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Autore: Lyra Lancaster    09/12/2016    2 recensioni
Addio Newt... spero di non rivederti mai piú. Altrimenti so che potrei impazzire.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Newt Scamandro, Nuovo personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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I
Oggi dopo Storia della Magia ho fatto una cosa orribile. La peggiore, per me. Ho sporcato, calpestato, lordato il piú puro dei sentimenti, e tutto per cosa? Curiosità? Non ci capisco nulla. Ho pianto per tutto il pomeriggio e anche adesso non riesco a trattenere le lacrime. Newt mi ama. E sono molto felice per questo... ma non del tutto. C’è qualcosa che non va. Io credo di non amarlo. Non perchè sia innamorata di qualcun altro, no. Newt è un ragazzo intelligente, sensibile e premuroso, l’ho sempre ammirato ed è unico, ma non riesco ad affermare che la mia anima appartenga alla sua cosí come ha sussurrato lui oggi pomeriggio, poco prima di fuggire a Pozioni.

Leta fermó la penna e fissó la neve che sfarfallava pigra fuori dalla finestra nel buio della sera, grattando con un’unghia il bordo della pagina di diario che stava scrivendo. Tutto fuori era cosí calmo, cosí semplice...
 Continuava a vedersi galleggiare davanti gli occhi di Newt, umidi di piacere e completamente inebriati di amore. Era stato paziente, aveva fatto piano, e non smetteva di accarezzarle il viso, di stringerle la mano, di farle capire che era tutto apposto; anche se solo lui aveva raggiunto il climax, lei era rimasta a lungo in uno stato di estasi con il capo appoggiato sulla sua spalla. Ha anche un buon profumo.
Ha il profumo piú buono del mondo... e non credo che riusciró a resistergli. Scrisse rabbiosamente. Lei voleva rimanere amica di Newt, non voleva farci... queste cose. Era piú confusa che mai, e avrebbe voluto parlarne con qualcuno. Tuttavia non aveva mai legato con nessuna sua compagna di dormitorio, e un fatto del genere avrebbe causato un gran bello scandalo se fosse giunto alle orecchie sbagliate. Lei, la figliola prediletta di una delle piú stimate e potenti famiglie del mondo magico che si concedeva ad un compagno di studi solo per curiosità. La Gazzetta del Profeta lo avrebbe adorato.
 Pochi minuti fa era davvero felice, come se avesse toccato il cielo con un dito, mentre in quel momento era uno straccio. Forse avrebbe dovuto parlarne proprio con Newt. E avrebbe dovuto attendere il giorno dopo. Si dice che la notte porti consiglio. E allora cosí sia. Meglio riposare.
Si alzó dalla scrivania, chiuse il suo diario e vi applicó una formula rimpicciolente, prima di inserirlo nel medaglione che portava al collo, come faceva tutte le sere. Quindi si infiló sotto le coperte e spense la luce.

 
II
Non aveva chiuso occhio. Continuava a sognare Newt, suo padre, i suoi fratelli maggiori e un ragazzo sconosciuto, che i suoi volevano che sposasse. Ma lui non voleva lei. Sapeva quello che aveva fatto e preferiva sposare un’altra ragazza. Brutta ma pura e docile.
Leta si era svegliata, si era guardata allo specchio e si era detta che non gliene importava un fico secco, e che quello sconosciuto e tutta la sua famiglia potevano anche andare a quel paese. Lei sarebbe diventata un auror e avrebbe girato il mondo con Newt. Lui in cerca di creature da studiare e lei a mantenere l’ordine tra i maghi che magari volevano uccidere le creature di Newt. Un soddisfatto sorriso ebete le rispose dallo specchio che aveva assolutamente ragione, cosí fece colazione, poi chiamó Tereza, la cameriera, perchè la aiutasse a stringere il corsetto e, indossato il lungo abito nero della divisa, si sbrigó a raggiungere la prima lezione: Pozioni.
Newt era già arrivato, e stava leggendo intensamente il libro di testo in dotazione, mentre gli altri parlottavano. Leta si sentí subito contenta di vedere il vecchio amico, ma non aveva la minima idea di come salutarlo. Si sentiva terribilmente in imbarazzo. Scivoló in un banco libero, a pochi passi da quello di lui ma nella parte dell’aula per le ragazze e speró che prima o poi si voltasse per sorriderle come faceva sempre. E la mattinata non prese una piega positiva finchè lui non si voltó e le sorrise. Come sempre. Tutto era perfettamente normale.

