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Autore: Eeureka    09/12/2016    0 recensioni
– [[ ĸyoυтen ; мιnι long ; ιnтroѕpeттιvo ]] [[ coмpleтa √ ]]
– [[ proвaвιle ooc ; ѕeqυel dι "тнe newѕтarт; dove rιcoмιncιare" ]]
Raggiungere l'età adulta non vuol dire trovare stabilità per l'intera vita. Ci saranno ancora dubbi, incertezze e cambiamenti. Continue esperienze dalle quali si può imparare qualcosa per crescere sempre un po' di più.
– daʟ тeѕтo: « Quindi è vero; qualcosa non va? » domandò inquieto.
« Più o meno » borbottò Kyousuke, appoggiando gli avambracci sulle cosce e ritrovandosi a tu per tu con lo sguardo del suo fidanzato. Si sentì in imbarazzo, si era promesso che non gli avrebbe lasciato vedere la sua agitazione, e credeva di essere bravo a tenere a bada i sentimenti; qualcosa doveva essere andato storto, perché in quell'istante si sentiva vulnerabile e trasparente.
« Okay, senti » esordì insicuro. Le parole si divertivano a saltellare sulla sua gola, a salire fino alla punta della lingua e a scappare indietro quando lui stava per liberarle. L'ansia era palpabile: stava condensando l'aria rendendola pesante e irrespirabile. « È una situazione... complicata. »[...]
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Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matsukaze Tenma, Nuovo personaggio, Tsurugi Kyousuke, Tsurugi Yuuichi
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Newstart'
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The Newstart: nuova vita.





21 Dicembre; 07:08 PM;
Tenma girò la chiave nella serratura e dopo il consueto rumore metallico la porta si aprì.
« Sono tornato! » annunciò allegro, il fiato corto per il recente allenamento. Kyousuke non replicò in alcun modo, quindi o non l'aveva sentito entrare o aveva risposto a bassa voce o troppo preso dallo studio aveva deciso di ignorarlo; non importava il motivo - o almeno, così credeva Tenma.
Intraprese il breve cammino tra l'ingresso e il salone attraversando la crescente penombra del corridoio e annusando un odore di pulito che era certo non ci fosse prima. Il rumore secco dei suoi passi si propagò nell'aria, avvolto da un silenzio che per la sua pesantezza lasciava presagire qualcosa di strano. Quando aprì la porta che lo divideva dalla sua meta sconcertò e inarcò un sopracciglio: immaginava che al suo ritorno avrebbe trovato tutto come lo aveva lasciato, dal caos nella stanza a Kyousuke sul divano a studiare; invece, per qualche ragione ignota, il suo fidanzato stava ordinando frettolosamente il salotto.
« Kyousuke? » lo richiamò per eliminare ogni dubbio, ma Kyousuke, talmente assorto nello spolverare mobili, sembrò non accorgersene.
« Kyousuke? » ritentò, cantilenando il nome con maggiore intonazione. Questa volta l'interpellato uscì dalla bolla insonora nella quale si era rinchiuso e, nel voltarsi verso Tenma, sbiancò.
« Tenma? » balbettò con la pezza polverosa in mano e lo sguardo di chi viene scoperto a rubare. La perplessità di Tenma crebbe a dismisura.
« Kyousuke, ehm... Che stai facendo? » Kyousuke lo guardò stralunato per qualche secondo, poi riprese la sua espressione di sempre, seria e composta.
« Sto sistemando casa, no? Anzi, meno male che qualcuno ogni tanto ci pensa. » ripose lo straccio su un tavolino e si sedette sul divano con aria scocciata. La confusione nella testa di Tenma tuttavia non si attenuò, perché nonostante Kyousuke ostentasse un certo contegno veniva tradito dal suo non riuscire a smettere di torcersi le mani.
« Kyou, mi sembri nervoso, sai... » azzardò. « Sembrava che volessi sbrigarti a pulire, il che è strano. E tutt'ora, non so perché, mi sembra ci sia qualcosa che non va. »
Kyousuke, con il suo nervosismo malcelato, rimase in silenzio. Sembrava indeciso se controbattere quell'affermazione o cercare una scusa per giustificare il suo comportamento; non trovò soluzione, così sospirò mettendosi le mani tra i capelli, e si circondò dell'aurea di disperazione che fino a quel momento aveva provato a nascondere.
Anche Tenma si incupì nel vederlo in quello stato, e si mise in ginocchio davanti a lui per poterlo guardare negli occhi.
