Storie originali > Commedia
Segui la storia  |       
Autore: Hivy    14/12/2016    0 recensioni
Era stata Cassidy a farci fare successo. Per la verità l'unica ad avere fatto effettivamente successo era stata Cassidy, noi altri, finimmo per essere semplicemente la "sua band".
Non voglio essere crudele con Cassy, lei è stata l'unica tra di noi ad accorgersi delle opportunità e a coglierle. L'unica cosa di cui non aveva tenuto conto, come al solito, era quello che pensavamo noi.
***
Amicizia, bugie, tradimenti, amori, gelosie, invidie e musica. Una storia un po' Pulp dai risvolti inaspettatamente introspettivi.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
UNO

 
Ho conosciuto Katie a scuola, in prima liceo. Katie era l'unica ragazza, in tutta la classe, che mi avesse mai rivolto la parola. Diciamo pure che il mio aspetto fisico non particolarmente prestante e il viso slavato e le braccia sottili e magre come quelle di un bambino denutrito non hanno mai giocato a mio favore nella "corsa alla farfalla".

Katie ha iniziato a parlarmi verso la metà della seconda settimana di scuola, quando ho indossato la maglia autografata da Steven Taylor (regalo di mio padre, che all'epoca dei suoi anni d'oro era riuscito a strappargli un autografo dopo un concerto o roba simile). Io non ho mia amato alla follia gli Aereosmith né Steven Taylor, ma questo a mio padre non importava e mi aveva regalato comunque al maglia. Io dal canto mio me l'ero tenuta per il semplice fatto che ottenere un regalo da parte di mio padre era una vera impresa, un po' per le ristrettezze economiche, un po' perché mio padre era un tipo schietto e burbero, di quelli che non nascondono mai la disapprovazione e nemmeno il disprezzo. Così, com'era nel suo stile, non aveva mai nascosto il suo disappunto verso di me, la mia fisicità un po' decadente e i miei interessi -anche musicali- che lui aveva sempre definito "da frocio".

Ciò nonostante, mi regalò quella maglietta, forse cercando di portarmi dalla sua parte, almeno sul piano della musica, forse per qualche altra ragione che non ho mai scoperto.
In fin dei conti non potrebbe importarmi meno di questo adesso, ma all'epoca ringraziai silenziosamente mio padre per avermi dato quella maglia, soprattutto perché è stato grazie a lei che sono riuscito ad entrare a fare parte di una "compagnia", cosa del tutto inedita per me a quei tempi.

Quella mattina Katie si avvicinò a me con gli occhi fissi, e per un attimo temetti che mi volesse schiaffeggiare, forse per averla guardata un po troppo, visto che Katie è sempre stata una bella ragazza. Invece, inaspettatamente si è fermata di fronte a me, mi ha sorriso e mi ha detto: "Steven Taylor". Quel nome, quelle due parole messe insieme hanno dato inizio alla nostra amicizia.

Katie era più grande di me e di Cassidy, di un anno, perché in prima liceo era stata sospesa due volte: la prima per aver sputato una gomma da masticare nei capelli di una compagna che la stava insultando, con il risultato che la poverina si era dovuta rasare metà della testa. La seconda, per avere fumato uno spinello nei bagni delle ragazze facendo scattare l'allarme antincendio. Con queste premesse non poteva che essere rimandata, così l'anno successivo aveva ripetuto l'anno ed io ero capitato nella sua classe.

Katie era una ragazza solare, amichevole e faceva amicizia con tutti senza difficoltà, sin da subito mi aveva affascinato perché io, timido com'ero, guardavo le persone forti come lei da lontano, le sbirciavo, desiderando tanto di essere come loro. Avevo i buoni propositi di dire sempre quello che pensavo, ma alla fine, quando mi si presentava l'occasione buona, finiva che stavo zitto e lasciavo correre. Ho sempre odiato il mio aspetto, che mi ha sempre reso insicuro: piuttosto che rischiare ed essere deriso per qualcosa, preferivo passare la vita nell'oblio della solitudine, che -in quanto solitudine- mi sembrava confortevole e sicura, priva, insomma, di persone che potessero giudicare. Non un comportamento da perfetto "macho".