 
III
“Newt, dici che è giusto tutto questo?”
Un forte vento sferzava gli alberi fuori, mentre Newt e Leta se ne stavano rannicchiati sotto le coperte.
Newt la guardó negli occhi con il suo calmo sguardo azzurro e poi le sistemó una ciocca di capelli dietro l’orecchio. “Sí... per me sí. Che intendi?”  La guardó confuso. “Non abbiamo ammazzato nessuno, ci vogliamo bene... e sembra funzionare... ma non voglio costringerti.” Prese la sua mano e piano le bació i polpastrelli.
“La mia famiglia non approverebbe.”
Il viso di Newt si adombró. “Sí?!” Era una domanda, ma quasi un’affermazione che gli morí in gola. “Di’ a tuo padre che se vuole lo sfido a duello.” Ridacchió.
“Newton è una cosa seria... Sto parlando seriamente. E mio padre potrebbe ammazzarti senza esitare, lo sai. Lo hai detto tu la prima volta che l’hai visto...”
“E allora fuggiremo. Andremo in America... New York dicono che sia una città favolosa.” Sembrava seccato. Era cosí semplice!
“Non hai i soldi nè un lavoro, e i miei non mi darebbero nulla. Viaggeremmo in terza classe, patiremmo la fame e...” Leta si bloccó d’un tratto, vedendo gli occhi di Newt che si velavano di lacrime. Forse era meglio se lei se ne andava e lo lasciava solo... forse era meglio smettere di frequentarlo, di illuderlo e di farlo soffrire.
“Ma saremmo noi due. Questo vale di piú... I cuccioli devono uscire dal nido e farsi una propria vita, no?” le uscí invece. Newt annuí e le posó un bacio sulla fronte, stringendola a sè. Riprese quindi a baciarle il collo, le spalle, il seno... Leta si aggrappó ai suoi capelli morbidi e sfregó una coscia contro il fianco di lui. Newt avvicinó le labbra a quelle di lei “Ti amo, vita mia... e con me non dovrai temere nulla. Non permetteró a nulla e a nessuno di sfiorarti.” I suoi occhi ardevano; stava giurando con ogni pezzettino della sua anima. “Newt... saró tua o non saró di nessun altro.” Rispose Leta con le lacrime agli occhi, commossa per la grandezza di quell’amore che non meritava e per la sua codardia, perchè lei non sarebbe stata capace di fuggire dalla sua famiglia, di vestirsi di stracci e di mendicare il pane per stare con lui, e perchè ogni sillaba appena pronunciata era una menzogna.

