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Autore: vanessie    09/12/2016    4 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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FOLLOWING A STAR

 

Capitolo 34

“Il quinto appuntamento”

 

 

POV Nicole

Le vacanze natalizie erano alle porte, dopo il weekend infatti ci sarebbero stati due giorni di lezione e poi avrei potuto far ritorno a La Push dalla mia famiglia, dove sarei rimasta per un totale di 15 giorni. Purtroppo Kevin quest’anno non sarebbe tornato alla Riserva per le feste natalizie, Megan peggiorava e lui non se la sentiva di allontanarsi. Voleva trascorrere con la sua ragazza tutti i giorni che le restavano. Avevo promesso a mio fratello che il giorno successivo l’avrei videochiamato tramite Skype insieme a Jonathan. Mi sentivo realmente una merda per il fatto che non potevo essergli vicina come avrei voluto, glielo avevo confidato milioni di volte, ma KJ mi aveva sempre consolata, dicendomi che sentiva la mia solidarietà anche da lontano. Quel sabato 20 dicembre cominciai a preparare la valigia e mi preparai anche per l’appuntamento con Jonathan. Ero parecchio agitata, lo sapevo che si sarebbe conquistato il quinto appuntamento, quello che gli avrebbe dato accesso al mio lato più intimo. Questa consapevolezza mi mandava in paranoia, non fraintendiamo, ero davvero innamorata di lui, avevo voglia di fare l’amore, ma…mi martellavo il cervello di domande. E se il sesso avesse cambiato le cose tra noi? Se le avesse rese complicate e meno spontanee? Jonathan con me era sempre stato dolce, mi faceva stare bene, mi faceva ridere, divertire, da lui mi sentivo capita. Non volevo perdere la naturalezza del nostro rapporto. Allo stesso tempo tuttavia volevo anche appagare quella parte di me che lo voleva in modo più completo, più adulto e passionale. E se tutta questa attesa che si era creata tra noi in merito al sesso avesse creato delle aspettative troppo elevate? Se ci aspettassimo troppo l’uno dall’altra e la realtà non fosse adeguata all’immaginazione? Cercai di non pensare, di liberare la mente, facendo una doccia calda e dedicandomi al trucco. Presi dal cassetto della biancheria carina, non volevo di certo che la nostra prima volta insieme potesse avvenire con biancheria da ragazzina che solitamente indossavo. Zia Alice ultimamente mi aveva regalato un completino intimo di colore blu elettrico. Era composto da un reggiseno e uno slip parecchio sgambato, entrambi ricamati. Li infilai e mi guardai un attimo allo specchio di camera. Osservai la mia immagine di fronte, di profilo e di dietro. Sollevai i capelli con le mani e cercai di assumere un’espressione sexy…mi scappò da ridere, quella non ero io. Fare la ragazza che non deve chiedere mai non era proprio nel mio carattere. Al diavolo, scacciai alcuni dei miei timori e indossai dei pantaloni neri eleganti, un maglione azzurro e scarpe con il tacco. Spruzzai il profumo, misi gli orecchini e una collana. Quando lui arrivò il nervosismo prese campo. “Ciao” “Ciao Nikki” disse venendo a prendersi le mie labbra. “Sei pronta?” domandò “Sì” “Ok andiamo allora!” esclamò. Cercai di tranquillizzarmi mentre raggiungevamo la nostra meta. Parlammo un po’, soprattutto del fatto che martedì pomeriggio saremo tornati insieme a La Push e entrambi eravamo stati concordi nel dire che non avremo raccontato a nessuno della nostra storia. Noi due eravamo dei tipi riservati, volevamo prima prenderci il tempo necessario per diventare una coppia e solo successivamente dirlo ai familiari e agli amici. “Pensierosa?” domandò vedendomi assorta “No” mentii “Non mi hai ancora chiesto dove stiamo andando!” esclamò “Hai ragione. Dove andiamo?” “Alla Space Needle” affermò riferendosi alla torre più alta della città, dalla quale si poteva ammirare Seattle da un’altezza di 160 metri. “Carina, credo che ci aspetti almeno un’ora di fila all’ingresso, ma l’attesa aumenta il piacere” dissi senza alcun tipo di doppio senso “Infatti” rispose. Mi voltai immediatamente per non sostenere il suo sguardo seducente. Scendemmo dalla metropolitana e facemmo i biglietti.

