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Autore: killian44peeta    16/12/2016    1 recensioni
L'Acqua pulì le anime, il Fuoco le purificò, la Terra distrusse i rimasugli del dolore dai loro occhi, l'Aria permise la libertà, la Luce diede speranza per un futuro migliore... mentre il Buio...
Esso si nascose, vergognandosi di non poter aiutare in alcun modo, ma piano piano, questo sentimento si trasformò in odio e l'aiutare non fu più una sua intenzione, ciascuno aveva fatto la sua parte tranne esso.
Dopo molto tempo passato in attesa, avvenne quello che doveva accadere per fare quello che voleva, nacquero sei bambini allo stesso momento e subito dopo ne seguì un altro.
Il Buio risvegliò gli Spettri.
Poi però si rese conto di quello che aveva commesso contro la vera propria volontà.
Qualcuno gli aveva fatto qualcosa.
Ed ecco che sentì una canzone, una specie di litania che lo avvolse in un laccio.
Riuscì a comprendere facilmente cosa doveva fare, si precipitò dai bambini, uno alla volta li raggiunse tutti, non c'era distanza di nascita tra loro, solo il settimo era uscito dopo, ma i sette erano stati benedetti tutti allo stesso momento dalle proprie madri.
Non ce n'era uno simile all'altro.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Gli Elementi

Prologo - Gli Elementi - i sei predestinati

Per millenni non c'era stata più una guerra nel mondo, millenni di pace e prosperità in cui tutto il passato era rimasto passato, in cui alcune cose vennero dimenticate e in più, tralasciate, come fogli di carta strappati dal vento del tempo rimasto, ma si sa, i fogli strappati sono sempre quelli che recideranno.

Nel mondo di Athlas, non c'erano più barriere di protezione ormai da tempo, un millennio esattamente, quel millennio che aveva dato inizio a un nuovo mondo, dopo che la guerra si espanse fino a raggiungere i limiti estremi.

In quella guerra, gli umani combattevano contro gli Spiriti e gli Spettri, ma a volte anche contro loro stessi, ci furono molti caduti che superavano di gran lunga quelli rimasti sulla terra, sembrava che tutto fosse perso, eppure, gli Elementi di Athlas si risvegliarono e grazie ad essi, la guerra fu vinta e sconfitti gli esseri che volevano governare il mondo, addormentati nell'oscurità, dopo di ciò, gli Elementi riuscirono anche a aiutare la gente a riavere la propria vita.

L'Acqua pulì le anime, il Fuoco le purificò, la Terra distrusse i rimasugli del dolore dai loro occhi, l'Aria permise la libertà, la Luce diede speranza per un futuro migliore... mentre il Buio...
Esso si nascose, vergognandosi di non poter aiutare in alcun modo, ma piano piano, questo sentimento si trasformò in odio e l'aiutare non fu più una sua intenzione, ciascuno aveva fatto la sua parte tranne esso.

Dopo molto tempo passato in attesa, avvenne quello che doveva accadere per fare quello che voleva, nacquero sei bambini allo stesso momento e subito dopo ne seguì un altro.

Il Buio risvegliò gli Spettri.

Poi però si rese conto di quello che aveva commesso contro la vera propria volontà.

Qualcuno gli aveva fatto qualcosa.

Ed ecco che sentì una canzone, una specie di litania che lo avvolse in un laccio.

Riuscì a comprendere facilmente cosa doveva fare, si precipitò dai bambini, uno alla volta li raggiunse tutti, non c'era distanza di nascita tra loro, solo il settimo era uscito dopo, ma i sette erano stati benedetti tutti allo stesso momento dalle proprie madri.

Non ce n'era uno simile all'altro.

Il primo che raggiunse era ad Amberlin, una città dietro ad una caverna di pietre preziose.

Era un maschio, con il viso ovale dai lineamenti delicati e con un ciuffo di capelli scurissimi arricciato sulla piccola fronte.

Il corpo roseo era un po' arrossato, accartocciato, come per proteggersi dal freddo.

Attorno a lui aveva una collana di zaffiri, il piccoletto aprì gli occhi, erano dello stesso colore, tendenti un po' al blu.

Per un attimo sembrò che il Buio fosse indeciso, poi toccò il bambino sulla fronte, poi su un braccio, infine sull'altro, uno zaffiro dei tanti divenne dello stesso colore della notte e i suoi occhi si scurirono, diventando di un intenso blu notte.

Il bebè iniziò a piangere, gonfiando le guance e rigandole con le lacrime .

L'elemento recitò una sequenza di parole poi si recò anche dagli altri e fece la stessa cosa.

Lontano da lì, il Fuoco sentì qualcosa, un sintomo di allarme che lo percorreva, lo stesso lo sentivano gli altri Elementi.

