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Autore: Anna_96    09/12/2016    0 recensioni
Lucy ha un amico speciale, un amico che l'ha spesso consigliata a e protetta nel corso della sua vita, un amico buono, leale e generoso, un amico che...ma siamo sicuri che sia solo un amico?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Lucy Pevensie, Mr. Tumnus
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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...Una grande folla la fissa ad occhi spalancati, qualcuno si dà di gomito, qualcun altro bisbiglia all’indirizzo del proprio vicino coprendo la bocca con la mano. Credono di riuscire a nascondere, in quel modo, i loro pessimi giudizi, ma lei sa, sa benissimo cosa narra la voce che serpeggia tra i presenti, per lo più signori di Calormen, d’altra parte c’era da aspettarselo, gli abitanti di Narnia non reagirebbero mai in quel modo, mai emetterebbero una sentenza senza prima conoscere i fatti. Ecco perché non ha bisogno di concentrarsi sul labiale di una ragazzina che ha dimenticato di nascondersi mentre sussurra qualcosa alla propria madre, per capire che quella gente prova un senso di orrore a trovarsela davanti insieme ai suoi fratelli. Lei, la regina più giovane, lei, la valorosa, colei che un tempo ha salvato Narnia e che crescendo non ha fatto altro che gettare disonore sul suo regno e sulle persone che le stanno accanto, lei che avrebbe dovuto sposare un ricco posseditore di terre o un principe venuto da lontano, lei, Lucy, la regina innamorata di un fauno… Lucy si svegliò di soprassalto, la fronte imperlata di sudore freddo, si guardò intorno furtiva, poi tirò un sospiro di sollievo. Nessuno, a Cair Paravel, sapeva cosa le albergasse nel cuore, nessuno, nemmeno lui, sapeva quanto le si annodasse lo stomaco al pensiero dei loro pomeriggi all’aria aperta. Il castello era interamente addormentato, la luce della luna, accompagnati dai rumori del bosco in una bellissima notte d’estate, entrava dalla finestra e bagnava il tappeto ai piedi del letto. Un gufo reale tubò nell’oscurità e passò davanti alle vetrate con un frullo d’ali, Lucy sorrise, andava tutto bene, era solo un sogno, poteva rimettersi a dormire. La regina si adagiò nuovamente sui cuscini ma non appena chiuse gli occhi, fu costretta a riaprirli di scatto, non di nuovo, come poteva essere ancora così? Erano sere che Lucy non riusciva a dormire e se accadeva, lo faceva molto tardi, tuttavia le capitava puntualmente di svegliarsi nel cuore della notte e non appena faceva per riprendere sonno, ecco che nella mente le esplodeva la stessa immagine: un fauno dalla folta capigliatura ricciuta e le ciglia più lunghe che avesse mai visto, rideva, seduto nell’erba, con la schiena poggiata contro un albero, e la guardava negli occhi, senza mai abbassare lo sguardo. Il fauno in questione era Tumnus, e Lucy, anche se non lo avrebbe ammesso mai ad alta voce, si era accorta, da qualche settimana, di esserne perdutamente innamorata. Sbuffò contrariata, come aveva fatto a caderci così, come una bambina? Lei che ormai, a vent’anni suonati, era convinta che avrebbe sposato un uomo qualunque, solo per rispetto alla sua famiglia e a Narnia… sbuffò ancora e ancora, poi si decise a scendere dal letto. Raggiunse la finestra e guardò lontano, aveva cercato di soffocare la scintilla che le ardeva nel petto ogni volta che incrociava gli occhi azzurri del fauno, aveva tentato di non dar retta allo stomaco che sembrava farle le fusa non appena lui le prendeva la mano, gesto a cui si lasciava andare spesso. Lucy non sapeva per quanto tempo avesse cercato di convincersi che le cose non erano come sembravano, sapeva però che tutti i suoi tentativi erano miseramente falliti di fronte allo spettacolo che ogni notte le affollava i pensieri, non ricordava precisamente il giorno in cui era cominciato tutto, ne di cosa stessero parlando in quel momento, era certa però che fosse il tramonto e che l’albero a cui lui era appoggiato appartenesse al giardino di Cair Paravel, era successo tutto così in fretta che la regina aveva sperato di non arrossire, c’era stato un veloce scambio di battute, lei lo aveva divertito, lui era scoppiato a ridere, il mondo si era fermato e il cuore le era partito in quarta. Ecco, era esattamente così che Lucy aveva scoperto di amare Tumnus. Da bambina si era chiesta spesso se quello che la legasse al fauno non fosse in realtà qualcosa di più profondo dell’amicizia, ma aveva allontanato quel pensiero con la stessa frequenza con cui lo aveva prodotto, un po’ per paura della verità, un po’ per paura di rovinare il loro splendido rapporto, ma adesso la regina non poteva più mentire