 

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Come previsto c’era una lunga coda da fare. Parlammo mentre i minuti passavano “Avevo pensato di restare a cena qui, al ristorante che gira” disse alludendo al ristorante della torre, noto come SkyCity restaurant. Era bellissimo, non ci ero mai stata, ma avevo visto delle foto su internet. Si trovava ad un’altezza di 150 metri circa e girava, seguendo un lento moto rotatorio, per fare in modo che i clienti potessero ammirare ogni angolo della città. “Wow…se il tuo scopo è quello di colpirmi beh…ci riesci in pieno” affermai, lui rise “Non ci sono mai stato neppure io, diciamo che lo faccio anche un po’ per me stesso” “Uhm…secondo me la tua è solo una sagace tecnica d’abbordaggio. Dimmi la verità, le porti tutte qui e loro ti concedono qualsiasi cosa tu voglia…” lo punzecchiai “No, te l’ho detto è la prima volta che vengo alla Space Needle, o meglio è la prima volta che mi fermo al ristorante!” “Ci sarà qualcosa che solitamente fai per farti cadere ai piedi le ragazze!” esclamai “Oh sì, una cosa c’è in verità” “Quale sarebbe?” “Credi che dovrei dirtela e rischiare di farmi scoprire proprio adesso?!” disse per continuare il nostro gioco provocatorio. Annuii curiosa, volevo capire meglio, anche se sapevo che non aveva affatto bisogno di stupidi rituali per portarsi a letto una ragazza…andiamo era un bel tipo: affascinante, intellettualmente stimolante, non banale, divertente…chi non ci sarebbe andata a letto?! “Ok te lo dirò. Di solito il momento in cui tutte cedono, è quando le invito a ballare un lento sulle note di una vecchia canzone di Bryan Adams, che si intitola ‘Everything I do’ piace parecchio come idea!” esclamò “Ohhh sul serio? Ma dai! Cioè la conosco, è una bellissima canzone, romantica, tenera ma…dai vuoi dirmi che tutte le ragazze con cui sei stato ti hanno…per modo di dire…aperto il loro cuore, sempre ascoltando quella canzone?” “Sì, tranne una” “Caspita! Caro Jonathan però mi perdi punti confessandomi che ti basta quella canzone per andare oltre con tutte” “Ma la mia sincerità dovrebbe farmi riguadagnare i punti persi” affermò. Lo scrutai divertita e sorrisi. Salimmo sull’ascensore che ci avrebbe portati alla terrazza panoramica posta a 160 metri e continuammo il discorso. “E come la mettiamo con il fatto che invece con una ragazza hai ammesso che non sei riuscito nel tuo intento?” lo provocai “Beh lei non vale, non abbiamo mai fatto l’amore” “Ah” “E poi quella ragazza è un’eccezione, so che non sarebbe bastata ‘Everything I do’ per concludere” disse. “Uhhh quindi era una speciale John” “Puoi giurarci!” “Eri innamorato?” “Sì” “E allora…beh non è educato chiedertelo ma…perché non avete…fatto l’amore?” “Perché non c’è stato il tempo e poi…era troppo piccola” affermò, puntando i suoi occhi nei miei. “Piccola?” chiesi, ora ero veramente curiosa di saperne di più su di lei, doveva essere stata una cosa abbastanza importante per lui. “Sì, piccola. E poi…era pericoloso, non volevo certo rischiare che suo padre mi mettesse in prigione!” esclamò ridendo. “In prigione?!” ripetei “Eh sì…non si scherza con una che ha un nonno parecchio influente nella tribù dei Quileute che può leggerti nella mente, proprio come può farlo anche suo padre, che oltretutto è un poliziotto” affermò. Ok…l’avevo capita…ero io la ragazza in questione, il nonno a cui si riferiva era nonno Jacob e il padre era il mio, Jeremy. “Quindi sarei io, l’eccezione alla tua canzone da sesso” risposi “Sì” “Ok, credo che tu ti sia appena giocato la possibilità di poter utilizzare quel brano, ora che ne conosco la storia” giocai “Ti ripeto che non avevo intenzione di usarlo con te” disse. Uscimmo dall’ascensore e lui continuò a guardarmi, credendo forse che non me ne accorgessi, con la coda dell’occhio lo avevo notato eccome. Mi prese per mano “Per uscire con te mi sono scervellato perché volevo portarti in posti diversi dal solito, per cui figuriamoci se potrei cadere adesso nel banale e nel ripetitivo per una notte d’amore!” precisò “Perché con me tanto impegno?” chiesi “Perché tu non sei come le altre. Ti ho già detto che ti amo e…voglio che ogni cosa con te sia…diversa, speciale” disse. Mi fermai e lo tirai indietro con la mano che avevo intrecciato alla sua. Infilai la mano libera tra i suoi capelli e gli diedi un bacio. Le sue labbra morbide e saporite aderirono alle mie, inseguendosi con quella passione che non avevo mai provato per nessun altro. Mi prese la testa con entrambe le mani e continuò a seguire ogni singolo movimento della mia lingua. “Forse è meglio vedere il panorama dalla terrazza!” esclamai interrompendo quei baci pericolosi.