« Quindi è vero; qualcosa non va? » domandò inquieto.
« Più o meno » borbottò Kyousuke, appoggiando gli avambracci sulle cosce e ritrovandosi a tu per tu con lo sguardo del suo fidanzato. Si sentì in imbarazzo, si era promesso che non gli avrebbe lasciato vedere la sua agitazione, e credeva di essere bravo a tenere a bada i sentimenti; qualcosa doveva essere andato storto, perché in quell'istante si sentiva vulnerabile e trasparente.
« Okay, senti » esordì insicuro. Le parole si divertivano a saltellare nella sua gola, a salire fino alla punta della lingua e a scappare indietro quando lui stava per liberarle. L'ansia era palpabile: stava condensando l'aria rendendola pesante e irrespirabile. « E' una situazione... complicata. »
Tenma si allarmò. Pur sforzandosi non riuscì a immaginare cosa fosse accaduto di tanto catastrofico.
« Beh… Dimmi. »
Kyousuke si guardò intorno insicuro, come se cercasse una via di fuga, poi si arrese all'evidenza e iniziò a raccontare: « Oggi mi ha telefonato mio fratello Yuuichi » fece una lunga pausa, « e mi ha detto una cosa. »
Il castano annuì per incitarlo a continuare.
« Siccome è da un bel po' che non ci vediamo aveva intenzione di... venire a farmi visita » lo disse con un tono sconsolato, abbassando gli occhi.
« Ma è fantastico! » proruppe Tenma, entusiasta. L'altro lo ammonì con lo sguardo per averlo interrotto. Era evidente che mancasse qualcosa a quel discorso che giustificasse l'angoscia di Kyousuke.
« Ho bisogno che vai via di casa per un po' » butto giù, tutto d'un colpo.
Ci fu qualche attimo di silenzio in cui il sorriso di Tenma scemò per far spazio a un'espressione accigliata, confusa. Si rimise in piedi, e fece qualche passo all'indietro per guardare dall'alto il suo interlocutore.
« Eh? Aspetta... che- » iniziò a guardarsi intorno a disagio come se dovesse proferire qualcosa in più. Pensava di aver sentito male.
Kyousuke si alzò dal divano, portandosi una mano sul viso con fare esasperato.
« Okay, lasciami spiegare. Lo sai, non ho mai detto nulla di noi a nessuno, soprattutto non ai miei genitori e mio fratello. Ho sempre pensato che comunque avrei continuato a vivere la mia vita e a vederli davvero sporadicamente andando a trovarli. Non avevo messo in conto che a qualcuno di loro venisse in mente di venire qui.
« Ora, non fraintendere: non ho intenzione di nascondergli la nostra relazione. Affatto. Anzi, credo che si sia presentata proprio l'occasione per dirglielo e mostrargli quella che è la mia nuova vita adesso, ma... Ma ho bisogno di tempo. Qualche giorno soltanto, poi tutto tornerà come prima indipendentemente da come la prenderà mio fratello, okay? So che sembra assurdo, ma non posso neanche far sì che lui venga qui e scopra di punto in bianco che non solo viviamo assieme, ma in casa nostra c'è anche un solo letto matrimoniale. »
Kyousuke si rese conto di quanto il suo ragionamento fosse intricato e assurdo e, soprattutto, così distante dal suo solito modo di pensare. La verità era che se si fosse trattato di qualsiasi altra persona del suo passato l'avrebbe lasciata entrare a casa propria a suo rischio e pericolo, senza che gliene potesse importare qualcosa di quel che avrebbe pensato su di lui e Tenma. E non ci sarebbero stati particolari problemi neanche con i suoi genitori, visto che i rapporti si erano ormai freddati e l'unico interesse che avevano era che il loro ormai non più bambino riuscisse a realizzarsi nella vita studiando per bene.
Ma... Se si trattava di Yuuichi era tutto diverso. Non sarebbe stato altrettanto pronto ad accettare un definitivo addio da suo fratello. Quel che era certo era che la verità sarebbe dovuta venire a galla prima o poi, ma ritardare quel momento per lui era necessario per evitare eventuali disastri o quantomeno posticiparli.
« Ah » sbottò Tenma. Il suo viso era apatico, cosa mai vista su di lui. « E per quanti giorni dovrei stare via? E dove dovrei andare? » fece un profondo respiro, come se stesse cercando di non arrabbiarsi. « Tu, Kyousuke... Ti vergogni di me » non sembrava una domanda per il tono utilizzato. I suoi occhi iniziarono a luccicare velati dalle lacrime.