a se stessa, i segnali erano chiari e c’erano tutti, batticuore, guance rosse, quel sorriso che le spuntava ogni volta che pensava a lui, quell’amare la sua compagnia più di quella di chiunque altro…già, non c’era proprio più nulla di fraintendibile, le cose stavano così e che lei lo volesse o meno, Tumnus, il suo adorato Signor Tumnus, non era affatto il suo migliore amico, come aveva sempre creduto, al contrario, era colui di cui era sempre stata innamorata. Con stupore, Lucy si accorse che stava albeggiando, la confessione con se stessa le aveva portato via così tanta concentrazione che non se ne era neppure accorta, mentre si voltava nuovamente verso la stanza, incrociò il proprio sguardo allo specchio d’argento che si trovava sulla parete nord e ricordò improvvisamente una festa nel bosco, avvenuta almeno quattordici anni prima, lei e i suoi fratelli avevano ballato tutta la notte, in compagnia di fauni e driadi, c’erano Bacco e Sileno, l’acqua del fiume era divenuta vino e tutti erano allegri e con i visi piuttosto rossi, il fuoco aveva scoppiettato fino a notte alta, fino a quando Lucy, sazia di tacchino arrosto e di uva, si era addormentata. Era stata svegliata da qualcuno che le scuoteva dolcemente la spalla, aperti gli occhi si era trovata davanti il viso vispo e sorridente del Signor Tumnus che le aveva detto “Lucy, hai mai visto l’alba di Narnia? E’ bellissima, vieni a vedere!” lei si era alzata velocemente e lo aveva preso per mano, poi si era lasciata condurre in una radura tra gli alberi, poco distante dal punto in cui dormivano gli altri, e insieme avevano osservato lo spettacolo più bello a cui la bambina avesse mai assistito. L’alba aveva colorato il cielo di rosa e di bianco, un bianco che stava lentamente lasciando il posto all’azzurro del cielo terso di primo mattino, Lucy aveva sollevato la testa e aveva guardato il Signor Tumnus. “E’ bellissimo!” aveva sussurrato poi, quasi timorosa che parlare a voce alta avesse potuto rovinare quello scenario meraviglioso, lui le aveva sorriso, poi le aveva stretto la mano che ancora teneva nella sua, il loro legame si era consolidato in quell’istante, da allora, non erano più stati capaci di separarsi. Fu in quel momento, mentre quel ricordo lentamente svaniva, che la regina Lucy capì cosa fare. Si riscosse e si vestì, poi in tutta fretta uscì dalla sua camera, non poteva più aspettare, una strana febbre si era impadronita di lei, che cosa avrebbe dovuto fare, altrimenti? Soffrire per sempre, senza dirgli mai quello che provava per lui? Non se ne parlava neppure, non per niente era la valorosa! Uscì in corridoio, oltrepassò la sala del trono, sollevata che i suoi fratelli fossero ancora a letto, e uscì nell’aria non troppo fredda del mattino, si diresse alla scuderia e diede ordine che sellassero il suo cavallo, lo stalliere la guardò preoccupato –Che cosa avete intenzione di fare, maestà?- ma lei gli sorrise –Sta’ tranquillo, voglio solo andare a trovare il mio amico Tumnus!- l’uomo si rilassò. –Oh bene! Perdonate la mia indiscrezione, maestà, ero solo preoccupato per voi!- aggiunse poi, mentre le passava le briglie. Lucy galoppò a perdifiato fino alla casetta nella caverna, poi si fermò, legò il cavallo ad un albero e si avvicinò alla porta, ma quando alzò il pugno per bussare, le sembrò che tutto il coraggio le fosse venuto improvvisamente meno, oltre i battenti udiva il rumore del bollitore sul fuoco e gli zoccoli di Tumnus che ticchettavano sul pavimento, lo immaginò mentre rifaceva il letto e si aggirava nella stanza in cerca della sua sciarpa, che perdeva sempre, questo pensiero la fece sorridere, poi udì una voce, la sua. -Lucy, che cosa ci fai lì impalata?- la ragazza si voltò di scatto verso la finestrella che dava sul bosco, quella a cui lui era affacciato e la fissava sorridendo, poi alzò gli occhi al cielo –Indovina, Tumnus!- la raggiunse una bella risata cristallina, seguita dal rumore del chiavistello che veniva fatto scattare e un secondo dopo eccolo lì, ancora assonnato, con i riccioli fuori posto e l’aria stanca, ma molto felice di vederla. La fece accomodare e imbandì la tavola per la colazione, mentre le versava il thè, attento a non scottarsi, sollevò la testa e le chiese –Come mai in giro così presto? Mi aspettavo di doverti venire a svegliare almeno tra un paio d’ore!- Lucy scosse la testa –Sei sempre il solito, sono venuta perchè devo parlarti!- lui si accigliò –E’ successo qualcosa?- ma quando lei non rispose, sedette e le prese le mani –Cosa ti preoccupa? Sai che con me puoi confidarti!- eccome se lo sapeva, era proprio quello il problema! Lucy fece un respiro profondo, poi lo guardò negli occhi –Promettimi che non ti arrabbierai con me, ma soprattutto promettimi che quello che sto per dirti non rovinerà la nostra amicizia, Tumnus!