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Autore: CHAOSevangeline    16/12/2016    2 recensioni
{ Victuuri | Missing moments }
Mentre voltava lo sguardo verso Victor, Yuri non poté fare a meno di notare il suo sorriso.
Il suo cuore perse un battito.
Era tremendamente bello.
Una parte di lui voleva convincersi, con un po’ di presunzione, che Victor sorridesse in quel modo solo e soltanto a lui.
Scacciò quel pensiero, dandosi dello sciocco e sperando che le farfalle nello stomaco sparissero presto.
Ciò che Yuri non poteva immaginare era che, nella sua testa, Victor Nikiforov pensava proprio che non avrebbe mai sorriso in quel modo a nessun’altro.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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Can't help falling in love
 


Raiting: verde | Hurt/Comfort

I.  

« Yuri. »
Gli sarebbe piaciuto sentire solo il rumore del ghiaccio che veniva solcato dalle lame dei suoi pattini, invece Yuri percepiva anche e chiaramente lo sguardo severo di Victor su di sé.
Non aveva il coraggio di sostenere quegli occhi, ma li sentiva: lo stavano trafiggendo da parte a parte.
Il giovane continuò a pattinare, sentendo ancora il brivido della caduta appena scampata attaccato alla pelle; aveva ripreso l’equilibrio appena in tempo e almeno si era evitato un livido o qualche contusione.
Forse però sarebbero stati meglio della pessima sensazione aveva iniziato a provare come risultato.
« Ti pareva un bel salto? » insistette Victor, conscio che l’altro non gli avrebbe risposto.
Yuri sapeva che non lo era stato. Non lo era stato quello, come il precedente e quello prima ancora.
Ad uno mancavano le rotazioni, ad un altro la leggiadria e al terzo l’equilibrio nell’atterraggio.
Non riusciva a concentrarsi e più si sforzava meno riusciva a migliorare. Ansia e stanchezza si mescolavano nelle gocce di sudore che gli impregnavano il viso.
« No. »
« Allora ripetilo. »
Per Victor essere il coach insensibile era un compito alquanto ingrato. Aveva scoperto il limite da non superare per non far esplodere Yuri, ne aveva avuto la prova prima del suo libero alla Coppa di Cina. Però doveva spronarlo e ormai conosceva il giapponese abbastanza da sapere che il guanto di velluto non l’avrebbe aiutato troppo.
« No. »
Erano agli antipodi della pista, lui e Yuri. Entrambi indossavano i pattini, ma Victor era rimasto accanto ad una delle uscite, quasi volesse occupare lo stesso posto che gli sarebbe spettato durante la gara.
Non si capiva quanto la sorpresa sul suo volto sconfinasse in una manifestazione dell’oltraggio più puro.
« Come scusa? »
« Ho detto che non lo ripeterò. »
Solo allora Yuri puntò gli occhi in quelli di Victor, che nonostante la distanza riuscì a cogliere la nota lucida e affranta in quelli altrui.
« Come pensi di migliorare, in questo modo? »
Victor era una delle persone che lo stava aiutando più di tutti a superare qualsiasi cosa: lo aveva tirato fuori a forza dal periodo nero che Yuri era convinto sarebbe durato per tutta la sua vita, lo aveva motivato semplicemente con la propria presenza anche quando pareva che non ci fosse nulla da fare.
Yuri non avrebbe voluto far pesare ogni insicurezza, ogni timore e soprattutto l’ansia anche su di lui.
Victor non era obbligato a sopportarlo. Non a sopportare anche quello, almeno.
« Non penso di migliorare! » gridò, sentendo il rimbombo della propria voce diffondersi per tutto il palaghiaccio. « Non sono migliorato fino ad ora e continuerò a non riuscirci. La verità è che non ce la faccio. »
Come tutte le volte che dava voce a quella che per lui era una verità rimasta sopita troppo a lungo in un angolo della proprio mente, Yuri sentì un nodo terribile alla gola.
Sulle sue guance non c’era più solo sudore, ma non importava. E non gli importava nemmeno dell’espressione imperturbabile di Victor.
Forse.
« Sono stanco, per oggi basta così. »
Yuri raggiunse l’uscita della pista che dava sul corridoio degli spogliatoi, lontano da Victor. Si sfilò i pattini in fretta e furia, e li abbandonandò lì.
Non aveva sentito Victor chiamarlo e nemmeno avvicinarsi.
Yuri represse l’impulso di guardare indietro, oltre la propria spalla, solo per timore di vedere la schiena del russo che si allontanava, ormai annoiato dalle sue continue paranoie.
Per un momento il corridoio che stava percorrendo si trasformò, nella sua mente, nel parcheggio dove aveva pianto per la prima volta davanti a Victor.