Katie mi ha fatto pin piano uscire dalla mia solitudine, e non parlo solo del fatto di farmi conoscere gente, amici di amici e cose così, ma mi ha anche dato gli stimoli giusti per fare emergere le mie vere passioni, che altrimenti sarebbero rimaste nascoste per sempre.
Nel giro di poco tempo scoprii che Katie era una cantante e che cantava in una band di altri tre componenti oltre a lei: Christian, il suo ragazzo batterista, Luke chitarrista e fratello di Christian e Joe il bassista, migliore amico di Luke.

Katie mi presentò a loro, e anche se non entrai subito a fare parte della band, -dato che suonavo la tromba e non si adattava molto al loro stile rock e metal- passai molto tempo in sala prove con loro, ridendo e scherzando, finendo persino per non fare i compiti di tanto in tanto, pur di passare la maggior parte del tempo con loro. Non ero un bravo studente, non capivo la metà delle cose che gli insegnati spiegavano, ma mi impegnavo, forse per inerzia, forse per passare l'anno senza complicazioni e senza dover subire la rabbia e il disprezzo di mio padre, forse perché prima di conoscere Katie e la band non avevo molto altro da fare al pomeriggio se non chiudermi in casa e studiare.

Io e Katie eravamo sempre più legati, scoprimmo di avere un'infinità di cose in comune, e alla fine lei arrivò a considerarmi il suo migliore amico. Anche io la pensavo così su di lei, e tutto procedette alla perfezione fino alla terza liceo.

Luke, che era più grande di noi di due anni, iniziò a lavorare nell'estate della nostra seconda liceo, e preso com'era, decise di abbandonare la band proprio quando stavano iniziando ad aprire gli orizzonti verso i locali rock e le serate non pagate in cui a rotazione tre o quattro band suonavano brani cover.
Fu così che anche Joe, che oltre all'amicizia secolare con Luke non aveva altri motivi per restare nella band, se ne andò per entrare a fare parte di un groppo che l'anno successivo ebbe successo; se il suonare una volta al mese in un locale in periferia può essere chiamato "successo".
Io e Katie, sicuramente credevamo che quello fosse il massimo del "successo", e anche Christian era piuttosto amareggiato dagli avvenimenti. Lo eravamo tutti. Poi arrivò Cassidy.

Non so come o quando, ma Cassidy e Katie un giorno iniziarono improvvisamente a starsi simpatiche e un giorno Cass disse qualcosa che convinse del tutto Katie che era una di noi. "Che pezzo di coglione!" ecco cosa disse. "Che pezzo di scemo, crede veramente di essere un musicista solo perché strimpella in un locale una volta al mese? La volete sapere una cosa? In un mese io mi procuro due ingaggi più del suo. Volete scommettere?".
Katie scommise, e Cassidy vinse. In un mese Cass cantò (all'epoca cantava da solista accompagnandosi con la chitarra, anche se componeva le sue canzoni al piano) in due locali e all'inizio del mese successivo uno dei due locali l'aveva richiamata per offrirle due serate, una delle quali pagata.
A quel punto Cass e Katie divennero migliori amiche per la vita.

Katie non lo fece solo per "interesse", non voglio che vi facciate un'dea sbagliata. All'inizio, quando Cassidy era apparsa nel nostro liceo, provenendo dalla città, ci era parsa come una snob. Si vestiva bene, era ossessionata da cose stupide come rimettere tutte le matite nell' astuccio con la punta rivolta verso sinistra, e altre stronzate del genere. Parlava con tono sicuro, che di tanto in tanto risultava antipatico e seccente. Non aveva paura di mettersi in mostra e soprattutto, era la migliore della classe. Non che né io né Katie ambissimo ad essere i migliori, ma ci infastidiva il fatto che Cassidy sfoggiasse la sua intelligenza così alla leggere, e poi eravamo certi che tutto quello che sapeva alla perfezione era solo una luminescenza degli studi passati, degli anni alla scuola di musica in centro città, che seppure "merdosi" come li aveva definiti lei, si potevano dire molto più impegnativi del liceo di periferia.

