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Autore: trullitrulli    20/05/2009    6 recensioni
Achille è morto, Briseide è allontanata dal suo cadavere da Paride, che la porta in salvo, ma...nove mesi dopo, qualcosa di Achille può ritornare alla luce.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fuoco e nuova guerra

Mi sento quasi in dovere di scusarmi, con Omero, con i suoi ammiratori e con tutti i miei professori che credevano di avermi insegnato qualcosa sull’epica, per le gravi contraddizioni che posterò. Ma suppongo che visto che si tratta di un film, che per altro non si attiene molto al “best seller” da cui è tratto, possa permettermele.





Sbuffò, e cacciò un urlo che cambiò e divenne un grugnito esasperato di sforzo. Strabuzzò gli occhi ed urlò di nuovo, tenendosi su un gomito in un bagno di sudore.
Elena la guardava inorridita e dispiaciuta mentre si reggeva con la mano libera il ventre gonfio dalla pelle tesa ed urlava. Le sembrava una lotta faticosa per esistere che il bambino stava
conducendo all’interno di lei.
Erano otto ore che Andromaca la assisteva senza miglioramenti e lei continuava a contorcersi e ad agitarsi cercando di spingere fuori suo figlio.
-Fa male!- urlò in lacrime, battendo il pugno al suolo, stringendo l’erba come per aggrapparvisi e mordendosi il labbro per impedirsi di urlare ancora.
Elena sapeva di non potersi rendere partecipe fino in fondo del suo dolore, Briseide per lei non significava ancora nulla sebbene la incuriosisse la sua disavventura nel campo Greco, e tanto meno aveva mai provato il dolore che le era dovuto per partorire un figlio.
Andromaca andò a riempire di nuovo la brocca. Da mesi temporeggiavano per arrivare al mare accompagnati dal fiume, assicurandosi che le celebrazioni funebri fossero finite per ogni morto Acheo e che tutti avessero rinunciato a cercarli. Ormai avevano preso Troia, credevano di aver vinto, invece avevano perso nel momento in cui Briseide aveva immerso il coltello nel collo di Agamennone. Quasi subito si accorsero del suo corpo putrefacente accoltellato. E così, infine, non era rimasta alcuna ragione per aver combattuto, senza che la vendetta di Menelao avesse potuto compiersi o che i sogni ambiziosi di controllo marittimo di Agamennone si fossero realizzati.
Andromaca tuffò la brocca nella corrente del fiume che lambiva le sue dita tremanti. Non ricordava che il suo parto fosse stato duro come quello di Briseide.
-Come sta?-
Si voltò verso Paride, con l’arco a tracolla sul petto nudo, un accenno di peluria sul mento di solito perfettamente rasato.
Si alzò riservandogli uno sguardo involontariamente odioso.
-Non lo senti da te?-
Da quando suo marito era morto, aveva avuto sempre meno parole gentili per i suoi parenti acquisiti, specialmente verso Paride.
Inconsapevolmente, aveva iniziato a maturare la sotterranea convinzione che lui, l’artefice, il diretto interessato, il colpevole, sarebbe dovuto morire, non Ettore, non suo marito. Aveva anche scoperto di essere gelosa! Perché in questa guerra per l’amore le uniche perdenti erano lei e Briseide, che ora stava cercando di partorire un figlio Acheo soffrendo come un cane.
Mentre Paride aveva perso una guerra ed il rispetto legittimo ad un principe di Troia, ma aveva vinto Elena.
Ritornò da lei vedendola più in difficoltà di quanto lo fosse prima e pensando ostile al modo perverso con cui i nemici Achei distruggessero un popolo da fuori e da dentro. In tutti i sensi.
Briseide roteò gli occhi gemebonda.
-Cosa ha che non va? Cosa ha che non va mio figlio!-
Andromaca la smosse trovando che il dolore la stesse facendo sragionare e massaggiandole la pancia, odiava la creatura cattiva che aveva maturato il ventre di Briseide per come ora le stesse facendo male.
-Nulla, nulla che non vada- la incoraggiò -La levatrice sta andando a prendere dei panni, ha detto che si è girato, ma che…che si dibatte molto-
Briseide ebbe di nuovo la reazione di chi ha ricevuto un calcio nel basso ventre e per quanto glielo permettesse l’ingombro si piegò in due.
-Sta sdraiata e fa quello che ti diciamo di fare-
L’intrusa voce del cugino mormorò.
-Se non fosse stato per quel figlio di…-
Andromaca non si era accorta della presenza di Paride, anche lui aveva perso le parole dalla morte del fratello, tra se e se, dopo molto tempo, gli rivolse un pensiero gentile e solidale, sentiva di aver con lui in comune l’odio di quel bambino.
-Per cosa?- urlò Briseide, che non riusciva a modulare la voce.
-Se non ti avessero catturata questo non sarebbe mai accaduto.- concluse cambiando un frase molto più impropria, non doveva mancare di rispetto agli dei genitori di Achille.
Briseide, con la faccia contratta e sciupata dal dolore, si tirò su facendo leva sui gomiti, sporgendosi verso Paride.
-Non pensare mai più…- ruppe un gemito -…mai più così di lui-
Paride rimase a fissarla senza lasciare che lo impressionasse; vide che l’espressione della cugina era contratta di inerme risentimento, e che tra le ciglia lunghe le scorrevano lacrime di natura diversa.
Ricordava perfettamente di aver ucciso la causa del suo male presente, e non ostante tutto il rancore che si sentiva rivolto da lei (come da tutti dall’inizio della guerra), lui non riusciva a pentirsi di aver ucciso Achille. Briseide sapeva che Paride era fatto di tutt’altra materia del defunto suo Achille, lui si era pentito, aveva pianto sul cadavere di colui che aveva ucciso per vendetta, l’aveva restituito al padre nel rispetto del suo avversario, e aveva restituito lei alla sua casa.
Si sdraiò di nuovo respirando profondamente, piangendo finalmente in silenzio, mentre accarezzava distrattamente il suo bambino attraverso il ventre.
“Non fa poi così male” si ostinò “ Posso aspettare. Voglio mio figlio. Posso aspettarti piccolo…” sussultò di nuovo di dolore “ fa presto però”.


