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Autore: Road_sama    17/12/2016    1 recensioni
Ci sono tre regole che uno Shinigami non deve mai infrangere:
Numero uno: Uno Shinigami non deve mai legarsi emotivamente ad un essere umano.
Numero due: Uno Shinigami non deve mai evitare la morte prestabilita per un essere umano.
Numero tre: Uno Shinigami non deve mai deporre la propria falce.
Se una di queste tre regole viene infranta lo Shinigami cessa di esistere.
//Joshler/AU!JoshShinigami/TylerEssereumano//
Genere: Angst, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Buonasera a tutti!
Come promesso, sono tornata con un'altra fanfiction. E' un'idea che avevo da un po' e finalmente l'ho scritta e sono molto proud di com'è venuta. Che dire, è un AU un po' strano, ne sono consapevole, ma spero vi piacerà in ogni caso. Ci sono parecchie citazione del Self-Titled, motivo per cui ho chiamato la fic così. Per qualsiasi cosa, fatemi sapere cosa ne pensate.
Volevo ringraziare tutti quelli che hanno commentato positivamente l'altra fanfiction (mi avete dato quella spinta in più per pubblicare altro) e soprattutto la mia fan number 1 (si Anna sei tu) che è costretta a leggersi le mie ff  complete e incomplete a tutte le ore del giorno e della notte.

Ma ora vi lascio, buona lettura,
Road_sama

 





UNTITLED


Ci sono tre regole che uno Shinigami non deve mai infrangere:
Numero uno: Uno Shinigami non deve mai legarsi emotivamente ad un essere umano.
Numero due: Uno Shinigami non deve mai evitare la morte prestabilita per un essere umano.
Numero tre: Uno Shinigami non deve mai deporre la propria falce.
Se una di queste tre regole viene infranta lo Shinigami cessa di esistere.
 