Architettura. Ecco cosa studiavamo. Cassy aveva deciso di smettere con la scuola di musica e lo aveva detto ai suoi genitori: “voglio sonare musica vera, non passare il resto della vita ad imitare alla perfezione Mozart! E’ morto cazzo!”. Ma i suoi non l'avevano presa sul serio e le avevano detto che doveva arrivare almeno fino alla fine del liceo. Qualsiasi liceo. Così l'avevano iscritta alla scuola di architettura più schifosa di tutto il paese, forse con l'idea di convincerla a tornare sui propri passi mostrandole la merda che c'era in periferia. Ma la verità era che a Cassidy la merda della periferia piaceva, e anzi, si sentiva più simile a noi che non alla gente di città che aveva frequentato sino a quel momento.

Cassidy, o per lo meno la sua famiglia, non erano ricchi, ma neppure poveri come noi che ci facevamo i tamburi con la carta pesta. Entrambi i genitori di Cassidy lavoravano duramente, solo che avevano stipendi che gli permettevano di avere un auto e soprattutto che gli davano la certezza di potersi prendere una settimana di ferie in estate per andare al mare o in montagna.
Cassidy non si sentiva diversa da noi per questo, e non lo faceva pesare, si accontentava di quello che aveva, non perché le andasse bene così, ma perché era più che convinta che molto presto avrebbe stravolto quella condizione.

Bastò poco per far scattare l'idea in Cassidy di creare una band noi quattro: lei, io, Katie e Christian. Ad essere sinceri Cassy l'aveva proposto non appena aveva saputo che tutti noi avevamo a che fare con la musica, ma noi avevamo liquidato la cosa con una risata. All'inizio non sapevamo cosa ne sarebbe venuto fuori, in più speravamo ancora che Christian convincesse Luke a tornare.

Christian era come un padre per noi. Lui e Katie stavano insieme già da due anni quando li avevo conosciuti per la prima volta, e sin da subito mi era parso che Christian fosse un ragazzo con la testa sulle spalle. "La sua testa non è incollata, ma saldata sopra le spalle" aveva detto una volta Cass, che di tanto in tanto finiva con lo scontrarsi con lui. Si sa che sognatori e realisti non possono andare d'amore e d'accordo su ogni cosa.
Se per noi l'idea di "successo" era campare lavorando e suonando in qualche locale come hobby, Cass aveva in testa un'idea un tantino diversa. Parlava di concerti, folle oceaniche, vita da miliardari su qualche isola tropicale e tour mondiali. I suoi occhi azzurri si infiammavano sempre quando iniziava a parlare dei suoi sogni di gloria, e anche quando questi sogni si sono realizzati, i suoi occhi non hanno mai smesso di accendersi per qualche altra idea folle e ancora più visionaria.

Iniziammo a suonare insieme dopo che avevamo -almeno noi tre: io, Katie e Christian- passato quasi tutto l'anno alla disperata ricerca di riportare Luke nel gruppo.
Katie era la prima voce, e la sua voce era veramente strepitosa. Christian suonava la batteria come sempre, io iniziai suonando la tromba, facendo da tecnico audio e facendo tutto quello che non potevano fare gli altri, visto che all'inizio avevo solo pochi pezzi da fare. Cass chiamò a suonare con noi un suo amico chitarrista della scuola di musica: un pazzo come lo era lei, Mikko. Aveva origini mezze finlandesi e mezze nigeriane, quindi era un ragazzo dal fascino un po' strano e androgino, fissato con il rock 'n roll anni '50 ed Elvis. Anche se io non lo seppi mai per certo (visto che certe cose Cassidy le raccontava solo a Katie), credo che tra Mikko e Cassidy in passato ci fosse stata un non so che tipo di storia sentimentale che ai tempi della terza liceo era sfociata poi in una storia di "sesso e basta" che portarono avanti per diversi anni a fasi alterne. Ciononostante, dopo il nostro "successo" Cassidy si interessò ad altro tipo di uomini, escludendo definitivamente Mikko dal suo cuore e dalle sue gambe, e chiudendo la porta in faccia ai miei sentimenti sempre taciuti. Nono gliene ho mai fatto una colpa. Come avrei potuto? Dopo tutto non ho mai fatto nulla per farglielo capire, ero troppo incerto, lei mi piaceva troppo e avevo troppa paura di non piacerle.
All'interno del gruppo Cassidy faceva da seconda voce e corista. Di tanto in tanto lei e Katie si davano il cambio sul palco cantando una canzone a testa o duettando, comunque per quando Cassidy fosse tecnicamente brava e precisa, la voce di Katie era molto superiore alla sua, e Cassy non ebbe mai problemi ad ammetterlo. Katie cantava di pancia, e nessuno avrebbe mai detto che dal suo corpicino minuto sarebbe potuta scaturire una voce tanto profonda e vibrate, una voce da Witney Houston bianca.

