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Autore: Writer96    11/12/2016    4 recensioni
«Non posso realmente crederci»
La voce di James giunse alle orecchie di Lily in maniera del tutto inaspettata e poco ci mancò che la facesse cadere dalla poltrona sulla quale era seduta – o per meglio dire, acciambellata, le braccia raccolte sotto al viso a mimare uno scomodo cuscino.
«Merda» esclamò la ragazza, sollevando la testa con uno scatto ferino, affrettandosi a portare le mani al volto in un disperato tentativo di celare una realtà innegabile.
«Non cercare di distogliermi dal motivo della mia sorpresa con questa tua inaspettata scurrilità» puntualizzò James, un sorriso ironico che gli solcava le labbra sottili. Reggeva un numero improponibile di pergamene e piume stropicciate tra le braccia e aveva uno sbaffo d’inchiostro a livello dello zigomo destro e la sua camicia era inevitabilmente macchiata di cioccolata, eppure appariva incredibilmente autoritario e trionfante, piazzato lì, davanti a lei, le gambe leggermente divaricate in una posa che sfiorava il supponente.
«Non sono miei»
«Evans, non c’è bisogno di mentire, davvero. Non c’è nulla di male. Sono solo molto… Sorpreso. Oserei dire divertito»
Writ è tornata. Con una storia che doveva nascere leggera, ma non c'è riuscita fino in fondo.
Genere: Angst, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
- Questa storia fa parte della serie 'Come si amano i pazzi'
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A quattr'occhi
Una storia di Writer96


«Non posso realmente crederci»
La voce di James giunse alle orecchie di Lily in maniera del tutto inaspettata e poco ci mancò che la facesse cadere dalla poltrona sulla quale era seduta – o per meglio dire, acciambellata, le braccia raccolte sotto al viso a mimare uno scomodo cuscino.
«Merda» esclamò la ragazza, sollevando la testa con uno scatto ferino, affrettandosi a portare le mani al volto in un disperato tentativo di celare una realtà innegabile.
«Non cercare di distogliermi dal motivo della mia sorpresa con questa tua inaspettata scurrilità» puntualizzò James, un sorriso ironico che gli solcava le labbra sottili. Reggeva un numero improponibile di pergamene e piume stropicciate tra le braccia e aveva uno sbaffo d’inchiostro a livello dello zigomo destro e la sua camicia era inevitabilmente macchiata di cioccolata, eppure appariva incredibilmente autoritario e trionfante, piazzato lì, davanti a lei, le gambe leggermente divaricate in una posa che sfiorava il supponente.

«Non sono miei»

«Evans, non c’è bisogno di mentire, davvero. Non c’è nulla di male. Sono solo molto… Sorpreso. Oserei dire divertito»
James sorrise in maniera affabile e buttò malamente le pergamene sul tavolino già pieno di libri di Lily, trascinando una poltrona verso di sé e buttandovisi sopra con una grazia che la ragazza si sarebbe aspettata da chiunque ma non da lui, men che meno in quella situazione.
«Quando cominci a fare il retorico del cazzo e ad usare questi giri infiniti di parole per cercare di confondermi…»
«… Ti sto ancora più simpatico?»
«… Mi stai quasi simpatico» lo schernì Lily, abbassando le mani da davanti al viso ed arrendendosi ad un’evidenza non più negabile. Con la coda degli occhi vide che James scuoteva la testa con un sorriso ancora appena accennato sul volto e si toglieva gli occhiali, stropicciandosi gli occhi come un bambino assonnato.

Il fuoco non scoppiettava più, la Sala Comune era incredibilmente fredda per essere solo gli inizi di ottobre e Lily, per la prima volta da quando si era svegliata, si chiese realmente che ora fosse. Non era la prima volta che si addormentava sui libri, vista la mole di studio che sembrava aumentare in maniera spropositata rispetto all’avanzare dei giorni, ma mai, prima di allora, era crollata così, sfinita sotto il peso di troppe consapevolezze e troppe poche ore di sonno, completamente in balia di chiunque si fosse avvicinato leggermente al caminetto.