Percepirono una voce disperdersi nel loro essere, era un incantesimo, accadde tutto troppo in fretta per far capire loro cosa stesse succedendo, la Luce venne scaraventata da un lato, la Terra da un altro...ciascuna materia venne trasportata in un posto, ciascuno di loro si trovò davanti un piccolo fagotto e senza nemmeno accorgersene, ciascuno di essi ci finì dentro.

3 ore dopo

"Che bella! È una femmina! La mia piccola bambina... come potrei chiamarla? Forse Chiara? Con quei capelli così bianchi ci starebbe...ma forse è meglio di no, ci sono già troppe bambine in questo villaggio che si chiamano così, mmh... sono indecisa tra Moon, Bianca, Cathy, Ginny o Diana, quale potrei scegliere?"

La bambina dal ciuffo di capelli bianchi si abbandonò ad una risata deliziosa mentre agitava le piccole mani in aria.

"Moon no, sembra insensato come nome, poi potrebbero prenderla in giro come hanno fatto a mia sorella, e poi a lei non importa della mia piccola se no... non se ne sarebbe andata, mi rendo conto di star decidendo un po' tardi il nome della mia piccola ma... uff, è solo colpa sua"

La bebè la osservò con i suoi occhi indaco, emettendo un buffo verso gutturale.

La madre le sorrise .

"Mi piace Bianca, ma se lei cambiasse colore di capelli con il tempo? Meglio non rischiare, Ginny no... tra Cathy e Diana quale potrei scegliere?''

-Da... da- fece la piccola battendo più volte le ciglia.

La madre inarcò il sopracciglio .

-Da...da! Ca...-

La bambina rise di nuovo, battendo le mani con energia.

" Diana Cathy Swanlight, sì, ti chiamerò così, perché suona"

La piccola agitò la testolina, con quel delicato sorriso che fece riscaldare il cuore della madre.

-Diana....-

La bambina continuava a ridere, gli occhi bi color che sprizzavano allegria da tutti i pori, la mamma non riuscì a trattenere una risata a sua volta.

4 anni e nove mesi dopo

-Task! Vieni qui! Immediatamente-

Il bambino dai capelli rossi aveva appena imparato ad andare in bicicletta senza rotelle e il padre era costretto a corrergli dietro, ansimante.

Il bambino scoppió in una risata grossolana-Papà, non mi prendi, quando sarò più grande non riuscirai mai ad avvicinarti a me di mezzo metro-

-Ma non sai nemmeno quanto sia mezzo metro...- disse l'altro, disperato, fermandosi a prendere fiato.

-No, infatti!- confermò il figlio pedalando ancora più forte .

Fece una curva a tutta velocità, le ruote sibilarono.

-Vieni qui!- ordinò il padre con tono serio

-Aspetta, devo finire l'ultimo giro!-

-Hai detto la stessa cosa mezz'ora fa !-

Task fece una piroetta sulla bicicletta e pedalò a tutta birra sopra il marciapiede, catapultandosi davanti al padre con un sorriso.

-Per oggi basta- lo rimproverò il padre che era diventato dello stesso colore di un lenzuolo

-D'accordo- acconsentì il rosso sorridendo

Il bambino legò velocemente la catena alle ruote della bici, poi si arrampicò su un albero ed entrò in camera sua dalla finestra.

Il papà sospirò e con passo pigro entrò in casa dalla porta principale.

Casa sua odorava di un insieme di tanti profumi, tra cui cocco e mango che si amalgamavano dolcemente.

"Possibile che mia moglie abbia fatto un ragazzo che non ci assomiglia per niente e che è così difficile da domare? Che lavoraccio!"

Sconsolato, raggiunse la cucina e scosse il capo.

Aveva, ancora una volta, pensato a lei, a Esteilla, morta poco dopo la nascita del piccolo Task e dopo averlo benedetto, non era riuscita a resistere alla emorragia interna prodotta dalla fuoriuscita del bebè.

Il padre si riscosse dai suoi pensieri quando vide davanti a sé il bambino che lo guardava con sguardo colpevole.

Cercò di sorridergli ma fece solo una smorfia che sconfortò il piccolo.

Si avvicinò a lui abbassando lo sguardo, accarezzando i capelli rossi del bambino che lo abbracciò energicamente.

-Non essere triste papà, se vuoi non ti disubbidirò più, promesso, sarò sempre con te e farò tutto quello che vorrai, ma non essere triste-

Il padre si piegò sulle gambe e diede lui un bacio sulla fronte.

"E io ti prometto che non ti accadrà nulla di male, non lo permetterò mai"

2 anni dopo

-Bene, ora dovrete tentare di scrivere un testo che parli dei vostri compagni, un po' di voi, delle cose che sapete fare e quelle che non sapete, d'accordo bambini?-

Gli alunni annuirono tutti e dissero in coro -Certamente signora maestra-

Un coro che si sentiva spesso nelle classi delle scuole dei bambini, quasi cinque o sei volte al giorno.

