Darwin, 28 ottobre 1923

Darwin è una città piccola, costruita attorno al porto, che ne costituisce il cuore pulsante, mentre i ranch di cavalli e bovini spadroneggiano appena al di fuori del centro abitato. Di conseguenza non è una città molto curata o esteticamente piacevole, ma le strade sono costruite in modo ordinato, seguendo il classico schema a scacchiera con un cardo e un decumano. In ogni caso, a mio modesto parere, dopo aver visto il fango e il disordine di Kuala Lumpur, solo il quartiere del porto di Darwin sembra quello di Belgrave a Londra.
Qui tutti sono frenetici e presi dal loro lavoro, e brulicano attorno al porto, che è cosí importante perchè rappresenta il punto di snodo principale di commercio con India, Indonesia, Malesia, Cina, Arabia Saudita e Giappone. 
Il clima è torrido, e l’avvicinarsi della stagione delle piogge lo rende umido e appiccicoso, ma sempre migliore di quello malesiano, dove a volte si avvertiva quasi una specie di coperta umida sulla pelle. La vegetazione inoltre è molto rigogliosa e non ci sono solo canneti di bambú o di eucalipto (qui chiamati billabong, come ho scoperto ieri), ma al di fuori della città a volte il verde si interrompe e per qualche decina di piedi si vede solo la rossa sabbia argillosa con sparuti cespugli solitari, prima che l’erba riprenda a verdeggiare.
Il mio arrivo in città a bordo di un mercantile malesiano (la Queen Victoria) e non di una nave passeggeri ha destato la curiosità generale, e quando hanno scoperto che sono inglese tutti hanno pensato che fossi in viaggio per motivi di commercio e, per la precisione, che fossi un ricco imprenditore che possiede un’azienda in Malesia intenzionato ad espandermi anche in Terra Australis Incognita. Mi sono molto divertito ad ascoltare le conversazioni dei bartender con i clienti e ascoltare le loro ipotesi sui miei traffici. Mi ha molto stupito il fatto che la stragrande maggioranza temesse (o sperasse) che volessi importare oppio nel paese.
Uno di loro, un signore di mezza età con la pelle bruciata dal sole e una grossa cicatrice che gli sfregiava una guancia, stava chiaccherando con uno smilzo in galosce da cowboy sopra i pantaloni in tessuto di Genova: “Viaggia da solo e praticamente in incognito, e qui non conosce nessuno!” “Starà aspettando qualcuno, certi viaggi non te li fai se non sei sicuro di ottenere qualcosa.” “Avrà sicuramente paura di mettersi nei guai, ecco perchè finge di essere timido e fa il riservato.” “Oppure davvero non è nessuno ed è finito qui perchè ha imbroccato il monsone sbagliato.” “Nah. Non ci credo. Sarebbe infuriato e cercherebbe di andarsene da qui il prima possibile. Invece si beve la sua zuppa e sta buono buono.” E poi, come fanno tutti, si sono messi a discutere sulla mia valigia, sono venuti direttamente da me e senza presentarsi hanno voluto che la aprissi. L’hanno ribaltata come un calzino ma non hanno trovato nulla, ovviamente. Quindi si sono seduti e mi hanno offerto da bere l’ottima birra del posto. 
“Scusaci mate, ma qui vediamo talmente tanti strambi che se ne vediamo uno fatto per bene pensiamo male.” Il tipo con la cicatrice si profuse in una risata cavernosa. “Io sono Finn MacShepherdson e lui è mio fratello Al. Nostro padre era scozzese. Tu vieni dall’Inghilterra, vero?”
“Sí, esatto. Newton Scamander” Stinsi la sua mano forte e nerboruta.
"Ho sentito che ora a corte odiano i tedeschi."
"Non mi intendo molto di politica... ma per quanto mi riguarda la guerra ha fatto piú male ai contadini che ai regnanti... e la stessa guerra è stata cominciata da uno studente. Sono i popoli che fanno la storia, non i sovrani."
“Peró... per essere un damerino inglese hai idee molto aperte.” E ridacchió di nuovo, accendendosi un sigaro. Al  fece lo stesso. “Allora, cosa ti porta nel Downunder?”
