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Autore: ___Page    17/12/2016    2 recensioni
-So che è difficile ma Usopp ha preso la decisione che lui ha reputato migliore per se stesso. È giusto e normale che ti manchi ma devi anche essere felice per lui. Ha deciso di intraprendere una strada diversa dalla nostra e noi dobbiamo credere in lui e forse un giorno lo incontreremo di nuovo- spiegò, sorridendo materna.
Chopper tirò su con il naso.
-E se non dovessimo vederlo mai più-
-In quel caso avrai sempre il suo ricordo nel tuo cuore-
Genere: Avventura, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Mugiwara, Nuovo personaggio, Usop
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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A Nami era capitato solo altre due volte nella vita di trovarsi circondata da un silenzio così denso da sentirsene quasi assordata. La calma che aleggiava sul vascello era innaturale, sbagliata, e le provocava un vuoto dentro che drenava le sue energie. Era come essere immobilizzati pur potendo continuare a muoversi. Era come soffocare pur continuando a respirare.
Quando accadeva, persino lo sciabordio delle onde le diventava intollerabile, perché il crepitio della risacca contro la chiglia, o contro gli scogli, le ricordava a ogni ondata quanto tutto intorno a lei e dentro di lei fosse silenzioso.
La prima volta era stato dopo la morte di Bellemere. La seconda volta era stato dopo la partenza da Water Seven.
Di entrambi gli episodi, oltre al silenzio, Nami ricordava molto bene il senso di mancanza. Quello della sua mamma prima e quello di Usopp poi. E quello fu il momento in cui Nami la Gatta Ladra considerò che, paradossalmente, diventare pirata l’aveva resa una persona migliore. Perché ciò che mancava quella volta non era nulla o nessuno che fosse mai stato legato a lei.
Eppure l’assenza della colorata polena della Fenix in coda alla Sunny era dolorosa e la colpiva ogni volta che  si voltava verso poppa.
Nami non era in grado di dire esattamente perché la colpisse tanto. Forse era il ricordo della Merry, forse la consapevolezza che, a differenza loro quando avevano dovuto dire addio all’amata caravella, i Naga Hana erano senza una casa, forse era il pensiero che Usopp aveva dovuto viverlo di nuovo.
E poi tutta quella situazione era spaventosamente ingiusta. Per una volta che la nave era così tranquilla lei non riusciva a goderselo e rilassarsi al sole. Sospirò, lanciando una rapida occhiata all’eternal pose. Dex le aveva chiesto quella mattina di aggiustare la rotta per sopperire alla richiesta del loro Capitano di raggiungere Nirvana il prima possibile, senza più bisogno di precauzioni ora che non avevano più da trainare una nave danneggiata.
Scrutò la bussola a tre aghi e si accorse che doveva virare leggermente a est per non rischiare di venire allontanati dalla corrente dalla rotta principale. Si alzò dall’altalena e si avviò per dirigersi al timone  ma non fece in tempo a posare il piede sul primo scalino della rampa che portava al castello di prua.
-Lil smettila! Non ho nessuna intenzione di lasciarti!-
Gli occhi della navigatrice si fecero tondi come due fondi di bottiglia e non riuscì a impedirsi di tornare sui propri passi.
Aveva sentito bene?! Era proprio la voce di Usopp quella?!
Sentire il cecchino così determinato era un evento ancor più raro del silenzio assordante per Nami. Era capitato solo un’altra volta, quando aveva deciso di lasciarli.
Perché si fossero messi nella dispensa a discutere era un mistero ma ciò che più importava alla navigatrice in quel momento era avere appena avuto conferma della propria intuizione. Solo non si spiegava, mentre si accostava alla paratia e si metteva in ascolto, perché mai Lilith dovesse temere che Usopp la lasciasse.
-Usopp, per favore…- mormorò la botanica, con un sospiro stanco.
-Mi sembrava di averti già detto cosa ne penso!-
Un breve silenzio seguì la protesta di Usopp e Nami smise per un attimo di respirare pur di accertarsi di captare ogni cosa.
-“Se non vuoi che io lo viva di nuovo dì a Zoro di tagliare la catena”?- domandò Lilith con tono scettico.
Di nuovo silenzio e Nami vide senza difficoltà con l’occhio della mente Usopp che sgranava gli occhi e boccheggiava come un pesce fuor d’acqua. -Io… Io non intendevo che…- cercò qualcosa da dire il cecchino. 