Oltre a cantare, Cassidy suonava il piano, e sopratutto, componeva e scriveva testi per noi. E' sempre stata l'unica in grado di farlo, anche dopo, quando venne la fama lei era l'unica in grado di riunire tutti i nostri stili, di scrivere le note e gli accordi giusti, di scrivere i testi con le parole giuste.
Ho sempre visto Cassidy come un Mozart moderno, e pendevo letteralmente dalle sue labbra, chiunque se ne sarebbe accorto, soprattutto Vincent.

La sala prove nel garage di Christian era diventata praticamente la nostra casa. Cassidy fumava una sigaretta prima di iniziare le prove e una dopo, non perché le piacesse fumare o ne sentisse il bisogno, semplicemente, le piaceva l'odore del tabacco e le piaceva l'idea di fumare.
"Metti che incontri un producer famoso. State parlando e lui ti dice: fumi? Tu dici di no e lui che ti voleva offrire una sigaretta esce a fumare da solo, sul terrazzo lo segue una cantante dilettane ma fumatrice che fa colpo su di lui per come aspira... Tu vieni scaricato e lei te la mette in culo. Io non ho intenzione di finire così" diceva sempre per giustificarsi, e la sua voce si inaspriva veramente quando pronunciava quelle parole, come se parlasse per esperienza, sebbene lo dicesse come se stesse scherzando.
Non seppi mai cos'era successo su una terrazza con un producer, e non seppi mai se quella storia fosse solo un'invenzione di Cassidy per farci smettere di parlare e di giudicarla mentre si fumana la sua sigaretta. Ma sono convinto che quel suo modo di fare da super star arrogante, anche se ancora una super star non lo era, ci ha giovato molto.

Il nostro stile era a metà tra il blues, lo swing e il rock. Avevamo abbandonato le iniziali sonorità metal per dedicarci a qualcosa di più "raffinato" come lo definiva Cassidy. Lei apprezzava tutta la musica, e con il violino e un distorsore elettrico sapeva remixar sinfonie di Mozart alla perfezione, unendo antico e moderno, tuttavia più di tutti Cass amava Sinatra.
"La sua voce... è un orgasmo per le orecchie" mi aveva detto una volta, quando avevo polemicamente tirato in ballo Sinatra. Sinatra era un discorso da non toccare mai. Sinatra era off limits. Cassidy amava alla follia quell'uomo, la sua musica, la sua voce, la sua vita. Credo che si rifacesse a lui in molto, soprattutto nel look. Cassidy non vestiva "alla moda". Se non era in tenuta casual (jeans e maglione), amava i tubini, di tutti colori e le forme, abbinati a qualche maglione a sciarpe colorate. Amava il rossetto rosso e la sobria eleganza alla Grace Kally.
Portava sempre il rossetto rosso, perché diceva che la faceva sembrare più matura, e perché era molto anni '40. Nel suo look, anche se non c'entrava nulla, doveva sempre esserci un tocco di rosso. Il rosso era un'altro discorso da non toccare mai. Sinatra e rosso erano solo suoi.
Così per Natale di quell’anno, Katie le regalò un bracciale rosso con l'incisione "come fly with me".

La loro amicizia di tanto in tanto mi faceva ingelosire. Non vedevo in Cassy una rivale, Katie non mi trascurava mai come suo "migliore amico", ma tra loro due, -forse per il fatto di essere dello stesso sesso- c'era qualcosa in più. Erano diventate come sorelle, anzi forse qualcosa in più.

Le prime serate per me furono uno shock. Ero sempre nervosissimo e il suono tremava molto, temevo di deludere la band e il pubblico. Temevo di sbagliare e soprattutto temevo il giudizio di tutti, sul mio modo di suonare, di muovermi, sul mio aspetto. Quando perdevo quel  poca di calma che avevo, Katie mi tranquillizzava, poi dava un bacio a Christian e tutti eravamo pronti a suonare di nuovo.
Era così tutte le sere, o almeno quasi tutti i venerdì sera. Ormai era diventata una bella routine quella di passare il venerdì sera a suonare, certe volte pagati, altre volte pagati in alcolici, ma a quei tempi anche l'open bar era una sorta di magnifico pagamento per noi.

