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Autore: redmabon    19/12/2016    1 recensioni
«Lui è tornato. – un petalo rosa come i suoi capelli, le cadde davanti gli occhi. Scivolò sul suo viso solleticandole la punta del naso e poi raggiunse gli altri, aggiungendosi a quel tappeto rosa che in quel periodo dell’anno ricopriva le strade delle periferie di Konoha – Sembra tornato per rimanere, questa volta.» aggiunse, continuando ad osservare avanti a sé perdendosi in quel paesaggio pittoresco e a tratti surreale.
Si vergognò di sé stessa. Nonostante avesse acquistato una certa fiducia nelle proprie capacità, in quegli ultimi anni scanditi da incessanti e stancanti allenamenti con Tsunade, non riusciva a trovare il coraggio di guardalo in faccia.
[Shika/Saku]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Sakura Haruno, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Lapalissiano

«Lui è tornato. – un petalo rosa come i suoi capelli, le cadde davanti gli occhi. Scivolò sul suo viso solleticandole la punta del naso e poi raggiunse gli altri, aggiungendosi a quel tappeto rosa che in quel periodo dell’anno ricopriva le strade delle periferie di Konoha – Sembra tornato per rimanere, questa volta.» aggiunse, continuando ad osservare avanti a sé perdendosi in quel paesaggio pittoresco e a tratti surreale.
Si vergognò di sé stessa. Nonostante avesse acquistato una certa fiducia nelle proprie capacità, in quegli ultimi anni scanditi da incessanti e stancanti allenamenti con Tsunade, non riusciva a trovare il coraggio di guardalo in faccia.
Si appuntò una ciocca di capelli dietro l’orecchio e si perse ad ascoltare il rumore del vento che soffiava tra i rami, rendendo la vita di quei fiori appena sbocciati, ancora più breve di quanto potesse essere.
Immaginava perfettamente quello che potesse pensare l’altro. Sapeva che non aveva abbandonato quella posizione che lo vedeva sdraiato sul ramo più basso del ciliegio – troppe energie avrebbe impegnato raggiungerne uno in cui riposare indisturbato – con gli occhi chiusi e le labbra leggermente incurvate verso il basso, mentre lei gli chiedeva indirettamente se fosse il caso di porre fine alla loro relazione – o quello che era. Come era a conoscenza del fatto che attendesse che lei aggiungesse una qualche altra parola alle precedenti, perché lui a differenza sua (e di Sasuke), sapeva che era una ragazza forte e poteva benissimo prendersi le proprie responsabilità.
Riconobbe nel proprio atteggiamento la bamboccia che era, quella che non aveva superato i primi esami chunin perché troppo impegnata a lodare le qualità di altri senza concentrarsi sullo sviluppo delle proprie, rimandandolo ad un secondo momento, e preferendo affidarsi alle capacità di altri. Questo stava facendo: contava sulle abilità deduttive di Shikamaru, per poi magari concedersi un pianto liberatorio nel momento in cui l’avrebbe lasciata e dare nuovamente sfoggio della sua inettitudine – che per quell’occasione, sarebbe stata più che ingiustificata.
«Quindi che vogliamo fare?» domandò prima di mordersi un labbro, capendo che quel quesito sarebbe stato il meglio che avrebbe avuto il coraggio di dire. Solo il pensare di spiegare come si sentisse le causava un groppo in gola, gli occhi cominciavano a pizzicargli e, lei era stufa di piangere davanti a lui. Si era già umiliata abbastanza anni prima, quando implorando Naruto di riportare a casa Sasuke, aveva aperto i rubinetti davanti a cinque ragazzi senza pensare a quanto quel gesto avrebbe pesato sulla situazione attuale. Ulteriore fatto a suo sfavore era che Kakashi avesse raccontato per filo e per segno al proprio consigliere cosa fosse successo prima dell’epico scontro tra Naruto e Sasuke, per poter stilare un rapporto senza omissioni di particolari.
Tutte le sue azioni, quell’amore incondizionato che aveva provato per l’Uchiha, ora le pesavano sulle spalle come il fatto di non essere riuscita a fermare i suoi compagni di team prima che ci rimettessero un braccio per uno.
Dentro di sé non volveva porre fine ai loro caffè della pausa pranzo, alle loro chiacchierate post-lavoro, ai loro baci silenziosi dietro il chiosco di Ichiraku e alle nottate un po’ più rumorose passate tra le quattro mura del proprio appartamento ma, il ritorno del vecchio compagno di team l’aveva destabilizzata. Come se tutta le sicurezze, che aveva acquistato durante il suo lungo viaggio di redenzione, fossero svanite con un semplice sciocco di dita.
Shikamaru non si meritava un atteggiamento simile. Nonostante avessero messo in chiaro che quello che avevano loro non fosse un’esclusiva, nonostante non avessero mai parlato direttamente di sentimenti, lei non voleva che lui pensasse che lui fosse stato un passatempo per due anni – anche se alla fine, sembrava proprio quello.
Sobbalzò quando sentì l’indistinguibile suono dell’apertura dell’accendino. Persa nei suoi pensieri non aveva notato che il suo interlocutore era scivolato giù dall’albero e adesso si era posizionato con la schiena incollata al suo tronco, una sigaretta tenuta stretta tra le labbra, la mano libera in tasca e lo sguardo concentrato su quella piccola fiammella.