Dopo un'altra ora Briseide era aggrappata con la mente ad ogni cosa o ricordo le impedisse di cedere e svenire. Voleva suo figlio più di se stessa, e sperava somigliasse al padre, come se qualcosa di Achille fosse potuto rinascerle accanto, come se qualcosa di lui non se ne fosse andato via. Di figli non ne aveva mai desiderati, era una sacerdotessa di Apollo devota solo ed unicamente agli dei. Il suo amore doveva essere esclusivo a loro. Era un promessa che aveva sfacciatamente infranto con Achille. “Ti accorgerai che è un amore senza scambio” aveva detto del suo sacerdozio sorridendo enigmatico, gli aveva fatto una smorfia “ Ti diverti a provocarmi?”.
Rise amaramente di quel momento, rise su quanto Achille avesse ragione e su quanto non potesse averla mai più con lei.
Come a richiamarla all’ordine le doglie si intensificarono.
Era nella fase finale del travaglio, la più dura e Briseide premeva verso il basso, accovacciata, con la mano che stritolava quella di Elena.
Spremette il fiato fuori dai suoi polmoni quando Elena urlò.
-La testa! Ho visto la testa di suo figlio!-
Andromaca cullò il suo bambino, Astianatte, che frignava turbato dalle urla della ragazza.
Briseide urlò al passaggio e si affannò a respirare furiosamente e veloce per trovare la forza di spingerlo fuori.
D’un tratto si alzò nell’atto di sgravarsi, ed esausta, ansò mentre il bambino scivolava nelle mani della levatrice.
Urlava, rosso in faccia, ad un volume che sarebbe stato stupefacente anche per il figlio di Andromaca.
Briseide tese le braccia smaniosa.
-Dammelo! Dammelo!- ma il bambino non arrivava. Perché non c’era? “Perché non me lo danno? Perché non me lo danno?”.
-è un maschio!- urlò la levatrice, tutta la comunità superstite ora sapeva che un Acheo viveva in mezzo a loro.
-Pirro, Pirro Neottolemo- disse Briseide.
Impaziente con le braccia rigide pronte ad accogliere il neonato, dichiarò il nome di suo figlio.
Finalmente le venne consegnato avvolto in un panno bianco e lei se ne impossessò strappandolo aggressiva come un animale che difende un cucciolo dalle braccia della donna.
Scostò il panno che gli copriva per metà il volto scoprendo i luminosi occhi azzurri paterni, alla vista il respiro di Briseide le morì in gola.
Sulla testa aveva poche ciocche dei capelli castani materni.
-è bello grosso- commentò Elena, ma Briseide non le prestò attenzione, occupata come era dall’amore adorante con cui cullava e guardava Pirro, canticchiando una canzoncina per farlo calmare.
Il bambino smise di urlare ed a poco a poco desistette dall’agitarsi.
-Bravo- gli sussurrò mielosa ad un orecchio –mio piccolo Achille, oh Pirro…- gli disse commossa premendosi la sua piccola testa sul seno –So che gli somiglierai, tanto-
Non permise a nessuno di toccarlo, sapeva quanto sarebbe stato duro l’ingresso di suo figlio in un mondo che lo odiava, ma che pericolo poteva mai venire da una creaturina tanto debole e delicata?
Sperava che la sua patria non avesse l’idea di vendicarsi della sua sconfitta su un bambino.


La neomamma si mise in disparte con il suo piccolo, era passato un mese e Pirro assomigliava ogni giorno di più al padre. Ogni volta che lo guardava vedeva i tratti Achei che ben conosceva, sebbene il colore dei suoi boccoli fosse il suo ed i suoi occhi avessero un taglio vagamente orientaleggiante.
Si sistemò meglio contro un albero, lontana dai suoi sudditi, e si mise a far poppare Pirro, carezzandogli teneramente la piccola testa lucida e castana.

*********

*Importante*

A questo punto vi spiego il significato del titolo.

Pirro viene dal greco (lo scrivo in lettere italiane) "pùr" che vuol dire fuoco, mentre Neottolemo viene da due parole: "neo" cioè nuovo e "polemòs" che vuol dire guerra.

Fuoco e nuova guerra.

Nei poemi omerici Achille aveva un figlio di nome Pirro Neottolemo: descritto con un carattere fondamentalmente empio, irrispettoso degli dei, ma, come il padre, facile alle passioni violente.

Questo figlio non è stato avuto da Briseide nella storia originale, ma dalla figlia del re di Sciro (non ho idea di come si chiami o se abbia scritto correttamente il nome dell'isola dove abitava: Sciro)

Per amor di precisione c'è da dire che mi sono presa, tra le infinite altre libertà, quella di modificare l'età di Pirro, che nella storia originale partecipò alla distruzione di Troia, e non solo: perchè uccise sia Astianatte [il cui nome vuol dire Signore della rocca, ed è il dolce cosetto, figlio di Andromaca ed Ettore, che nel film ha la fortuna di sopravvivere] che Priamo.

  
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