Nel testo figura anche un'altra citazione tratta dal trailer ("non è un trucco, è un piano") che ho totalmente decontestualizzato per potermene servire nel modo in cui mi conveniva - è chiaro che Sherlock non si stesse riferendo a sè stesso, ma
Buona lettura e buona morte in vista del primo Gennaio.
Ti amo.
Si è sempre domandato come sarebbero suonate quelle tre parole, nella bocca di Sherlock.
Sono state soltanto una recita – non è un trucco, è un piano – allestita per ingannare il nemico, facendogli indossare le vesti di spettatore.
Eppure.
Eppure, il tuffo al cuore che ha avvertito nel sentirgliele pronunciare è stato dolorosamente vero - ha quasi l’impressione che stia ancora sprofondando, il suo cuore, che stia continuando a precipitare giù, sempre più giù, fino a toccare un fondale di cui non sospettava nemmeno l’esistenza.
Ti amo.
Eppure, una parte di lui non riesce a non desiderare che si nasconda un fondo di verità dietro la finzione – la stessa parte che s’è immaginata di sentirsi dire quelle parole mille e mille volte, la stessa che ha agognato gli venissero rivolte prima che quell’aereo decollasse lasciandolo solo con un pugno di rimpianti.
C’è una cosa che devo dirti. Ho sempre voluto dirtela e non l'ho mai fatto.
Sherlock è un nome da donna.
“Quello che hai detto. Riguardo al tuo segreto più oscuro.” Dio, è così stupido. Stupidostupidostupido. “Tu--?”
(“--- lo intendevi davvero? Sei innamorato? Tu mi--?)
Lo sguardo di Sherlock gli si posa addosso, lo trapassa come una folata di vento gelido.
“Te l’ho detto, John; era una strategia.” Gli pare di cogliere una singola, impercettibile nota d’esitazione a piegare il tono dell'altro – forse è l’ennesima illusione creata dalla sua mente come appiglio. “Stavo recitando. Stavo soltanto recitando.”
Sì, è così. Dev'essere così.
Ti amo.
Adesso, almeno, può smettere di chiederselo.