Gennaio, 23
 

Alcuni li chiamano Shinigami, altri Dei della morte, altri ancora Valchirie, in qualunque modo vengano chiamati la loro esistenza ha un unico scopo: prendere le anime degli esseri umani che sono sul punto di morire. E’ proprio per questo motivo che Josh si trova appeso ad un albero in una fredda giornata invernale. Quelli come lui non possono essere visti, quelli come lui hanno un corpo insensibile in grado di resistere al freddo e alla neve con facilità. Possono volare, possono attraversare gli oggetti e possono teletrasportarsi dal mondo reale a quello delle anime semplicemente pensandolo. Gli esseri umani notano la loro presenza solo poco prima di morire: non hanno alcun modo per entrare in contatto con quelle creature prima che sia troppo tardi.
Sta guardando dentro alla finestra di una casa in una cittadina sperduta nell’Ohio, osserva la sua prossima vittima. Fa ondeggiare le gambe, avvolte in semplici pantaloni bianchi, davanti a sé. Non ama indossare le magliette, i vestiti in generale lo fanno sentire più pesante, più goffo, quindi se ne sta sempre a petto nudo. Tiene stretta la lunga falce scura dotata di una lama dai riflessi rossi tra l’avambraccio e il bicipite. Da quando ha memoria non se ne è mai separato, ormai è diventata un’estensione del suo stesso corpo. E’ la sua unica compagna, l’unica che può aiutarlo ad affrontare quella “vita”.
Un po’ di vento gli muove i capelli rossi e per questo si solleva la sciarpa rossa fino sopra al naso. E’ più un riflesso involontario, probabilmente qualcosa che conserva dalla sua vita di prima.
Dà un’occhiata alla pergamena lacera che tiene tra le mani e storce il naso.
Tyler Joseph, data di nascita Dicembre 1, data di morte Febbraio 20.
Ritorna a prestare la sua attenzione alla stanza. E’ sempre un po’ brutto prendere le anime di persone giovani, oltre a questo, però, non riesce a provare altro. Non c’è nessun tipo di empatia nel momento in cui li vede morire di tumore o per incidenti d’auto. Non versa nemmeno una lacrima quando li trafigge con la sua falce, non si sente minimamente in colpa quando prende le anime per portarle nell’Aldilà. Non crede veramente di poter sentire emozioni.
Il ragazzo a cui deve prendere l’anima ha appena compiuto diciassette anni. In quel momento se ne sta lì in bagno, inginocchiato davanti al water, due dita in gola per causarsi il vomito. Lo osserva e non può fare a meno di chiedersi cosa lo abbia spinto ad agire così. Lo sta guardando solo da un paio di giorni eppure ogni volta dopo pranzo e dopo cena si chiude in bagno e compie sempre gli stessi gesti. Josh si domanda perché gli esseri umani si facciano del male.
Tyler ha appena tirato lo sciacquone, si sta lavando le mani quando all’improvviso distoglie gli occhi dalla sua immagine riflessa sullo specchio per spostarla fuori nella direzione di Josh. E lo Shinigami per un momento pensa che possa seriamente essere visto perché quello sguardo sembra proprio essere indirizzato a lui e non all’albero su cui si trova. Non è la prima volta che Tyler lancia degli sguardi verso di lui, di solito però erano noncuranti come se volesse controllare il tempo. Quel giorno no, c’è qualcosa di diverso, il ragazzo continua a guardarlo con insistenza e anzi si avvicina alla finestra. Gli occhi chiaramente puntati su di lui. Josh sente i battiti del cuore farsi più veloci. Poi Tyler fa qualcosa che non poteva aspettarsi: muove la mano in segno di saluto. E Josh davvero non sa cosa fare perché non gli è mai capitato di essere l’oggetto dell’attenzione di qualcuno, non è mai stato notato, a dire la verità. Il ragazzo all’interno della casa continua a scrutarlo da lontano e lo Shinigami resta come pietrificato perché questo non dovrebbe succedere, gli esseri umani non dovrebbero vederli e lui non dovrebbe poter interagire con loro. Nonostante tutte le buone ragioni che gli dicono di stare esattamente immobile, lui ricambia il saluto con un cenno del mento. Tyler sembra spaventarsi perché fa un passo indietro ma non distoglie un attimo lo sguardo dal suo. Josh quasi spera che il ragazzo esca dal bagno e lo lasci perdere ma non è quello che succede, anzi, dopo un momento di sbigottimento Tyler si avvicina di nuovo e apre la finestra. A separarli ora ci sono solo due metri o poco più.
-Sei reale?- il suo fiato forma una nuvoletta di fumo davanti a lui. Josh sembra finalmente realizzare che Tyler Joseph, data di nascita 1 Dicembre, data di morte 20 Febbraio, si sta seriamente rivolgendo a lui. Lo Shinigami per un attimo rimane senza parole. Non è nemmeno convinto di sapere come si parli con gli esseri umani, in realtà.
-Uh.- riesce a dire dopo lunghi minuti e il ragazzo alza un sopracciglio come se si aspettasse un po’ di più come risposta.
-Credo di si.- risponde e Josh ne è convinto perché gli esseri umani non li dovrebbero vedere però il suo mondo esiste proprio come questo.
-Ah.- questa volta è Tyler a rispondere dopo lunghi minuti.
-Perché mi guardi dall’albero da tre giorni?- chiede a quel punto e di nuovo Josh non sa cosa rispondere. Dire la verità e quindi che lui è un dio della morte? Dirgli una bugia? Lo Shinigami comincia a giocherellare con la falce accanto a sé perché è una cosa che fa sempre quando non sa cosa fare.
-Puoi smettere di agitare quella cosa?- Josh segue lo sguardo Tyler e capisce che si riferisce alla falce quindi si limita ad appoggiarla accanto a sé.
-Non hai…freddo?- chiede a quel punto il ragazzo mentre si alza il cappuccio della felpa sulla testa. Josh lo guarda per un attimo perplesso, poi dà un’occhiata alla neve ai lati delle strade e si rende conto che quella temperatura per gli esseri umani deve essere proprio bassa per rimanere a torso nudo.
-Un po’.- mente, lui non sa esattamente cosa significhi provare freddo. E’ la cosa più normale da rispondere, però. Questa volta è Tyler a guardarlo con perplessità. Non gli parla subito, sembra pensare a cosa dirgli.
-Non hai, tipo, una casa dove prendere dei vestiti?- lo Shinigami scuote le testa, non mente. La sua esistenza è cominciata nel mondo dell’Aldilà ma non può certo dire che quel luogo di morte e desolazione sia la sua casa.
-Vuoi…entrare?- Josh per poco non si strozza con la sua stessa saliva. Un essere umano gli sta chiedendo di entrare in casa sua. Un essere umano con cui non dovrebbe neanche parlare se non poco prima di prendere la sua anima è gentile con lui.
Il dio della morte non sa la ragione, ma dice di si.
Josh entra per la finestra, Tyler lo osserva attentamente come se non si fidasse veramente di lui. A Josh non piace essere guardato. Nessuno lo ha mai fatto e vedere gli occhi di quell’essere umano scorrere su tutto il suo corpo lo fa sentire nudo, completamente. Per la prima volta desidera avere dei vestiti.
Escono dal bagno e il ragazzo lo porta in camera sua. Gli dà una felpa grigia. Gli dice che sua madre gli ripete in continuazione che bisogna curare il corpo che si ha perché è un dono di Dio. Josh pensa che sia un po’ ipocrita da parte sua preoccuparsi per la salute degli altri quando fa del male al proprio. Non glielo dice.
Anche se i vestiti sono un po’ scomodi, gli piace l’odore che hanno quelli che gli ha dato, è diverso da ciò che sente di solito.
 