 

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Uscimmo ad ammirare la vista e ci sbizzarrimmo con le fotografie: lui e lo sfondo della città, io e lo sfondo della città, solo il paesaggio, noi due e lo sfondo fotografati da altri turisti, autoscatti seri e stupidi di noi due e per finire un sacco di sue foto che gli scattavo a tradimento. Erano bellissime quelle sue foto in cui non era in posa: mentre parlava, mentre era girato, mentre aveva un’espressione strana, mentre mi guardava scocciato, mentre rispondeva ai messaggi di Robbie sul cellulare, che gli chiedeva un consiglio su dove portare il ragazzo che frequentava per fare colpo.

 

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“Ok ora togli quella fotocamera per favore!” mi supplicò “Va bene” “Per curiosità…quante foto di me hai scattato?” “Boh non le ho contate!” esclamai “Ecco, meglio non saperlo” disse. Facemmo un giro nel negozio di souvenir della torre e comprai delle cose carine per la scuola da portare a mia sorella Amy: lapis, gomma, penne colorate e block notes. Andammo a sederci al ristorante e prima di tutto restammo per almeno dieci minuti a commentare quanto fosse strano trovarsi così in alto, consapevoli del fatto che stavamo girando senza sosta, anche se non lo percepivamo affatto, data la lentezza del moto rotatorio. Ce ne rendevamo conto solo quando il punto d’osservazione della città cambiava.

 

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Ci dedicammo al menù e scegliemmo cosa mangiare. La cena fu buona, ma più la serata avanzava più la mia agitazione aumentava. Sapevo che prima o poi saremo scesi a terra, che saremo andati a casa mia o sua, che lui mi avrebbe fatto capire che voleva avere quello che gli avevo promesso per il quinto appuntamento. Per quanto speciale e comprensivo, Jonathan era pur sempre un ragazzo di 21 anni…

“Che c’è?” chiese mentre aspettavamo il dolce “Niente” “Mmmm dai dimmelo” “Niente davvero” “Quando dici le bugie Nicole lo capisco” “È solo un po’ di tensione” confessai “Per cosa?” “Per stasera” “Tensione?! Credevo che questo ristorante ti piacesse e che” “Sì infatti, mi piace tanto” lo interruppi. Restò a fissarmi cercando forse di capire meglio. Distolsi lo sguardo e diedi un sorso al vino bianco che era rimasto nel mio bicchiere. “Non capisco perché sei in tensione” affermò dopo un po’ “Non preoccuparti, non è nulla” “Non voglio obbligarti a dirmelo ma…preferirei che me lo  dicessi da sola” “Tranquillo, è solo una cosa passeggera” conclusi. Mangiammo il dolce che il cameriere ci aveva servito e notai che aveva preso a guardarmi insistentemente, incapace di capire cosa mi provocasse quello stato d’animo. Buttai lì un argomento di conversazione a caso giusto per tenerlo impegnato e per distrarre soprattutto me stessa.

Verso le 22.30 scendemmo dalla torre. Riprendemmo la metropolitana e per tutto il viaggio di ritorno all’ateneo restammo in silenzio, poiché eravamo seduti a una fila di distanza, limitandoci ogni tanto a sorriderci, quando incrociavamo lo sguardo. Scendemmo alla nostra fermata e tornammo mano nella mano al campus. “Ti va…di…venire da me?” domandò con una maggiore incertezza del solito. Eccoci…al momento x!!!!!!!! Oh cavolo…il mio cuore, se possibile, prese un ritmo ancor più frenetico di prima. “Ok” risposi, camminammo verso il suo appartamento.