-Bravi, al lavoro-
Alla maestra bastò un cenno di mano per fare abbassare tutte le testoline dei bambini presenti, pronti a gettarsi con il massimo del loro talento per ottenere la glorificazione della donna.

Tutti gli alunni iniziarono a scrivere sul foglio che tenevano davanti, o almeno, quasi tutti.

Silver si mise una ciocca di capelli azzurri dietro l'orecchio mentre guardava il pezzo di lago collegato ad una cascata appena più lontana, nel bosco.

Lei non prestava particolare attenzione a quello che avrebbe dovuto fare, a lei interessava solo quello che c'era fuori, una fonte di colori e tonalità scintillanti.

Ammirava quei colori delicati riflessi e gli zampillii dell'acqua spostata dal vento.

La facevano sognare ad occhi aperti, immaginava di fare parte dell'acqua e di poter andare dove voleva.

Con sfondo alla sua immaginazione c'era un fragile scarabocchiare alla sua sinistra.

Vicino a lei si trovava uno dei suoi compagni di classe, uno di quelli di cui non ricordava mai il nome.

Con la coda dell'occhio vide che era mancino e grazie agli spostamenti delle mani riusciva a capire cosa scrivesse, talento che aveva posseduto anche da piccola.

Silver non era particolarmente interessata a quello che egli faceva o diceva, parlava del primo incontro con il suo migliore amico che aveva un anno in meno di lui.

Tornò ad osservare il laghetto, il movimento fluido e trasparente la faceva trasportare da un pensiero all'altro.

Avrebbe voluto uscire, correre, saltare e immergersi nelle piacevoli acque che osservava attraverso il vetro portandola a poesie che le si susseguivano nella mente, mischiandosi ad aggettivi ricercati e a pensieri che nessuno tranne lei avrebbe capito mai.

Perché nessuno era come lei, nessuno lo sarebbe stato mai.

2 anni e 3 mesi dopo

-Wiliam, giochiamo un po'? Ti stacchi dal libro e ti concentri su di me?-brontolò un ragazzo dagli occhi grigi e dai capelli viola

-Ehm... no, lasciami finire il capitolo Zéin*-

Zéin emise uno sbuffo insoddisfatto, alzando il sopracciglio e fissando il fratello da dietro il libro-Ti interessa più di come ti interesso io ? Sei fissato fratellino!-

-Io? Fissato? Dovresti parlare per te visto che sei tu quello che circa ogni due giorni mi chiede di fare la lotta o un gioco dei tuoi senza mai fare niente di vero a me, a te interessano i giochi comuni, a me i libri-

-Storia di un naufrago delle isole Pompei... non l'avevi già finito?-

-Sì, infatti-

-Ma non dirmi, lo hai ricominciato daccapo-

Wiliam alzò le spalle con un gesto quasi di totale disinteresse-Anche se fosse?-

Zéin si lasciò sfuggire un secondo sbuffo, che però stavolta faceva tralasciare disappunto.

-Dovresti essere un po' più partecipe caro, non sempre sui tuoi libri-

-Sono meno noiosi di certi giochi che ti inventi tu-disse con un tono velenoso lasciato cadere proprio sull'ultima parola, su quel tu che fece fare una smorfia mezza divertita all'altro

-Su, fratellino, visto che non vuoi giocare, almeno preparati che stasera nostra zia ci ha invitati a cena-

-Ancora?-fece una pausa in cui aleggiò un misto di sorpresa e nervosismo -Ci aveva invitato anche ieri!-

-Sì, ancora-

-Non mi va di venire, le sue cene sono terribilmente noiose, si parla sempre di politica e di come i saggi e i servizi segreti non riescano a tenere a freno i barbari che stanno scendendo verso sud, di come ne catturano uno e intanto se ne uniscano a loro il doppio, come alla rara creatura dell'Idra, scomparsa almeno da cento anni-

-Tagli una testa e ne ricrescono due... ce l'ho presente, però ci devi venire comunque, quindi dopo infilati la giacca e la cravatta o la nostra cara zietta potrebbe arrabbiarsi parecchio-

-Lei si arrabbia sempre-sussurrò Will, indispettito, ma mise comunque via il libro e iniziò a prepararsi.

2 anni e 1 ora dopo

La ragazza respirava affannosamente dopo aver corso così tanto, ma non poteva fermarsi, sentiva lo stomaco riempirsi di crampi.

Non poteva affatto fermarsi o...

Continuò a correre senza pensarci.

Scosse i capelli castani chiari e continuò ad avanzare.

-Nemes, non nasconderti- una serie di risate si susseguirono.

Quando capì che erano più vicini del dovuto ebbe un sussulto.