-Ah, io sono Tyler.- gli dice il ragazzo mentre si siede sul suo letto. Lo Shinigami vorrebbe dire che lo sa già, che sa anche che molto presto lui morirà, che lui è lì per prendere la sua anima, ma non lo fa.
-Josh.- dice e sorride un po’. L’altro sembra apprezzare perché solleva gli angoli della bocca.
-Vieni con noi a fare la spesa?- la madre di Tyler entra nella stanza all’improvviso e per poco a Josh non viene  un colpo. Non gli piace essere colto di sorpresa.
-No, sono con Josh.- lei lo squadra da capo a piedi e non è rabbia quella vede nei suoi occhi ma piuttosto preoccupazione.
-Chi è Josh? Non vedo nessuno qui.- lui lancia un’occhiata in direzione di Josh ma non dice nulla, non prova a giustificarsi, si limita a passarsi una mano tra i capelli e a fare un sorriso tirato.
-Ah si, scusa, uhm…sono solo un po’ stanco.- sua madre serra le labbra fino a ridurle ad una fessura.
-Va bene, riposati. Noi torniamo per le sei.- dice poco prima di gettare un’occhiata all’interno della stanza. Allora anche la madre di Tyler non può vederlo. Un po’ ne è rassicurato, gli mette un certo nervosismo trovarsi a parlare con un essere umano, figurarsi con più di uno. Probabilmente questa è una cosa che sa fare solo Tyler, comunque. Josh ne è sollevato.
Solo quando Tyler sente i passi della madre scendere le scale e chiudersi la porta di casa alle spalle si gira verso di lui e lo guarda in modo indecifrabile.
-Sei nella mia testa?- il dio della morte scuote il capo.
-Credo che tu sia l’unico a potermi vedere, ma io non sono solo nella tua testa. Io esisto.- gli dice ma Tyler sembra comunque scettico.
-Mi credi?- l’altro annuisce solo dopo lunghi istanti.
-Se non hai nessun posto dove andare…beh, puoi, uhm, rimanere qui.- dice con esitazione. Lo Shinigami annuisce e quel gesto sembra bastargli perché l’altro si rannicchia sul suo letto e comincia a scrivere qualcosa in un blocco per gli appunti. Josh non dice niente, si limita sedersi in un angolo della stanza, appoggia la schiena al muro e piega le gambe spingendo contro al suo petto anche la falce. Fa un lungo respiro e comincia a guardare fuori dalla finestra, la neve ha ricominciato a scendere, ora gli sembra di percepire la temperatura fredda dell’esterno in contrasto col tiepido tepore nella stanza di Tyler.
 
Esce dalla finestra prima che Tyler vada a dormire e la mattina dopo è fuori ad aspettarlo. Il ragazzo fa colazione e si prepara, poi camminano insieme fino ad arrivare a scuola. Josh lo guarda durante le lezioni, lo guarda mentre si siede da solo in mensa e mangia il suo pranzo. Lo guarda anche quando viene picchiato nei bagni. Lo aiuta ad alzarsi dal pavimento, raccoglie le sue cose sparse per terra, ma ogni volta che succede non fa niente per fermare quei ragazzi, non può fare niente. Come sempre.
I giorni cominciano a susseguirsi e quella diventa semplicemente la loro routine.
 

