il grido.
Quando sbucò in una piccola radura, dove gli studenti erano radunati attorno ad una staccionata, il Dottore tirò fuori l’oggetto argentato, iniziando ad agitarlo in aria con fare minaccioso, attirando così l’attenzione di tutti i presenti. Hagrid si stava allontanando a tutta velocità tenendo in braccio uno studente e non si accorse minimamente dell’entrata in scena del suo collega di Astronomia.
 
«Professore?» fece sorpresa una ragazza Grifondoro.
«Ho sentito un urlo, cos’è successo?» domandò senza smettere di agitare in aria il suo prezioso strumento metallico, quasi fosse un’arma.
«Uno studente è stato ferito da un Ippogrifo.» spiegò un’altra ragazza, avvicinandosi.
Il Dottore abbassò il braccio e la fissò con aria delusa, lasciandosi sfuggire un flebile «Ah…»
«E’ tutta colpa di Malfoy!» gridò un ragazzo, attirando l’attenzione del Dottore.
Vide due Serpeverde mostrare i pugni con aria minacciosa e presto tutti si dimenticarono della sua presenza e sparirono su per la collina, risalendo i gradini in pietra che conducevano verso la Sala d’Ingresso. Solo tre studenti erano rimasti attorno a lui e lo fissavano, un misto di sorpresa e curiosità negli occhi.
«Che cos’è quel coso luminoso?» chiese il ragazzo dai capelli rossi indicando l’oggetto che teneva in mano «Una specie di bacchetta?»
«Oh, no. Questo è solo il mio cacciavite.»
«Ma non sembra per niente un cacciavite normale!»
«Ovviamente, visto che non è normale. E’ un cacciavite sonico!» disse infilandoselo in tasca. Poi tornò a fissare il ragazzo.
«Di un po’, per caso i due gemelli del quarto anno sono tuoi parenti?»
«Fred e George» annuì «Sono i miei fratelli maggiori.»
«Fratelli! Grandioso, mi sono simpatici quei due.» ammise sorridendo. «Voi tre invece siete? Mi sembra di aver già visto voi due, ieri sera a cena, se non sbaglio, con la professoressa McGranitt.» aggiunse facendo cenno verso gli altri due ragazzi.
«Ron Weasley, signore. Loro sono Hermione Granger e Harry Potter.» disse il rosso.
«Non chiamarmi signore. Preferisco Dottore. Professore al massimo, ma non signore. Mi fa sentire come uno di quei pinguini con la puzza sotto al naso.» ammise il Dottore storcendo il naso.
Poi fu questione di un attimo. Il suo sguardo venne calamitato verso la figura di Hermione. La fissò attentamente, scrutando ogni centimetro del suo viso.
«Dottore» disse Harry riscuotendolo da quello stato di semi-trans.
«Si sente bene?»
«Come? Oh, sì, certo.»
«Sarà meglio rientrare. Non è sicuro stare da soli nella Foresta Proibita.» disse Hermione abbassando lo sguardo, torturandosi nervosamente con le mani il bordo delle maniche della divisa.
 
Quando giunsero al castello, i tre ragazzi salutarono il Dottore e si diressero verso la Torre di Grifondoro, mentre il Dottore, resosi conto di quanto fosse tardi, si affrettò a raggiungere la sua aula, dove i Tassorosso del sesto anno lo attendevano impazienti.
Qualcosa lo aveva distratto, attirando la sua attenzione. Quella ragazza, Hermione Granger, aveva qualcosa che non andava. Gli era sfuggito qualcosa. Di nuovo. Innervosito si diede una manata sulla fronte.
«Sto decisamente invecchiando.»










***
Angolo dell’autore
 
In ritardo di un paio di giorni, ma almeno non ho saltato la settimana u.u
Allora, una piccola precisazione che mi sono dimenticata di fare nei capitoli precedenti: il fatto che il Dottore si rivolga al TARDIS sia al femminile che al maschile non è un errore, è tutto calcolato. L’ho fatto di proposito, insomma. Più avanti nella storia spiegherò il perché, ma se volete togliervi questo dubbio ora, ve lo scrivo in grigio alla fine di questo piccolo angolo dell’autore.
Bene, torniamo alla storia.
Il Dottore conosce finalmente alcuni dei suoi studenti e ovviamente il magico trio è fra i fortunati! E assistiamo anche alla sua prima lezione. Ho dovuto tirar fuori alcuni libri di astronomia che avevo in casa per accertarmi di non dire scemenze o di non schiaffarci dentro argomenti troppo complessi per studenti del secondo anno.
 
Ora IN GRIGIO la spiegazione del maschile e femminile sul TARDIS:
come i fan di Doctor Who sapranno, nell’originale “il TARDIS” sarebbe in realtà “la TARDIS”. Nella serie ci si rivolge a lei al femminile, cosa che in Italia non succede. Eppure, nonostante si parli del TARDIS al maschile, il fatto che il Dottore la tratti come se fosse una donna rimane.
Ora, siccome “la TARDIS” trovo che sia decisamente cacofonico (preferisco di gran lunga “il TARDIS”), cosa mi sono inventata? Che il Dottore, e in futuro gli altri personaggi, utilizzeranno entrambe le versioni, ma secondo una logica: al maschile quando si parla del TARDIS in quanto macchina del tempo, al femminile quando ci si rivolge a lei in quanto essere vivente (perché sì, per chi non lo sapesse, il TARDIS ha una volontà propria, un’anima, tant’è che essi non vengono semplicemente costruiti, ma allevati). Spero di essermi espressa bene e che apprezziate – o quantomeno accettiate - questa mia scelta ^_^

FINE SPIEGAZIONE!
 
Mi farebbe molto piacere sapere che cosa ne pensate del capitolo e/o della storia in generale. Se mai voleste lasciare una piccola recensione, un commento, farmi notare qualche errore o quello che volete, sappiate che farete di me un persona felice ^_^
Ringrazio tutte le persone che si sono avventurate in questa storia e questa settimana ringrazio in particolare
- anubis347, Chiarag711, cola23, fabicap89, giada cullen e Kouha che l’hanno aggiunta alle seguite;
- Inazumiana01 e NightFury007 che l’hanno aggiunta alle ricordate;
- willow90 e ___HermionePotter___ che l’hanno aggiunta alle preferite;
- _purcit_ che ha lasciato una recensione.
 
Alla settimana prossima!
 
-Crystal-
   
 
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