Kyousuke sospirò. « Oh cavolo, no. Cazzo. Perché dico una cosa ma ne devi capire un'altra? Non mi vergogno di amarti, non potrei mai farlo. »
« L'hai già fatto in passato. »
« Tenma, caspita, eravamo alle medie! Scusa se non avevo ancora le idee tanto chiare. Si tratta solo di due, tre giorni. Ti prego, sii comprensivo: non siamo più alle medie, ora le idee ce le ho chiarissime e so che devo fare. »
« Non mi pare proprio » sussurrò con un filo di voce Tenma, prima di uscire dalla stanza.
Kyousuke gli andò dietro.
« Ohi. Aspetta, sul serio... Se non sei d'accordo... Okay, lasciamo stare questa stupidaggine, va bene? Non è necessario... Era una proposta. E un'idea stupida, lo so. Però, lasciami essere un po' egoista ogni tanto ».
Tenma si voltò, forzò un sorriso - o almeno così parve. Forse era il tempo che era trascorso o chissà cosa, ma ora il corridoio era molto più buio di prima e distinguere i lineamenti del viso l'uno dell'altro era diventato più difficile.
Si avvicinò e poggiò le mani sulle guance di Kyousuke, calde per un probabile sentimento di rabbia o imbarazzo.
« Se ti sembra una buona idea, fallo. Andrò via di casa per un po' » fece arrendevole. E quel tono risultò assurdo uscito proprio dalle sue labbra.
Kyousuke sospirò ancora, mettendo una mano su quella dell'altro.
« Non mi sembra una grande idea, per niente. Non ci credo neanche io. »
« E allora perché? »
Kyousuke tentò di scappare dallo sguardo determinato di Tenma (quegli occhi li aveva sempre ammirati, incrociarli equivaleva a una continua sfida), ma quest'ultimo si premurò di spostargli di nuovo il capo nella sua direzione.
« Ho- » paura. Si bloccò nella sua gola; l'orgoglio non avrebbe mai lasciato che quella parola uscisse dalla sua bocca.
Tenma lo fissò per qualche attimo negli occhi, con un sorriso più forzato del primo. Poi lo abbracciò senza alcun preavviso.
« Capisco » disse e Kyousuke rimase confuso. Si chiese se Tenma avesse davvero capito e perché allora non avesse proferito alcun discorso d'incoraggiamento sul fatto che i momenti difficili si affrontano assieme o cose del genere. Forse Kyousuke lo confondeva ancora con il ragazzino indistruttibile delle medie di tanti anni fa con cui giocava a calcio.
Ricambiò l'abbracciò.
« Quand'è che viene? » chiese Tenma contro la sua spalla.
« Domani ».
Incassò il colpo. Abbassò gli occhi per qualche attimo, poi sorrise debolmente. Aveva fiducia in Kyousuke.
« Va bene, allora... Sarà meglio che inizi a preparare le mie cose » sciolse l'abbraccio per poi andare a rifugiarsi in un'altra stanza.
Kyousuke sentì l'impulso di fermarlo, di dire qualcosa come "no, non c'è bisogno, ho cambiato idea", invece rimase zitto e fermo, imbambolato sul posto. Fu il suo egoismo a vincere e si sentì in colpa per questo.
Quella recita di falso idillio si protrasse fino all'ora di cena, quando si misero a chiacchierare tranquilli come se la precedente discussione non fosse mai esistita. Poi arrivò la domanda: lontano da casa, dove avrebbe trascorso quelle giornate Tenma? Ma i due riuscirono a trovare una risposta senza sfociare nell'imbarazzo totale. Infine, quando il pallore della luna conquistò il cielo, andarono a dormire. Fu la prima notte in cui si diedero le spalle, non sfiorandosi neanche per sbaglio e guardando entrambi in direzioni differenti.


22 Dicembre, 05: 40 AM;
Erano esattamente le cinque e quaranta quando Tenma schiuse le palpebre e si ritrovò ad osservare pensieroso l'orologio sul suo comodino. Nonostante la breve dormita non avvertiva su di sé stanchezza, ma per quel che lo aspettava quel giorno avrebbe comunque voluto chiudersi di nuovo nel suo universo onirico.
Provò a rigirarsi sul letto più e più volte, intenzionato a riprendere sonno; ma non ci riuscì. Si mise supino e voltò la testa in direzione di Kyousuke: quest'ultimo gli dava le spalle, quindi fu impossibile decretare se dormisse o fosse sveglio.
