Storie originali > Drammatico
Segui la storia  |       
Autore: ikuccia    13/12/2016    0 recensioni
Le pupille di Elize diventarono sempre più piccole fino a spegnersi con l’ultimo alito di vita che abbandonava il suo corpo.
Non era servito a nulla tamponare vigorosamente con la mia mano quello squarcio che gli apriva l’addome facendo defluire via la sua esistenza. La stringevo tra le mie braccia, ormai pallida ed inerme, mentre il suo sangue inzuppava la mia camicia bianca.
L’avevo persa!
Spalancai gli occhi e mi ritrovai nel buio della mia camera da letto.
Me ne stavo seduto nel mio letto con il respiro corto e il corpo brillante di sudore.
Era solo un sogno, l’ennesimo sogno che preannunciava la tragica fine di quella donna tra le mie braccia...
Sarei stato carnefice e salvatore e lei avrebbe dominato il mio inferno.
Era solo questione di tempo e gli eventi ci avrebbero travolto.
sarei stato capace di compiere quel destino e lei sarebbe sopravvissuta alla morte?
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Le parole di Nemo si erano insediate nella mia mente e vi avevano messo radici impedendomi di rimuovere il ricordo di quel dialogo assurdo.
Sentivo la sua voce calda e profonda scandire ogni singola affermazione ed ogni volta mi veniva la pelle d’oca.
Stavo iniziando a dubitare persino della veridicità del suo passato, o almeno quel poco che diceva di ricordava.
Potevo fidarmi di quell’uomo?
Scossi la testa e feci un respiro profondo per oppormi a quel vortice di pensieri; fu in quel momento che sentì un rumore provenire dall’ingresso del mio appartamento.
<< Nemo! >> esclamai sorpresa quando me lo trovai in casa << Non ti voglio qui. Vattene e lascia le chiavi sul tavolino>>
Una strana inquietudine stava smuovendo le mie membra infiammando una lotta tra il desiderio di respingere quella presenza oscura e l’attrazione che nutrivo per essa. Vinse un primordiale senso di conservazione e mi allontanai da lui.
<< Elize >> il suono del mio nome pronunciato da quell’uomo diventò aguzzo ed echeggiò in quella stanza.
Mi arrestai ed inspirai lentamente per soffocare l’ira che stava detonando in me.
<< Nemo lasciami in pace, mi fai paura! >> dissi a denti stretti mentre mi posizionai davanti a lui per sfidare quei suoi occhi gelidi che mi guardavano imperterriti.
<< Per quello che ti ho detto? Elize ti ho solo raccontato la verità. Devi credermi! >> senza mai distogliere il suo sguardo dal mio.
<< La verità? Ma di cosa stai parlando Nemo? Adesso basta! Non voglio più essere la tua analista…Non ti voglio più nella mia vita… Smettila con questo stupido gioco, è durato fin troppo! >>
<< Nessun gioco, nessuna menzogna. Sono settimane che sei protagonista dei miei incubi. Credi che per me sia facile? Credi che sia divertente vederti morire notte dopo notte? Elize devi credermi! >>
Stavo tremando.
Come pretendeva che credessi a quelle parole?
Parlava di sogni eppure continuava ad insistere che quella mia onirica fine era certa.
Strinsi i pugni fino a far penetrare le unghie nella carne; sentì la paura mischiarsi al sangue che mi ribolliva nelle vene.
<< Adesso voglio che esci da quella porta e mi lasci in pace per sempre! >> poi feci un profondo respiro e gli urlai ancora contro << Vai via altrimenti chiamo la polizia! >> per poi chiudere gli occhi sperando che tutto sparisse.
Quando spalancai gli occhi Nemo era ancora davanti a me.
<< Elize non capisci che non dipende da me? >> mi tuonò contro << E’ il tuo destino, esattamente come è stato il mio. Non puoi farci nulla, è la nostra natura. Come fai a non capirlo? >> e ad ogni parola accorciava sempre di più la distanza tra di noi.
L’azzurro dei suoi occhi di ghiaccio fece spazio a lingue di fuoco che li incendiarono regalandogli un aspetto disumano e mefistofelico.
Il mio respiro diventò sempre più corto sotto le scosse di terrore che violentavano le mie carni.
Fu il rincorrersi di attimi: il mio scatto per afferrare il telefono e chiamare la polizia; le forti braccia di Nemo intorno al mio corpo per impedirmi di cedere a quella rabbia; il mio dimenarmi per fuggirgli e poi, quando finalmente libera, la rovinosa caduta sul tavolino di cristallo.
Sentì il fragore di quella sottile superfice di vetro andare in mille pezzi, e con essa anch’io.
Sentì il vetro attraversarmi.
Sentì l’odore della paura riempirmi i polmoni mentre, immobile su quel mare di cristalli, compresi cosa mi stava accadendo: la mia vita stava fluendo via dal mio corpo.
Sentì Nemo implorare il mio nome più volte mentre mi teneva stretta a lui cercando di tamponare quel taglio mortale.
La sua voce si fece sempre più lontana e tutto diventò sempre più sfocato e scuro.
I suoi occhi bruciavano di terrore mentre mi ripeteva che sarebbe andato tutto bene; gli credetti e la paura sparì.
Nemo fu l’ultima cosa che vidi.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Drammatico / Vai alla pagina dell'autore: ikuccia