«E’ freddo, vero?» le domandò James dopo qualche secondo di silenzio, tenendo gli occhi volutamente puntati contro il caminetto, quasi a garantire a Lily una certa – e desiderata- privacy.
«Incredibilmente. Da che vivo qui, non riesco a ricordarmi un solo giorno in cui la Sala Comune sia stata fredda o questo fuoco spento…» rispose lei, allungando le mani per acciuffare tutti i libri e i fogli di pergamena che le avevano fatto da cuscino. Qua e là c’erano fogli scritti a metà, riempiti poi da quegli schizzi che possono essere disegnati solo da una mano guidata da un profondo sfinimento, in un angolo del tavolo, precariamente vicino all’angolo appuntito, una tazza piena di tè solo fino a metà, lasciata lì a raffreddarsi nell’ordine di permettere a Lily di concentrarsi meglio sullo studio.
«In realtà, il caminetto non è sempre acceso. Alcune volte si spegne e si consuma, specialmente la notte, quando la gente normalmente dorme ed è al caldo sotto le proprie coperte e gli elfi domestici... Beh, loro possono essere sollevati da quest’incombenza, ecco» spiegò James, calcando ironicamente la voce sulla parola “normalmente” e godendosi per qualche istante l’imbarazzo che andava a tingere le guance di Lily prima che lei ne fosse consapevole.

«Non sapevo fossi così intimo con gli elfi domestici, tanto da conoscere i loro orari e le loro… Com’è che le hai definite? Incombenze» disse Lily, in un tono che non riuscì a decifrare neanche lei, tanto era un variegato misto di meraviglia, sarcasmo, curiosità e rimprovero. Se ne accorse anche James, che si voltò a guardarla e le sorrise di nuovo, scoprendo leggermente i denti senza sapere, per qualche istante, cosa dire. Lily aveva i capelli arruffati e l’impronta dei fogli su una guancia e i suoi occhi verdi erano velati da una patina di sonno. James, nell’osservarla, non fece caso a come fosse vestita -Aveva ancora la divisa? Si era messa un maglione? Una vestaglia di discutibile gusto le copriva il pigiama?- né a cosa lei stesse studiando prima di addormentarsi, non notò la miriade di dettagli che avrebbe potuto notare in quel momento – un’unghia più corta delle altre, l’assenza di un brillantino dal terzo bracciale sul polso di sinistra, lo scarabocchio di un drago nell’angolo in basso della pagina riguardante una qualche Guerra dei Folletti della quale non importava molto a nessuno dei due – ma si limitò a studiarne velocemente il volto, quasi a volersi abituare ad esso senza riuscirci, quasi a volerne cogliere l’essenza a prescindere dai dettagli, anche se era difficile e complicato non soffermarsi sugli occhi della ragazza e sull’area, in generale, che andava dalle sopracciglia al naso.

«Diciamo che la mia intimità con gli elfi domestici è superata solo da quella che ho con la Sala Comune in versione notturna… - fece una pausa, girò nuovamente lo sguardo, si toccò la stanghetta degli occhiali e, quando fu certo che Lily avesse abbassato la guardia, terminò trionfante - … Un’altra cosa, quest’ultima, che abbiamo in comune, a quanto pare»
Lily allungò un braccio per colpirlo e sbuffò platealmente, cercando di non sentirsi a disagio mentre James scoppiava a ridere da solo. C’era un’atmosfera tranquilla, quasi rilassata, nonostante James non facesse altro che punzecchiarla. Era un’atmosfera familiare e, per qualche malsano secondo, a Lily non dispiacque affatto che fosse così.

«Abbiamo delle cose in comune, io e te?» gli domandò sarcasticamente, acciambellandosi meglio sulla poltrona e spostandosi i capelli sulle spalle, quasi a volerli inconsapevolmente riordinare.
«Un sacco, Evans, un sacco. Molte più di quante tu possa credere, in effetti»
James fece una pausa e tacque, preso dal timore di aver detto troppo. Conosceva Lily abbastanza da sapere che lei avrebbe notato ogni singola parola, ogni singola inflessione di voce, ogni singolo gesto. Lo faceva con tutti, sempre, esagerando anche a volte, presa da un disperato tentativo di controllare almeno qualcosa in quel mondo governato dalla follia. Era la sua piccola ossessione, ma le serviva a tirare avanti.