 
IV
Era ormai un mese che evitava Newt, e lo vedeva aggirarsi per i corridoi come un animale ferito che non abbia voglia di curarsi. Leta invece aveva iniziato a passare del tempo con i figli degli amici dei suoi genitori, quei ragazzini vuoti e viziati con cui era stata obbligata a trascorrere l’infanzia, ma ben presto si stufó e ritornó ad ignorarli.
A volte ricordava la prima volta che aveva parlato a Newt, durante Cura delle Creature Magiche, un corso che entrambi avevano sempre amato e che era diventato il loro punto di ritrovo principale, come se tutta la settimana fosse incentrata all’attesa della prossima lezione. Dopo di essa parlavano delle nuove conoscenze acquisite, cercavano in biblioteca altri libri sull’argomento e a lezione erano sempre in prima fila, facevano domande e il professore li adorava. Non iniziava la lezione se non vedeva le loro due paia di occhi vispi azzurri e neri che lo osservavano con sete di sapere. Avevano anche fatto amicizia con un altro studente di tre anni piú grande di loro, un certo Silvanus Kettleburn, che passava loro strani libri gialli e consunti con le figure in rilievo.
Leta era sempre stata un tipo introverso, che selezionava gli amici, e il piccolo e spaurito Newton Scamander le era piaciuto subito perchè aveva la sua stessa filosofia. E perchè l’aveva subito bombardata con un trattato sugli ippogrifi, e gli ippogrifi erano le sue creature magiche preferite. Aveva sempre sognato di cavalcare un ippogrifo e volare, vedere la terra sotto di sè, sentire le vertigini e il vento freddo passarle tra i capelli.
Presto erano diventati inseparabili, e ogni anno attendevano che finissero le vacanze per ritrovarsi e raccontare cosa avessero fatto, quali creature avevano trovato e se erano riusciti a conoscerle meglio e, magari, a scoprire qualcosa di nuovo non scritto sui libri. Di fatto quel mese era la prima volta in sette anni che non si cercavano per leggere qualcosa assieme. E a Leta mancavano tanto quei momenti, le mancava l’amicizia di Newt, i suoi occhi sinceri e anche le sue stranezze, come il fatto che non riuscisse quasi mai a guardare qualcuno negli occhi a lungo, tutti tranne lei stessa.
Il giorno dopo ricevette una lettera da sua madre che le annunciava che c’era un giovane conte purosangue che desiderava fare la sua amicizia durante le vacanze di Natale, e Leta scrisse all’inizio una lettera indignata in cui rispondeva che il suo corpo non era in vendita, poi era scoppiata a piangere, e aveva riscritto poche righe in cui si dichiarava felice di volerlo conoscere meglio. E cosí era partita senza nemmeno salutare Newt. 
Quell’anno niente gare su chi trovava piú asticelli.

 
V
Leta Lestrange al ritorno delle vacanze natalizie era fra le fortunate fanciulle che al termine del settimo e ultimo anno sarebbero salite all’altare, e il suo si preannunciava come il matrimonio del secolo: Zachary Dull era ricco, bello, proveniva da una buona famiglia e vantava certe fruttuose proprietà nel Nuovo Mondo che avrebbero di certo fatto la felicità dei due sposini.
Leta cercava di dimostrarsi felice e nonostante la terribile noia che provava, ormai partecipava a tutte le serate organizzate dalla crême della crême della società ad Hogwarts. Aveva quasi anche dimenticato dei tempi passati, degli asticelli e di un certo ragazzino con una strana inclinazione per tutto ció che riguardava le creature magiche.
Si organizzavano serate nei dormitori delle Case, e una sera Leta aveva indossato un abito color crema bordato d’oro per partecipare al un compleanno di una ragazza che aveva visto un paio di volte, una ragazza Tassorosso. Aveva quasi dimenticato che fra i Tassorosso non tutti erano invitati alle feste, e uno di questi le venne addosso quasi per sbaglio.
“Leta!” Era terrorizzato.
“Oh, ciao Newt...” Leta abbassó gli occhi truccati, e inizió a strofinare fra di loro le scarpette da ballo di seta, senza riuscire a passare oltre.
“Le mandragole stanno nascendo.” Sussurró lui, rosso rosso, cercando lo sguardo di lei.
Leta parló spontaneamente: “Davvero? Andiamo a vedere?” Le brillavano di nuovo gli occhi e le batteva vorte il cuore. Possibile che davvero le cose fra lei e Newt tornassero normali?
“Certo!” Newt la prese per mano e la trascinó via con sè, e lei correva, con un largo sorriso stampato sulle labbra, stringendo la mano di Newt con la propria guantata.
Le mandragole erano spuntate, e i piccoli germogli rilucevano alla luce della luna che filtrava attraverso le vetrate della serra. Il professor Beery doveva essere felicissimo di questo. Quasi quanto loro due. Leta cinse la vita di Newt con le braccia e appoggió il capo sul suo petto largo. Era cresciuto dall’ultima volta che si erano visti. Era diventato piú muscoloso, e questo la faceva sentire bene. Newt la abbracció e le posó un bacio sui capelli profumati.
“Dici che nella Foresta Proibita ci sono dei lupi mannari?” Ruppe il silenzio la ragazza.
“Forse. Vuoi andare a vedere?” Rise piano Newt, scherzando.
“Sí.” Rispose invece Leta, con i profondi occhi neri che luccicavano diabolicamente eccitati al bagliore lunare.