-Usopp, non ti devi giustificare. Sai benissimo che non è un problema.-
-Oh grazie.- ribatté Usopp. Stavolta era lui a suonare scettico. -È bello sapere di essere così importanti.-
-Falla finita.- lo ammonì Lilith e Nami si accigliò perplessa. Non l’aveva mai sentita rivolgersi così a nessuno e quella conversazione aveva un che di strano, di fuori posto. Se Lilith aveva paura che Usopp la volesse lasciare non sarebbe dovuta suonare almeno un po’ preoccupata?! -Sai che sei importante, per me come per gli altri. Ma non raccontiamoci frottole Usopp, quelle vanno bene per l’intrattenimento dopo cena. Abbiamo sempre saputo che ti stavamo solo dando un passaggio a casa.-
-Questa è una tua convinzione!-
-È la pura verità!- alzò appena il tono Lilith. -Menti pure agli altri ma, ti prego, smetti di raccontare bugie a te stesso!-
-Io voglio stare con voi!-
-No, non è vero! Usopp, guarda in faccia alla realtà! Tu farai sempre parte della nostra ciurma ma non importa cosa tu faccia, dove tu vada o quanti provi a scappare! Sei e sarai sempre un Mugiwara!-
Nami trattenne il fiato a quelle parole. Non poteva credere alle proprie orecchie. Non riusciva a credere che… No… non era possibile che Lilith lo stesse spingendo a lasciare la sua ciurma, a lasciare lei per tornare con loro.
Eppure…
In un attimo, una parte di Nami cominciò a desiderare disperatamente che le cose stessero davvero così e, anche se la faceva sentire egoista e meschina, che Usopp si facesse convincere.
-Quindi è così? Non mi vuoi più con te?-
Lilith scoppiò a ridere, una risata incredula. -La metti su questo piano adesso?! Dopo tutto quello che è successo pensi che io non ti voglia?!-
-Scusa tanto se mi lanci segnali contrastanti! Mi vieni a dire che pensi che qualcuno abbia attaccato volontariamente la Fenix e poi tiri fuori questo discorso e come faccio io a non farmi venire il sospetto che sono solo un peso per voi?!-
-Ah no eh! Non fare la vittima, non metterla su questo piano! Adesso mi vieni a dire queste cose?! Sono settimane che va avanti questa storia e adesso mi accusi che voglio disfarmi di te?!-
-Perché, non è così?! Mica te l’ho chiesto io di portarli sulla nostra nave!-
-E allora perché non gli hai raccontato la verità?!-
Il silenzio improvviso riportò Nami alla realtà. Ormai un tutt’uno con la paratia, era così confusa da ciò che stava origliando da non riuscire a rifletterci e la pausa che seguì la domanda di Lilith non fu abbastanza lunga da darle il tempo di provare a mettere insieme i pezzi.
-Quale verità?- domandò Usopp, amareggiato. -Che siete stati voi a salvare me dalla tempesta? Che se non foste passati di lì in quel momento adesso sarei sul fondo dell’oceano?-     
Nami sgranò gli occhi scioccata. Sapeva che Usopp era un bugiardo patologico ma quella storia gliel’aveva raccontato Lilith, non lui.
-Pensi che ti guarderebbero diversamente se lo sapessero? Se sapessero tutta la verità?- chiese la botanica.
Usopp sospirò. -Perché insisti?-
-Perché ti voglio bene! E il tuo benessere è mia responsabilità!-
-Senti Lil, senza offesa, ma io mi prendo cura di me stesso da quando ho sette anni quindi puoi finirla di preoccuparti tanto così magari gli altri smettono di avere l’impressione che proviamo qualcosa l’uno per l’altra, che ne dici, eh?!-
-E ti da fastidio che lo pensino tutti in generale o che lo pensi qualcuno in particolare?- domandò Lilith dopo una breve pausa, con tono saputo e marcando il “qualcuno”.  
-Io n-non… non capisco di c-cosa parli…-
-Usopp…-
-Devo andare a preparare dei proiettili prima di sbarcare!- tagliò corto Usopp, dirigendosi verso la porta.
Nami stava già per allontanarsi e nascondersi prima di venire scoperta ma Lilith lo richiamò, obbligandolo a fermarsi. -Pensi di venire con noi su Nirvana?-
-Se state andando là… Certo dopo quello che è successo ieri sera ho una lieve sintomatologia di “non posso scendere su quest’isola” ma…-
-Parla con Rufy.- lo interruppe Lilith, asciutta e ferma.
