*Dormire davanti
al caminetto*
Il caminetto
spento e polveroso non esercitava la stessa attrattiva che provava quando era
piccolo, non vi aleggiava la stessa magia e pensava che nemmeno metterci della
legna e attizzare il fuoco gli avrebbe fatto cambiare
idea.
Kaoru al momento
era solo, era spossato per le molte ore di studio passate stando chino sui libri
di medicina e sui svariati appunti che annotava durante le lezioni, era annoiato
quando la teoria non ci azzeccava per niente con ciò che in realtà gli
interessava davvero.
I suoi passi
sembravano rimbombare nella stanza vuota, producevano l’eco pesante, ribaltavano
il silenzio in cui si era ostinatamente ritirato dopo essere uscito fuori
dall’ambiente accademico.
Proprio perché
sapeva che c’era un edificio del vecchio dormitorio in cui non ci andava quasi
mai nessuno, l’aveva scelto come suo rifugio personale.
L’eco non cessò
nemmeno quando si lasciò cadere su una sedia, il peso del suo corpo, sebbene non
fosse per nulla imponente, aveva prodotto un tonfo e uno scricchiolio
sinistri.
Kaoru coprì uno
sbadiglio con una mano, mentre l’altra corse a stringere ciocche di capelli
biondi come a cercare un qualche appiglio dalla monotonia della routine
quotidiana, dalla pesantezza di una scelta di vita, seppure niente e nessuno gli
avrebbe fatto cambiare strada.
Il cammino era
ancora lungo, ma ce l’avrebbe fatta, sarebbe diventato un
medico.
I giorni in cui
avevano esercitato delle lezioni pratiche non gli erano affatto dispiaciuti,
sapeva già come misurare la pressione, usare uno stetoscopio, fare le punture,
attaccare una flebo e dosare alcuni medicinali. Più o meno, non pretendeva certo
di essere diventato un esperto in materia, ma finora non aveva
sbagliato.
Gli venne da
sussultare quando, all’improvviso, una notifica sul cellulare aveva infranto
nuovamente il perfetto silenzio della stanza. Tirò l’oggetto fuori dalla tasca
del cappotto pesante che ancora indossava sopra l’uniforme scolastica e i suoi
occhi azzurri fissarono avidamente lo schermo, scorrendo le parole del messaggio
appena ricevuto.
Il freddo che
aveva provato a contatto con l’aria gelida e pungente di dicembre e che l’aveva
accompagnato fino a quel momento parve andar via, sostituito da un calore
avvolgente.
Nonostante la
stanchezza e la noia, Kaoru si lasciò andare, rilassò i lineamenti e sorrise
apertamente, con il cuore. Per lui era raro concedersi un sorriso, di solito si
preoccupava di più della felicità del suo gemello piuttosto che della propria,
ma quelle poche parole lette avevano sortito un effetto
positivo.
Si sfilò la
sciarpa dal collo e si levò in piedi soltanto per sedersi nuovamente, questa
volta a terra, sopra il tappeto ruvido; il caminetto sporco e polveroso ai suoi
occhi non sembrava più così brutto, anzi gli riportava alla mente un ricordo in
particolare, di otto anni prima. Si immaginò di nuovo bambino, che, dopo aver
poggiato il cucchiaio utilizzato per mangiare una fetta di Christmas cake, aveva visto il fratello
fare altrettanto, massaggiandosi con aria soddisfatta il pancino
pieno.
«Anche
quest’anno la torta che abbiamo decorato insieme era buonissima, vero nii-san?»
disse lui spontaneamente, mettendosi in ginocchio sulla sedia e sporgendosi per
prendere il suo piatto vuoto e per riporlo sopra il proprio, con tutta
l’intenzione di mettere ordine come facevano i grandi.
Il piccolo Syo
annuì, balzando giù dalla sedia e raggiungendo il caminetto
acceso.