Non aveva intenzione di provare ancora una sensazione simile, non aveva intenzione di lasciare che il suo corpo venisse lentamente divorato dall’ansia per qualcosa che non sapeva fare.
Alcune persone sono predestinate ad ottenere certi risultati, ne era stato sempre convinto. Lui evidentemente non era destinato a pattinare.
Eppure continuare a cadere e rialzarsi, pur ripetendosi nel mentre di essere il peggior pattinatore del mondo, era anche l’unico modo che conosceva per tenere Victor con sé.
Se avesse mollato che cosa sarebbe successo?
Una volta nello spogliatoio, Yuri crollò a terra.
Nemmeno si sforzò di raggiungere la panchina: stava impiegando tutte le proprie energie per cercare di rallentare i pensieri negativi che annerivano la sua visione di qualsiasi cosa, il respiro e il battito cardiaco.
Se tutto era cominciato per frustrazione e stanchezza, per la convinzione che tutte le abilità che credeva di aver coltivato negli anni fossero in realtà piuttosto scarse, a quei pensieri si era sostituita la paura, no anzi, il terrore che Victor lo lasciasse solo.
Non ce l’avrebbe fatta in quel caso.
Non sapeva nemmeno lui a fare cosa, non ce l’avrebbe fatta e basta. A fare qualsiasi cosa.
Tentò di asciugare le lacrime una, due, tre volte. Ma sembrava che tutte quelle che raccoglieva con le dita tornassero a scorrere copiose sulle sue guance.
La scelta migliore sarebbe stata alzarsi, fare un bel respiro e tornare dove aveva lasciato Victor, in pista. Però lui non era tipo da scelte migliori. Il solo pensiero di vedere del ghiaccio lo faceva star male e il timore di non trovare Victor lo logorava.
Preferì chiudersi a riccio sulle piastrelle fredde dello spogliatoio, stringendo le gambe al petto così forte da farsi male.
Se Yuri avesse anche solo osato sporgere la testa nel corridoio avrebbe visto che Victor non se n’era affatto andato e che anzi, stava camminando verso lo spogliatoio di gran carriera.
Avrebbe voluto inseguire subito il ragazzo, raggiungerlo e afferrarlo per impedirgli di scappare, ma come ansia e poca autostima stavano a Yuri, l’incapacità di gestire qualcuno che soffriva così apertamente stava a Victor.
Lui, lo stesso Victor Nikiforov che con sicurezza aveva vinto cinque Grand Prix, davanti a tanta tristezza si bloccava, rimaneva immobile e pareva quasi del tutto indifferente. E se davvero non gli importava che questo accadesse con tutti, gli importava che accadesse anche con Yuri: non era affatto immune a quelle lacrime. Voleva essere il motivo per cui si fermavano, non la ragione per cui continuavano a scendere solo perché non sapeva che cosa dire.
Victor avrebbe preferito non vederle, ma preferiva ancor di più essere con Yuri in un momento simile. Anche se questo significava arrabbiarsi con se stesso perché almeno per una volta non riusciva a fare quel che voleva a causa di un proprio limite.
Cominciò a sentire i singhiozzi di Yuri quando ancora mancava troppa strada per raggiungere la porta socchiusa e quel corridoio riuscì a sembrargli interminabile.
Accelerò il passo e una volta nella stanza si guardò intorno, senza notare subito la figura di Yuri che cercava di farsi sempre più piccola in un angolo.
Il ragazzo si accorse di Victor quando oramai il russo era accucciato di fronte a lui e trasalì.
L’uomo lo guardò intensamente negli occhi, e Yuri si accorse di quanto fosse serio nonostante le lacrime che gli velavano lo sguardo.
Continuare a sostenere gli occhi di Victor sarebbe stato meno tragico di nascondersi il viso con le mani, come decise di fare.
Non gli importava dell’orgoglio svanito perché stava piangendo: voleva soltanto nascondersi. Da Victor, da tutti.
Dietro l’espressione integerrima di Victor c’era una dose di preoccupazione crescente, che lo portò a stringere i polsi di Yuri tra le dita, con delicatezza.
« Non devi scoraggiarti così. »
Yuri non parlò e Victor tentò di fargli scostare le mani.
Era già abbastanza difficile senza che opponesse resistenza o che stesse in silenzio. Victor voleva una reazione, una sola, anche la più piccola per capire cosa doveva riuscire a dire.
« Yuri », lo chiamò sottovoce.
Il ragazzo sussultò. L’ultima volta che l’aveva chiamato per nome era stato poco prima per rimproverarlo. Non aveva bisogno che lo facesse di nuovo.
« Yuri », sussurrò di nuovo, il tono più morbido. « Non ti nascondere. » Victor sospirò, esasperato. « Per favore. »
Non si rivelò di propria spontanea volontà, ma Yuri rilassò le braccia abbastanza da permettere a Victor di scostarle.
