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Autore: tixit    18/12/2016    5 recensioni
Sottotitolo: Quel che si fa per amore.
Una famiglia riunita per Natale, un ospite, anzi... più di uno, e un rametto di vischio.
Aggiungiamo una richiesta insolita, la prova generale di un concerto, uno slittino, delle frittelle, qualche bacio, molte chiacchiere.
Qualcuno si farà dei nuovi amici. Qualcuno dirà la sua. Qualcuno ascolterà cose che non faranno piacere.
Qualche personaggio è inventato, ma bazzica dalle mie parti da tempo per cui è come se fosse di famiglia - non serve conoscerli: li conoscerete. Oscar, André, le sorelle di Oscar (una in particolare), Madame Marguerite, il Generale, Girodelle ed i suoi fratelli, il padre di Girodelle e il fratello del Generale - ognuno con i suoi pensieri per la testa.
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Come al solito risistemo - piccole variazioni, la storia non cambia. Revisionato fino al capitolo 10
Genere: Commedia, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Madame Jarjayes, Oscar François de Jarjayes, Sorelle Jarjeyes, Victor Clemente Girodelle
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sigyn la rossa'
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Quel Vischio Con Sotto Un Bacio

(Quel che si fa per amore)

Un bacio tra febbraio e settembre


Oscar era stata, per nascita, l’ultima figlia di François Augustin Reynier, l'ennesima. La sesta, per precisione. Ed era, per scelta, il suo primo figlio. L'unico maschio del Conte de Jarjayes, nonché Generale dell'Esercito di Sua Maestà Luigi XV.
Un figlio immensamente amato.

Da quando il suo amico aveva deciso di fingere che Oscar fosse un maschio, l'aveva fatta educare come un uomo: fioretto, latino, greco antico, almeno una lingua moderna oltre il francese, storia e mitologia greco-romane, architettura militare, equitazione, corsa, nuoto - Augustin dava molta importanza all'attività fisica, mens sana in corpore sano - un corso di studi di stampo classico, tipico più della loro generazione, che di quella dei loro figli.
Ma questo non gli era bastato: l'aveva pretesa maschio in tutto, piegando al suo volere perfino la grammatica. Oscar, per tutti, era Monsieur Oscar, l'Erede.

Anche per se stessa.

Se stesso, anzi, corresse l'uomo, dentro di sé, con una punta di amarezza.

Si accarezzò piano la cicatrice. Forse Oscar, come tutti, meritava qualcosa di più che essere un argomento di conversazione. Per una volta gli sembrò giusto fare qualcosa con lei, invece che limitarsi a parlare di lei con suo padre.

Arrivati nell'Atrio, ammirò il pavimento a scacchi bianchi e neri tirato a lucido e le balaustre in marmo chiaro che vi si affacciavano. Erano state decorate per le feste con delle ghirlande verdi: Madame Marguerite, come sempre, dava il suo tocco di sobria originalità - un ossimoro che solo con lei diventava possibile - all'impeccabile esistenza di Augustin.

Tolse dalla tasca la bottiglia e la poggiò con cura su un tavolino.

Di colpo notò, in un angolo, una imponente massa di rametti di vischio con le loro bacche lattiginose. Monsieur Henri si ricordò che da giovane, la moglie di Augustin era appassionata di leggende nordiche, un interesse peculiare in un mondo dove era d'obbligo - e di moda - conoscere i miti solo del mondo latino. Ricordò anche altre cose, legate alla sua giovinezza, al vischio, a una festa, a un giovane donna dai capelli lucidi come le castagne d'ottobre, ma decise di serbare quel ricordo per dopo. Se lo sarebbe assaporato con cura.

"Con il fioretto valgono solo colpi di punta e il bersaglio è solo il tronco - niente colpi alle gambe, alle braccia e niente al volto." disse in tono deciso. 
Oscar annuì ed Henri si ritenne soddisfatto - non voleva farle del male ed il torso, tra salvapunta, panciotto e giustacuore, era ben protetto. Poi aggiunse "Terrete voi il conto dei punti. Mi fido." Il visetto della piccola si illuminò d'orgoglio e Monsieur Henri trattenne un sorriso ripensando ai suoi figli maschi: in caso di duello, il punteggio era sempre appannaggio di chi rimaneva fuori, dei tre, fin da quando erano piccolissimi. Non che quelle pesti barassero, quello mai - non lo avrebbe tollerato - ma gli piaceva raccontarsi tra loro che assolutamente non si fidavano l'uno dell'altro - proprio delle pesti. Che però tra loro si cercavano sempre.

"En garde!"

Cominciarono.

Oscar era decisa e incalzava Monsieur Henri costringendolo ad arretrare verso l’arco centrale.
Monsieur Henri un po’ la lasciò fare, poi decise che era giunto il momento di insegnarle un paio di cosette e passò all’attacco.

“Scusate...” apparso dal nulla, un ragazzino dai capelli neri, tenuti fermi in una lunga coda da un nastro azzurro, sospinse una chaise longue proprio dietro la bambina, bloccando il suo arretrare e arrestando l’avanzare di Monsieur Henri.

“Scusate davvero, Nonnina mi ha detto di metterla qui per il momento... le pulizie... sapete...” si inchinò e scomparve camminando rapido all'indietro, gli occhi fissi a terra.

Oscar ripartì di colpo all’attacco, stessa direzione di prima, e Monsieur Henri per un momento l’assecondò. Non poteva spingerla nella direzione della chaise longue – sarebbe inciampata e si sarebbe fatta male – per cui decise per uno spostamento laterale e con un sorriso, senza fretta, attaccò.