“Lavoro... mi occupo della fauna locale. Studio... la fauna locale.” Il che era una mezza verità. Sorrisi gentilmente, ma la mia cortesia da salotto non venne capita e probabilmente stavano pensando che fossi un imbecille. “Voi di che vi occupate?”
“Io sono un taglialegna, Al guida i carri che trasportano il legname. Dove ti sei sistemato?”
“Ad un albergo a pochi passi da qua. Ho conosciuto il cugino del proprietario a Jakarta... cosí mi ha scritto una lettera di presentazione e... beh. Ora alloggio lí per un paio di giorni.”
“Hai una pistola?”
“No... dovrei?”
“Beh figliolo, tutti hanno una pistola. Come sei sopravvissuto a Jakarta senza una pistola?”
“Di solito la gente non se la prende con gli studiosi, no?” Abbozzai un altro sorriso che cadde nel nulla. Avendo una bacchetta, non mi era mai saltato in mente di comprarmi un’arma. Soprattutto perchè evito di ricorrere all’omicidio e preferisco la negoziazione. Quello appassionato di armi è mio fratello.
“Sí ma i ragni e i serpenti non fanno distinzione fra studiosi e delinquenti. Devi comprarti una pistola.” Asserí convinto Finn
“I ragni, i serpenti e i cinesi...” aggiunse Al, con un sorriso che mise in mostra una dentizione annerita dal tabacco, scheggiata e cariata. Finn rise e diede una pacca a sua fratello sulla spalla.
“Noi abitiamo là, vicino a quel negozio di alimentari, io sotto con la mia Helen e mio figlio John, mio fratello sopra con sua moglie Lisette e i figli Jacob e Liam. Se ti trovi nei guai o vuoi fare quattro chiacchere, passa pure da noi. Sei il benvenuto. Tua moglie viaggia con te?”
“Nossignore, sono celibe.”
“Viaggi da un paese all’altro senza una pistola... mi sa che ci resterai a lungo.” E rise di nuovo, prima di tendermi di nuovo la mano. “Allora Signor Scamander...”
“Newt...”
“Allora Newt, è stato un piacere. Ci becchiamo in giro.” Ricambiai la sua stretta.
“Il piacere è stato mio. Grazie per l’invito... Ci becchiamo in giro.” Ripetei le sue parole, mentre stringevo la mano di Al, poi tornai a finire la mia zuppa mentre i due fratelli uscivano dal negozio.
Oggi ho ascoltato il loro consiglio e sono andato a comprarmi una pistola, da usare nel caso in cui non potessi usare la bacchetta senza obliviare mezza città... e per evitare di passare per un imbecille.
In ogni caso oggi è il secondo tramonto (spettacolare!) che vedo in Australia e sono curioso di scoprire cosa ha in serbo per me questo paese. Qui a Darwin si vede gente proveniente da tutto il mondo, ma basta evitare certi quartieri della città per stare tranquilli. 
Spero di non affezionarmi troppo come succede sempre, perchè fra un paio di giorni dovrei ripartire verso sud per iniziare la mia ricerca: l’Acromantula australe, presente solo qui.
Domani invece ho l’appuntamento con un delegato del Ministero della Magia residente qui a Darwin, in modo da spiegargli il mio progetto e, magari, farmi dare delle informazioni sulle altre creature magiche presenti sul territorio.



Nota dell’autrice: è con grande piacere che torno a scrivere una storia ambientata in Australia, un Paese che amo e che non smetterà mai di stupirmi ed affascinarmi. Fantastic Beast come concept mi piace molto, perchè si presta ad inventare milioni di capitoli diversi ambientati in altrettante nazioni e situazioni diverse, quindi riesce a stuzzicare la fantasia di una viaggiatrice come me. Magari riusciró a scrivere una serie ambientata in vari contesti diversi e con un fil rouge unico, ma è un progetto ambizioso, e ci sono rumors secondo i quali la Rowling abbia in mente la stessa idea per i prossimi capitoli della saga. Personalmente spero che sia cosí, perchè senza dubbio lei riuscirà a portare a trermine un lavoro di gran lunga migliore del mio. Per il momento vi lascio alla lettura dei prossimi capitoli e vi auguro di trascorrere dei momenti piacevoli in compagnia delle mie parole.

Countess Lyra Charlotte Lancaster