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Autore: catoptris    10/12/2016    0 recensioni
Cedric Diggory visse solo un quarto della sua vita, ma la visse al meglio. Fu un figlio, un amico, uno studente, un Prefetto, un cercatore, un Campione del Torneo Tremaghi. Fu amato e amò. Oh, se amò. Lei la conobbe sulle rive del fiume che scorreva vicino casa sua: avevano poco più di sei anni, e si era smarrita. Annabel era il suo nome.
Genere: Angst, Drammatico, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cedric Diggory, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4, II guerra magica/Libri 5-7
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Molti e molti anni or sono,
in un regno vicino al mare,
viveva una fanciulla che potete chiamare
col nome di Annabel Lee;
aveva quella fanciulla un solo pensiero:
amare ed essere amata da me.

Io fanciullo, e lei fanciulla,
in quel regno vicino al mare:
ma ci amavamo d'amore ch'era altro che amore,
io e la mia Annabel Lee;
di tanto amore i serafini alati del cielo
invidiavano lei e me.

E proprio per questo, molto molto tempo fa,
in quel regno vicino al mare,
uscì un gran vento da una nuvola e raggelò
la mia bella Annabel Lee;
e così giunsero i nobili suoi genitori
e la portarono lontano da me,
per chiuderla dentro una tomba
in quel regno vicino al mare.

Gli angeli, molto meno felici di noi, in cielo,
invidiavano lei e me:
e fu proprio per questo (come sanno tutti
in quel regno vicino al mare),
che, di notte, un gran vento uscì dalle nubi,
raggelò e uccise la mia Annabel Lee.

Ma il nostro amore era molto, molto più saldo
dell'amore dei più vecchi di noi
(e di molti di noi assai più saggi):
né gli angeli, in cielo, lassù,
né i demoni, là sotto, in fondo al mare
mai potranno separare la mia anima dall'anima di Annabel Lee.

Mai, infatti, la luna risplende ch'io non sogni,
la bella Annabel Lee:
né mai sorgono le stelle ch'io non veda
splendere gli occhi della bella Annabel Lee,
e così, per tutta la notte, giaccio a fianco
del mio amore: il mio amore, la mia vita,
la mia sposa, nella sua tomba, là vicino al mare,
nel suo sepolcro, sulla sponda del mare.

***

Cedric Diggory visse solo un quarto della sua vita, ma la visse al meglio. Fu un figlio, un amico, uno studente, un Prefetto, un cercatore, un Campione del Torneo Tremaghi. Fu amato e amò. Oh, se amò. Lei la conobbe sulle rive del fiume che scorreva vicino casa sua: avevano poco più di sei anni, e si era smarrita. Annabel era il suo nome. Non sapeva come tornare indietro, non sapeva neppure dove si trovasse. Una ragazzina di sei anni, sola in un luogo sconosciuto, e il suo volto non mostrava paura o tristezza, solo curiosità. I suoi grandi occhi azzurri vagavano da un punto all'altro di Ottery St. Catchpole con aria indagatrice, come se cercasse di imprimersi nella mente ogni filo d'erba, ogni albero, ogni curva del fiume.
"Sei una strega, non è vero?" Le domandò Cedric. Eppure non l'aveva mai vista da quelle parti. La ragazzina si era subito accigliata, incrociando le braccia al petto. 
"Le streghe non esistono," aveva protestato, "la magia non esiste," aveva quindi aggiunto. Con una risata divertita, Cedric le si era avvicinato; sua madre gli aveva insegnato dei piccoli trucchi, cose da nulla per fargli passare il tempo durante le estati in attesa del primo anno alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts. Rivolse entrambi i palmi delle mani verso l'alto, mentre la bambina lo guardava ancora accigliata. Sentì il delicato formicolio contro le dita e, quando aprì gli occhi, vide i piccoli soffioni sospesi al di sopra dei palmi. Nessuna forma di stupore si manifestò sul volto della giovane, che rimase a fissare i fiori con le labbra strette in una linea talmente sottile da sembrare quasi invisibile sulla sua pelle arrossata dal sole. Quando però sollevò lo sguardo, Cedric riuscì a scorgervi una scintilla di ammirazione.
"Puoi insegnarmi?" Gli domandò. Lui sapeva che non sarebbe stato possibile, ma non riusciva a immaginare di dire di no a quello sguardo, neppure a sei anni. Sorrise, e annuì lievemente, quindi le porse una mano mentre i soffioni prendevano a volteggiare in aria, sopra di loro.
"Sono Cedric." Dopo qualche momento rimasto a osservare i fiori, lei gli aveva stretto la mano, e l'accenno di un sorriso si era fatto strada lungo la linea dura delle sue labbra. Lui si chiedeva come una bambina babbana potesse sembrare così matura in piccole sfaccettature che, in altri, forse neppure avrebbe notato.
"Annabel," fu la sua unica risposta.