La luce filtrava a stento dalle serrande, e uno degli spiragli andava proprio a incrociare il suo sguardo. Tenma decise allora di alzarsi e sfruttare quel risveglio mattiniero per completare quel che aveva iniziato il giorno prima: si avvicinò all'armadio, ne tirò fuori un borsone e iniziò a riempirlo con vestiti e biancheria che gli sarebbero serviti in quel tempo lontano da casa. Mise anche più del necessario, perché temeva che da tre quei giorni si sarebbero trasformati in quattro e poi in cinque, e poi in una settimana e poi in chissà quanto ancora. Era un tipo positivista, lui, ma quella situazione gli metteva così tanta pressione addosso da non poter evitare simili pensieri.
Doveva ammettere che si riteneva anche arrabbiato perché non riusciva a comprendere il modo di agire di Kyousuke. Tenma aveva un modo di vivere prefissato nella mente da tempo, che recitava di dover sempre affrontare le difficoltà appena esse apparivano. Non gli era mai capitato di aggirare un problema o di posticiparne la soluzione. Da un altro lato aveva fiducia nel suo ragazzo e non voleva imporre il suo pensiero, perché sapeva come fosse dura dichiarare certe cose a un proprio familiare.
Dopo essersi lavato e vestito se ne andò in cucina. Trascinò con sé il bagaglio e lo appoggiò a una parete, poi iniziò a preparare la colazione. Per un attimo gli sfiorò la mente l'idea di prepararla solo per se stesso. Non gli pareva male come prospettiva: avrebbe mangiato in fretta e se ne sarebbe andato di casa prima che Kyousuke si svegliasse. Dopotutto, non aveva tutta questa gran voglia di parlargli dopo il modo in cui si erano lasciati la scorsa notte. Percepiva ancora una sorta di tensione che riempiva i muri di quella casa da quando il giorno prima aveva deciso con il suo ragazzo che avrebbero messo in atto quella strana idea.
Poi pensò che, o andandosene prima o dopo, doveva comunque almeno lasciare qualcosa da mangiare a Kyousuke come faceva di consuetudine, prima che questo si facesse strane idee come che Tenma lo avesse fatto per ripicca (cosa che effettivamente aveva intenzione di fare, ma lui non era un tipo vendicativo e non aveva intenzione di iniziare ad esserlo.)
Percepì un fruscio leggero che attraversava le pareti, come quello che possono fare delle lenzuola sfregate l'una contro l'altra e le sue intenzioni si infransero di colpo.
Deglutì sconsolato. Non passò molto tempo prima che un Kyousuke ancora assonnato facesse capolino sull'uscio della porta.
« Ciao » mormorò, la voce impastata dal sonno. Aveva i capelli scompigliati che per l'assenza di gel ricadevano in tutta la loro lunghezza sulle sue spalle, e due grandi occhiaie gli solcavano il viso, indicando che non avesse neanche lui dormito bene.
In una qualsiasi altra giornata Tenma gli si sarebbe lanciato addosso urlando "che carino!" o qualche altra idiozia che avrebbe irritato Kyousuke, ma questa volta invece si limitò a tirare un sorriso.
« Buongiorno » rispose, cercando di allungare un po' le vocali.
Si guardarono per un po' in silenzio, poi Kyousuke si stropicciò gli occhi e andò a sedersi.
« Non è un buon giorno, lo sai » fu molto diretto, e questo colpì Tenma che si ritrovò a deglutire per la sorpresa.
« Beh, in parte hai ragione » ribatté, « ma possiamo anche fingere che lo sia. E per te comunque può esserlo davvero: rivedrai tuo fratello, no? » era abituato a sorridere, ma in genere lo faceva in modo del tutto spontaneo. Forse era per quello che in quel momento percepiva alle guance un fastidio che non ricordava di conoscere.
Kyousuke non rispose, ma puntò gli occhi sul tavolo e picchiettò con nervosismo le dita su di esso.
Tenma finì di preparare la colazione e la poggiò sul tavolo: avrebbe voluto fare qualcosa di un po' più elaborato, ma non c'era tempo e non vedeva l'ora di uscire da quelle mura atipicamente soffocanti, così si accontentarono entrambi di una semplice ciotola di riso bollito.
Il silenziò che scese sulle loro spalle mentre consumavano il pasto era così deprimente che Tenma si sentì il dovere dire qualcosa.
« Dormito bene? » e disse proprio la prima cosa che gli passò per la mente.