Febbraio, 2
 

-Non ti fa male?- gli chiede Josh una volta. Se ne stanno con la schiena appoggiata alla vasca da bagno. Tyler ha appena vomitato la cena, ha il fiato corto ed è piuttosto pallido, le occhiaie si sono fatte più marcate dalla prima volta che l’ha visto.
-Cosa?- gli domanda spostando leggermente il viso per poterlo guardare negli occhi.
-Causarti il vomito, ogni volta. Non ti fa male?- Tyler prende un’ampia boccata di aria, ritorna a guardare dritto davanti a sé.
-La sensazione di non aver più niente dentro invece mi fa stare bene, il resto non è importante. In una certa misura mi sento pulito. Forse è proprio per questo che ho continuato. Ora è una cosa che faccio automaticamente, come lavarsi i denti prima di andare a dormire.- dice quelle parole come dati di fatto, come se non stesse uccidendo lentamente il suo corpo. Stanno in silenzio per un po’, poi Tyler torna a guardarlo.
-Tu non senti mai un mal di testa insopportabile, come se tante voci parlassero contemporaneamente?- Josh vede due occhi disperati che lo scrutano, gli stessi occhi che ha la gente a cui sottrae l’anima. Distoglie lo sguardo e lo punta sulle mattonelle chiare della parete di fronte a sé.
-No.- ammette ed è assurdamente vero, perché lui non pensa. Non ha alcun modo per farlo. Solamente, non ha alcun secondo termine di paragone: il suo è solo un puro osservare e nulla segue quell’atto.
-Non sento nulla.-
Tyler lo guarda per una manciata di secondi ancora, poi appoggia di nuovo la nuca sul bordo della vasca e chiude gli occhi.
-Io sento troppo.- lo Shinigami si volta e osserva il suo profilo.
-Hai pensato che un giorno vomitare non ti basterà più?- gli chiede ancora, non sa perché lo fa. Forse, in fondo, vuol conoscere quel ragazzo, forse vuole sapere cosa vuol dire sentire qualcosa.
-Si. E a quel punto mi mostrerai la direzione giusta come…un angelo custode, suppongo?- Josh ridacchia e Tyler fa lo stesso.
-E qual è la direzione giusta?-
-Verso il mare.- dice con semplicità Tyler e Josh crede di aver perso il filo di quel discorso ma annuisce lo stesso.
-Credo mi piaccia il mare.-
-Anche a me.-
 

Febbraio, 9
 

-Perché porti quella falce sempre con te?- gli chiede ad un tratto Tyler facendo ruotare la sedia davanti alla scrivania di camera sua. Josh lo guarda con perplessità, fino a qualche secondo prima stava scribacchiando qualcosa sul suo quadernetto degli appunti e ora lo sta guardando di attesa di una risposta.
Il dio della morte si inumidisce le labbra, non si era ancora veramente preparato una risposta per quello.
-E’ una mia amica e mi aiuta a fare il mio dovere.- Tyler alza un sopracciglio.
-Quale dovere?- Josh si guarda attorno alla ricerca di una via di fuga. Non ne trova.
-Quello di tagliare il legno e occasionalmente le erbacce.- dice la prima cosa che gli passa per la testa e il ragazzo davanti a lui scoppia a ridere. Non lo aveva mai sentito ridere e il suono della risata è così bello che non può fare a meno di rimanerne contagiato.
Non sa quanto tempo passa prima che la pancia cominci a fargli male, sa solo che i muscoli bruciano e le labbra tirano. Tyler sembra provare lo stesso perché si porta una mano allo stomaco e cerca di riprendere fiato.
-Ha un bel colore, in ogni caso, assomiglia al colore rosso attorno ai tuoi occhi.- Josh si sfiora le guance con le dita e non riesce a trattenere un piccolo sorriso. Non ci aveva mai pensato.
-Grazie?- gli chiede perché non sa effettivamente se sia un complimento. Il ragazzo sulla sedia si gratta la nuca e annuisce.
Stanno in silenzio per qualche minuto prima che Tyler gli faccia un’altra domanda.
-Com’è non sentire niente?- il dio della morte stringe la falce un po’ più vicino.
-E’ parecchio silenzioso. Molte volte, quando vedo le altre persone parlare tra di loro e tenersi per mano, mi domando perché non senta il bisogno di essere come loro anche io.- Tyler sposta il suo sguardo da quello dello Shinigami alla finestra accanto a loro.
-Forse hai solo gli occhi chiusi.- dice e Josh non riesce veramente a capire cosa intende. Il ragazzo sembra notarlo perché si affretta a spiegare.
-Anche quando sogni non senti niente? Sai, i ciechi quando sognano vedono le immagini proprio come se ci vedessero.-
-Di notte vedo soltanto il retro dei miei occhi. Non mi serve dormire.- ci pensa un po’ su e poi continua –Però, forse, ho solo bisogno che qualcuno mi spieghi cosa significhi.-
Tyler sorride un momento prima di prendere di nuovo la penna in mano e far ruotare la sedia girevole.
-Te lo spiegherò io.-
 