Per tre anni, ogni estate, i due si incontravano, e lui le raccontava le storie del mondo della magia, e di Hogwarts, di Harry Potter, di Albus Silente, del Signore Oscuro. Lei però non riusciva a rassegnarsi: strega o meno, doveva riuscire a far nascere quei fiori.

L'estate del 1987, Annabel non si presentò. Non lasciò messaggi.

L'estate del 1988, Cedric non uscì a cercarla. Non tornò al fiume.

Forse era un bene, si disse il 1 Settembre del 1989, salendo sul treno per Hogwarts; nessuno avrebbe mai saputo della sua lingua lunga, del fatto che una babbana conoscesse ogni storia sul mondo della magia grazie a lui. Forse era un bene. Forse era un bene.

Gli scompartimenti erano tutti stracolmi: ragazzini del primo anno silenziosi che si scambiavano sguardi timidi nel tentativo di stringere amicizie che sarebbero durate; ragazzi del terzo, quarto, quinto anno che si chiamavano l'un l'altro da un corridoio all'altro; ragazzi dell'ultimo anno con gli occhi sbarrati a guardare fuori, consapevoli che quello sarebbe stato il loro ultimo viaggio verso la scuola, che si scambiavano battute, commenti sulle loro estati, sugli esami, sulle bacchette. Cedric non si fermò a chiedersi quali bacchette.
Riuscì a trovare uno scompartimento quasi del tutto vuoto: un paio di ragazzi dai capelli rossi seduti davanti una bambina probabilmente del primo anno, come lui.
"Posso entrare? Non ci sono altri posti liberi," disse Cedric, con la mano ancora posata sulla porta dello scompartimento. Il più grande dei tre sollevò lo sguardo verso di lui: aveva luminosi occhi blu, e gli sorrise.
"Certo!" esclamò, seppure avesse un tono di voce basso. Gettò poi un'occhiata alla ragazzina, e Cedric si rese conto che stava dormendo poggiata contro il finestrino. Sotto gli occhi socchiusi aveva delle ombre scure, segno che, probabilmente, quella notte non aveva dormito, forse per l'ansia o l'eccitazione. Più silenziosamente, si richiuse la porta alle spalle e si sedette a debita distanza da lei.
"Sono Charlie Weasley, e lui è mio fratello Percy, è il suo secondo anno," il ragazzo dagli occhi blu continuava a sorridere mentre gli porgeva la mano.
"Cedric Diggory. Ho sentito mio padre parlare di voi." Replicò, stringendo lievemente la mano a entrambi; poi posò lo sguardo sulla biondina al suo fianco, lievemente accigliato.
"Non sappiamo il suo nome, si è addormentata appena si è seduta," gli disse Percy, notando il suo sguardo. Senza aggiungere altro, Cedric sorrise a entrambi e si abbandonò sul sedile, lasciandosi cullare dal movimento del treno.

"Cedric Diggory."
"Tassorosso!"

"Annabel Oswald." La biondina del treno si arrampicò sulle scale incespicando nel bordo troppo lungo della sua della gonna che le arrivava a metà degli stinchi. Annabel Oswald, Annabel Oswald. Cedric la fissò con gli occhi sgranati e le labbra dischiuse. Annabel, Annabel. La vide saltare sullo sgabello e sistemarsi la gonna sulle gambe magre e abbronzate mentre il cappello le veniva calato in testa.
"Signorina Oswald, quante cose sa su di noi per essere una nata babbana. O forse non lo è? Oh, non lo sa, ovvio che non lo sa. Vediamo, vediamo, è difficile. Quanta ambizione, e quanto coraggio. Determinata e intelligente, ma molto leale, un'ottima amica direi. Dove potrei metterti, dove, dove, dove.." le mani della giovane tremarono leggermente, e dovette aggrapparsi al bordo della seduta. Cedric, senza rendersene conto, aveva iniziato a mordicchiarsi il labbro inferiore. Doveva sapere se era lei. Doveva vederla da più vicino. Il cappello si drizzò di colpo.
"Ci sono, Corvonero!"

Non la vide più fino al giorno del suo compleanno. Aveva cercato di parlarle, o almeno di avvicinarla, ma era talmente piccola e sfuggente da disperdersi nella folla nel giro di pochi secondi. Era stata lei a raggiungerlo nel cortile, affiancata da Charlie.
"Cedric?" Lo richiamò, tirandogli appena la manica della divisa. Si voltò di colpo, quindi sospirò.
"Cercavo te. Annabel, io–" si zittì di colpo. La biondina aveva sollevato di poco le mani e, tra di esse, stava nascendo lo stelo di un fiore, che si sollevò fin davanti il volto di Cedric: lì si fermò, dando vita alla testa di un soffione. Annabel sorrise dietro di esso.
"Buon compleanno, Ced."

   
 
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