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Autore: Anna_Art    17/12/2016    11 recensioni
Alastair è un ragazzo con poteri "speciali", fin dalla nascita. Il suo essere diverso dagli altri lo fa sentire un po' solo, ma non completamente. Perché un giorno non si aspetterà mai di incontrare qualcuno che cambierà ciò che sente nel cuore riguardo le sue doti soprannaturali.
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1
 

Certe volte ci chiediamo perché la vita ci riservi cose insolite, ma anche alquanto belle e particolari nel loro genere. Come il tramonto, così fantastico e ipnotizzante al solo sguardo. Al termine di una giornata come quella che stavo vivendo in quel momento, non poteva mancare uno spettacolo del genere. E io chi sono? Potevo definirmi un ragazzo... speciale, forse?

Come mi etichettavo da bambino, con poteri soprannaturali, capace di richiamare qualcosa che all'occhio di qualcuno era quasi invisibile o introvabile? Sì, quello era il termine giusto, perché quegli esseri soprannaturali che si nascondevano nei boschi al centro di un ambiente che ai nostri occhi sono qualcosa di favoloso. Il suono e la vista dei ruscelli, il paesaggio roccioso che dava dei colori vivaci che si riflettevano su quell'acqua davanti a me.

Stringendo nella mia mano destra un piccolo ciondolo magico a forma di una goccia di cristallo trasparente, richiamai a me, nei miei pensieri uno di quei splendori della natura, che solo con quel ciondolo potevo avvicinare e vedere quando sarebbe comparso nelle mie vicinanze. Trascorso non molto tempo, vidi splendere una piccola luce dorata su quel ciondolo, che mi faceva capire che lui era quasi giunto al posto in cui mi trovavo. Guardai in alto, intravedendo qualcosa volare in cielo. Sapevo già di chi si trattava, lo attesi con lo sguardo arrivare non molto tardi davanti a me chiudendo quelle ali grandi piumate e bianche. La tigre bianca alata... era così che lo chiamavano qui nel bosco. Ma non per me: "Eiron". Lo chiamai sorridente.

Lui, con quei occhi dorati si avvicinò a me distendendosi al mio fianco. La mia mano sfiorò il suo manto morbido e curato, intanto che i nostri occhi osservarono la fine di quel tramonto, quasi giunto al termine. Il silenzio quasi lecito ormai tra noi, solo i nostri gesti erano presenti, come un abbraccio o un semplice sguardo di amicizia che durava da tanto tempo, ormai. Ora che avevo vent'anni, ero ancora lì, accanto al l'unico essere "speciale" che mi apprezzava per ciò che ero e tutt'ora sono.

--- ---

 

Riuscii a richiamare Eiron dal giorno in cui mi addentrai in questo bosco, all'età di quattordici anni, quando ero già stato adottato dalla mia famiglia attuale. Portando sempre con me il ciondolo a goccia, improvvisamente la sua luce dorata brillò nel suo piccolo cristallo, facendomi rimanere immobile ignaro di ciò che stava accadendo. Nel momento in cui lo strinsi in mano, sentii una voce provenire nella mia mente: "Sei il mio protettore?"

 

"Protettore?" Mi domandai. Cosa intendeva? E soprattutto chi era che parlava? Tutto mi era molto illogico, ma anche straordinario, perché avevo capito che non ero l'unico essere particolare che sapeva fare cose impossibili.

 

Finché vidi arrivare davanti ai miei occhi, questa tigre alata bianca. Guardandolo sbalordito, tentai di dire qualche parola: "Tu chi sei? Come hai fatto a trovarmi?"

"Io sono Eiron il protettore di questo bosco. Mi hai richiamato tu con quel cristallo che porti in mano". Mi rispose con sicurezza.

"C-Cosa? E come ho fatto a richiamarti? Non sapevo neanche della tua esistenza". Risposi sbalordito.

"Tu sei Alastair, il ragazzo che legge i pensieri di ogni essere vivente con un solo tocco della mano".

 

Ma come faceva a sapere dei miei poteri?

 

"Come fai a sapere di me? Non ci siamo mai visti". Dissi confuso.

