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Autore: Sarah M Gloomy    14/12/2016    0 recensioni
Terzo libro della serie The Exorcist. Amabel e gli altri esorcisti hanno appena esorcizzato uno spirito di ottavo livello e, ancora spossati, sono costretti a confrontarsi con una persona che ha avuto un ruolo fondamentale nel loro passato. Johannes, o una persona che gli somiglia molto, si trova davanti a loro e sembra intenzionato a ripristinare il vecchio Ordine. Altro sta succedendo e Bel non sa a chi chiedere aiuto, perché oltre a salvare gli spiriti, la città e le persone che ama, deve salvare anche se stessa da un passato che tenta di ucciderla.
Genere: Commedia, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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         Ho appoggiato la testa al finestrino e mi sono addormentata. Ho paura di sognare perché, anche se i segni fisici che porto sembrano sopportabili, i miei incubi mi stanno uccidendo. Non posso fuggire, quindi mi trovo impreparata. Voglio combattere e non posso.
Il rombare dell’auto concilia il sonno. Sono consapevole di essere a metà strada tra il sogno e la veglia. Sono in un sogno e, al tempo stesso, sento la mano di Chase cercare la mia.
Sto piangendo. Sono seduta davanti a quella che doveva essere la tomba di mamma e piango. Piango perché la peste si è portata via il corpo e non posso seppellirlo. È stata gettata in una fossa comune, lontano dal villaggio. Mi hanno detto che bruceranno il corpo per cacciare la malattia. Un’ombra è vicina a me, non vista, non sentita. Mi vorrebbe rassicurare ma in verità ne ho paura. Mi fa pensare che io non sono come tutti gli altri, perché sono la sola a vederla. La fisso con la coda dell’occhio, e tutto quello che vedo sono dei dentini che guizzano dal nero fumo.
Mi obbligano a tornare a casa. Quale casa, scusa? Hanno bruciato anche quella perché c’erano due appestati. Gli amici dei miei ci hanno adottate, ma sento che ci guardano con sospetto. Io e Malachite potremmo essere infette. Tutto sommato, mia sorella si è adattata bene. Lei sta bene ovunque, finché non la conoscono meglio. Hanno detto che una volpe si deve essere introdotta nel villaggio, perché uccide le galline. Sì, una volpe con due mani e due gambe, e che parla con voce umana. E che mi somiglia pure.
Ho parlato dei miei sospetti con la signora, lei mi ha rassicurato che si prenderà cura di noi. Ha lo stesso sorriso di mamma. Mi manca. Voglio la mia mamma e il mio papà, non quelle persone che sono un po’ vere e un po’ altro.
   «Ragazzina.»
Giro la testa, per vedere un giovane ragazzo a cavallo. Dietro di lui, ancora sul sentiero, un uomo dall’aspetto austero. Ha un qualcosa di conosciuto, ma la mia mente non vuole aggrapparsi a quel ricordo. Alzo lo sguardo dalla fossa vuota. È un bel ragazzo, dai tratti marcati. Ricordo poco del suo aspetto, come se fosse stato troppo luminoso per poterlo fissare. Scende dal cavallo con grazia, nonostante fosse stato troppo grande per lui. È più alto di me, ma non deve essere tanto più vecchio. Sta fissando alle mie spalle, dove quella nube nera continua a proteggermi. Mi sta bisbigliando che va bene. Il mio piccolo e fumoso Lie vuole rassicurarmi.
   «Voi state bene?» È la prima persona che me lo chiede, da quando è successo.
Fisso la nube e, forse per la prima volta, non ne ho paura. I dentini in realtà sono il suo modo di sorridermi. La sua presenza, in realtà, mi fa sentire un po’ meno sola a questo mondo. «In verità non lo so.»
Mi sta fissando come nessuno aveva mai fatto. Non come una bambina che ha perso i genitori e che si ritrova a gestire una sorella gemella strana. Mi guarda come se fossi una sua pari e, lo vedo, fissa Lie. «Sono un esorcista. Vedo gli spiriti.»
A conti fatti, senza preavviso, non so perché non scappai. La sua sicurezza? Il suo aspetto? La sua voce rassicurante? O solo perché vedeva qualcosa che il resto del mondo non conosceva? Continuo a guardarlo, come se mi avesse detto un qualcosa di normale. Mi ritrovo ad annuire. «Anch’io.»
Ho visto mamma fissare il suo corpo cadavere e dirmi cosa fare. Dirmi che dovevo andare al villaggio e dire che era morta, andare dagli amici dei miei e chiedergli di prendersi cura di noi. Sono stati loro a chiedermi di essere seppelliti come cristiani, e non come animali appestati. Non sono riuscita a farlo. Nelle tombe sono seppellite bare vuote. Il ragazzo continua. «Ho esorcizzato i vostri genitori. Significa che il loro spirito, adesso, riposa in pace.»
   «La ringrazio.»
Allunga una mano, un invito a prenderla. «Volete venire con me?»
Fisso la nube, il mio piccolo Lie che striscia e mi invita ad andare. “Vai. Qui non hai più nulla. Vai.”
Una sorella che non mi vuole, una famiglia che non mi appartiene, un villaggio che mi ricorda la mia impotenza.
Gli prendo la mano, lui mi fa salire a cavallo. È la prima volta, perché la mia famiglia era così povera che non poteva neppure averne uno. Il vecchio mulo era stato abbattuto quando ero troppo piccola per poterci giocare. E, in ogni modo, papà me lo avrebbe impedito.
Il ragazzo sale alle mie spalle, prendendo le redini. A un suo gesto, il cavallo gira il muso, incamminandosi verso l’uomo austero che ci attende. «Come vi chiamate?»