«A parte le sortite notturne in Sala Comune, il terrore per i grossi barbagianni che portano il Settimanale delle Streghe in abbonamento, la passione per il verde scuro nonostante siamo Grifondoro e l’utilizzo di frasi troppo lunghe, articolate e ricche di paroloni quando siamo in imbarazzo, nel tentativo di sviare il discorso, dici?»
Lily sorprese tutti e due. Se stessa, in primis, perché non riusciva a capacitarsi né di aver notato tutte quelle cose e averle inconsapevolmente archiviate nella propria memoria, né, soprattutto, di averle appena dette ad alta voce. E poi James, che socchiuse leggermente la bocca, per qualche secondo del tutto incapace di articolare un qualsivoglia suono. Sapeva che Lily archiviava i dettagli di tutto ciò che la circondava, ma non pensava li elaborasse al punto di… trovare punti di contatto, ecco, tra di loro. Se lo sarebbe aspettato in riferimento a qualunque altra persona, ma di certo non a se stesso e a Lily.
Aveva sempre provato verso di lei quel misto di ammirazione e paura dovuti a dei sentimenti che non sapeva gestire e controllare, e sempre, nonostante le scene più epiche e plateali, era stato mosso dalla pessimistica convinzione che nulla di tutto ciò che faceva sarebbe mai servito realmente a qualcosa. Persone come Lily lo terrorizzavano, perché uscivano dagli schemi comuni: un secondo prima pensavi di averla capita e di ammirarla ed amarla ed odiarla per un certo e definito motivo, e un secondo dopo lei diceva qualcosa del genere e tu ti rendevi conto che no, che c’era ancora dell’altro, che c’era di più.
Più lui cercava di allontanarsi a causa di quel malsano desiderio di avvicinarsi a lei, più lei non faceva altro che trovare inconsapevolmente modi di attrarlo ancor più verso di sé.

«E i cruciverba del Profeta, dopo aver letto le cattive notizie, nel tentativo di rendere tutto più normale? Il pudding per colazione?» disse, dopo essersi ripreso, incapace di trovare qualcosa di più profondo da dire. Lily sorrise e si appuntò mentalmente tutto ciò che James aveva appena detto, perché era quello che le riusciva meglio fare nei momenti in cui la situazione non riusciva ad essere pienamente sotto il suo controllo.
«E la torta di melassa?»
Scoppiarono a ridere in contemporanea e James si rigirò nella poltrona nel tentativo disperato di non allungare una mano a sfiorare quella di Lily, in quel momento impegnata a districare un ciuffo di capelli da uno dei suoi orecchini. Sarebbe stato bello fermare il tempo in quell’istante, pensò, quell’istante in cui nulla era fuori posto e tutto sembrava in grado di comporsi in strane e meravigliose maniere, in cui le cose non necessitavano di un ordine prestabilito per essere grandiose, in cui nessuna spiegazione era dovuta o ricercata.
In quell’istante in cui Lily aveva gli occhiali ancora inevitabilmente storti sul naso e alla fine la mano di James si allungò di volontà propria e glieli risistemò, raddrizzando le stanghette con delicatezza.

«Non dimenticarti degli occhiali, Lily Evans» la ammonì lui e scostò la mano, guardandola arrossire e portarsi nuovamente le mani davanti al viso. La montatura rettangolare le conferiva una maturità che induriva i suoi lineamenti, modificando, nel suo volto, un qualcosa di indefinibile; Lily appariva diversa, senza perdere però la sua essenza, ed era proprio questo ad attirare in maniera magnetica lo sguardo di James.
«Non posso realmente credere che tu porti gli occhiali. Me lo sarei potuto immaginare, ma… Non riesco ad abituarmici. E non guardarmi in quel modo, non c’è nulla di male nel portare un paio di occhiali!» continuò lui, ridacchiando divertito di fronte all’espressione colpevole e allo stesso tempo da animale in trappola di Lily, che non poteva più, ormai, far finta di niente.

«Avanti, coraggio, puoi avere la tua rivincita per tutte le volte che, in questi anni, ti ho chiamato “Stupido quattrocchi” e me la sono presa con i tuoi occhiali e il tuo tenerli sempre storti. Anzi, ora che ci penso, come diavolo si fa a tenerli dritti?» borbottò Lily, suscitando l’ilarità di James che istintivamente salì con una mano a toccare l’angolo della montatura, quasi a volersi dare un tono.
«Oh, è un’arte che apprendi negli anni, Evans, lo sai, quella di tenere gli occhiali ben dritti sul naso. Io ci ho messo secoli ad imparare, per quanto tu sia una strega brillante ed intelligente non puoi pretendere di portare con disinvoltura delle lenti solo dopo… da quant’è che porti gli occhiali, esattamente?»
«Un paio di mesi, e odio doverli portare, quindi non dirlo a nessuno, va bene?» rispose lei, senza, incredibilmente, pentirsi di star condividendo un segreto con James Potter. Per quanto l’avesse detestato, odiato e infine ignorato e lasciato in un angolo della sua vita senza considerarlo troppo, ultimamente aveva capito che lui era, davvero, una delle poche persone realmente leali e capaci di mantenere un segreto all’interno del castello.