Giravamo con il furgone di Mikko, altro motivo per cui Cassidy aveva deciso di ingaggiarlo. A fine serata Mikko ci scarrozzava tutti in sala prove, ripristinavamo la batteria di Christian tutti insieme, Cassidy fumava una sigaretta e si beveva l'ultima birra con noi, poi ci salutavamo. Christian e Katie tornavano a casa insieme mano nella mano, io li seguivo fino ad un certo punto, poi loro prendevano la loro strada per concludere la serata e io tornava a casa con le mani in tasca e l'alito che odorava di birra. All'inizio rimuginavo sulla serata, poi quando il rapporto tra Mikko e Cassidy iniziò ad insospettirmi rimuginavo sempre di più su di loro e sul loro tragitto insieme fino in centro. Poteva succedere di tutto tra di loro.

In fin dei conti sono sempre stati una bella coppia, l'ho sempre pensato. Cassidy aveva un bel fisico, abbastanza snello, ma pieno e con delle belle curve, i fianchi tondi e il seno minuto. Il viso candido e i lineamenti giovanili e spigliati, gli occhi grandi e azzurri. Mikko aveva la carnagione mulatta, a metà tra il bianco slavato della Finlandia e il nero scuro della Nigeria; i capelli neri e lisci, i lineamenti non erano quelli da nero, ma da finlandese, affilati e sottili; gli occhi falcati e dorati, e il fisico snello e atletico. Non esattamente un fisico da atleta, ma neppure il fisico da bambino affamato che avevo io.
Mikko e Cassidy si compensavano, o se non altro erano strani nella stessa misura.

Le cose con la band decollarono quando un locale ci chiese di cantare stabilmente due sabati al mese, solo noi. Insomma, due sabati sera al mese in cui avere il palco solo per noi, senza doverlo dividere con altre tre band, alternandoci i pezzi.
Le cover, che suonavamo per riscaldare il pubblico e dargli ciò che voleva, si alternavano ai nostri brani, dandoci lo spazio per cantare quattro e cinque brani inediti che di solito la platea ascoltava con interesse, e qualcuno, -qualche affezionato del posto- al secondo o terzo mese sapeva già a memoria.
"Sapete cosa significa!" aveva esordito allegramente Cassidy, con gli occhi che lampeggiavano per la felicità. Nessuno era riuscito a cogliere il lato commerciale nel fatto che qualche affezionato ubriacone della nostra bettola sapesse le nostre canzoni a memoria. Nessuno tranne Cass. "Significa che quell'ubriacone canticchierà la canzone in metropolitana, e a casa, e magari qualcuno gli chiedere che brano é, e tutti sapranno di noi!".
Certo, era una visione un po’ troppo ottimistica, ma la fantasia di Cass è sempre stata una benedizione, perché le permise di concepire l'idea di iniziare a cantare in piazza.

Andavamo ogni martedì mattina e ci trattenevamo fino a sera. C'era stato da convincere Christian a marinare la scuola ogni martedì, ma dopo un complesso giro di numeri e calcoli Cassidy era arrivata a convincerlo che saltando ogni martedì da lì alla fine dell'anno non avrebbe superato il monte ore massimo di assenze. E così, -e grazie all'intervento risolutivo di Katie in quel senso- abbiamo iniziato ad esibirci in piazza ogni martedì.

Cambiavamo piazza ogni due settimane, ma dopo un po' le avevamo girate tutte, così decidevamo a turno dove andare.
Molti dei passati -la maggior parte- non si fermavano neppure, gli altri si limitavano ad ascoltare senza lasciare qualche monetina, solo alcuni sganciavano qualche bronzino, ma a Cass non importava. Cassidy voleva attirare sguardi, e soprattutto orecchie. E così quand'era il suo turno di scegliere una piazza lei decideva sempre di andare sotto la sede della borsa, diceva che là ci stavano i pezzi grossi, chissà che un giorno un broker, o anche un discografico non fossero passati di lì e ci avessero notati? Frenetica com'era quella piazza non raccogliemmo mai più di pochi centesimi, ma il piano di Cass funzionò. In breve tempo le persone iniziarono ad avvicinarsi, i ristoratori o anche i broker ben vestiti: "siete bravini, se volete vi lascio il numero di un mio amico che ha un bar, chissà che non vi rimedi una seratina", diceva qualcuno e allungava a Katie un biglietto da visita o un bigliettino scritto a mano.