Lui rispose: "Fin da quando sei nato, ho sempre avuto un legame con te. Anche io leggo il pensiero e posso percepire in lontananza le sensazioni non solo delle persone normali. Ma anche di creature magiche come te Alastair. I tuoi veri genitori alla mia nascita, mi hanno affidato a te per proteggerti da tutti i mali".

"I miei genitori? Io non ho mai incontrato la mia vera famiglia. Questo vuol dire che anche loro avevano delle doti come le mie?" Domandai.

"I tuoi genitori sono morti quando avevi appena due anni per questo che non ti ricordi di loro. Tua madre era un'umana, invece tuo padre aveva poteri speciali come i tuoi, ma differenti. A causa della morte di tua madre, accaduta per una malattia grave. Tuo padre era così addolorato che si tolse la vita, anche se aveva ancora l'amore di suo figlio".

 

Rimasi sbalordito da quelle parole. Nessuno mi aveva mai parlato della verità sui miei genitori di sangue. Mi avevano abbandonato, solo queste erano le parole che mi sentivo dire ogni volta che chiedevo di loro. In un certo senso, ero felice di sapere la verità, anche se non potevo rivederli.

 

Adesso avevo un amico a cui affidarmi, la cosa mi rendeva al quanto felice. Grazie a Eiron, ora potevo sentirmi più capito e anche in compagnia di qualcuno come me.

 

--- ---

 

Quel giorno scoprii tante cose sulle mie vere origini e anche sul significato del ciondolo che mi portavo dietro fin da bambino. La sua luce era collegata allo stato d'animo di Eiron, come ad esempio: se era in pericolo, tranquillo, o quando si stava avvicinando a me.

Lui alzandosi e aprendo maestosamente le sue ali, mi riferì alcune parole: "Alastair, devi ritornare a casa prima che faccia buio".

Lo guardai negli occhi: "Non mi va di tornare lì".

"Ma la tua famiglia ti vuole bene. E poi sai che non puoi stare qui". Mi fece notare Eiron.

"So che me ne vogliono e anche per me è lo stesso. Ma il loro figlio da qualche tempo ha iniziato a non considerarmi più. Nonostante il nostro forte legame". Controbattei.

"Dovresti provare a scavare di più nel suo cuore per capire cosa nasconde in realtà, se vero odio o qualcosa che lo ha semplicemente deluso. Sai che grazie ai tuoi poteri puoi sentire i sentimenti di qualcuno." Proferì Eiron.

"So di avere anche questo privilegio, ma non volevo utilizzarli per tutto. E poi, sai anche che la lettura dei sentimenti non funziona sempre". Dissi un po' seccato.

 

Eiron mi guardò con quei occhi profondi in pieno viso: "Non funzionano sempre, perché lui non ti da nessuno spiraglio di farti entrare nei suoi pensieri più profondi. E comunque, anche se non vuoi utilizzare i tuoi poteri, sai già cosa fare: prova a capire nel profondo ciò che prova, visto che lui non è capace di parlarti dei suoi problemi. Sai meglio di me che anche tu hai tenuto tanto a quell'umano, anche se fratello adottivo. Lui ti ha accolto con gioia nella sua vita, no? Quindi perché non tentare di risolvere le cose?"

 

Mi accorsi di quanto aveva ragione. Perché non tentare? In fondo è dall'età di dodici anni che stavo in sua compagnia, ci ero cresciuto insieme come se fosse per me un vero fratello, non lo negavo in me stesso che lui per me era ancora importante.

 

Avevo deciso. Senza i miei poteri avrei scavato di più nel suo cuore, per far sì che tirasse fuori tutto ciò che teneva dentro così silenziosamente.
 

Sorridente abbracciai Eiron: "Grazie per l'incoraggiamento, sei sempre il migliore. Adesso è meglio che vada prima che qualcuno mi veda".
 