Febbraio, 15
 

Da quando è tornato da scuola Tyler non gli ha detto una parola, oggi è rimasto svenuto a terra per dieci minuti dopo che l’hanno picchiato e Josh ha avuto l’impulso di prendere le anime di tutti. Oggi voleva uccidere, però poi si è fermato e ha fatto quello che gli riesce meglio: assistere. Come sempre.
Entrano insieme in bagno e Tyler chiude a chiave la porta, ma questa volta non si inginocchia davanti al water, no, questa volta è diverso. Lo vede aprire l’acqua della vasca da bagno, gli chiede cosa sta facendo ma non ottiene risposta. Lo vede spegnerla quando è quasi piena e ci entra dentro con tutti i vestiti. Prende la lama con cui suo padre si fa la barba e la stacca dalla struttura in plastica. Con gesti veloci che sembrano quasi esperti si tira su le maniche fino ai gomiti.
Comincia a tracciare piccoli tagli su i suoi polsi. Si stringe il labbro tra i denti per non far rumore e le sue narici si dilatano e rilascia forte il respiro. Moltissimo sangue comincia ad uscire dalle incisioni e le gocce cremisi iniziano a scorrere lungo la sua pelle pallida fino a scivolare dentro l’acqua della vasca che lentamente si tinge di rosso. Corrono veloci su quella pelle perfetta, corrono come se fosse un sollievo riuscire a fuggire dal suo corpo per non tornarci più. Dopo circa dieci tagli per braccio Tyler si lascia ricadere sul bordo della vasca, sembra quasi che il suo petto sia appena stato schiacciato dal peso di un’esistenza intera. Tiene le braccia aperte, uno sul bordo interno della vasca. Ora anche sulla ceramica bianca ci sono disegnati arabeschi di sangue. Nella mano destra invece tiene la lametta in mano ed è imbevuta del suo sangue. Il suo respiro si è fatto quasi impercettibile e sembra faticare a tenere gli occhi aperti, guarda il soffitto come se potesse vederci qualcosa che Josh non vede. La lametta gli sfugge dalle dita imbrattate di rosso sul pavimento piastrellato di blu creando una piccola macchia. Velocemente la stanza si impregna dell’odore ferroso del sangue, odore che Josh conosce dannatamente bene.
Gli unici rumori che si sentono sono quelli dell’acqua che pigramente sbatte contro le pareti della vasca e quello delle gocce di sangue che entrano in contatto con il liquido torbido.
-Perché?- si ritrova a chiedergli ancora Josh.
-Perché vomitare non mi basta più.- la sua voce è ridotta ad un sussurro.
-Perché non ti fai aiutare da qualcuno che può farlo? Perché continui a mentire ai tuoi genitori?- gli chiede e dopo quasi tre settimane da quando si conoscono, da quando aveva pensato di capirlo, ora lo stupisce di nuovo. Ancora una volta si chiede perché si faccia del male da solo quando in realtà la colpa non è sua. La colpa è dei ragazzi a scuola e della sua famiglia che sembra non vedere nulla, è colpa del mondo intero che continua ad andare avanti e non si ferma, è colpa di Josh che non fa altro che osservare ogni cosa come uno spettatore.
-Perché fingi sempre di stare bene anche se sei molto lontano dall’esserlo?- Tyler non risponde ma comincia a singhiozzare, quella è la prima volta che lo vede piangere. Il suo corpo magro è scosso da violenti brividi. Le lacrime cominciano a scorrere con prepotenza lungo le sue guance e scivolano fino al mento per poi cadere nell’acqua e unirsi al suo sangue.
-Perché fa male, fa tutto malissimo: la gente a scuola, la mia famiglia, le voci nella mia testa, ma sono solo io il problema, solo io mi sento così male, sono io quello sbagliato qui. Vorrei poter non sentire nulla proprio come te, sto provando così tanto dolore che vorrei poter morire e basta.- la sua voce è scossa dal pianto ed è straziante riuscire a percepire solo dalle sue parole tutta quella sofferenza.
Josh non sa cosa rispondere, non sa cosa fare, non sa come fare a spiegargli che non è lui ad essere quello sbagliato, quindi non dice niente perché lui non ha mai detto niente, non ha mai fatto niente.
-Dimmi, è questo che significa vivere?- lo Shinigami si morde un labbro e appoggia la testa sul bordo della vasca accanto al braccio martoriato di Tyler. Il rumore dell’acqua e il respiro appena percettibile di Tyler sono i suoi più belli che abbia mai sentito.
-Non lo so.-
 