«Sai che, Lily? Questi occhiali rendono giustizia al tuo personaggio, devo dire. E’ un piacere essere il custode del loro segreto»
«Ma piantala!» scoppiò a ridere lei, prima di compiere un gesto del tutto inaspettato: allungare una mano e stringerla affettuosamente intorno all’avambraccio di James, in un ringraziamento fattosi improvvisamente silenzioso. Non sapeva per cosa lo stesse ringraziando -portare gli occhiali non era poi chissà quale terribile ed estraniante cosa, non si trattava di un gran segreto- eppure sentiva il bisogno di farlo, di renderlo partecipe del fatto che, in fondo, era grata di averlo lì, accanto a lei, di notte, in una Sala Comune fredda.

«Non ho mai capito se il fuoco del caminetto sia magico oppure no, sai?» se ne uscì lei, dopo qualche secondo di silenzio. James si strinse nelle spalle, pensando al fatto che, nonostante conoscesse la maggior parte dei segreti di Hogwarts e di ciò che la riguardava, non si era mai realmente posto quell’interrogativo.
«Stai dicendo che il fuoco magico è diverso dal fuoco normale? Intendi dire, fa realmente la differenza distinguerli e sapere se sono intrinsecamente diversi?»
«Stai di nuovo facendo discorsi filosofici ed intricati nel tentativo di confondermi?»
«Ovvio che sì, Evans. Appena sveglia sei estremamente scurrile, e unire la tua scurrilità a questi occhiali da ragazza colta, posata e intelligente ti rende ancor più… »
«Ancor più?» lo richiamò Lily, un sopracciglio leggermente più sollevato dell’altro e un sorriso ironico impresso sulle labbra.
James ammutolì, incapace di dire quel che avrebbe voluto dire realmente – “Attraente”, per non sfociare in altro al quale lui si rifiutava anche solo di pensare per paura di arrossire- e allo stesso tempo incapace di staccare gli occhi da quelli di lei.
«Interessante» decise, dopo qualche secondo di meditazione. Lily rimase in silenzio e sorrise, arricciando il naso per riportare gli occhiali in una posizione più consona, visto fin dove erano, inspiegabilmente, riusciti a scivolarle.
«Interessante» ripeté poi lei, giocando con quella parola mentre la faceva rotolare sulla lingua, scoprendola incredibilmente piacevole.

James notò lo sguardo pensieroso di lei e provò di nuovo quell’istinto ancestrale di fuggire e scappare, prima di cadere in una nuova trappola dalla quale -lo sapeva- non sarebbe stato in grado di liberarsi. Eppure voleva rimanere, si disse. Passare la notte a parlare con lei, chiederle se avesse paura, se era il terrore della guerra a tenerla sveglia di notte a studiare sui libri nel vano tentativo di assimilare nozioni che forse, un giorno, si sarebbero rivelate inspiegabilmente utili, come succedeva a lui. Dirle che entrava in Biblioteca di notte perché gli piaceva l’idea di essere da solo in un posto pieno -di libri, di magia, di conoscenze- e che studiava così, perché aveva perso il sonno nel momento in cui si era reso conto che là fuori, tra i fuochi incrociati di un guerra maledetta, avrebbe potuto perdere qualcuno che realmente amava e questa non era una possibilità, non di nuovo, non dopo che il Vaiolo di Drago si era portato via sua madre, lasciandolo a piangere da solo un lutto che a molti sembrava quasi privilegiato rispetto al dolore di vedere uno dei propri cari ucciso da un Anatema impossibile da fermare. Guardarla con quegli occhiali e chiedersi cosa cambiassero, esattamente, in lei, al punto da renderla così magnetica e al contempo sfuggente.

«Fa freddo» constatò Lily e James si rese conto di essere rimasto in silenzio per troppo tempo, perso in una serie di pensieri che non avevano né un inizio né una fine.
«Dovresti andare a dormire, Lily. Sei stanca morta, si vede»
«Dovresti andare pure tu. Non voglio sapere cosa tu abbia combinato fuori da qui fino a poco fa, ma credo che tu abbia bisogno di una buona razione di sonno»
Avrebbe voluto aggiungere “Perché la Luna Piena si avvicina e Remus ha bisogno di te nel pieno delle tue forze”, ma si rese conto che sarebbe stato di troppo. Non sapeva se James fosse al corrente del fatto che lei sapesse più o meno tutto riguardo Remus, riguardo a loro, e non voleva forzarlo, in un certo senso, ad ammettere una verità che, magari, tenuta nascosta poteva sembrare meno pesante.
Rimasero in silenzio per qualche secondo, poi James si alzò, sempre con la stessa grazia inspiegabile che lo caratterizzava, e le tese una mano, per aiutarla a fare altrettanto. Lily la accettò di buon grado, lasciando il suo nido caldo con un brivido inspiegabile -il sonno? Il freddo? La mano di James?- e agitò brevemente la bacchetta per far sparire i libri dal tavolino che aveva occupato.