« Scherzi? » Kyousuke rispose crudo e freddo come al solito. Dato che, sebbene non si fosse guardato allo specchio, percepiva ancora le palpebre appiccicose e non dubitava di avere delle mostruose occhiaie. Insomma, quel che era il suo tono e modo quasi ironico di rispondere non gli parve così diverso dal solito ma anzi del tutto lecito. Così però pareva non averlo percepito Tenma. Era come se fosse appena scoppiata la scintilla di una rabbia dapprima covata solo nel cuore.
« Scusami tanto per la domanda! » sbottò Tenma, in quello che era un tono di voce che non gli apparteneva. Poi si rese conto di quello che aveva detto, si portò di scatto le mani sulla bocca e mormorò uno "scusa" con timidezza.
Si sentiva mortificato per la reazione avventata avuta. Non era un tipo bravo a sopprimere le proprie emozioni: quando pensava o provava qualcosa sentiva sempre l'impellente bisogno di manifestarlo al mondo esterno, ma... In quel caso percepiva di sbagliare ad essere arrabbiato con Kyousuke e con la sua scelta dopo aver addirittura deciso di assecondarla. Forse proprio perché, in una delle poche volte in vita sua, aveva agito non secondo la sua testa, ma seguendo il pensiero di qualcun altro che non del tutto condivideva.
Kyousuke riusciva a immaginare il perché Tenma avesse reagito in un modo così diverso dal suo essere, ciononostante non sapeva cosa dire né se ci fosse qualcosa di giusto da proferire in un simile momento. Scelse la via del silenzio, anche se questa accendeva numerosi pensieri in contraddizione e in lotta fra loro. E così la colazione trascorse in minuti fatti di piombo.
Quando finì il riso Tenma, silenziosamente, prese le sue cose e abbandonò la cucina. Kyousuke si alzò e lo seguì per il corridoio.
Si ritrovarono poi davanti l'ingresso, dove Matsukaze girò il pomello e disse: « Non sono arrabbiato con te, voglio sostenerti » anche senza crederci del tutto. E Kyousuke, che non era in vena di discussioni e con le parole ci sapeva fare ben poco, si limitò ad annuire.
Tenma aprì la porta. « Allora ciao » mormorò. Sfiorò appena le labbra di Kyousuke e poi si voltò con un falso sorriso. Kyousuke avrebbe voluto prenderlo per il polso e attirarlo a sé come la giornata precedente, ma rimase fermo. Aspettò che l'altro uscisse, dopodiché chiuse la porta e sospirò.
Si meravigliò che Tenma non tornò indietro: quella porta non si aprì di nuovo, ne Kyousuke ricevette dei messaggi.
Tenma per la prima volta in vita sua non era con la testa fra le nuvole, o aveva riflettuto bene di non dimenticare nulla così da evitare di tornare indietro.


22 Dicembre, 10:54 AM;
La stazione di Shinjuku era certamente uno dei posti più affollati del mondo. E a Kyousuke i posti pieni di persone non piacevano affatto.
Era lì ad aspettare da non sapeva più quanto tempo, la testa che gli stava per esplodere per il troppo baccano: passi, parole, tutto rimbombava lì dentro amplificando i suoni e rendendoli cinque volte più fastidiosi.
Come se non bastasse, il freddo gli trapassava i vestiti penetrando fin dentro le sue ossa. E per quanto erano diventate gelate le sue mani credeva che il sangue avesse da tempo smesso di circolare in quel punto. Le mise dentro le tasche per cercare di scaldarle, e infilò la testa dentro la sciarpa più che potè (come avrebbe fatto una tartaruga che si rifugiava nel suo gusio), ma riuscì a coprire solo le labbra e appena la punta del naso.
Quel che più lo irritava di quella situazione era che i suoi pensieri avevano deciso di rincorrerlo senza dargli tregua. Anche lì, a pochi minuti di distanza dal fatidico momento dell'incontro, non riusciva a togliersi dalla mente la tensione che c'era fra di lui e Tenma e rimuginava su quali potevano essere le parole più adatte per dire a Yuuichi la verità.
Per porre soluzione al primo problema probabilmente sarebbe bastato farsi perdonare con una partita di calcio. Per il secondo... Ci sarebbe voluto più tempo.
La voce che segnalava l'arrivo del treno lo svegliò dai suoi pensieri. Kyousuke alzò gli occhi e in pochi secondi il mezzo metallico gli fu davanti.