Febbraio, 18
 

-Com’è avere paura?-
-Uhm, è come se qualcuno prendesse il tuo cuore e lo chiudesse in un barattolo. E’ venire stretti in una morsa che quasi non ti fa respirare.- Josh annuisce.
-Com’è avere freddo?-
-Vuol dire sentire tutto blu, tremare e provare un vuoto dentro e voler sentire di nuovo il sangue scorrere nelle vene.- Tyler si strofina i palmi delle mani sulle spalle mentre il suo fiato forma una nuvoletta di vapore nell’aria. Se ne stanno sul tetto di casa sua da quelle che sembrano ore.
-Com’è provare dolore?-
-E’ come sentire mille voci che urlano tutte insieme nella tua testa. E’ sentire la propria anima cercare di uscire dal tuo corpo e per farlo sembra voler rompere la tua stessa pelle in mille pezzi.- Lo Shinigami guarda davanti a sé e vede solo una distesa di case tutte uguali tra le quali si alza qualche albero privo di foglie.
-Com’è essere tristi?- il ragazzo accanto a lui si sistema meglio sulle tegole verdastre del tetto, qualcuna scricchiola sotto il suo peso.
-E’ un po’ come sentire freddo, a dire la verità. Però è più come vedere tutto uguale, non riuscire a ridere con gli altri. E’ un po’ come sorridere ma non essere veramente se stessi mentre lo si fa, è come sentire tutto tirare contro la tua volontà. E’ voler essere compresi, voler condividere tutto il proprio mondo ed essere ignorati ed essere quasi…presi in giro per questo.-
E’ da quando ne hanno parlato in camera di Tyler che fanno questo “gioco”. Josh gli chiede un sentimento e Tyler risponde. Il dio della morte sa di non poter capire i sentimenti umani perché non bastano le parole, non bastano delle spiegazioni, bisogna riuscire a provarli sulla propria pelle. Solo ora riesce a comprendere che l’esistenza di quelli come lui non è una vera e propria esistenza. Solo dopo aver parlato con Tyler riesce a capire perché gli esseri umani si facciano del male: non c’è solo bianco o solo nero, non c’è solo vita o solo morte. C’è anche quello stato di dormiveglia che calma i nervi e non fa pensare. C’è quel momento in cui si è solo parzialmente coscienti di se stessi e sembra veramente di star bene anche se si è ad un solo passo dalla morte. C’è questa linea su cui è rilassante stare in bilico e oltre ad essa c’è il buio. E’ questo che fanno gli esseri umani quando soffrono troppo e non riescono ad urlare aiuto.
-Cosa si prova ad essere innamorati?- gli domanda a quel punto. Tyler sembra non aspettarsi quella domanda perché non risponde subito.
-Ci si sente bene, incredibilmente bene con quella persona. E nessun’ altro può capire com’è perché è una cosa vostra e basta. E’ sentirsi a proprio agio con ogni lato del carattere dell’altro e voler star sempre con lei. E’, uhm, non sentirsi a posto quando si è distanti e- il ragazzo non riesce a finire che Josh lo interrompe.
-Noi siamo innamorati?- Tyler lo guarda con occhi sgranati e le labbra socchiuse per un attimo. Poi, scoppia in una risata che sembra genuina, lo Shinigami lo guarda con perplessità, non gli sembra di aver fatto una domanda stupida.
-Non saprei…tu vorresti baciarmi?- questa volta è Tyler a fargli una domanda. Josh ci pensa un po’ su e poi scrolla le spalle.
-Non so…- ammette e vede l’altro guardarlo con un sorrisetto complice in volto.
-Vorresti provare?- gli dice mentre si fa più vicino e il dio della morte non sa molto bene cosa fare quindi lascia semplicemente che le cose accadano. Tyler appoggia con leggerezza le labbra sulle sue e Josh sente, le sente. Le sente tiepide e un po’ screpolate ma le sente morbide e delicate. Sente un calore localizzato che si perde per tutto il suo corpo e poi si ferma sul suo petto. Tyler si allontana e a lui sembra di cadere nel vuoto tanto che stringe le tegole del tetto tra le dita come se potessero tenerlo su. E’ come se avesse appena sentito qualcosa, è come se quel bacio lo avesse reso un po’ meno immortale e un po’ più vivo. E’ una sensazione strana, è come se fosse appena stato attraversato da energia pura. Che sia questo percepire?
-Allora?- gli chiede e Josh annuisce e basta.
-Proviamo di nuovo.- dice e il ragazzo davanti a lui gli sorride.
Sembra bello, sembra felice. Josh è felice.
 