«Una ragazza diligente» la prese brevemente in giro lui, mentre lei riordinava le poltrone sparpagliate per la stanza a colpi di bacchetta.
«Una Caposcuola diligente»
«Con un ottimo collega» precisò James, precedendola nel rimandare al proprio posto la poltrona che proprio lui aveva spostato. Si sorrisero un istante, poi a Lily sfuggì uno sbadiglio e James le accarezzò delicatamente il braccio.
«Vai a letto, Evans. E questa volta togliti gli occhiali, prima di dormire, che sennò per forza poi sono tutti storti» la rimbeccò lui, mentre si avviavano verso le scale dei Dormitori.
«Potresti avere quasi ragione, Potter»
«Prima “Quasi simpatico” e ora “Quasi ragione”, cosa ti è successo? All’improvviso non sono più un temibile mostro?» cercò di ridere lui, pervaso da un brivido di incertezza mentre pronunciava quelle parole. Lily si strinse nelle spalle e gli sorrise fugacemente.
«Condividiamo un terribile e pesantissimo segreto, ora» spiegò, indicandosi gli occhiali con aria cospiratoria.

«E molte altre cose» sfuggì a James prima che potesse impedirselo. Lily aveva già un piede sul primo gradino e si immobilizzò, prima di parlare senza voltarsi, le guance che iniziavano nuovamente a colorarsi di rosso.
«E molte altre cose, sì»

«Esiste un incantesimo – James lo disse prima che lei potesse fare un altro passo, prima che si allontanasse ancora su per quella maledetta scalinata – Per tenere fissi gli occhiali, dico. Io lo uso quando gioco a Quidditch. Magari un giorno, quando ti starò simpatico e non solo “quasi simpatico” te lo rivelerò»
Lily sorrise e si girò verso di lui, gli occhiali che le pendevano di nuovo storti senza che lei avesse fatto nulla per impedirlo. Era buffa e bellissima e assonnata e James non riuscì ad impedirsi di sorriderle di rimando, sistemando i propri occhiali quasi a volerla invitare a fare altrettanto. Lei li lasciò lì, forse provocatoria, forse incapace di cogliere la vera natura del gesto di James. Strinse le labbra, mise una mano in tasca e lo guardò dritto negli occhi.

«Magari, sì»

Il “Buonanotte” sussurrato di James si perse nel vuoto, scavalcato dal rumore dei passi di Lily che correva su per le scale.






Writ's Corner
Lo devo ammettere, litigare con l'html del sito non mi era mancato affatto. Ma tutto il resto, sì. I miei bambini, i miei James e Lily, le loro storie, il loro essere, nella mia mente, personaggi reali, da dover ancora scoprire e delineare per davvero, mi erano mancati da morire. Mi era mancato il brivido del pubblicare qualcosa, dell'espormi ai vostri occhi e al vostro giudizio, mi era mancata la necessità di trovare qualcosa di nuovo.
A dir la verità, sto riciclando dalla realtà. Ho iniziato a scrivere questa storia quasi due mesi fa, quando ho fatto una visita oculistica e ho scoperto di dover portare anche io gli occhiali. E ho pensato di poter prestare la cosa a Lily, in un certo senso. Ma Lily è caparbia e orgogliosa, e forse gli occhiali sono un segno di debolezza, di imperfezione -qualcuno che vuole psicanalizzare il rifiuto di Lily per i propri occhiali e la sua necessità di tenerli segreti?- o forse, semplicemente, a volte ci sono cose che non si vogliono condividere con gli altri. James, la Sala Comune, il freddo, la notte, sono i miei piccoli e saldi elementi. Non potevo lasciarmeli sfuggire. Doveva nascere come cosa leggera, frivola, scherzosa. Non credo sia uscita così, ma mi sta bene, meglio, anzi, perchè questo non è un periodo frivolo, per me, e non sarebbe stata una storia sincera.
Se manco da tanto, qui sul sito, è perchè non sono stata, per tanto tempo, in grado di scrivere storie sincere. Mi sento ancora arrugginita, in effetti.
Ma quando le cose vanno male, è casa propria quella che si cerca, e io sono tornata a casa. Sono tornata tra le mie storie.
Sperando che siate felici di avermi ancora - e di nuovo- qui
La vostra W
   
 
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