Le porte cominciarono ad aprirsi e dovette assottigliare gli occhi per individuare suo fratello in mezzo a tutta quella folla. Quando incrociò una chioma mora dai riflessi bluastri scattò subito nella sua direzione.
« Yuuichi! » quasi urlò per attirare la sua attenzione.
Yuuichi si guardava attorno spaesato, cercando di farsi spazio tra la gente.
« Yuuichi! » ritentò, e questa volta suo fratello maggiore si accorse di lui e gli andò incontro.
« Kyousuke! » gridò a sua volta mettendosi a correre nella sua direzione. A un certo punto, però, la sua corsa si arrestò e Yuuichi perse l'equilibrio in avanti. Kyousuke strabuzzò gli occhi e di scatto gli si parò davanti per sorreggerlo.
« Stai bene?! » fece allarmato con il cuore che gli tamburellava nel petto. Yuuichi si rimise in piedi da solo e sorrise imbarazzato.
« Sì, sì, tranquillo. Ho solo inciampato; non esagerare! »
Era da un bel paio d'anni ormai che Yuuichi aveva ripreso a camminare correttamente, ma Kyousuke non riusciva comunque a evitare di preoccuparsi. Tentò di tranquillizzarsi con un profondo respiro.
« Non ci vediamo da non so quanto tempo! » esclamò Yuuichi e Kyousuke annuì, riflettendo su quanto quella frase fosse veritiera. Anche le poche volte in cui era andato a trovare i suoi genitori per motivi vari non avevano potuto incontrarsi e così era quasi trascorso un anno e mezzo di sole telefonate e videochiamate via skype.
« Allora, come stai? Che mi racconti? » i due cominciarono a camminare. Kyousuke si propose di aiutarlo con le valige ma Yuuichi si rifiutò. Non sopportava d'esser visto come debole o chissà che: adesso aveva delle gambe perfettamente funzionanti e amava usarle anche per quelle che potevano sembrare azioni banali o scoccianti.
« Tutto bene, su. E per fortuna anche mamma e papà se la cavano. Tu? Non ti senti neanche un po' solo qui? »
Kyousuke avrebbe voluto rettificare dicendo che no, non era affatto solo. Ma rimase zitto, sprecando la sua prima opportunità di rivelargli la verità.
« No, per niente. Perché dovrei? » replicò serio, la voce un po' tremolante.
Yuuichi inarcò un sopracciglio. « Nulla, nulla » disse e sorrise. Uno di quei sorrisi solo suoi, che a Kyousuke mettevano addosso un po' di inquietudine perché pareva che dicessero "tranquillo, so già tutto."
Yuuichi era l'altra unica persona a renderlo trasparente, e in grado di cogliere ogni sentimento covato nel suo animo. Anche se in quel caso, per fortuna, era davvero impossibile che suo fratello gli leggesse il pensiero fino a quel punto. A limite poteva aver intuito che frequentasse qualcuno... ma di certo non poteva sapere che quel qualcuno fosse un ragazzo e che, per la precisione, si trattasse di Tenma.
« Come è andato il viaggio? » sviò la conversazione.
« Bene, solo un po' stancante. Questo posto è pieno di gente, wow. E, a proposito, Tokyo mi sembra particolarmente bella: mi farai da guida turistica fratellino? »
Kyousuke sorrise e annuì. Anche se quel "fratellino" non gli garbava molto era da così tanto tempo che non vedeva Yuuichi che non poteva che passarci su.
« Va bene, questo pomeriggio facciamo un bel giro. » disse. E ufficialmente da quel momento cominciò il suo piano.



{{ blaterazioni. }
Ehilà! Ho fatto passare più di quanto mi aspettassi dall'ultimo aggiornamento.
Anyway, non mi dispiace questo capitolo, solo... Kyousuke e Tenma, ho paura che siano ooc! Onestamente, ho intenzione di dargli un aspetto molto più umano, con difetti e pensieri non sempre giusti come ci aspetteremo da quelli che effettivamente sono tipo due eroi nell'anime. Ma non voglio allontanarmi troppo dalle loro personalità, voglio che comunque rimangano loro, solo che molto più riflessivi. Ma se ritenete che io li abbia stravolti... Cioè, avvertitemi e provvederò ad aggiungere immediatamente l'avvertimento "ooc".
Detto questo, spero che il capitolo vi sia piaciuto e ringrazio chi sta leggendo la storia c:
A presto!
_Fernweh (a cui ancora non cambiano il nickname sebbene sia passato più di una settimana)
  
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