-Lil…-
-È un ordine, Usopp.-
-Cosa?!- chiese Usopp, ben più che scioccato.
-Se vuoi venire con noi su Nirvana parla con Rufy.- 
-Tu non puoi…- cominciò il cecchino.
-Oh sì che posso.-  ribatté Lilith. -Anche se sono due settimane che fingiamo che non sia così, il Capitano sono ancora io.-
Nami si portò una mano alla bocca.
Ancora sconvolta, si gettò verso le scale che portavano al timone quando sentì Lilith muoversi per uscire. -Parla con Rufy.- ripeté la ragazza, aprendo la porta. -Sistema le cose con lui, risolvi la questione. Altrimenti puoi ricominciare pure a considerarti un pirata solitario.-
 

 

 

-Come sarebbe a dire che Lilith è il capitano?- domandò Zoro, seduto a gambe incrociate e con la schiena appoggiata a un barile.
Nami lo guardò sconsolata, in piedi al centro della dispensa. Quando aveva deciso di riunire solo una ben precisa e preselezionata parte della ciurma per rivelare ciò che aveva scoperto, le era apparso subito chiaro perché Lilith e Usopp avessero scelto quella stanza per parlare. Era l’ultimo posto dove le sarebbe venuto in mente di andare a cerare chiunque, a parte Rufy. Quindi era come prendere due piccioni con una fava, visto che Rufy era precisamente l’ultimo che voleva che sapesse prima di essersi consultata con Sanji, Robin, Zoro e Brook, che si era sdoppiato per sorvegliare il corridoio.
Per il medico e il Capitano rischiava di essere un trauma e Franky aveva il brutto vizio di parlare troppo e a voce troppo alta.  
-Sarebbe a dire che Naga Hana-kun non ha perso la propria capacità di raccontare bugie e l’ha insegnata anche ai suoi nuovi nakama, Zoro.- mormorò Robin con un sorriso etereo.
L’archeologa non aveva dato il minimo segno di sorpresa quando Nami aveva rivelato tutto, parlando agitata e un po’ sconnessa, e a Sanji, seduto su una cassa ribaltata, il busto piegato in avanti, le braccia abbandonate sulle ginocchia e lo sguardo puntato a terra, quel dettaglio non era sfuggito.
Sollevò il capo verso di lei, la bocca una volta tanto libera dalla sigaretta. -Tu lo sapevi, vero?-
Robin annuì senza esitazione né cerimonie. -Sospettavo qualcosa e Dexter me l’ha confermato.-
-Come ho potuto essere così stupida?- mormorò Nami, parlando più con se stessa che con loro e afferrandosi le tempie con una mano. Ora che sapeva, vedeva tutto sotto una luce completamente diversa. Il loro continuo cercarsi con gli occhi, Lilith che si infuriava quando Saku cercava di prendere decisioni che spettavano al Capitano, Usopp che non faceva un passo e non proferiva parola senza il suo tacito assenso.
-Nami-swan…- la chiamò piano Sanji, senza sapere realmente cosa dire. Poteva immaginare come si sentisse la navigatrice in quel momento perché stava succedendo anche a lui. Anche lui si sentiva un idiota per avere interpretato erroneamente i segnali che erano stati da subito sotto gli occhi di tutti. Il fatto che Usopp non avesse mai dato un ordine diretto a nessuno, il fatto che tutti si rivolgessero a lei per qualsiasi cosa, la richiesta disperata della botanica la sera prima, quel “Dai tu l’ordine, ti prego…”. Nessuno stupore che Lilith sembrasse così preoccupata per lui. Era il suo Capitano! Non era solo un’impressione, allora, che si sentisse responsabile per Usopp anche se per un motivo ben diverso da quello sospettato dal cuoco.
Strinse i pugni con rabbia.
Perché sarebbe dovuto essere lui a sentirsi responsabile per Usopp, lui e Rufy, come avevano sempre fatto. Perché c’era solo una spiegazione per tutta quella messinscena e Sanji non capiva come avesse fatto a non accorgersi del disagio di Usopp, come aveva potuto etichettarlo solo come malinconia per la Merry con una punta di vecchio rancore che sembrava aleggiare ancora tra lui e Rufy. Che razza di Nakama era? Un tempo nessuno conosceva e comprendeva Usopp bene quanto lui. Un tempo Usopp non sarebbe riuscito a dargli a bere nemmeno una minuscola frottola, figuriamoci quell’enorme farsa.