Febbraio, 20
 

La sera che Tyler decide di uscire a fare la spesa ha appena smesso di piovere. Non fa poi così freddo, in realtà. Ora a Josh sembra di sentire molte più cose che prima non riusciva a percepire. Sente il vento invernale scontrarsi con la sua guancia, sente anche il calore del corpo di Tyler accanto a sé.
Stanno camminando velocemente per le strade di quella piccola cittadina nell’Ohio.
-Ascolta, Josh, qualsiasi cosa succeda, non fare niente, ok?- gli dice ad un tratto Tyler e lo Shinigami non riesce a seguirlo.
-Cosa dovrebbe succedere?-
-Promettimelo, Josh, per favore.- Josh cerca di vedere che espressione ha Tyler in viso ma il cappuccio della sua felpa glielo impedisce. Qualcosa gli dice che c’è qualcosa che non va, qualcosa gli dice che si sta dimenticando di una cosa importante.
-Promettimelo.- ripete ancora il ragazzo di fianco a lui e questa volta la sua voce sembra vacillare. Il dio della morte decide di fidarsi.
-Va bene, te lo prometto.-
-Grazie.- sembra sollievo quello che sente nella voce dell’altro.
Camminano un altro po’ prima di superare il super mercato. Josh si chiede dove stiano andando e comincia a sospettare qualcosa. Capisce cosa sta succedendo solo quando arrivano su un piccolo ponte e Tyler si ferma. Lo vede salire sul parapetto e rilassare i pugni che prima teneva chiusi.
-Tyler cosa stai facendo? Scendi.- gli dice ma il ragazzo sembra non sentirlo. Sotto di lui scorre agitato un piccolo fiume e l’unica cosa che si riesce a vedere è una distesa nera. E’ tutto scuro e tetro come gli occhi di Tyler quando nessuno li guarda, è tutto buio e triste come la sofferenza nella sua voce.
Ora ricorda, oggi è il 20 Febbraio, oggi è il giorno della morte di Tyler.
Tyler muove un piccolo passo in avanti, ora le punte dei piedi sono completamente sospese nel vuoto. E Josh vorrebbe prenderlo per una mano e spingerlo indietro, ma è tutto come se il suo cuore fosse stato chiuso in un barattolo e non riuscisse a respirare. E’ paralizzato. Cos’è? E’ paura? Josh ha paura, è terrorizzato. E’ terrorizzato dall’idea che Tyler possa lasciarsi andare e buttarsi giù. Lui non vuol che lui se ne vada, non vuole che cessi di esistere, non vuole prendere la sua anima e portarla via insieme a tutte le altre. Tyler non può andare insieme a tutti gli altri, lui deve vivere e parlare ancora con Josh, deve insegnarli ancora così tante emozioni.
-Io…ti aspetto in Paradiso.- gli sente mormorare e il dio della morte comincia a scuotere la testa, perché non esiste un Paradiso, dall’altra parte non c’è niente, niente. Non c’è un posto per loro.
-Forse, se le cose fossero andate diversamente, avremmo potuto avere una vita normale.- gli dice e la sua voce ora non vacilla più, sembra aver preso la sua decisione, sembra sicuro di quello che sta facendo.
-Tyler non-
-Forse, se ti avessi conosciuto prima…- lascia la frase a metà e lo vede avanzare ancora un po’. Un piccolo pezzo del parapetto cade giù e Tyler deglutisce a fatica.
-Ciao, Josh.- dice dopo lunghissimi istanti e non si gira a guardarlo, semplicemente lo vede caricare il peso sulla gamba destra per lasciarsi andare giù. E Josh è convinto di vedere tutto a rallentatore ma questa volta decide che non può assistere. Non può lasciarglielo fare, non dopo tutto quello che hanno passato. Si getta in avanti, lo prende per un braccio, appoggia il piede destro sul parapetto per spingerlo indietro e ce la fa.  Ci riesce: Tyler è lontano del parapetto, è lontano dal baratro e anche se sta barcollando all’indietro, è vivo. Lo sta guardando come se l’avesse tradito, ma Josh doveva farlo.
Un secondo, un solo piccolo istante e il suo piede incontra il gradino del marciapiede e perde del tutto l’equilibrio, cade all’indietro ed è in mezzo alla strada.
Questa volta Josh non riesce a fermare la macchina che sta arrivando.
Il corpo di Tyler viene sbalzato in avanti. L’autista si ferma e scende dalla macchina. Ci sono altre persone che si stringono intorno al suo corpo.
Gli fischiano le orecchie, non ci sono suoni, tutto ha assunto dei tratti inverosimili. Josh sente qualcosa di caldo e bruciante scorrere lungo le sue guance. Porta un dito a toccarla e raccoglie una gocciolina trasparente. Ah, lacrime. Sta piangendo.
Le sue gambe cominciano a muoversi, scende dal marciapiede e va verso il suo corpo. Non sente la voce disperata del guidatore che continua a dire che è spuntato dal nulla, non vede una signora chiamare i soccorsi, non sente qualcun altro dire che oddio, è così giovane. Sente soltanto quell’odore che ha imparato ad odiare: l’odore di morte. Vede soltanto un corpo pallido riverso per terra, una macchia di sangue che si allarga sempre di più sotto di lui e due labbra chiare incurvate verso l’alto. Non sente altro che mille voci urlare nella sua testa, lo stanno accusando, dicono che è stata tutta colpa sua, che come sempre ha fatto la cosa sbagliata, che c’erano molti modi per salvarlo e lui ha scelto l’unico che lo avrebbe condotto alla morte comunque.
Prende la sua falce, quella che pensava essere sua amica, l’unica che credeva in grado di capirlo e la alza sopra quel corpo ormai privo di vita. Lo trafigge con un colpo fluido e si rende conto che anche quella volta è andata a finire così, che anche quella volta non ha potuto fare niente. Vede l’anima lasciare il suo corpo e scorrere lungo la falce. Il centro è blu, ma c’è anche un po’ di verde e porpora, l’esterno è argentato. E’ un’anima particolare, proprio come la persona che la portava.
 