   «Io sono Dalila.»
   «Titus.»
Stringo la mano e apro gli occhi. Siamo quasi arrivati a casa di Eliza. Vedo il volto di Julia sepolto dalle mani, mani che non riescono a nascondere le lacrime. Ho visto morire troppe persone che avrei potuto salvare. Mary è una di quelle. La famiglia a cui avevo lasciato Malachite … anche loro potevano essere salvati. E alcune di queste vite non ho neppure provato a proteggerli.
Chase ricambia la mia stretta, lo sguardo fisso nei fogli che gli ho portato. Warren parcheggia l’auto, anche se penso che più che parcheggiare l’abbandoni, visto che lascia le chiavi nel cruscotto. Chase recupera tutti i fogli, io il mio zaino e Julia quel poco di dignità che le rimane. Ha gli occhi rossi ma quando mi fissa si ostina ad essere forte. Dentro di me, non so neppure quanti frammenti si sono formati.
Ci sono tutti. E ci mettiamo poco a mettere al corrente dei nuovi sviluppi. L’unica menzogna che mi è stata concessa, e nessuno mi ha ripreso, è il fatto che la lapide trovata è stata quella di Damide. Si è dato per scontato che fosse un dato certo che le tombe fossero di tutti noi. Io e Chase ne siano convinti.
Eliza si regge la testa con le mani, come se i pensieri le pesassero troppo. «Ci sono troppi segreti. Troppi segreti.»
Non so a cosa si riferisce. Se alle mie menzogne, a quelle che Johannes ha sempre detto o a qualcos’altro.
   «Fuori i segreti.» Replica Robert, con più determinazione di quanto mi sarei aspettata. Sembra convinto che la verità possa salvarci. Forse può solo renderci più uniti. Forse. Ora non sono più certa di nulla. «Volete il mio? Avevo l’intenzione di abbandonare l’Ordine.»
Philippe corruccia la fronte. «Volevi abbandonare la tua famiglia?»
   «Ovviamente, ragazzi, vi voglio bene. Nel passato, però, era troppo complicato. Combattevamo sempre, dovevamo esorcizzare chiunque. Poi Titus si … beh, rimase ferito facendo un esorcismo e io … io non mi sentivo più all’altezza. Voi eravate a chilometri da me, mentre io facevo già fatica a seguire le vostre ombre. Volevo lavorare dall’interno. Mi sarebbe piaciuto prendere i voti e mettere la Falce in un cassetto. Nei momenti di difficoltà vi avrei aiutato, ma non volevo più essere un esorcista. Non più.»
Julia è rannicchiata a terra, gli occhi fissi sul cemento. Di tutti, lei è quella più provata. Sospira. «Volevo ritrovare mia figlia. Dire a Damide di venire con me e di creare una famiglia. Lo volevo veramente. Ero stanca di combattere. La mia rabbia era sempre al limite, i fantasmi continuavano a farsi avanti, noi eravamo sempre più deboli. Ogni volta che andavamo in un qualche villaggio, le famiglie sembravano essere felici. Potevano morire di stenti, avere i crampi dalla fame, ma erano insieme. Io avevo chiesto alla mia migliore amica di abbandonare mia figlia, l’avevo costretta a non dire a Damide che era padre. Ero stanca di tutto quanto.»
Jamar si avvicina, con un sospiro. Le passa un braccio sulle spalle, avvicinandola a lui. Alza lo sguardo. Nessuna ironia, nessun gioco. Solo rassegnazione. «Anche Eliza voleva abbandonare l’Ordine.»
La ragazza sbuffa. «Per un motivo meno nobile. Avevo scoperto che Johannes mi usava. Ero stanca solo di essere la sua prostituta d’elite. Non c’è nobiltà. Ero solo arrabbiata. E mi sarei portata Warren con me. L’avevamo deciso. Dovevamo solo dirvelo.»
Philippe si mordicchia un labbro, distogliendo lo sguardo da noi. «C’era una donna che amavo. Non chiedete altro.»
Chase mi guarda. Cosa prova? Risentimento? Pena? Socchiudo gli occhi. «Anche io e Chase avevamo deciso di lasciare l’Ordine, quando sarebbe venuto il nostro momento.»
Degli otto esorcisti primigeni, alla fine, Johannes non si sarebbe trovato più nessuno. Così, di punto in bianco, avrebbe perso tutto il suo potere. L’Ordine aveva i giorni contati. È questo il vero segreto che si cela dietro la nostra morte? O riguarda qualcosa di più assurdo, come la ricerca dell’immortalità?
Sto fissando il marciapiede oltre la finestra, pensando a tutto quello che era successo. Il sole sta tramontando, come ha sempre fatto e sempre farà. Riesco a vederlo in modo diverso. Nella sua monotonia, lui ha la certezza di un futuro. Noi, all’opposto, no. Tutto quello che abbiamo fatto ci ha portato solo alla conclusione che non siamo destinati al domani. Io e Julia abbiamo lasciato che Mary morisse. Prima di lei ho abbandonato Carlos. Vorrei dire che lui avrebbe distrutto la sua famiglia per morire, ma non ne ho più la certezza. Gli esseri umani hanno una forza incredibile. Noi umani, dopo tutto quello che abbiamo passato, continuiamo a sperare in un futuro. Credo che io e Chase, un giorno, staremo insieme. Credo che Julia e Jamar passeranno questo momento. Se Robert lo vorrà ancora, continuerà la sua strada. Tutti noi abbiamo un futuro.
Il raggio di sole colpisce il marciapiede e i miei occhi sono costretti a seguire quella strada rossastra. La strada del domani.
La strada del futuro.
La strada del tradimento.
 


FINE DEL TERZO LIBRO
   
 
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