 

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Entrammo e Jonathan andò ad accendere la luce, visto che il suo compagno di stanza, Robbie, era fuori casa. Gli diedi il cappotto, la sciarpa e il cappello e mi sistemai a sedere sul divano per evitare di svenire da un momento all’altro. “Ti posso offrire qualcosa? Acqua, thè, aranciata?” chiese avvicinandosi “No grazie. Sto bene così” risposi. Si mise seduto di fianco a me. Dopo un po’ d’indecisione venne a prendersi alcuni baci. Ricambiai con la mente distratta, concentrata su ciò che poteva avvenire da un istante all’altro. Quando smise di baciarmi con la lingua, limitandosi a sbaciucchiarmi a fior di labbra, aprii gli occhi e lo trovai con lo sguardo puntato su di me.

“Sei strana Nicole, dimmi cosa c’è che non va!” “Te l’ho detto, solo della tensione” “Per?” domandò. Abbassai lo sguardo, non volevo mentirgli, non era onesto farlo, ma non volevo neppure che potesse pensare chissà cosa…mi sollevò il mento facendo di nuovo incontrare i miei occhi con i suoi. “Ti prego Nikki, non dirmi che non è nulla. Lo sai…puoi dirmi tutto” “Stasera è il nostro quinto appuntamento su 5 e…” iniziai a dire “E?” “Ti avevo detto che avevo la regola dei 5 appuntamenti” “Sì, quindi?” domandò “Sono agitata all’idea di dover fare…hai capito” “Dover fare? Guarda che non sei obbligata” affermò. “Avevo promesso che sarebbe successo, hai avuto la pazienza di aspettarmi, ma io…non lo so John…non mi fraintendere, io ti voglio…tu sei perfetto con me, ho solo paura che…” farfugliai. “Nicole! Ascolta, non voglio che tu stia così. Non è ancora il momento per te ed è chiaro, non succederà niente, stai tranquilla” “Ma te l’avevo promesso e ora…mi sento…stupida” “Non sei stupida. Credevi di mantenere fede alla regola dei 5 appuntamenti ma non sono ancora sufficienti, non c’è niente di male! Quella è una regola che può funzionare in un film, ma la realtà è diversa. Guarda che io non mi aspettavo che stasera facessimo l’amore” disse. “Io…pensavo che…dovesse succedere e…” “Dovesse succedere? Nikki tu non devi pensare che…devi fare l’amore, tu devi pensare che…vuoi fare l’amore, è diverso non credi?” mi domandò. Annuii, feci un respiro profondo e mi resi conto di quanto ancora dovessi apparirgli piccola e immatura. “E ora perché piangi?” mi chiese preoccupato.

Appoggiai il mento alla sua spalla e lo abbracciai continuando a far scorrere sul mio viso delle lacrime. Cavolo quanto ero deficiente! “Ho detto qualcosa di sbagliato?” “No Jonathan, no. Hai detto solo cose vere e giuste” “Non voglio che tu pianga” “Piango perché…continuo a sentirmi così…piccola e stupida con te” “Dai non esagerare, guarda che per le brave ragazze come lo sei tu, è normale avere delle preoccupazioni sul sesso. Per noi ragazzi è un po’ diverso, forse è leggermente più semplice. È una cosa psicologica no?! Cioè proprio il meccanismo biologico del fare l’amore, per un uomo è probabilmente meno imbarazzante e meno intimo. Per una donna è…non so…forse più invadente sia fisicamente sia psicologicamente” “Da quando ti occupi anche di psicologia?” domandai per scherzare, asciugando le mie lacrime. Lui rise “Alle volte con le ragazze serve!” esclamò reggendomi il gioco e facendomi sorridere.