 
VI
Ad un certo punto Leta si tolse le scarpe. Erano ormai diventate inutili e sporche. Nella Foresta tutto sembrava essere a posto, come in un boschetto qualsiasi, ma entrambi i ragazzi sapevano che non era cosí. Sicuramente il loro passaggio era scrutato e seguito da decine di occhi nascosti.
“Leta, fortunatamente non abbiamo ancora trovato traccia di lupi mannari e, prima che loro trovino noi, che ne diresti di tornare al castello? Fa freddo... e potremmo anche...”
“Newt, hai paura?” Rise lei con il suo timbro cristallino, muovendo leggeri passi di danza tra la boscaglia, senza curarsi dell’abito che si stava strappando sul fondo.
“Sinceramente? Sí. È da stupidi credere di uscire vivi da...”
“A luglio mi sposo.” Si era fermata di colpo e guardava Newt seria. “Con un uomo ricco e gentile ma stupido ed ignorante.” Nei suoi occhi spuntarono delle lacrime “E io lo detesto.”
“Oh. Leta...” Newt era immobile e le parole rantolarono fuori dalle sue labbra: “Non sei costretta.”
Leta scoppió in una risata isterica che spaventó Newt e fece volare via un paio di grosse creature alate.
“Leta ti prego basta, torniamo indietro, non vorrai mica farci uccidere?! Se non vuoi sposare quel tipo fa nulla... e se sei costretta, sposalo e trovati un amante... si fa cosí di solito. Non ha senso farsi uccidere.” Newt cercava in tutte le maniere di farla ritornare in sè, mentre si guardava intorno con la bacchetta sguainata, pronto a lanciare un incantesimo di pietrificazione alla prima cosa che avesse tentato di avvicinarsi troppo a se stesso o a Leta. Ma la ragazza non lo ascoltava, aveva ripreso a danzare, con i lunghi capelli corvini ormai sciolti che le ricadevano sulle spalle e sul viso.
“Fermi lí! Siete stati scoperti.” Newt si voltó di colpo verso la voce, per scoprire una ragazzina del primo o secondo anno con capelli rossi e lentiggini su un volto allungato che si dirigeva verso di loro con la bacchetta tesa davanti a sè. Aveva gli occhi azzurri e piccoli spalancati e si muoveva cautamente, con il respiro affannoso. Indossava una divisa maschile, e questo la fece subito identificare da Newt: era Alisa McRandall, una ragazza di origini babbane proveniente dall’Irlanda con idee liberali e femministe.
La risata di Leta risuonó di nuovo. “Scusa?!” chiese, rivolta alla ragazzina, che abbassó un attimo gli occhi, non riuscendo a sostenere il contatto visivo con Leta.
“So chi siete... e cosa state facendo. Adesso... vi porto dal preside.” La voce di Alisa tremava, ma lei fece un passo in avanti verso Leta.
“Tu non dovresti essere a letto? Io e il signor Scamander stiamo passando attimi di intima compagnia insieme, e tu, piccola mocciosa, dovresti avere la decenza di capirlo.”
“Leta, calmati... Tu sei Alisa McRandall, vero? Ecco, Alisa, qui è tutto sotto controllo, io e la signorina Lestrange stiamo tornando indietro.”
In quel momento un basso ringhio zittí tutti.
Una creatura assomigliante ad un cane ma grosso almeno il triplo fece la sua apparizione dietro Alisa, e si muoveva inesorabilmente in avanti. Alisa lo aveva intuito ed era pallida come un cencio. E guardava i due terrorizzata con una silenziosa supplica di aiuto. Leta fece un passo in avanti ma la bestia ringhió nella sua direzione, e cosí si fermó. 
Newt deglutí: ”Petrificus totalus
Ma l’animale non si fermó nemmeno per un secondo. Newt speró solo di non dover essere costretto ad affrontare a mani nude quel qualsiasi cosa dietro Alisa, che aveva iniziato a piangere silenziosamente.
“Calma Alisa, non è un lupo mannaro. Altrimenti sarebbe già pietrificato... è qualcosa che noi non abbiamo mai...” L’animale si avvicinó ad Alisa e le sfregó il muso contro la guancia. E in quel momento Newt e Leta capirono tutto.
Alisa aveva smesso di piangere e stava accarezzando la testa e il muso dell’animale... poi gli montó in groppa.
“ALISA, NO!!” Gridó Newt, lanciando incantesimi uno dietro l’altro in direzione del Kelpie. Ma invano. La bestia partí veloce come la luce dentro la Foresta, mentre Alisa rideva.
“Newt... dovremmo dirlo a qualcuno.” Mormoró Leta sotto shock.