 
 
 ***
 


Non sa quando ha cominciato a sentire tutto blu, sa solo che ora riesce a capire cosa vuol dire.
Fa qualche passo in avanti e sente la sabbia ghiacciata avvolgere i suoi piedi scalzi. Una leggera brezza si alza e muove la vegetazione bassa intorno a lui.
Ormai non manca molto.
Si siede sulla costa, sulla sabbia umida, le onde lo stanno bagnando fino al ginocchio e sente freddo, ha i brividi o forse sono singhiozzi, non sa dirlo con certezza. Il cielo è nuvoloso ed è di un azzurro pallido. Non si capisce nemmeno dove finisce e dove invece inizia al mare. Appoggia la falce accanto a sé e lascia che anche lei sia accarezzata dalle onde.
Un formicolio strano comincia a disperdersi per tutto il suo corpo e piano piano vede il suo corpo scomparire.
Ha infranto due regole, ne è consapevole. Sa che deve essere punito, sa che sta per morire e stranamente è felice così. Ha osato provare cosa vuol dire vivere, ha osato legarsi ad un essere umano, ha osato opporsi ad un Destino già scritto. E’ giusto così.
-Alla fine ti ho portato al mare, hai visto?- le sussurra quelle parole, ma nessuno può sentirlo questa volta.
  
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