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Autore: gigio_animato00    08/12/2016    0 recensioni
LA STORIA CONTIENE SPOILER SULLA FINE DI XYZ
Un'anima, due cuori. è così che si sente Ash di ritorno dalla lega di Kalos. Infatti, per una volta il nostro corvino non potrà pensare solo al suo sogno di diventare allenatore di pokémon, ma dovrà fare i conti con i suoi sentimenti
Ash non si era mai reso conto di avere un cuore. O meglio, non si era mai reso conto della funzione che questo aveva. Un grosso magazzino carico di esperienze, sentimenti ed emozioni che era sempre lì, e che ricordava tutto. Però, lo spazio è limitato. Non puoi continuare a buttarci dentro informazioni, e sperare che ci sia sempre posto. Le cose più vecchie e inutili, brevi momenti che avevano importanza solo all’epoca, possono essere anche cancellati … Ma quando ti trovi ad avere solo cose importanti, come fai spazio alle cose nuove?
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ash, Brock, Misty, Serena, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
Capitoli:
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Erano quasi arrivati, quando fu Brock a rompere il silenzio che si era generato dal loro ultimo discorso.

< Serena. Vorrei farti una domanda, e ti chiedo di rispondermi con serietà >

< Ok Brock, però così mi preoccupi > La ragazza era sorpresa dal tono di voce che aveva assunto il ragazzo.

< Tu provi qualcosa per Ash? >

La ragazza avvampò. Le sue guance si colorarono così rapidamente da far dimenticare il colore che avessero prima. Era la prima volta che quella domanda gli arrivava così diretta. Il ragazzo stava lì, con gli occhi sulla strada, senza tradire la minima espressione.

< Beh, ecco … io, cioè … dipende … > La ragazza non sapeva se pronunciarsi. Quel ragazzo lo conosceva da poco, ma le ispirava una fiducia indescrivibile. Era come se fosse un assistente che risolveva i suoi problemi senza guadagnarci nulla, solo perché gli andava di farlo.

Al ragazzo però bastava quella risposta incerta per capire. Tirò un lungo sospiro. Non sapeva come parlare a quella ragazza. Molte erano state le ragazze che si erano innamorate del corvino. Non sapeva da cosa cominciare per spiegargli com’era la situazione, cosa fosse per Ash l’amore. Rimase però sorpreso dalla ragazza.

< … Che poi forse gli piaccio anch’io … >

< Eh? > Brock era certo che in qualche modo il ragazzo l’avesse illusa, con qualche atteggiamento premuroso o simili. Però quella ragazza sembrava intelligente. Possibile che si fosse fatta abbindolare?

< Ecco, vedi … > La ragazza gli spiegò tutto. Del loro viaggio, e della sua conclusione. Il ragazzo ascoltava interessato. Era la prima volta che aveva fiducia nel cuore del ragazzo. La prima volta che si fidava ciecamente delle sue scelte. Lui stesso era consapevole che i ricordi del ragazzo, che più volte lui aveva detto che scivolavano come da un buco nello zaino, in realtà lo ancoravano al terreno. Il fatto è che a farlo erano quelli più belli, dalla quale non si sarebbe separato mai.

< … E ora, anche volessi, non potrei chiedergli vere spiegazioni dato che lui è a Kanto, a casa sua > Concluse la ragazza, lasciandosi sprofondare nel sedile di quell’auto.

Il ragazzo sgranò gli occhi. Ash era a Kanto. Ash era a meno di un giorno da Misty.

Sliding doors. Il tempo si fermò, lasciando Brock con una scelta. Non dire nulla alla ragazza, risparmiandole momentaneamente del dolore, permettendo ad Ash e Misty di scoprire le carte in tavola, ammettendo anche la possibilità di rovinare definitivamente tutto. Oppure, rivelare a Serena di Misty, e seguirla probabilmente a Kanto, dove Ash sarebbe stato costretto a decidere. Avrebbe fatto soffrire Serena, ma le avrebbe dato una possibilità. Alla sua destra, l’imbocco per l’aeroporto. Dritto, Ciclamipoli. Cosa fare. Seguire l’ “amore” di Ash per Misty, o buttare giù il mondo che si era creato, ricominciando da zero? Il ragazzo doveva scegliere.

 

 

Il giovane allenatore, nonostante le parole di Tracey lo avessero aiutato, non si sentiva ancora pronto per andare da Misty. Lo aveva sorpreso che l’amico non fosse stato dalla parte della ragazza, ma che invece fosse stato neutrale. Aveva fatto ciò che Brock aveva fatto per anni, il suo tutore.

