Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi
Ricorda la storia  |       
Autore: Sarah M Gloomy    14/12/2016    0 recensioni
Quarto libro della serie The Exorcist.
Due dei mandanti delle loro morti passati sono stati scoperti. Non sanno di chi fidarsi, né se le loro intuizioni sono vere. Nel tentativo di mantenersi in vita alla ricerca di un modo per salvarsi, gli esorcisti sono costretti a fare l’impensabile e Amabel dovrà fare una scelta che andrà contro sia alla sua natura di esorcista sia a quella di mortale.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
1
 
 
 
       Il preside sta parlando. Da che mi ricordo, è la prima volta che l’intero istituto lo ascolta in rispettoso silenzio. Ci sta dicendo frasi precostruite, con voce monotona. La vita è effimera, noi siamo giovani e dovremmo vivere. Perché tutti hanno così paura di dire la verità? È ingiusto. Mary è morta. Punto. Niente vita debole, cuori infranti o che altro. Lo stiamo provando a nostre spese.
Mi sento attrice di una luce riflessa. Nonostante sono in un angolo, sento gli occhi dei miei compagni. Ho sempre creduto di essere nel gruppetto di amiche meno appariscenti, eppure sento il mio nome, vicino a quello della “ragazza morta”. Mary. Lei si chiama Mary. Vorrei picchiare la ragazza che bisbiglia alla sua vicina, tanto per farle capire che la sento benissimo, ma attirerei ancora di più gli sguardi. Invidio Julia, che ha deciso di stare a casa. Scelta più adatta della mia, in ogni modo.
Qualcuno mi sfiora la spalla, entrando nel mio cono d’ombra. Non parla, ma ovviamente Chase si preoccupa della mia salute mentale. Da un messaggio di Julia in mattinata, in cui appunto mi diceva che non veniva a scuola, lei e Chase si erano parlati per tutta la sera precedente. Sì, sono un po’ gelosa. A me non aveva neppure mandato un messaggio.
Ammetto che, in ogni modo, non sarei stata molto di compagnia. Ho passato, almeno credo, tutte le fasi del lutto: ho negato che Mary fosse morta, per quanto già il fatto di averla esorcizzata ha un po’ complicato la questione; poi sono passata alla rabbia, non del tutto esaurita perché sembrerebbe che la mia sorellina del passato abbia premuto il grilletto sulla mia migliore amica; poi ho fatto un patto, del tipo che se me ne fossi andata, tutto quanto sarebbe tornato alla normalità. Sì, non ero nel pieno delle mie facoltà mentali e ora, a mente leggermente più lucida, mi rendo conto che forse non ho neppure superato la fase della negazione. Poi ho continuato la mia escalation con pianti incontrollabili, appianati solo verso mattina in cui ho metabolizzato che Mary è morta.
No. Porcamerda, sono ancora nella fase della negazione barra rabbia. Barra molta rabbia.
Guardo di sottecchi Chase. Disinvolto sta fissando il preside, con la chewing gum in bocca, le mani infilate in tasca. Ha delle leggere occhiaie. Per forza, se sta al telefono con Julia. Sbuffo. «Sto bene.»
Annuisce, continuando a guardare il preside. Tuttavia, si avvicina un po’ di più alla mia spalla, così sento tutto il braccio informicolato da quel contatto piacevole. Abbasso lo sguardo. Il bisbiglio si fa più forte e un docente di un’altra sezione intima al silenzio. «Dovresti andare da Jamar.»
   «Ha bruciato
Dannazione. Sono l’unica scema che ha un buon motivo per rimanere a casa e invece viene a scuola. Devo farmi più furba. Mi accontento di meno idiota e basta.
   «Ne vuoi parlare?»
Scuoto la testa. Interessante. Dall’alto sembra che una scarpa sia più piccola dell’altra. «Nessun problema.»
Il tempo di dirlo e altre parole mi escono dalla bocca, in un bisbiglio incontrollabile. «L’ho uccisa io. Come ho fatto con voi. Cerco sempre di difendere Malachite, ma se nel passato mi fossi comportata con un po’ più di fegato, Malachite non sarebbe vissuta. Non si sarebbe reincarnata e Mary adesso sarebbe al mio fianco a ridere perché il preside ha quella dannata cravatta.»
Lei lo avrebbe trovato divertente. Ora, vedere quel trifoglio alla base mi mette solo nostalgia. Chase mi passa un braccio sulle spalle, attirandomi a sé in un goffo abbraccio. Appoggio la testa al suo petto. «L’ho uccisa io.»