“Scusate ancora...” stavolta il ragazzo apparve con un vaso sotto il braccio, sospingendo un tavolino su rotelle. Lo piazzò lì proprio nel mezzo dell’atrio e lo bloccò con il vaso, proprio sotto il naso di Monsieur Henri, che lo osservò esterrefatto – bloccare un Davenport, uno scrittoio da nave, robusto e su ruote ben oliate, con un vaso di delicatissima fattura? Che idea balorda! Adesso capiva perché Augustin era nervoso così spesso!

La bambina ripartì con il fioretto e costrinse Monsieur Henri ad una ritirata, ma lui girò su se stesso e cercò di sospingerla lontano dal vaso - ora lo riconosceva! Il preferito di Madame Marguerite! Alla larga!
Senza contare che qualcuno si sarebbe di sicuro fatto male raccattando i cocci! Scosse la testa irritato, che gabbia di matti! Povero Augustin! Lui che ci teneva così tanto ad ordine e disciplina...

“Scusatemi ancora...” Monsieur Henri si fermò incantato: una enorme poltrona bergère si stava muovendo da sola per l’atrio e si sarebbe fermata, ci avrebbe scommesso, guarda caso proprio... “Scusate, mi han detto di metterla qui...” il ragazzino sbucò da dietro lo schienale e si inchinò, arrossendo, senza guardare Monsieur Henri negli occhi.

“Sono stati categorici, immagino...” disse Monsieur Henri accarezzandosi piano la cicatrice che gli devastava la guancia – e nascondendo con quel gesto un sorriso divertito.

“Molto...” mormorò il bambino senza guardarlo, mentre diventava rosso come un peperone.

Oscar riprese ad incalzare e Monsieur Henri la lasciò fare, impassibile, poi scartò di lato, e costrinse la bambina ad aggirare, con un giro molto molto largo, la bergère panciuta – non sia mai le accadesse qualcosa. A lei o alla poltrona – le donne si fanno tali fisime sulla tappezzeria, se poi non riescono a ritrovarla uguale a quella della poltrona gemella o dello stesso stesso colore del bordo del tappeto... una tragedia! Per un pezzetto di stoffa c’è il caso che buttino all’aria una intera stanza!

Puntuale apparve il ragazzino bruno con uno sguardo infelice trasportando una sedia in legno con la seduta in paglia intrecciata. “Scusate davvero... sono mortificato...”

“Ma certo! Ma certo! Le pulizie!” tagliò corto burbero Monsieur Henri, accarezzandosi il viso con la mano, mentre un ventaglio di rughette gli si apriva intorno agli occhi chiari. “Fate con comodo giovanotto!”

Il bambino si allontanò di corsa e Oscar riprese l’attacco.

Monsieur Henri soppesò per un attimo che cosa lo avrebbe divertito di più: scoprire con cosa si sarebbe presentato il ragazzino stavolta – a lungo andare qualcuno sarebbe arrivato a chiedere che stava facendo e aveva il sentore che non sarebbe finita molto bene per lui -  o scoprire cosa voleva davvero la piccola Oscar da lui.

Decise di accontentarla e, senza dargliela troppo vinta  - aveva figli pure lui e sapeva che, pure in un contenitore così piccolo, l’orgoglio poteva essere tanto - arretrò.
Quando fu sotto l’arco, Oscar si fermò impacciata e fece un inchino “Grazie” disse “abbiamo finito.”

Fu a quel punto che, da dietro l’arco, sbucò un’altra bambina, vestita di verde, con i capelli incipriati e legati con un nastro, verde anch'esso e con dei ricami dorati, che li avviluppava completamente in uno nodo stretto stretto, raccolto sulla nuca.
La Numero Cinque, pensò divertito Monsieur Henri, la migliore amica di sua figlia Cassandra.

La bambina gli si avvicinò senza imbarazzo, le mani intrecciate dietro la schiena - una posa abituale per lei - e disse con voce gentile “Non so se avete notato, Monsieur Henri, dove vi siete appena fermato, casualmente.” E, sorridendo, con gli occhi indicò qualcosa appeso alla parete.
Monsieur Henri riconobbe un rametto di vischio, più piccolino, legato con un nastrino dorato. Sorrise, e, cerimonioso, si accoccolò sui talloni, davanti alla Numero Cinque per essere proprio alla sua altezza e guardarla negli occhi “Sono lieto che mi abbiate trovato proprio qui... posso?” delicatamente la attirò a sé e la baciò sulla guancia. “Siete sempre più affascinante, Madamigella Jarjayes... è un onore.”
La bambina sorrise tutta soddisfatta, poi gli prese il viso tra le mani e lo baciò delicatamente a sua volta “E voi siete e sarete sempre un impagabile gentiluomo.”

Poi, dopo un impeccabile inchino, si allontanò via trotterellando con l'aria di chi ha appena avuto in regalo il mondo.

Monsieur Henri guardò divertito Oscar, che era visibilmente imbarazzata e le passò affettuosamente una mano tra i capelli – sapeva che un bacio l’avrebbe solo messa ancora più in imbarazzo. “Aspetterò Vostro padre nello studio, se permettete” disse con un inchino “e complimenti!”

“Per il duello?” disse Oscar con un sorriso.

“Per l’ottimo lavoro di squadra.” Disse Monsieur Henri, senza voltarsi, perché gli stava scappando da ridere.
 
 
Note finali: Per amore si fanno pazzie.
Per la Numero Cinque ringrazio qui Ninfea Blu che è la mamma dell'originale, anche se questa derivata, man mano, sta prendendo il comando e vuole essere disegnata come dice lei.
   
 
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