Quanto avrebbe voluto parlare con Brock. Il capo palestra gli era sempre stato d’aiuto, oltre ad essere un suo grande amico. Aveva sempre guardato l’allevatore con occhi pieni di ammirazione.

“Rialzati” gli avrebbe detto l’amico. “La pioggia non ti aiuterà, al massimo di farà ammalare”. Si alzò, con grande sorpresa di Pikachu, che si era appisolato al riparo da un albero.

< Scusa se ti ho fatto stare qui al freddo amico, torniamo a casa > I due si incamminarono. Arrivato a casa, Ash si rese conto di essere troppo stanco per far nulla. Salutò la madre e salì di corsa in camera da letto, senza mangiare nulla.

Quella fu una notte movimentata per il ragazzo. Sogni derivanti dai pensieri della giornata si accavallavano nella sua testa. E poi ricordi. Un fiume in piena di rimembranze del passato lo travolse, trasportandolo con sé.

 

< Ehi ma c’è anche un pokémon. Come stai piccino? >

< Mi serve la tua bici >

< Eih! Torna qui! >

< Te la riporterò, te lo prometto >

 Quella bici era il motivo per la quale Misty lo aveva seguito, per la quale si erano conosciuti, e per la quale aveva iniziato ad amarla. Ash aveva sempre saputo che non era la bici il motivo per cui lo seguiva, ma lo era invece il desiderio di avventura, di migliorarsi, di scoprire cose nuove. Ma, e se ne accorgeva soprattutto ora, c’era dell’altro che li aveva portati a fare il viaggio insieme. Quel riflettersi l’uno nell’altro, quel sentimento così strano all’epoca. Così strano tutt’ora.

 

< Sai, forse non ti ricordi di me, è passato molto tempo da quando ci siamo conosciuti >

Quella voce. Quella voce che, al sentirla, il suo cervello si contorceva nel cercarla. Quella voce. In quel momento non avrebbe esitato un attimo dal cancellarla per sempre dalla sua sfera dei ricordi. Però, come già era successo, c’era qualcosa che gli impediva di fare tabularasa. Come i pulsanti di lancio dei missili nucleari, che richiedono una chiave in possesso della maggiore autorità per aprire la scatola di vetro che protegge il bottone rosso. Però lui non aveva quella chiave. E sapeva che era un bene, anche se non lo avrebbe mai ammesso. Ash avrebbe distrutto tuta la sua mente se avesse avuto quella chiave.

Serena rappresentava qualcosa per lui, ma in quel momento, nel suo cuore c’era spazio solo per Misty.

Ed ecco che in un attimo si trovava nel suo cuore. In un punto preciso del suo cuore. Si trovava davanti ad un’immensa struttura, che aveva solo un piano a giudicare dall’altezza, ma che si estendeva per chilometri e chilometri,. Sulla porta che conduceva all’interno si trovava una targhetta dorata che recitava “Misty”. Afferrò la maniglia, ma la porta era chiusa. C’era un piccolo foro, dove probabilmente andava inserita la chiave. La stessa chiave che gli avrebbe permesso di sbloccare il bottone.

Che sottile ironia: quello che più minacciava la sua felicità … o meglio, integrità, era unita a quest’ultima con un legame indissolubile.

 

 

 

Il tempo era ancora lì, immobile, così come tutto ciò che gli stava intorno. Non aveva ancora compiuto la sua scelta e, nonostante questo, pregava che il tempo riprendesse, togliendogli la possibilità di scegliere.

Se la situazione fosse stata diversa, se la ragazza seduta accanto a lui fosse stata diversa, non avrebbe esitato a cacciare quell’idea e a continuare dritto. Per quanto fosse stato amico di Vera e Lucinda, non avrebbe mai messo a rischio il rapporto di Ash con Misty per loro. Ma con Serena era diverso. La conosceva da poco, ma sapeva che la ragazza aveva un animo forte, che la sua non era una cotta, ma che, per quanto debole, valeva come amore. La ragazza aveva conosciuto Ash da giovane, ancora più di Misty, ma era riuscita a mantenere acceso quel sentimento che, nonostante la sua primordialità, era vero, e che ardeva come Prima Fiamma.

E quindi era di nuovo lì, incerto sul da farsi, come proprietario di una chiave monouso che apre due porte. 