Sentiva le gambe farsi sempre più pesanti .

-Non puoi nasconderti-avanzò la voce del ragazzo che l'aveva chiamata da così vicino.

Il sangue le ribolliva nelle vene e nelle tempie, aumentando l'agitazione momentanea, già abbastanza scatenata in lei.

Tra un respiro e l'altro c'erano pause di silenzio che parevano non finire mai.

-Sappiamo dove sei-

Si sentì percorrere da un brivido scatenato dalla paura, dalla paura che la rendeva praticamente cieca e senza idee, in balia ad emozioni più grandi di lei.

Notò, a malincuore, di essere giunta ad un vicolo, chiuso da calcestruzzo e mattoni rossi.

Cercò, motivata dall'istinto, un posto in cui nascondersi, per evitare quelle bestie.

C'erano solo una pattumiera e delle scatole, tante scatole, e un muretto troppo alto da poter anche solo tentare di scavalcare.

Un secondo brivido la percorse, stavolta più intenso e profondo, che le bloccò momentaneamente il respiro.

Iniziò ad impilare delle scatole, salendo sul pattume.

Ora il muro non pareva poi così alto...

Ma la sua speranza sparì quasi subito quando si accorse che al solo tocco, il cartone, bagnato, si sfondava.

Se si spingeva verso l'alto non riusciva comunque a raggiungere il bordo del muro.

Ancora spinta da un desiderio animalesco che le diceva di sfuggire ai predatori, prese a saltare per raggiungere lo spigolo, ma scivolò e cadde per terra.

Sentì la sua gamba finire sotto il peso del suo corpo e un dolore accecante.

Poteva infilarsi nel pattume? Era un idea.

Si diede della stupida quando vide il ragazzo che l'aveva chiamata, il quale avanzava verso di lei, con le mani in tasca e un sorriso cattivo sulle labbra.

Era troppo tardi, avrebbe dovuto avere quella idea prima.

Vide i suoi capelli rosso fiamma farsi sempre più vividi e dovette costringersi a respirare per non morire soffocata.

Ma forse era meglio morire soffocata piuttosto rivivere quello che le avevano fatto.

Non poteva fare nulla se non morire per evitare quello che stavano per rifarle.

Avrebbe dovuto finirla lì, smettere di respirare, uccidersi seduta stante per soffocamento, ma ancora un briciolo di speranza folle la faceva trattenere.

Indietreggiò, con il muro dietro la schiena.

-Hai smesso di giocare, eh?-

Scrutò la soglia con gli occhi bronzo, lentamente stavano arrivando anche gli altri.

La paura, prima un po' repressa, la invase a tal punto da urlare per chiedere aiuto, ripetutamente, cosa che faceva ridere ancora di più le bestie.

-Nessuno ti aiuterà-

La speranza e la paura la spinsero a gridare ancora più forte.

Per zittirla, il ragazzo le mollò uno schiaffo diretto, poi gliene diede altri in ripetizione per poi indietreggiare e permettere ad uno degli altri, che era praticamente subito dopo di lui, di tentare di rifare le cose malvagie che per un po' di tempo le avevano fatto, ma prima che potesse arrivare veramente al dunque, un ragazzo lo spinse per terra con un gesto fluido.

-Ehi!-urlò uno dei tanti che erano giunti, ringhiando di rabbia.

-Lasciatela in pace-disse calmo, con voce fredda, assolutamente distaccata.

-Cosa ti importa? La vuoi per te?- sbottò sarcastico sempre lo stesso

All'inizio il ragazzo sconosciuto non ci fece una piega poi rifilò all'altro un pugno talmente forte che gli spaccò il naso facendolo sanguinare.

La ragazza annusò il suo profumo quasi dolciastro, vide i suoi capelli neri e si chiese chi fosse egli prima di svenire.

In pochi attimi, tutti i ragazzi che avevano collaborato vennero stesi con pugni e calci diretti nello stomaco.

***
Spazio Autrice
Ehi, buongiorno a tutti ! Vi ringrazio di aver letto questo primo capitolo...
Premetto che sarà l' unico in terza persona, il resto dei capitoli sono in prima... l' epilogo sarà... diverso ecco.
Questo sarà l' unico spazio autrice, pubblicheró  ogni sabato... a voi quale delle due opzioni fa più comodo ? 
Ogni tanto ci saranno delle piccole annotazioni, ovviamente brevi.
Spero vi sia piaciuto questo prologo...  è la mia prima vera storia fatta e finita e quindi... beh.
Sono un po' agitata, ecco.
Grazie per la lettura, un bacio, un abbraccio eeee al prossimo capitolo

Killian44peeta (wattpad) / Crystaltrey_virgo (efp

*non é preso dagli 1D ... questo nome é di mia invenzione

  
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