   «No.» Le sue labbra mi sfiorano la testa. Vorrei credergli, ma in cuor mio so che mente. Lui ne è convinto, lo so. Chase non mente. Ma la mia natura è più subdola e, per quanto un controsenso, ho la tendenza a comprendere la realtà meglio degli altri. Io so qual è la verità. Avrei potuto lasciare che giustiziassero Malachite seicento anni fa, quando i nostri genitori morirono di peste. Prima di lasciare il villaggio per unirmi all’Ordine degli Esorcisti avrei potuto ucciderla con le mie stesse mani. Avrei potuto farlo in uno dei miei viaggi verso casa. Ho sempre avuto l’occasione di ucciderla. Forse la vedevo troppo come sorella per non rendermi conto che era marcia fino al midollo. Pure quando ha assassinato ho negato la verità ai miei occhi.
   «Tutto questo non avrà fine, Chase.» Continuo imperterrita, con un bisbiglio sempre più flebile. Non so neppure cosa sta dicendo il preside, se non che è falso, come il dolore di chi è lì e si chiede ancora il nome della “ragazza morta”, come quelli che sono più concentrati sul fatto che Chase mi stia abbracciando piuttosto di comprendere che una sedicenne è stata freddata solo il giorno prima. «Non avrà mai fine. Uccideranno tutti quelli a cui noi vogliamo bene, solo per vederci fare una qualche mossa. E se anche non lo facessero, rimarrebbero a guardarci morire. Gli basta solo aspettare. Non ci sarà mai una vera fine, per noi. Non voglio altre morti sulla coscienza.»
La sua mano indugia sulla schiena. «Non fare in modo che ti distruggano.»
   «L’hanno già fatto. L’hanno fatto quando vi hanno ucciso. Lo stanno facendo ora, uccidendovi come nel passato. Uccidendo un’innocente.»
   «Romperemo il circolo. Nessuno morirà ancora.»
È un’amara consolazione. Mary è morta. Papà non si sa se si risveglia o che altro. Edward è troppo piccolo e ingenuo per capire che il mondo è pericoloso. Tutta la mia famiglia, a mente lucida, mi sembra estremamente fragile. Davvero, come consolazione è disgustosa.
Il preside ha finito il discorso. Chi conosceva Mary incrocia le braccia al petto, gli altri si dilungano in un applauso di commiato. Che cosa mi avrebbe detto, lei? Mi avrebbe sorriso, avrebbe arricciato il naso e come se niente fosse mi avrebbe bisbigliato all’orecchio «Guarda il lato positivo. Niente interrogazione di diritto».
Abbozzo un sorriso, immergendomi nel petto di Chase. Mi stringe a lui e le lacrime iniziano a scendere. Non so neppure in che fase del lutto sono. Forse Wikipedia mi ha fregato e in realtà le fasi sono un pasticcio. Ogni volta che mi sembra di piantare la bandierina su una tappa, ecco che mi ritrovo al punto di partenza.
Rimanere tra le sue braccia, protetta dal mondo esterno, è estremamente confortante. Il mondo può essere cattivo, ma se posso trovare felicità anche in un momento semplice come quello forse vale la pena viverlo. Vale la pena viverlo per lei.
   «Andiamo via. Niente scuola.»
   «Ho segnato la mia presenza.»
Lo sento bisbigliare tra i miei capelli. «Vieni via con me.»
Non si può dire che ha insistito tanto. È palese che ho bruciato scuola perché la prima ora c’ero, la seconda sono scomparsa. Ho mandato un messaggio a mamma, il più sincero del mio repertorio. Forse anche preoccupante, visto che consisteva in un “Non riesco a stare a scuola. Sono in giro”.
Mi abbandono sulla panchina del parco, lo zaino gettato a terra, gli occhi fissi al cielo. È stato lì che, dopo seicento anni, ci siamo riuniti nuovamente come esorcisti. Da quando abbiamo fronteggiato la Città degli Spiriti mi sembra che, come lo ha definito Julia, tutto sia diventato un puttanaio. Quanto è vero.
Chase ha passato un braccio sulla mia spalla, in un gesto confortante. «Forse non sono la persona con cui vorresti stare.»
In realtà, di tutte le persone che conosco non mi viene in mente nessun altro con cui passare una deprimente mattinata. Mi vibra il cellulare e abbasso lo sguardo per leggere il messaggio di mamma. Alzo un sopracciglio. Mi dice che capisce la situazione e di non cacciarmi nei guai. In quell’ultima frase capisco che sospetta che io non sono sola. Ma come le ho già detto, Chase è molto all’antica. Potrei correre nuda davanti a lui e il massimo che otterrei è una vestaglia con cui coprirmi. Infilo il cellulare in tasca.