«Kaoru, ti va di
giocare ancora con me?» sentì la sua vocina chiara e squillante che gli faceva
questa domanda, mentre anche lui scendeva dalla sedia, piano perché teneva i
piatti fra le manine e non voleva farli cadere, altrimenti si sarebbero rotti e
poi si sarebbe sentito in colpa davanti al cipiglio severo della madre. Riuscì a
metterli sulla mensola della cucina e tornò indietro. Avrebbe voluto posare
anche la torta rimasta in frigo, ma dato che il fratello lo richiamò per la seconda
volta, decise di accontentarlo.
«E a cosa
giochiamo?» lo interrogò, prima di vedere che il maggiore si era seduto sopra il
tappeto, con le gambe strette al petto e il mento poggiato sulle ginocchia.
Kaoru si piegò e si mise al suo fianco, fissandolo incuriosito, anche se gli
occhi del suo gemello non stavano ricambiando l’occhiata, ma erano puntati verso
il fuoco. Kaoru notò che il caminetto acceso sembrava una cosa viva, i colori
dei mattoni e della griglia di ferro posta a barriera erano ancora più vividi
del solito e il calore che proveniva da tutto quello scenario era
piacevole.
Inoltre, le due
ghirlande natalizie appoggiate sulla mensola e le due piccole calze, una azzurra
e una lilla, che pendevano sotto di esse lo rendevano ancora più magico. Chissà
se Santa-san sarebbe arrivato quella stessa notte, per riempirle di dolcetti e
caramelle! Kaoru non si aspettava nient’altro, se proprio Santa-san voleva
fargli un regalo per essere stato un bravo bambino, preferiva che lo facesse a
Syo piuttosto che a lui. Ci rinunciava volentieri e senza ripensamenti, perché
vedere suo fratello sorridere meravigliato sarebbe stato il regalo migliore del
mondo.
«Syo-chan?
Allora?» lo incalzò pacatamente, con una mano sulla spalla, finché l’altro non
spostò le braccia e gli mostrò il suo nintendo portatile. L’aveva ricevuto mesi
prima come regalo di compleanno e ogni tanto adorava tirarlo fuori e giocarci,
talvolta coinvolgendolo perché non gli sembrava giusto escludere il fratello da
quella cosa che tanto lo divertiva e lo distraeva dal suo problema di
salute.
«Ape Escape. C’è
una dannata scimmia che non riesco a catturare, magari puoi provarci tu, Kaoru,
visto che sei così paziente! Ti arrivo al punto giusto in cui bisogna sfidarla e
ti passo il nintendo!» esclamò, cambiando la sua espressione assorta in un
ghigno di sfida verso lo schermo della piccola
console.
«Nii-san… l’idea
di catturare scimmie non mi entusiasma, ma se lo desideri mi sta bene, tanto
Santa-san scenderà dal camino più tardi, vero?».
«E questa è la
scusa perfetta per rimanere svegli ad attenderlo! Modestamente sono un grande,
lo so», si lusingò da solo, sorridendo mentre partiva la musichetta introduttiva
prima della schermata del menù.
Senza rendersene
conto, proprio come successe allora, non ce la fece ad aspettare di vedere il
leggendario Santa-san - in cui ormai
non credeva più -, e nemmeno ad aiutare Syo nella sua partita contro delle
movimentate scimmie dal casco lampeggiante. Non ricordò altro. La stanchezza prese il sopravvento
su di lui, però non prima che riuscisse a rispondere al breve messaggio il cui
mittente era proprio suo fratello.
Perso nel
ricordo d’infanzia, si era appisolato con la guancia poggiata sulle braccia
intrecciate sopra le ginocchia, abbracciandosi da solo per non perdere quel
calore familiare che ancora sentiva.
Dormire davanti
al caminetto. Non era la prima volta che gli capitava e si stupì di scoprire che
entrambe le volte, nel passato e nel presente, al suo risveglio ritrovava la
stessa compagnia.
