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Autore: hapworth    16/12/2016    1 recensioni
«Non capisco perché tutti gli anni dobbiamo ripetere 'sta cosa.»
[Erwin/Rivaille] ~ Questa storia partecipa al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura di Fanwriter.it!
Genere: Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta niente modern!au, ho voluto parlare dell'immaginaria prospettiva che anche nell'universo di aot si festeggi il Natale. Ovviamente non è niente di eccezionale, ed è fatta al puro scopo di regalare un po' di felicità a queste due povere creature che non avranno mai una gioia per colpa di Isayama. Quindi nulla, buona lettura!
By
athenachan


Questa storia partecipa al contest "Christmas Game - Puzzle Time" a cura di Fanwriter.it
Puzzle Fluff. Settimo Pezzo: "Il Natale è una festa da passare con la famiglia!" "... Sei tu la mia famiglia."

Famiglia

Al Quartier Generale non era così insolito festeggiare le festività tutti assieme: capitava spesso, infatti, che la Legione organizzasse delle piccole festicciole, aperte solo ai membri, con i quali condividere un po' di allegria, di cui c'era sempre bisogno in fondo.
Erwin fin da quando era un cadetto vi aveva preso parte con gioia ed entusiasmo, non se ne era mai persa una e non avrebbe avuto senso farlo ormai, dato che era ai vertici, dunque toccava a lui organizzare e dare il permesso alle loro fila per poter passare qualche ora insieme a parlare, bere e ballare un po', a ritmo di quella musica che si diffondeva per le strade in quel periodo.
Ricordava quanto era sempre stato felice, nel vedere la neve che cadeva per le vie quando era ancora un bambino: lo aveva sempre messo di buon umore e le cose non erano cambiate, continuava ad amare quel periodo dell'anno.
Da qualche tempo – specificatamente da quando Rivaille era entrato nella Legione - ne aveva sempre approfittato per festeggiare un po' anche lui: sapeva che era il suo compleanno, anche se in molti non lo sapevano; la verità era che ne era un po' geloso, anche se probabilmente non lo avrebbe mai ammesso così apertamente.
Rivaille ogni anno cercava di svignarsela presto, probabilmente perché gli sarebbe salito il nervoso a vedere come la sala delle riunioni si stava sporcando tra cibo, birra e balli dal dubbio ritmo e gusto. Erwin, a suo modo, li apprezzava: non aveva mai amato ballare, non troppo per lo meno, tuttavia lo riteneva un esprimere gioia ed era qualcosa di cui molti di loro avevano la necessità, considerando che sarebbero potuti morire da un giorno all'altro.
Erano seduti vicini, mentre Zoe e Moblit ballavano e Mike si sgolava un boccale poco più in là. Non vedeva i tre piccoletti del gruppo, ma poco importava: erano ancora giovani, forse stavano ballando in mezzo agli altri.
«Non capisco perché tutti gli anni dobbiamo ripetere 'sta cosa.»
«Il Natale è una festa da passare con la famiglia!» Rivaille lo guardò scettico, un sopracciglio arcuato verso l'alto e le braccia incrociate contro il petto. Sembrava sul punto di dire qualcosa, ma non lo fece per diverso tempo, tanto che quando rispose, Erwin credette di non aver capito bene.
«... Sei tu la mia famiglia.»
Il Comandante si voltò di scatto, ma non incontrò lo sguardo di Rivaille: lo aveva distolto e guardava verso destra. Sorrise appena, perché erano anni che aspettava di sentirselo dire, anni in cui lo aveva percepito, ma anni in cui il proprio sottoposto non aveva mai detto qualcosa del genere; lo faceva sempre capire, certo, ma non era proprio la stessa cosa.
Senza poterselo impedire si chinò, schioccandogli un bacio a fior di labbra che ebbe il potere di farlo scattare in piedi, guardandolo stralunato; nessuno dei due amava le manifestazioni d'affetto in pubblico e, di certo, non dove tutta la fottuta Legione Esplorativa poteva vederli.
«Cosa ti salta in mente?!» un rimprovero per niente gentile, mentre tornava seduto e lo guardava malissimo, con la guardia ben alzata. «Era una cosa troppo carina, non potevo non baciarti.»
Rivaille assottigliò lo sguardo. Non sembrava affatto convinto, ma era rimasto lì e quando sentì la sua mano posarsi sulla propria da sotto il tavolo, Erwin non poté fare a meno di sorridere, stringendola nella propria.
Nell'osservare l'allegria della sala si disse che sarebbe stato bello, se anche l'anno successivo fossero stati tutti ancora lì; era un sogno, ma era bellissimo.

Fine
   
 
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