-Sì, d’accordo, ma perché l’hanno fatto? Perché mettere in piedi tutto questo?- insistette Zoro.
-Non è evidente?- chiese Nami. -Quando Lilith ci ha portato alla Fenix, Usopp era più scioccato di noi e non stava fingendo. Non sapeva che saremmo arrivati, è stata un’iniziativa di Lilith che si è anche inventata tutta la storia, compreso il proprio salvataggio a opera di Usopp. E lo ha fatto perché sapeva che per Usopp incontrarci nelle vesti di qualcosa di meno di un capitano sarebbe stato umiliante.-
-Con tutto il rispetto Nami, a me sembra che fosse abituato a sentirsi chiamare capitano! Sei sicura di aver capito bene?-
-Credo si tratti solo di un soprannome, Bushido-san. Un po’ come quando Sanji ti chiama “Marimo”. Penso sia un modo affettuoso di prenderlo in giro per il suo autoproclamarsi sempre un grande capitano.- intervenne nuovamente Robin.
-Yohohohohoh Robin-san, come sei intelligente! Di che colore ha le mutandine una donna così arguta?- risuonò la voce di Brook dal corridoio.
-Brook non è il momento.- lo ammonì Nami. -Non avrei mai immaginato che Usopp potesse sentirsi così imbarazzato con noi. Insomma siamo pur sempre i suoi nakama.-
-Non è vero Nami-swan.- intervenne Sanji, con un tono così lapidario da lasciarla di stucco. Era furibondo, come testimoniavano anche i tremiti che lo scuotevano, anche se era chiaro che non ce l’avesse con lei. -Noi non siamo i suoi nakama. Noi eravamo i suoi nakama e abbiamo perso il diritto di chiamarci così quando lo abbiamo abbandonato su quella maledetta isola piena di carpentieri!-
-Quando lui è voluto restare, vorrai dire.- intervenne Zoro, guadagnandosi un’occhiata assassina dal cuoco. -Nessuno lo ha obbligato. Se avesse avuto l'umiltà di tornare e scusarsi saremmo stati tutti felici di riprenderlo con noi.-
Sanji si alzò di scatto, calciando con il tacco la cassa che si frantumò contro il muro. -Lo sai, Zoro, adesso mi hai proprio rotto le palle con le tue stronzate da samurai sulla ferrea disciplina e l’autorità! Usopp voleva tornare, io l’ho visto su quella maledetta spiaggia!-
-Ma davvero?!- s’imbufalì anche Zoro, balzando in piedi. -E allora dov’era quando siamo partiti?! Dov’era mentre la Marina ci bombardava eh?!-
-Da qualche parte a macerarsi nel senso di colpa! Non posso credere che tu lo conosca così poco! Davvero le scuse verbali erano così importanti?! Ha combattuto accanto a noi a Enies Lobby!-
-E allora?! Certo che le scuse sono importanti! Ha messo in discussione l’autorità di Rufy, del nostro Capitano! Siamo pirati, Sanji! Non bambini che giocano ai corsari!-
-Basta!!!-
La voce di Nami risuonò nella dispensa, più vibrante che mai. Zoro e Sanji si voltarono verso di lei e sgranarono gli occhi quando videro i suoi pieni di lacrime.
-Nami-swan…-
-Basta.- ripeté in un soffio, asciugandosi gli occhi con le mani. -È inutile litigare di questo ora. Sapevamo tutti e lo sappiamo ancora che Zoro ha ragione. Lo abbiamo fatto perché tutti eravamo d’accordo con lui, anche se avremmo preferito che non fosse così. Ma io… non voglio vedere più nessuno litigare in questa ciurma, chiaro?!- alzò la voce, autoritaria, e strinse i pugni lungo i fianchi mentre due lacrime sfuggivano al suo controllo e le rigavano le guance.
Nessuno osò muoversi per alcuni secondi finché Zoro non schiodò i piedi da dove si trovava e, sotto gli sguardi sorpreso di Sanji, saputo di Robin e divertito di Brook, si avvicinò alla navigatrice posandole una mano sulla nuca e un bacio sulla tempia. -Hai ragione.- mormorò roco. -Scusa.-
Nami si limitò ad annuire e schiarirsi la gola, senza allontanarsi da Zoro che rimase al suo fianco, le gambe divaricate e le braccia incrociate al petto.