   «Io voglio che tu sia qui con me.»
   «E non apprezzeresti di più la presenza di quel detective? Quello che ho trovato davanti a casa tua?»
Sbuffo. No, decisamente non voglio neppure sentir parlare di Ridley. «Non lo vedo più. Ha tentato di baciarmi.»
Chase abbozza un sorriso, mentre io lo guardo scandalizzata. Non l’ho dimenticata, perché nel sorriso di Chase vedo un’altra ragazza più maliziosa che chiede delucidazioni in merito. «Non sto scherzando. Ha veramente tentato di baciarmi!»
   «Non ne dubito. È solo bello vederti così ingenuamente sorpresa.»
Sbuffo, arricciando il naso. «Se ti può consolare, ho interrotto ogni rapporto con lui. Quasi. Sai …»
   «Gli hai salvato la vita, lo so. È un rapporto difficile da spezzare.»
   «Quindi è questo che siamo? Un rapporto che è difficile da spezzare?» Chase ha smesso di sorridere, fissandomi con quegli occhi verde penetranti. Davvero, deve avere una scorta di sguardi tenebrosi da mettere in mostra alla prima occasione buona. Tipo quando parlo e dico qualcosa di sconveniente. Sospira. «Non siamo questo, Bel. Non siamo un rapporto difficile da spezzare.»
   «Portandomi via dal villaggio, di fatto, mi hai salvato la vita. Stavo impazzendo nel vedere gli spiriti e nel non fare nulla. Mi sarei consumata piano.»
Emette un altro sospiro, ma ora sorride mentre mi guarda. «Non l’ho fatto per salvarti la vita. Saresti sopravvissuta lo stesso. La piccola bugiarda avrebbe trovato un modo per fuggire da lì e, prima o poi, ci avresti trovato con le tue sole forze. Su una cosa sono sempre stato certo: tu. Ti ho scelto per essere la mia sostituta, Bel, perché mi fido di te. Anche quando tutti i miei sensi mi dicevano che ci avevi tradito, io mi fidavo di te. Non siamo legati da un rapporto difficile da spezzare, perché io ti ho salvato la vita. Avremmo lo stesso rapporto anche se ci fossimo incontrati in altre circostanze. Anche prima di ricordare esattamente chi ero, ti guardavo. Ti cercavo. Siamo legati, è vero, ma non per obbligo. Se rido di te, non è perché trovo la cosa buffa. Rido perché non sei consapevole di quello che fai alle persone intorno a te. Tu, Julia e Eliza siete le donne più forti e affascinanti che io abbia mai incontrato, da seicento anni a ora. Solo tu non te ne rendi conto. Mi prendi in giro per il mio fan club, ma perché credi che tutti i ragazzi di calcio vogliono fare gli allenamenti insieme a quelli di atletica? Riflettici, Bel: a scuola tutti ti conoscono, anche se non ti sei mai presentata loro. Non mettere mai in dubbio quello che sei.»
   «E non devo neppure mettere in dubbio quello che siamo noi? Qualunque cosa siamo?»
   «Ovviamente. E sulla questione del cosa siamo, te l’ho detto. Quando tutto questo sarà finito, manterremo la nostra promessa. Ce ne andremo, troveremo … beh, non più un villaggio ma una città dove vivere. Io e te. Io uomo e tu donna. Senza esorcismi, senza rituali, senza l’Ordine. Solo noi due.»
Mi scosto un ciuffo dagli occhi, portandomelo dietro l’orecchio. È una dichiarazione? Sembra tanto di sì, ma con Chase è tutto un continuo barcollare. Vedrò solo con il passare del tempo, e lo posso fare solo vivendo. Mary mi punzecchierebbe la spalla, dicendomi “che aspetti?” e questo mi fa sorridere. Guardo Chase, sollevando un sopracciglio. «Beh, per iniziare potresti esaudire un mio desiderio. Non ti preoccupare, è qualcosa che puoi permetterti.»
L’espressione di Chase è tra il divertito e il preoccupato. Mi alzo in piedi, prendendo lo zaino. «All’ultimo appuntamento sei stato abbastanza stronzo, se non ricordo male. Mi devi ancora una cioccolata calda.»
Lui si alza con uno sbuffo. «Davvero? Abbastanza stronzo? Grazie per il complimento.»
Mi incammino, e la sua mano si congiunge alla mia.
Insieme fino alla fine, mi sembra. Per oggi, può bastare quella certezza.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale > Fantasmi / Vai alla pagina dell'autore: Sarah M Gloomy