- il fauno le sorrise per rassicurarla –Non c’è niente che potrebbe rovinare la nostra amicizia, mia cara Lucy! Dimmi pure!- la regina non poteva credere che stesse per succedere davvero… -Tumnus, hai mai pensato che il nostro legame potesse scaturire da qualcosa di più profondo che il semplice considerarsi come fratello e sorella?- il fauno afferrò immediatamente il nocciolo del discorso e abbassò gli occhi, improvvisamente rosso in viso –Bhe, io…voglio dire…chi…chi te lo ha detto, Lucy? Ci sei arrivata da sola?- Lucy non capiva, ma di che stava parlando? Chi le aveva detto cosa? Ma poi le bastò guardare le loro mani intrecciate per capire, sorrise –Non so di preciso a cosa tu ti stia riferendo, caro Tumnus, però posso assicurarti di aver capito da sola di essere innamorata di te!- lui sollevò la testa di scatto e la guardò ad occhi sgranati –Ma allora anche tu…oh cielo!- esclamò, poi scoppiarono a ridere entrambi, enormemente sollevati. Diverse ore dopo: Quella sera a cena, Lucy non riusciva a smettere di sorridere, tanto che Edmund dovette chiederle cosa ci trovasse di tanto divertente in un pasticcio di anatra al forno, la regina sollevò lo sguardo sul fratello maggiore e arrossì –Ma niente Ed, è che…vedi…pensavo allo spavento che ho fatto prendere al Signor Tumnus quando sono andata a trovarlo questa mattina, alle sette in punto!- a quelle parole, Susan e Peter si scambiarono uno sguardo complice e sorrisero a loro volta, sotto i baffi. Edmund sollevò le spalle –Ah bhe, immagino come deve essere stato divertente!- poi riprese a mangiare. Dopo cena, Lucy uscì sul balcone della sala del trono e guardò il giardino di Cair Paravel risplendere sotto la luna, le chiome degli alberi parevano d’argento, mentre pensava alla festa che si sarebbe data l’indomani, in onore del compleanno di Susan, vide una figuretta farsi largo tra i cespugli e puntare velocemente la balconata, Lucy trattenne il fiato mentre la figura si avvicinava all’alone di luce prodotto dalle finestre sul prato e la guardava con un gran sorriso, sotto le stelle, quella chioma era inconfondibile, Tumnus. -Che cosa ci fai qui?- sussurrò Lucy, attenta a non farsi sentire dai suoi fratelli. –Ti va di venire ad una festa?- bisbigliò il fauno, poi le strizzò l’occhio. Lo stomaco della regina fece le fusa, invitandola ad accettare e Lucy seguì il consiglio –Aspettami di sotto, arrivo!- gli disse, prima di sparire nella sala del trono. La regina disse ai suoi fratelli di essere molto assonnata e si chiuse in camera, certa che non l’avrebbero disturbata fino al mattino dopo, dopo essersi accertata di essere sola, aprì una porticina minuscola, nascosta dietro un grande quadro e scese lungo una scaletta a chiocciola, attenta a dove metteva i piedi anche se il corridoio di pietra era ben illuminato dalle torce, arrivò in giardino quasi senza fiato, e lì, ad aspettarla, ai piedi della scaletta, c’era lui: il fauno più pestifero e più carino che avesse mai conosciuto. Uscirono di soppiatto, senza farsi vedere dalle guardie, e si avventurarono nel bosco, mano nella mano, senza più il minimo imbarazzo. Lucy e Tumnus arrivarono molto presto al limitare di un boschetto illuminato dai bagliori del grande fuoco che vi troneggiava nel mezzo, lo spazio circostante brulicava di fauni, grandi e piccoli, maschi e femmine e di bellissime driadi che volteggiavano tra i presenti, ridendo con le loro voci argentine. A Lucy quasi mancò il respiro, tanto era bello quello che stava vivendo, poi d’un tratto si accorse che Tumnus la stava guardando, voltò il viso verso di lui e gli restituì lo sguardo, lui le sorrise –Mi sono accorto che dopo la chiacchierata di questa mattina, non sono ancora riuscito a fare una cosa…- le disse poi, il cuore di Lucy batteva così forte che pensò che se fosse successo quello che credeva stesse per succedere, si sarebbe fermato del tutto. -Che…che cosa?- gli sussurrò, non aveva davvero più aria nei polmoni, il fauno piegò la testa e le sistemò una ciocca ramata dietro l’orecchio, poi si chinò sulle sue labbra e Lucy chiuse gli occhi, fu il bacio più dolce e travolgente che Tumnus avesse mai dato a qualcuno e allo stesso tempo il primo bacio di Lucy, improvvisamente fu come se la festa si fosse arrestata, intorno ai due calò un silenzio grave, fino a che si allontanarono e sentirono un boato fortissimo provenire dagli invitati che gridavano, applaudivano, saltavano e battevano gli zoccoli sul terreno, osannando la regina Lucy e il suo amato, il fauno Tumnus.
   
 
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