Si era così sorpreso di tutta quella gentilezza che non era più riuscito a singhiozzare. Fu di nuovo in grado di guardare Victor, rendendosi conto solo in quel momento che era lì. E non per rimproverarlo, ma perché gli importava.
Yuri non si sentiva davvero meglio perché anche se ora Victor era con lui, la ragione per cui aveva abbandonato la pista scappando quasi come un codardo permaneva. Ma aveva di nuovo almeno un motivo per essere felice.
« Victor… » gemette con la voce rotta.
Tirò su con il naso e gli occhi tornarono a riempirsi di lacrime.
Victor lo guardò preoccupato, cercando disperatamente qualcosa da dire o da fare per farlo smettere.
Cosa aveva sbagliato? Era stato gentile, no?
Allungò le mani verso le sue guance, ma prima che potesse anche solo sfiorarlo, Yuri si gettò contro di lui. Victor cadde seduto, attanagliato dalla presa delle braccia dell’altro intorno ai proprio fianchi.
Non fu così immediato per lui realizzare l’accaduto, ma non appena ci riuscì gli fu chiaro cosa doveva fare.
Si maledì per non averci pensato subito.
Portò le mani sulle spalle di Yuri per allontanarlo quel tanto che bastava per vederlo in viso. Fece scorrere le dita sul suo collo e le fermò sulle guance. Mosse un pollice, disegnandovi una piccola carezza.
Victor amava Yuri.
Lo aveva amato sempre, anche durante i suoi momenti peggiori. Anzi: forse in quelli ancor più di quanto non facesse normalmente, e questo perché Yuri permetteva a lui e lui soltanto di vedere tutta la sua fragilità.
E se un piccolo sforzo era ciò che Victor doveva chiedergli, sarebbe stato equo compierne uno a propria volta per farglielo sapere.
« Se tu fossi convinto di farcela almeno la metà di quanto sei certo di non riuscirci, avresti già vinto un oro, Yuri. » Gli sorrise. « Ma per fortuna io credo in te anche per quanto non lo fai tu. »
Se l’espressione di Yuri era inizialmente confusa, si fece poi incredibilmente sorpresa. Così tanto che mimò il nome di Victor con le labbra senza far uscire però alcun suono.
Prima che Yuri potesse parlare o commuoversi ancora – cosa che il russo non voleva assolutamente –, Victor lo baciò.
Lentamente, senza troppe pretese, quasi volesse dargli l’ennesima conferma che era lì per lui e non se ne sarebbe andato.
Spostò i baci sulle guance arrossate per il pianto, sulle ciglia umide e sulla fronte, e quando Yuri portò le mani sulle sue, Victor baciò anche le sue dita.
Non più una lacrima era scesa dopo il suo primo bacio, e Victor ne era immensamente felice.
In quel momento non vedeva gli occhi gonfi e provati di Yuri, ma solo che il peggio era finalmente passato.
Gli rivolse un piccolo sorriso e Yuri riuscì finalmente a ricambiarlo, sentendosi leggero.
« È strano… » cominciò Yuri, sistemando la fronte contro quella di Victor. « Mi avevi detto che non sai gestire la gente quando piange. »
« Ma allora non ti potevo baciare per risolvere tutto, no? »
A Yuri scappò una risatina delicata, a cuore così lieve che nemmeno si domandò cosa avesse trovato di tanto divertente in quelle parole.
Victor prese le mani di Yuri tra le proprie e si allontanò appena, cominciando lentamente ad alzarsi.
« Che ne dici, andiamo a pattinare un po’ insieme, Yuri? »
Quell’idea non spaventò Yuri.
Non come avrebbe fatto fino a poco prima.
Si alzò insieme a Victor e mentre camminavano di nuovo verso la pista si tennero ancora per mano.
Forse, se proprio Victor credeva così tanto che ce l’avrebbe fatta, Yuri avrebbe potuto fare altrettanto.



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Ciao a tutti!
Prima di tutto ringrazio chiunque sia arrivato alla fine del primo capitolo di questa raccolta, che spero di riuscire a continuare.
È stato un po' un parto, anche se non è nulla di speciale, ma tra mille insicurezze l'ho postata.
Che dire? Dopo aver visto la puntata undici avevo bisogno di un po' di fluff e ho pensato che qualche missing moment non sarebbe stato male.
Essendo questo un evento che ho voluto ambientare dopo l'episodio sette suppongo che quando aggiornerò mi toccherà spostare i capitoli per metterli in ordine cronologico, ma si vedrà.
Man mano che scriverò le altre storie aggiornerò gli avvertimenti della raccolta ~
Non l'ho detto prima, ma ovviamente spero che questa prima shot vi sia piaciuta, e che vi vada di dirmi che cosa ne pensate.
Al prossimo capitolo!
   
 
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