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Autore: Cinzia N Spurce    14/12/2016    4 recensioni
[Raccolta per la Challenge "Christmas Game - Puzzle Time" | Sterek]
1. You are my family: Senti? Il mio cuore non mente.
2. Everithing for Santa Claus: «Dimmi che non mi stai proponendo dei giochi erotici a tema Babbo Natale che punisce l’Elfo aiutante…»
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Note: Dunque, partendo dal presupposto che so di avere fin troppa roba all'attivo su questo fandom, ma ho trovato la challenge e  non ho saputo fermarmi.
★Iniziativa: Questa storia partecipa al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!
★Numero Parole: 600.
★Prompt/Traccia:
13. “Il Natale è una festa da passare con la famiglia!” “… sei tu la mia famiglia”



You are my family


Derek non se l’aspettava, proprio non ci aveva pensato al fatto che qualcuno potesse presentarsi alla sua porta la mattina di Natale. Era rimasto inebetito, con le labbra leggermente socchiuse e gli occhi sgranati.
A guardarlo, con cipiglio sarcastico e ghigno compiaciuto, c’era Stiles. Era appoggiato scompostamente alla parete di fronte, aveva lo sguardo determinato e odorava di consapevolezza. Era affannato a causa della corsa che probabilmente aveva fatto per arrivare fin lì.
Perché non aveva usato la Jeep?

Derek si era scostato per farlo entrare nel loft e in quel preciso istante lo sentì avvolto dall’odore fresco e frizzantino della felicità.
«Che ci fai qui?» gli domandò chiarendosi di poco la voce.
«Ti ho portato la colazione, non è ovvio?» rispose Stiles, porgendogli il caffè che aveva comprato per lui. «Amaro, come preferisci tu. Ma, siccome è Natale e siamo tutti più buoni, ho deciso di rovinarmi e di portarti anche un assortimento di pasticcini alla crema, Sourwolf» terminò addentandone uno e aspettando qualcosa di vagamente simile a un grazie come risposta.
Derek inarcò le sopracciglia afferrando il caffè come se fosse avvelenato.
«Sì, okay… e perché l’hai fatto?»
Stiles roteò gli occhi sospirando appena, domandandosi se e quando quel ragazzo fosse diventato così stupido.
Gli si avvicinò, prese il caffè che Derek teneva tra le mani e lo poggiò sul basso tavolinetto tra il divano e la televisione, poi lo baciò afferrandogli la nuca e carezzandogli una guancia.
Fondamentalmente, Stiles, era un infido bastardo; lo baciò in maniera un po’ sporca, Derek poteva ancora sentire il sapore dolce della crema sulla lingua di Stiles.
Quando si staccò, Stiles si leccò le labbra e Derek ebbe un fremito a quel gesto.
«Non so come funziona dalle tue parti emozionalmente costipate, Derek» mormorò Stiles con voce roca, «ma da me si usa dare il Buon Natale a chi si conosce.»
Derek lo sentì perdere un battito, probabilmente perché loro non erano semplici conoscenti.
Avevano iniziato ad andare a letto insieme quasi per caso e poi erano rimasti insieme perché uno aveva trovato nell’altro un motivo per perdonare a se stesso gli errori commessi in passato. Solo che di tanto in tanto Derek si rintanava nella propria costipazione sentimentale, relegandosi al loft come se quello fosse l’unico posto in cui aveva il diritto di stare.
«Buon Natale, Sourwolf» gli sussurrò Stiles appoggiando la fronte su quella di Derek, «mangia qualcosa e poi va’ a vestirti, per favore.»
«Il Natale è una festa da passare in famiglia» gli rispose Derek sussurrando. Nei suoi occhi, Stiles, poteva scorgere un’insicurezza che non avrebbe dovuto appartenere a un’Alpha.
«Sei tu la mia famiglia» gli sussurrò guardandolo meglio negli occhi e afferrando una sua mano per sistemarla a palmo aperto sul petto, in prossimità del cuore.
“Senti? Il mio cuore non mente,”
voleva dirgli.
«Ti prego,» mormorò con gli occhi lievemente lucidi «vieni con me.»
Derek lo guardò di rimando e sentì chiaramente il battito del cuore di Stiles che gli rivelava che era sincero.
Gli rispose accarezzandogli le labbra con le proprie, poi annuì in silenzio.
«Der?» lo chiamò Stiles mentre si stava cambiando, Derek rispose mormorando qualcosa di incomprensibile.
«Possiamo andare con la Camaro?» gli domandò.
Derek aggrottò le sopracciglia tornando in salotto. «A proposito, dov’è la Jeep?»
«Stamattina ha dato problemi…  i soliti» rispose grattandosi la nuca. «Sono venuto a piedi…»
Derek sentì una piccola morsa al petto, era lì per lui e non gli importava di essersi avventurato per le strade con tre gradi e senza automobile.
Si abbassò a baciarlo ed era un bacio che sapeva di “Grazie” e “Ti amo”.

   
 
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