 

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“Scusa se mi sono messa a piangere” mi giustificai. Lui mi pulì il trucco che si era sbavato sotto agli occhi “Non devi scusarti, non voglio che tu stia in tensione quando usciamo insieme, ok? Non ti faccio pressioni perché succeda, quando sarà il momento giusto credo che lo capiremo entrambi senza bisogno di dircelo” affermò “Va bene, prometto che…cercherò di rilassarmi e quando sarò pronta te lo farò capire!” risposi accarezzandogli i capelli. “Posso avere una pretesa almeno?” domandò, lo incoraggiai a parlare con uno sguardo “Posso almeno chiederti se ti va di…baciarci?” chiese. Annuii e lo baciai. Dopo circa mezz’ora mi prese in braccio e mi portò in camera sua, lasciandomi con la schiena sul suo letto. Mi tolse le scarpe e si mise sopra di me. Ricominciammo a baciarci ascoltando della musica, proprio come piaceva a noi. Mi divertii a cercare di tirargli indietro i folti capelli neri e legarglieli, ma li aveva scalati e un sacco di ciuffetti più corti si rifiutavano di stare al loro posto. Mi lasciò fare, nonostante sapessi quanto teneva ai suoi capelli. Riuscii in un modo o nell’altro a legarglieli e riprendemmo a baciarci. Guardai l’orologio quando sentimmo rientrare Robbie, erano le 2.45. Ma fui completamente distratta dalle note della canzone che era appena partita…era proprio quella della quale avevamo parlato nel pomeriggio ‘Everything I do’. Il brano incriminato che aveva fatto cedere tutte le ragazze che aveva avuto. Scoppiai a ridere, cercando di contenermi per non disturbare Robbie “Ok, ora tu starai pensando che ho messo questa canzone in esecuzione per concludere, ma ti giuro che non è così” disse “Uhm non è così?!” “No, è una casualità” “Ma certooo…guarda caso! Con le frasi che hai detto sul divano ti eri preso 1000 punti e ora che fai, li perdi?” scherzai “Non sono così scemo” aggiunse “E io come faccio a sapere se dici la verità?” “Oggi pomeriggio ti ho detto che per te voglio che sia tutto diverso Nikki. Non voglio associare te alle altre sentendo questa canzone. Voglio che tu abbia delle tue canzoni identificative, dei sapori, dei colori, degli odori che mi fanno pensare esclusivamente a te e a me” “Basta, chiudi il becco, perché dici sempre la cosa giusta al momento giusto? La smetti?” gli dissi divertita. “Ti amo” sussurrò, ecco altra frase perfetta nel momento giusto…gli diedi un bacio lunghissimo e profondo. Probabilmente avremo dovuto attendere che le vacanze natalizie a La Push finissero per poter avere la vera occasione per fare l’amore per la prima volta, di certo non potevamo farlo là…dove c’era il rischio che ci leggessero a entrambi nella mente, che sentissero sulla nostra pelle i nostri odori mescolati insieme. Ma dentro di me, anche se ancora non mi sentivo pronta per il grande evento, stavo lentamente acquisendo la consapevolezza del fatto che non dovevo aver paura di deludere le sue o le mie aspettative sul fare l’amore. Cosa poteva esserci di inadeguato o deludente tra due ragazzi giovani che erano innamorati? Assolutamente niente.

 

NOTE:

Buongiorno! Nicole inizia ad avere una certa tensione poichè sa che nel corso di quell'uscita con Jonathan arriverà il momento del quinto appuntamento, ancora non si sente pronta per andare oltre, sebbene sia innamorata, ma teme che qualcosa possa rovinare le cose tra loro, inoltre si frequentano solo da poco più di un mese. Vi ricordo che non è la prima volta di Nicole, ma diciamo pure che sarebbe la prima volta con un ragazzo per cui prova dei sentimenti molto forti. Il posto scelto da Jonathan per la serata è molto carino e romantico, tuttavia lui la conosce bene e si accorge che qualcosa non va...che ve ne pare della reazione di John e delle parole che le dice per consolarla? Credo che il ragazzo giusto sappia aspettarti sempre e comunque e John è ovviamente la persona più giusta per Nikki...

Il Natale si avvicina anche all'interno della fanfiction, che cosa accadrà nel viaggio a La Push? Nel prossimo capitolo piccola parentesi con la telefonata a Kevin, dove tornerà protagonista l'altro gemello ^___^ vi aspetto,

Vanessie

 

P.S: Ringrazio di cuore tutti coloro che hanno letto, hanno riletto o hanno iniziato a leggere tutte le mie fanfiction. La prima di queste, Sunlight's Ray parte 1, ha superato le 10.000 visualizzazioni <3

   
 
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