Chiamavamo sempre, o meglio, lo faceva Cassidy per tutti noi. All'inizio lo faceva Christian, ma lui si irritava quando gli dicevano che non ci avrebbero pagato, così riattaccava con rabbia. A differenza di Cassidy, che aveva un piano a lungo termine, noi vivevamo l'avventura della band "alla giornata", non pensavamo che quella sarebbe stata la nostra vita e la nostra unica fonte futura di reddito, mentre Cassidy non aveva dubbi su quello, saremmo diventati una grande band.
Così iniziò a telefonare lei nei locali, accettando anche serate a buon mercato, serate nelle quali Christian borbottava tutto il tempo. Serate che si concludevano con Katie che doveva "risolvere la situazione" calmando Christian alla sera.
All'epoca non lo sapevo ancora, ma ne valse la pena.

Ad un certo punto, un locale ci offrì serate fisse ogni sabato per tre mesi consecutivi. Cassidy era elettrizzata, noi un po' meno.
-“E' lontano?”- sbottò inferocita Cassidy quando Christian avanzò anche quella come buona ragione per non abbandonare il nostro primo ingaggio al locale di periferia. -Io ti porto alla soglia del Paradiso e tu dici che "è lontano"?-. Non avevo mai visto Cass così infuriata, tanto che scaraventò l'asta del suo microfono a terra e lanciò diversi spartiti in aria, urlando e sbraitando, seguita a raffica dalle urla di Christian, e da quelle di Katie che cercava di calmare entrambi. Mikko tratteneva Cassy, quando ci riusciva, e le dava man forte, io stavo zitto. Di tanto in tanto ero sul punto di esplodere e urlare che la dovevano smettere entrambi, che mi avevano stufato, ma alla fine -e come sempre- non dicevo mai nulla. Mi alzavo e come una furia uscivo dalla sala prove sbattendo la porta. Non andavo lontano, mi appostavo sul muretto lì accanto e aspettavo che la situazione si fosse un poco calmata, sbollendo la rabbia e la delusione per non essere riuscito a dire nulla. Alla fine rientravo e accettavo senza repliche ogni loro decisione.
Accettai di lasciare la vecchia strada sicura per quella nuova e insicura, anche se non ero d'accordo, poiché non essendo una persona decisa, odiavo lasciare il vecchio per il nuovo. Ma Cassy, Katie e Mikko non la pensavano così, e Christian, senza il mio aiuto, si ritrovava sempre ad essere solo contro tre.
Sinceramente non credevo che tutto questo, le scelte e le litigate, e il mio astenersi dallo scegliere, un giorno sarebbero tornati a perseguitarmi sino a questo punto.

Di quei tre mesi Cassidy fu estasiata. Ci pagavano bene e ci offrivano sempre da bere oltre l'orario di chiusura, poi avvenne la svolta. Anche se non era esattamente il tipo di svolta che avevamo sperato.

