Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Mirty_92    21/05/2009    0 recensioni
"Così mentre la stanza ora si irradiava, attraverso le persiane di quella finestra rimasta aperta, di una luce rosea e fresca, lui, finalmente libero del suo sbaglio, perdonato nel più profondo della sua anima, trasformò il mondo in una strada erbosa d’innanzi ai piedi vagabondi di lei."
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Era tutto buio attorno, uno spiffero di aria gelida penetrò attraverso lo spiraglio di una finestra chiusa male, forse per la fretta, per una semplice distrazione o per chissà cos’altro. Un lieve tintinnio mosse l’aria accogliente che sembrava emanare quel luogo nonostante tutto fosse nero. Solo ad un tratto, un sottile filo di luce, s’insinuò attraverso la finestra socchiusa e andò ad illuminare alcuni oggetti metallici poggiati su un basso tavolino: chiavi, solo chiavi. Una figura sembrò muoversi impalpabile e leggera nell’ombra e poi, parve lasciarsi cadere su qualcosa di morbido, di soffice che potesse lenire le sue sofferenze: un comodo divano. Era lì che aveva deciso di stare, di nascondersi, di sparire quasi inghiottita da quegli enormi cuscini di piuma. Sembrava che il tempo non passasse mai e tutto intorno taceva. Chi era quella misteriosa figura nascosta nell’ombra? Un campanile lontano suonò la mezzanotte e quel sottile filo di luce che filtrava ancora dalla finestra, illuminò un viso. Era delicato, di un colore leggermente arrossato sulle gote, le labbra erano sottili, di un rosso vivo. Più in su, oltre un naso piccolo e diritto,un occhio verde fissava, come nostalgico, il vuoto che pareva esserci attorno. Un miagolio fuori, lontano ma non troppo. La palpebra dell’occhio si chiuse e si riaprì velocemente e una ciocca di lunghi capelli castani, scivolò su quel dolce viso che un tempo era stato accarezzato da quelle dolci mani che, come quella sera, erano ricomparse ancora sul suo volto come una richiesta, si, una richiesta di scuse, di perdono. Lui l’aveva fatta soffrire, ma quella sera l’aveva voluta rivedere e alla sua domanda di perdono, lei era fuggita, fuggita da un passato meraviglioso, da un uomo che era tornato da lei. Si sentiva confusa, in preda a mille pensieri come un mare in burrasca. Quelle parole le rimbombavano nella mente con un tonfo sordo: “Perdonami, ho sbagliato, ho bisogno di te”. Che fare? Come comportarsi? A chi chiedere consiglio? Queste domande le se affacciavano nella mente, domande di un crudele quiz televisivo, la sua vita. Era sola, quella notte più che mai. Avrebbe mai potuto perdonarlo? Se lo chiese e subito una risposta scaturì, appena sussurrata, dalle sue belle labbra: “Lo amavo, era davvero amore o solo illusione?”. Improvvisamente le guance le si accesero di un rosso più forte del trucco che già aveva. Era desiderio, un ardente desiderio che bruciava ancora vivo dentro di lei. Voleva averlo, era stata sua ed ora lui era tornato. Si, l’aveva amato, aveva sfidato tutto e tutti per poter stare con lui: la sua famiglia e i suoi amici. La sua amica, la sua migliore amica. Poi dopo anni taciuti ad aspettarlo, lui era venuto da lei e aveva cambiato la sua vita: avrebbe mai potuto perdonarlo? Per cosa poi? Per essere entrato così nella sua vita un giorno come un altro, un giorno in cui lui aveva posto gli occhi sull’amica anziché su di lei e lei era andata fuori di testa per lui o perché da un giorno all’altro si era allontanato da lei? Poi come un fulmine a ciel sereno rivide i momenti vissuti insieme, bei ricordi che sbiadivano piano di fronte ai suoi occhi umidi di lacrime. Una goccia salata le rigò il viso ma lei non ci badò. Doveva veramente perdonarlo dopo quanto l’aveva fatta soffrire? Doveva… “Questa parola non descrive esattamente ciò che penso; non devo, posso! È un qualcosa che mi è dato di scegliere, qualcosa di cui solo io posso decidere: subito, tra un mese, tra un anno, nell’eternità. Solo io. Nessun altro. Sono come una cortigiana, posso far credere agli uomini ciò che vogliono Ma cosa ne trarrei? Amarezza, delusione, rabbia perché mostrerei un carattere non mio, una falsa donna sotto le mentite spoglie di un’attrice alle prima armi, goffa, impacciata, fuori luogo. No, non sono così, in me si scatena qualcosa di più forte: il desiderio, un desiderio incolmabile. Il desiderare e non avere, il non avere e soffrire. Soffrire per te e ora tu che fai? Mi chiedi l’unica cosa che più dimostrerebbe il mio ancora folle amore per te… il mio perdono. Solo una semplice frase: “Perdonami, ho bisogno di te”. E prima, prima di me non ti curavi? Non ricordi quanto ho sofferto dopo il distacco con la mia amica,per averti? Si, averti mio, solo mio, per sempre mio. Nel mio cuore, nei miei pensieri, nella mia anima. Eri tu; era bella la vita ora che il mondo mia aveva dato te. Ma nella nostra storia, limpido e pulito laghetto di montagna, una macchiolina disturba i miei pensieri. Si, quella richiesta di perdono. Tu, dolce e sensibile,hai annullato te stesso per tornare da me a scusarti, ti sei lasciato quello sbaglio alle spalle, hai scoperto le tue carte e ora quella richiesta di perdono come una foglia secca, galleggia sul nostro laghetto azzurro e insinua il seme del dubbio nella mia mente. Eri sincero quando mi guardavi negli occhi e mi stringevi la mano? Parlavi amichevolmente di noi, di te, di noi e ancora di te. Di come avevi sbagliato , ti eri pentito ed ora eri tornato da me. Ma è veramente finita con lei? Forse si, forse guardandomi negli occhi questa sera seduta al tavolino di un bar poco illuminato, hai veramente chiuso con il passato e ora vuoi ricominciare perché nei tuoi occhi verdi mi pare di aver visto di più di tutte le parole che ho letto in vita mia. Aspetti solo un’ancora di salvezza come una nave in avaria in alto mare, io sono la tua ancora, il tuo faro che ti può illuminare e trarre in salvo. Allora mi sento di nuovo colta dal desiderio di averti qui, di stringerti forte a me e di amarti per sempre perché io credo nell’amore vero, quello eterno. L’amore è come l’ossigeno, è una cosa meravigliosa, l’amore ci innalza verso il cielo. Tutto ciò che ci serve è amore. Così, per quell’amore forte in cui credo, per quel desiderio opprimente che mi spinge verso di te, ho preso la mia decisione in una notte illuminata solo dalla luce della luna che va affievolendosi sostituita, dalla parte opposta, dall’albeggiare che darà inizio ad un nuovo giorno. Un giorno puro, limpido che illuminerà quel laghetto di montagna dove non ci sarà più nessuna foglia secca, nessun rimpianto, nessun rimorso perché io ti perdonerò per ricominciare a vivere e a soffrire non più soli, lontani l’uno dall’altra, ma insieme uniti per sempre. Così mentre la stanza ora si irradiava, attraverso le persiane di quella finestra rimasta aperta, di una luce rosea e fresca, lui, finalmente libero del suo sbaglio, perdonato nel più profondo della sua anima, trasformò il mondo in una strada erbosa d’innanzi ai piedi vagabondi di lei.
  
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Mirty_92