Anche qui si poneva, più che un problema etico, uno più intimo. Quando segui per anni la stessa strada, con un pensiero unilaterale e come unico obbiettivo il raggiungimento del traguardo, è il tuo stesso corpo che rifiuta di imboccare una strada alternativa, di perseguire un altro scopo. È la paura che tutti i tuoi sforzi vengano vanificati, che poi non potrai più tornare indietro, che ti costringe a continuare. Però, come capirono i più grandi pensatori, la vita è fatta di compromessi. La vita è fatta di rinunce, per conseguire un bene più grande.

Rinunce importanti. Fu a questo punto che Brock capì veramente cosa comportava quella scelta. Portare Serena da Ash non costringeva solo Misty, ma anche lui. Lui era venuto a Hoenn per un motivo, ed era ciò a cui avrebbe rinunciato.  No. Quello di Brock era un pensiero egoistico. Sapeva infatti che la persona agognata non l’avrebbe mai trovata, e che non valeva la pena considerarla come dato della situazione.

Restava il fatto che fosse al punto di partenza, ancora una volta.

 

 

I sogni per il ragazzo non erano finiti. Si alternavano quelli rivolti alla ragazza dai capelli rossi, seguiti da pensieri rivolti a Serena, per poi finire con la vista di quella porta. Ma, anche se solo per un attimo, per una volta intravide qualcosa di diverso. Una stanzetta piccola, vista da una finestra. Colma di foto, quadri e lettere, con un divanetto e un camino. Un attimo dopo sparì. Il fatto che un sogno diverso si fosse infiltrato in quell’ammasso di pensieri prometteva bene. Forse il suo cuore si stava realmente avvicinando alla risposta.

 

 

Misty  piangeva sul suo cuscino. Queste non erano le lacrime che versava per amore solitamente. Queste erano più amare, perché sapevano di sconfitta, di disfatta. Erano lacrime che sancivano una fine. Non si aspettava sarebbe andata così. In quel momento, in cui le loro labbra si sono toccate, le sembrava tutto così perfetto. Poi Pikachu. Il suo sguardo le aveva detto qualcosa. Era uno sguardo di compatimento. Non capiva perché se ne fosse andato, e avesse portato con se Ash, costringendolo a staccarsi. In quel momento entrò Tracey.

 

< Posso entrare? >

< No Tracey, vattene via > La voce le tremava non poco

< Ho capito, devi parlare > Concluse entrando. Due giovani in una serata era veramente troppo però.

< Tracey, tu non puoi capire, io … >

< Ho parlato con Ash > Il mentore si era seduto sul bordo del letto della ragazza.

I suoi singhiozzi si fermarono a quella affermazione.

< Senti Misty, lui non ha vissuto tutto questo come l’hai vissuto tu. Tu hai passato le giornate in palestra, struggendoti per amore. Lui ha viaggiato proprio per dovere evitare di farlo > prese un breve respiro, e constatò che la ragazza lo stava ascoltando < Ash non ha potuto (questa volta tacque il voluto) pensare al vostro amore, o se lo ha fatto, non è ancora pronto per tutto ciò. In questa giornata ha concentrato una quantità di emozioni contrastanti non indifferente … > Il ragazzo si accorse troppo tardi, nonostante la cautela con cui parlava, delle parole pronunciate.

< Contrastanti? > la ragazza ci mise mezzo secondo a capire quella frase. < C’è un’altra … > Le parole le uscirono di bocca tremolanti.

< No … cioè … non proprio … > Ma la ragazza non lo stava più ascoltando. Il dolore accecava i suoi occhi, tappava le sue orecchie. Non voleva più sentire nulla. Non voleva più vivere quella cosa.

< Misty smettila di fare la vittima! > quelle parole colpirono la ragazza, che si girò verso di lui. Ora aveva la sua attenzione. Ora i suoi occhi arrossati gravavano su di lui.

< Vuoi capire che questa cosa non è difficile solo per te? Lui non è andato da lei, e non se ne è nemmeno andato da te. Ha solo bisogno di riflettere. Lui, a differenza tua, non ha fatto del suo dolore la sua vita, ma è andato avanti. Questo non vuol dire che ti abbia dimenticato > fece una piccola pausa < ora come ora non so dirti se tornerà da te, ma devi capire che, in qualunque caso, il mondo va avanti, con o senza di te. Ash adessosta riflettendo sui suoi sentimenti, esattamente come te, e fidati che, qualunque cosa scelga di fare, ha le sue motivazioni >

< Tracey, tu da che parte stai? >

< Da nessuna, sono solo uno spettatore, un consigliere neutro >

E con queste parole si congedò

 