Mi distaccai da lui, alzandomi da terra. Iniziando ad avanzare verso l'uscita di quel bosco, salutai ancora una volta Eiron che era dietro di me, poi avanzai sempre di più con velocità senza farmi scovare da qualcuno. Proprio così, dovevo stare attento a non farmi vedere, perché se no Eiron sarebbe stato in pericolo e non volevo assolutamente che gli accadesse qualcosa.

Feci l'ultimo passo uscendo dal bosco, trovandomi a pochi metri dalla casa dove vivevo. Lì ci abitavano anche i miei genitori adottivi, delle persone che mi salvarono da un orfanotrofio, donandomi una vita migliore e piena di attenzioni. E mio fratello Zack, che aveva cinque anni più di me. Nessun rancore verso di lui, ma da qualche anno aveva iniziato a starmi alla larga più possibile non sorridendomi più. Non capii mai i suoi gesti indifferenti nei miei confronti, l'unica idea che mi feci fu quella della comparsa dei miei poteri. Per i ricordi che avevo, mi parse che il suo distacco sia iniziato proprio quando avevo quattordici anni e conobbi Eiron, quando inizia a controllare quasi del tutto le mie arti speciali. Riuscendo a leggere i sentimenti e i pensieri degli esseri viventi che mi circondavano. Non mi riusciva sempre, lo ammettevo, ma quando mi capitava di trovarmi a captare qualcosa nel cuore delle persone con un solo tocco mi sentivo al quanto innaturale. Zack, pur sapendo che io ero "particolare", non volle saperne di ciò che avevo appreso. Paura di me, forse? Per quanto avessi cercato di sfiorarlo per capire cosa provasse, non mi era mai riuscito di leggere, anche solo un piccolo frammento di ciò che si celava nel suo cuore, come tutt'ora. Ma, come aveva detto Eiron avrei dovuto provare con le parole, senza mettere in mezzo i miei poteri, magari era proprio per quello che lui non mi considerava più, a causa della nostra diversità nell'esprimerci. Non era affatto da escludere, in ogni caso volevo riallacciare i rapporti con lui.
 

*** *** ***
 

Rientrato a casa all'ora di cena, mi diressi verso la sala per vedere se c'era già qualcuno che stava mangiando. Avanzando con velocità, sulla soglia di quella porta vidi che all'interno della stanza non c'era anima viva. Per fortuna ancora nessuno si era accorto che non ero in casa. Almeno pensavo. Finché le mie aspettative furono distrutte dal tocco di una mano sulla mia spalla e dalle parole di quella persona: "Alastair, finalmente sei tornato a casa. Io e tuo padre eravamo in pensiero per te, perché hai tardato così tanto?"

Riconobbi quella voce, era della mia mamma adottiva, anche se per me non aveva differenza se mi aveva adottato, io la ritenevo comunque la mia vera madre.

Mi voltai verso di lei, cercando di inventarmi qualche scusa: "Em, scusa mamma per il ritardo, mi ero fermato un po' di più a guardare il tramonto, tutto qui".

"Il tramonto?" mi domandò con stupore.

"Sì, cosa c'è di male?"

Lei rispose subito: "No, niente di male. Solo, sei stato tutto solo?"

"Sì mamma, ma non ti preoccupare. Nessuno mi ha rapito o cose simili, ahahah". L'abbracciai con tenerezza, cercando di rassicurarla, lei aveva sempre il terrore che qualcuno potesse prendermi e portarmi in una specie di laboratorio a causa dei poteri di cui solo la mia famiglia era al corrente.

Lei arruffandomi i capelli: "Sono felice che non sia successo niente. Ma non rimanere più così a lungo via senza dirci niente. Va bene?"

"Te lo prometto". Le dissi sorridente.

Lei sospirò per un'istante, poi dirigendosi verso la sala da pranzo: "Vai a cambiarti così possiamo cenare."

"Sì, mamma." le risposi.

Poi con calma mi diressi verso le scale, per dirigermi verso la mia camera da letto. Quando ci fui vicino, allungai la mano verso il pomello della porta, l'aprii entrando all'interno di quella stanza buia non richiudendo la porta che si trovava dietro di me. Mi avvicinai alla cieca verso la lampada, l'accesi per far sì che la stanza si illuminasse almeno un po'. Avvicinandomi al letto inizia a sbottonarmi la camicia per indossare degli abiti puliti.