Quel locale il "Big fat Joe" non era altro che uno dei bar sparsi in giro per la città di proprietà di un certo Joe il Grasso, Joe Gallo. All'inizio nemmeno Cassidy lo sapeva, ma con Mikko lo scoprì molto prima di noi, e com'era ovvio non ce lo disse. Da una parte la sua stupida ossessione per Sinatra le impediva di essere ragionevole, visto che anche Sinatra era stato "scoperto" da un certo Joe Giancana, all'allora boss di Chicago, e Cassy non vedeva l'ora di ricalcare le orme del suo grande indolo, nel bene o nel male. D'altra parte, era più che certa che se "papà Christian" fosse venuto a sapere che il tizio per cui "lavorava" non era del tutto raccomandabile, avrebbe abbandonato l'ingaggio e la band, e Katie, che nonostante tutto lo amava alla follia, lo avrebbe seguito fino in capo al mondo.
Io non so cosa avrei fatto, e anche questo mi si ritorse contro più avanti, so solo che ad un certo punto ero stato talmente ammaliato da Cassy che dietro il locale, la musica, e dietro tutto quello che stavamo facendo riuscivo a vedere un barlume di speranza. Certo, non era la luce del sole che vedeva Cassidy, ma una piccola speranza di successo. Avevo sempre amato il jazz e suonare la trombe, e solo all'ora mi si propose la prospettiva di guadagnarmi da vivere suonando. Fino ad allora lo avevo sempre visto come un passatempo, un hobby modesto che ogni tanto mi faceva fare soldi, e che mi aveva procurato degli amici. Ora era l'alternativa alla vita che mi offriva mio padre: una vita fatta di lavoro nella sua falegnameria, sotto i suoi ordini, schiacciato dal suo disgusto per il resto della vita.
E' così che quando venne fuori l'argomento “Joe Gallo”, io non dissi nulla, ma tifavo silenziosamente per Cassy. Questa volta, tuttavia anche Katie si ostinò dalla parte di Christian e la cosa sembrò non andare in porto.

Non sono del tutto certo che Katie avesse realizzato che quello era il nostro trampolino di lancio. Lei amava Christian e lo aveva sempre visto come un suo "protettore", quasi come un padre, si fidava di lui e la loro coppia era molto stabile anche e soprattutto per la fiducia reciproca.
Cassidy s'infuriò, non riusciva a capire come noi non arrivassimo a comprendere che quella era la nostra grande, forse unica occasione. Si trattava di un ingaggio sicuro, due serate al mese pagate per un anno, e in più, cosa a cui Cassy teneva di più -come capii più avanti- l'ingresso in un "giro" forse non dei migliori, ma che aveva diversi contatti, alcuni anche molto buoni.

Fu allora che quello che Katie non ci aveva detto ci procurò un'opportunità imperdibile. Katie lo aveva detto solo a Cassy, ma Gallo (o chi per lui) l'aveva contattata e le aveva detto che la voleva, ma come solista, e di presentarsi ad un'audizione qualche mese dopo.
Ovvio che Katie non ci andò affezionata com'era a Christian. Ma Cassidy non era altrettanto affezionata a lui, ci andò.

Non so realmente cose fosse successo o che tipo di "provino" fosse quello, poiché certe cose Cassidy le raccontava solo a Katie, ma quello che Cassy ci raccontò mi bastò a convincermi che quella era la strada giusta, che quella era la mia nuova vita. Il musicista.

A quanto ne so (anche adesso) c'era stato veramente un provino, Cassy vi aveva preso parte a nome della band, non come solista, e aveva cantato al posto di Katie sostenendo che Katie fosse gravemente ammalata, tanto da non riuscire a cantare per via di una tonsillite. Non so come le avevano creduto e allora Cassy aveva suonato il piano e cantato due canzoni: una cover e un inedito.
La cover non poteva che essere "Something stupid" si Frank Sinatra, e l'inedito uno dei pezzi che aveva fatto più successo nei locali: "No more", un pezzo rock alla Elvis con parecchi arpeggi che Mikko eseguiva alla perfezione con la sua chitarra arancio.
Cassidy non aveva la voce di Katie, e nemmeno l'abilità di Mikko, ma se la cavò, e ci fece ottenere un ingaggio di lusso, dal mio punto di vista.

Tre mesi di serate, ogni weekend. Ogni fine settimane in un bar diverso del giro di Joe Gallo. Tutti pagati, non molto ma pagati. Comunque sia, Cassidy avrebbe accettato qualsiasi somma, anche minima pure di entrare nel "giro" come lo chiamava lei, anche se non ci era ancora del tutto chiaro di che tipo di "giro" si trattasse.
Inutile dire che Christian andò su tutte le furie e minacciò di lasciare la band, ma la cosa era già praticamente fatta e ancora una volta si trovò in minoranza.
"E poi basta" disse a bruciapelo, additando Cassidy. Lei sorrise e disse di sì, ma tutti - in una certa misura- sapevamo che quello non sarebbe stato che l'inizio.
"Una volta che entri dentro non puoi più uscire" mi disse più avanti Cassidy.
 
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Commedia / Vai alla pagina dell'autore: Hivy