«Oi, Kaoru,
svegliati. Ti rendi conto che qui non siamo a casa nostra?!» lo riprese una voce
decisa e così familiare da farlo sussultare, spingendolo a sollevare la testa di
colpo. Meno male che in fondo aveva il sonno leggero.
«Ti ho scritto
che avrei ritardato un poco, ma se preferivi dormire potevi specificarlo, invece
di rispondere solamente OK», borbottò Syo, levando esasperato gli occhi al
soffitto e incrociando le braccia al petto.
«Nii-san, non
arrabbiarti, è stato più forte di me. Adesso sono sveglio, perciò ti dispiace
aiutarmi?» si scusò tranquillamente Kaoru, tendendo una mano verso di
lui.
Loro due
potevano anche essere molto simili nell’aspetto esteriore, però ognuno era
cresciuto con il proprio carattere e tante piccole differenze, inoltre non
condividevano le stesse esperienze, soprattutto quelle degli ultimi anni. E non
si vedevano spesso.
Sospirando,
l’altro lo tirò in piedi e a una distanza così ravvicinata le occhiaie
risultavano ancora più evidenti sul viso del gemello.
«Non me la conti
giusta. Ci hai scritto in faccia che sei stato tutta la notte chino sui libri»,
affermò Syo, accigliandosi più di prima.
«Vero, per un
esame, ma non ha importanza. Puoi non tenere il broncio e farmi un sorriso dei
tuoi?» lo pregò Kaoru, indietreggiando di un solo passo e incrociando le mani
dietro la schiena.
«Kaoru,
non-».
«Per favore,
oppure sarò costretto a stringerti in un abbraccio soffocante stile Natsuki
finché non lo farai», lo ricattò, anche se in maniera molto
serafica.
«No, di Natsuki
basta uno, preferisco il mio solito fratellino pacato e riservato. Un po’ troppo
ansioso e possessivo a volte, però va bene come sei».
Ed ecco che
finalmente Kaoru lo vide ridere, un poco imbarazzato per l’ammissione, ma
saperlo rilassato era come un ulteriore incentivo, uno stimolo a continuare per
la strada che aveva scelto, una molla che scattava nei momenti
giusti.
Sicuramente
avrebbe recuperato il sonno, ma l’idea di passare quello che restava della
giornata con il fratello gemello, era certo che sarebbe bastata a tenerlo
sveglio.
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Iniziativa: Questa
storia partecipa al contest “Christmas Game – Puzzle Time” a cura
di Fanwriter.it!
Numero
Parole: 1412
Prompt: 9.
Dormire davanti al caminetto
Note: In verità
avrei voluto postare un’altra storiella nel terzo capitolo, però ho finito prima
questa e quindi ecco a voi la breve one-shot incentrata su Kaoru Kurusu. Chi lo
conosce può capirla meglio, inoltre ho cercato di renderla comprensibile anche a
chi non lo conosce, non entrando nei dettagli perché altrimenti si sarebbero
perse le sfumature fluff, di
leggerezza che vorrei dare all’intera raccolta.
Nell’anime è
stata omessa la malattia di Syo e io l’ho posta giustamente ai margini per
concentrarmi più sulle sensazioni e i ricordi d’infanzia di Kaoru in questo suo
momento.
Proprio nel
flashback sta il tema natalizio, scoverò sempre modi diversi per parlarne, se
avete notato mi sono documentata a riguardo xD
Ammetto
candidamente di non essere un’esperta sui due gemellini, spero che vi piaccia
ugualmente :D Kaoru sta ancora studiando, mentre per Syo immaginate quello che
volete (le cose son due: o è ancora uno studente, o ha già debuttato e ha fatto
tardi per un impegno di lavoro).
“Ape Escape” era
un gioco che adoravo da piccola, non so se ci avete mai giocato, il mio era per
Playstation… E niente, mi gasava troppo e l’idea di inserirlo in qualche modo è
stata più forte di me xD che nostalgia!
E poi il gioco originale era giapponese, quindi va bene :D
Grazie e alla
prossima!
Rina