Al momento di togliermela sentii dietro di me, a pochi metri di distanza la porta chiudersi e una voce rimbombare nella stanza subito dopo: "Sei solo un bugiardo! Portai fregare la mamma, ma non me".

Mi voltai verso quella persona, che riconobbi subito in Zack. Lo guardai fisso negli occhi dicendogli con sorriso malizioso: "Ah si? E cosa sai tu? Aventi, dimmelo".

Lui mi guardò con rabbia, poi avvicinandosi a me con velocità e portando una mano sulla mia camicia: "Non è vero che ogni giorni esci per andare in giro nella nostra zona a guardare solo il tramonto".

"Che fai, mi pedini?"

"E anche se fosse? Dimmi la verità! Cosa vai a fare nel bosco ogni singolo giorno? Dimmelo Alastair!" Esclamò Zack con insistenza.

Portando il mio sguardo verso destra: "Non ritengo necessario riferirtelo".

A quelle parole, lui mi spinse con forza sul letto: "Sei un incosciente! Non capisci che, con i tuoi poteri devi fare attenzione quando ti allontani da qui? Un giorno scoprirò cosa nascondi così gelosamente."

Quelle parole mi fecero capire quanto lui fosse preoccupato per me. Se lo era, perché si comportava in quel modo con me? Forse perché tacevo e tenevo il segreto su Eiron tutto per me? Ma io non potevo riferirgli di lui, lo avrei messo in serio pericolo se ne avessi fatto parola. Solo io potevo sapere di Eiron, perché se qualcun altro lo avesse visto avrebbe potuto fargli del male, o peggio ancora rinchiuderlo in un posto per studiarlo. Visto che era una tigre "particolare". Lui era una rarità e quasi l'ultimo della sua specie. In realtà io in tutto quel tempo che lo conoscevo, non avevo mai visto gli altri della sua specie, non sapevo se ce ne fossero altri come lui. Ma andava bene così. Eiron era l'unico che mi aveva aiutato nel momento che i miei poteri iniziavano a venir fuori fino al punto di poterli utilizzare bene. Solo con lui ero riuscito a imparare tante cose su le mie doti.

Alzandomi dal letto e guardando dritto Zack negli occhi: "Mi dispiace non poterti dire nulla. Ma almeno dimmi cosa c'è che non va nel tuo cuore?"

Lui mi guardò stupito: "Cosa intendi? Io non ho nulla da nascondere a differenza di te".

"Non è vero. Perché da qualche tempo hai iniziato a distaccarti da me? Cosa ti ho fatto? Dimmelo Zack!" Controbattei cercando una risposta.

Lui portando la sua espressione verso terra: "Non ho niente da dire".

Si voltò, dandomi le spalle per poi dirigersi verso l'uscita della stanza. Non volevo dargliela vinta, avanzai velocemente verso di lui afferrando il suo polso: "Fermati! Non dire cose che non sono vere. Tu hai qualcosa da dirmi, ma non hai il coraggio di parlarmene. Non è forse così?"

Zack voltandosi verso di me, guardandomi negli occhi: "E anche se fosse? Queste sono cose mie".

"Ma ti senti quando parli? Che senso ha dire che sono cose tue? In mezzo ci sono anche io e voglio sapere cosa ti turba così tanto in quella testa!"

"Sono solo stufo del fatto che non mi dici niente su ciò che stai passando. Noi siamo sempre stati uniti, no? Perché non vuoi confidarti con me? Anche tu mi nascondi qualcosa, quindi dammi una spiegazione. Io te l'ho data e tu cosa hai da dire a proposito?" Mi domandò con tranquillità.

Cosa potevo dirgli? Di certo una bugia non avrebbe funzionato, forse era arrivato davvero il momento di dire la verità su Eiron e sulle mie origini?

Per quanto fosse assurdo, non volevo né tacere più a Zack e neanche dire una cosa non vera. La cosa giusta era di parlare con lui apertamente riferendogli soltanto la pura verità.

 

   
 
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