 
VII
Il kelpie aveva annegato Alisa prima dell’arrivo degli insegnanti, che proclamarono una giornata di lutto e convocarono in veste ufficiale il signor Newton Artemis Fido Scamander.
La partecipazione di Leta all’evento fu fatto passare sotto silenzio per richiesta del signor Scamander stesso, che si era assunto totalmente la responsabilità dell’accaduto, e gli insegnanti avevano accettato di buon grado la cavalleresca proposta del signor Scamander per evitare un disastro diplomatico con i Lestrange. 
Newton Scamander fu cosí espulso ed invitato a lasciare Hogwarts. Solo un insegnante si era opposto con fermezza alla sua espulsione, ma la sua opinione non venne presa in considerazione, cosí il signor Scamander si trovó a preparare le valige il giorno seguente alla sua espulsione.
Leta per quei giorni rimase a letto chiusa nella sua stanza, senza mangiare nè bere, pertanto non rivide piú Newt, e si limitó a seguire la sua dipartita da una fessura del pesante tendone blu.
Quel giorno scrisse anche la sua ultima pagina di diario:

Newton è stato un miracolo per me, e io l’ho consumato del tutto. 
Oggi stranamente splende il sole, e gioca fra i capelli di lui, che aspetta la carrozza che lo porterà via. Si guarda attorno... e ad un tratto guarda anche verso di qua. Verso la mia stanza. Non riesco a scendere a dirti addio Newt, ho troppa paura che nei tuoi occhi ci sia un giusto rimprovero per come mi sono comportata nei tuoi confronti. E non vederti sorridere per me sarebbe una punizione peggiore di cent’anni ad Azkaban. Vai via, per l’amor del Cielo! Sparisci! Finalmente sale in carrozza, e sicuramente sta piangendo. Non lo vedo ma lo so. Le mie lacrime invece non scendono. Rimangono intrappolate da qualche parte in gola e non scendono. 

Addio Newt... spero di non rivederti mai piú. Altrimenti so che potrei impazzire.



Angolo dell'autrice: Ho scritto questa storia di getto, senza pensarci troppo, per puro divertimento e senza l'intenzione di pubblicarla. Oggi ho deciso invece che lascio che anche voi vi deliziate con il mio raccontino e ve lo pubblico mentre sono in pausa pranzo.
Spero di non deprimervi troppo.
Countess Lyra Charlotte Lancaster
  
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