 

In quell’attimo, tre persone erano immersi nei loro pensieri, e ciascuno di loro si era chiuso in sé, bloccando il tempo all’esterno. Ma la realtà è che, anche se te non riesci a capacitartene, tu non sei il solo ad essere “vivo” in quell’attimo. Il tempo passa anche per gli altri, perché ogni persona ha la sua scatola di pensieri , preparati apposta per quei momenti dove il tempo si ferma. Così come Misty, che credeva di essere l’unica a vivere quel momento, anche Ash si sentiva solo, idem per Brock. Ma anche tutti gli altri. Anche Serena, Tracey, Delia e perfino Gary pensavano. Nessuno di loro era diverso dagli altri, se non per quello che gli attraversava la mente, perché ogni umano compie scelte, e come tali, vanno ragionate. Anche la decisione che può sembrare più impulsiva, in realtà ha dietro di sé un momento di profonda valutazione, che gli altri però non sembrano percepire. Perche, in fondo, tutti credono di essere gli unici a fermare il tempo.

“Il futuro influenza il presente tanto quanto il passato” (cit. Nietzsche). È una verità amara, ma è proprio il pensiero del futuro a guidare le nostre scelte, a farci scegliere quali chiavi tenere e quali buttare. Perché noi possiamo imparare dai nostri dai nostri errori, migliorarci … ma alla fine ciò che distrugge tutte le nostre costruzioni è il futuro, che si diversifica così tanto dal passato che dobbiamo per forza metterci ulteriormente alla prova, vedere quando riusciamo a muoverci ad occhi chiusi senza cadere. Per questo ogni tanto ci fermiamo, per rendersi conto di ciò che ci sta attorno, per fare una scelta più accurata possibile, ma in realtà, ovunque andiamo ci sono buche inevitabili, solo che non le possiamo vedere.

 

 

Brock era esausto. Quella scelta lo stava uccidendo. Si dice però che, proprio in casi estremi, sia l’essere, la creatura che è l’umano a trovare una soluzione, ad adattarsi a ciò che ci sta intorno.

 

< Brock. La scelta non deve venire da te. Deve venire da quello che è meglio per Ash >

Era impazzito. Voci correvano rapide nella sua testa, voci che conosceva, ma che non riconobbe sul momento.

< Ricorda che l’animo umano ha limiti. I problemi morali sono uno di questi . Non devi distruggerti. Basta un calcolo. Un semplice, banale, calcolo delle probabilità. Niente pro o contro, alla quale tu come persona puoi dare più o meno peso. Solo fredda matematica >

Brock sgranò gli occhi. La voce era sparita. Il tempo, piano piano, riprendeva. Aveva fatto la sua scelta.

Il sole si stava abbassando, e tra non troppo sarebbe calato, come avevano fatto ormai i suoi dubbi.

 

 

Ash si svegliò nella notte. Guardò l’orologio. Erano le due. Scese in cucina e prese un bicchiere d’acqua. Fuori, ovviamente, pioveva. La sua mente era vuota. Niente pensieri, emozioni, assolutamente nulla. Una breve pausa prima di tornare a dormire.

 

Misty, quasi contemporaneamente, si era alzata, e guardava il cielo nuvoloso dalla finestra della sua camera.

 

< Non devo pensarci >

< Non devo pensarci >

Il ragazzo poggiò il bicchiere, e diresse lo sguardo verso una foto sulla parete.

La ragazza afferrò una foto dal suo comodino.

< Quanto tempo … >

< eravamo così piccoli … >

I loro occhi si soffermarono l’uno sulla versione più giovane dell’altro.

< Chissà fossimo stati più grandi … >

< Avremmo dovuto incontrarci più avanti … >

Due lacrime bagnarono due volti diversi.

< Bizzarro >

< Bizzarro >

Due sorrisi.

< Destino, cosa stai cercando di dirmi? Io la amo … >

< Destino, so che risolverai tutto … >

 

 

 “ Chissà cosa avrà scelto Ash … quel ragazzo ha bisogno di tempo in fondo … “

“ Ora come ora, mio figlio è in una situazione spinosa. Spero sia veramente cresciuto … “

“ Chissà se Ash ha ancora la metà della nostra pokéball … “

 

 

Infine un ultimo pensiero, isolato dagli altri.

“ Ho un presentimento strano. È come se sentissi una parte del mio cuore allontanarsi … Ash … cosa sta succedendo? “.

   
 
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