-Ad ogni modo, non credo c’entri niente di tutto questo.- disse Robin quando anche Sanji desistette dall’azzuffarsi con il compagno ed estrasse una sigaretta, troppo teso per aspettare la fine della conversazione. -Usopp non ha un problema con noi ma con se stesso. Si sente patetico e pensa di non meritare nemmeno la nostra compassione. Sono convinta che Lilith gli abbia proposto di unirsi alla loro ciurma prima di conoscere tutta la storia di come ci ha lasciati ad Enies Lobby, per questo con loro si sente a suo agio. È stata una nuova vita, l’occasione per ricominciare da zero. E quando ci ha rivisti, invece, è stato come venire trascinati di nuovo in un passato che sperava solo di dimenticare. Credetemi,  io so di cosa parlo. Per questo ha accettato di reggere il gioco a Lilith. Presentarsi come capitano dei Naga Hana Kaizoku non è stata altro che una maschera, esattamente come Sogeking. L’unico modo accettabile, dal suo punto di vista, per affrontarci e poterci stare vicino.-
Un tonfo riecheggiò nella stanza quando Sanji tirò un pugno contro il muro, incurante del rischio di ferirsi alla mano.
-Sanji-kun.- Nami fece per avvicinarsi ma la mano di Zoro sulla spalla la fermò. Lo spadaccino le fece segno di no con il capo e tanto bastò alla navigatrice per non insistere.
-Chiedo venia non vorrei essere fuori luogo…- intervenne Brook e tutti si girarono verso di lui, tranne Sanji che gli lanciò solo un’occhiata da sopra la propria spalla, constatando che il musicista aveva ripreso possesso del proprio corpo, anche se tecnicamente si trattava di uno scheletro perché in effetti un corpo Brook non lo aveva più. -…ma credo possa interessarvi sapere che sta succedendo qualcosa di là sul ponte.-
-Che tipo di cosa?- si accigliò Nami.
-Non saprei ma sono tutti parecchio agitati.- li informò.
Nami e Zoro si scambiarono un’occhiata e poi lo spadaccino si diresse deciso verso la porta della dispensa, seguito a ruota da Nami, Robin e Brook.Sanji si attardò ancora qualche istante prima di decidersi ad uscire sul ponte.
Lo spettacolo che lo accolse lo lasciò perplesso quanto Nami e Brook, al contrario di Zoro e Robin che osservavano impassibili la scena. Chopper correva in tondo gridando “al ladro”, Rufy agitava il pugno e urlava cose incomprensibili verso il mare, mentre Neena e Dex facevano del loro meglio per trattenerlo e impedirgli di saltare oltre il parapetto dritto in acqua, e Franky immobile in mezzo al ponte sembrava perso in qualche riflessione. Pascal, invece, era come sempre seduto in un angolo del ponte e osservava atono la scena.
-Ma si può sapere che vi prende?!- domandò alla fine Sanji, avanzando di un passo, spazientito.
Tutti si voltarono verso di lui, tranne Chopper e Rufy, troppo impegnati a urlare e sbraitare anche solo per sentirlo. Franky osservò il cuoco alcuni secondi prima di riscuotersi e rispondere. -Qualcuno ha rubato la Mini Merry.-  
-Che cosa?!- reagirono all’unisono Zoro, Nami, Sanji e Brook.
-Cosa vuol dire che hanno rubato la Mini Merry?! Chi?!- si stizzì Nami, sull’orlo di un attacco isterico.
-E questa la cosa che non capisco, perché non ci siamo accorti di niente. Quello che è certo però sorella è che chiunque sia stato è un Suuuuuuuuper-ladro!!! Suuuuupeeeeeeeer!!!- esclamò il carpentiere, unendo le braccia sopra il capo e prendendo a sculettare. -Pascal, fratello! Balla con me!- 
Nami lo guardò scioccata e una vena prese a pulsare sulla sua fronte. Stava già per saltargli addosso e picchiarlo con tutta la forza che aveva in corpo quando una voce riuscì a sovrastare tutte le altre.
-È stato Usopp!!!-
Lentamente, nel silenzio ora assoluto, uno dietro l’altro si girarono verso Lilith, appena uscita dal sottocoperta insieme a Saku.
-Come?- domandò Sanji, incurante della sigaretta che gli era caduta dalla bocca e si stava consumando tra l’erba.
Lilith sostenne determinata i loro sguardi. -È stato Usopp.- ripeté, mostrando un foglio su cui era stato scarabocchiato qualcosa in fretta e furia. -Ha preso la Mini Merry e se n’è andato.- 





 
  
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