Il giovane alzò finalmente lo sguardo su Sakura, con il volto chino verso il basso. Si concentrò sulla placca metallica riportante lo stemma si Konoha, che la ragazza usava portare sempre su quella fascia per capelli, come se in essa potesse trovare una qualche sorta di supporto.
In quanto consigliere del Sesto, aveva saputo perfettamente del rientro del caro e vecchio Uchiha. Non si era nemmeno stupito quando aveva ricevuto un messaggio dalla rosa, in cui gli chiedeva di vederlo al solito posto, quello dove usavano passare le domeniche pomeriggio, lontani da occhi indiscreti e pettegoli.
Era stata presa insieme la decisione di mantenere la loro storia segreta: personalmente non amava le persone che mettessero naso nella sua vita privata – come Ino che aveva già iniziato a porre domande indiscrete circa l’avvicinamento del suo migliore amico e della sua migliore amica – e Sakura, aveva detto di essere d’accordo perché stufa di avere gli occhi addosso di tutti i curiosi delle sue vicende amorose, preferendo essere notata come la degna erede di Tsunade, per una volta. E aveva ragione, perché la notizia che un certo Morio le avesse chiesto di uscire con lui durante la guerra, era arrivato persino alle sue orecchie!
Inspirò un po’ di tabacco, cercando di scacciare il pensiero che la ragazza, in realtà, avesse voluto mantenere una certa privacy perché al ritorno di Sasuke fosse ancora considerata una brava ragazza in grado di aspettare in eterno, il suo amore. Espirò pentendosi anche di aver osato supporlo.
L’Haruno non se ne accorgeva, oppure non voleva aprire gli occhi, ma in ogni caso non era il genere di ragazza che faceva certe cose solo per divertimento, o per farsi un’esperienza. Lei non si apriva con il primo che passava per strada e, sicuramente non gli riempiva la testa con un sacco di seghe mentali circa il suo lavoro e la possibilità di indirizzare i propri studi in un campo differente rispetto quello della propria maestra, senza dover fare i conti con la possibilità di deludere le aspettative.
Certi discorsi… certe carezze, non potevano essere condivise con qualcuno per cui non provavi nulla.
Shikamaru si accigliò. Sakura era: salda nei suoi principi, idee; determinata nel raggiungimento dei suoi obbiettivi; resistente come pochi a qualsiasi tipo di delusione. Era talmente tanto tenace, da aver paura che ammettendo a sé stessa di non amare più Sasuke, qualcosa in lei si sarebbe spezzato, rendendola nuovamente fragile.
Scioccò la lingua sul palato, irritato da quel saporaccio che aveva in bocca, un misto tra: l’amaro della sigaretta e, l’amaro della consapevolezza che forse tutte quelle supposizioni su un’ulteriore crescita personale di Sakura – principalmente l’idea della fine dei sentimenti nei confronti dell’Uchiha – fossero false.
Capire le donne era una tale seccatura!

«Okay, Sakura. – sospirò mantenendo la sigaretta con le labbra e incamminandosi con le mani spinte fino la fine delle tasche anteriori della divisa da Jonin – Facciamola finita qui.»
Sakura sbarrò gli occhi, intanto che guardava le spalle di Shikamaru allontanarsi da lei, da quello che erano, senza nemmeno sforzarsi di dirgli qualche parola in più. Lei, certo non era stata da meno, ma ci aveva provato, mentre lui si era limitato a fare spallucce e tornarsene da dove s’era venuto. Facendole capire che sì, tutto quello che avevano passato insieme, era stato solo un tappa buchi per entrambi – o in quel caso, per lui.
No, non poteva accettarlo. Per lei quello che avevano costruito era valso qualcosa! Si era immersa completamente in Shikamaru: aveva cominciato a distinguere le sue false espressioni annoiate da quelle che servivano solo a farla innervosire, talmente tanto da permetterle di riflettere con nuova forza sul dove stesse sbagliando quella volta; aveva imparato ad apprezzare i suoi sonnellini pomeridiani, quelli che lui si ostinava a dire di voler passare da solo, ma non faceva nulla quando lei si accoccolava stanca accanto a lui bramando qualche coccola che puntualmente non arrivava – almeno, non quando lei era in grado di ricordare –; infine amava il suo modo di guardarla, nonostante tenesse sempre gli occhi stancamente socchiusi ogni volta che lo trovava a fissarla, Shikamaru alzava un sopracciglio e subito il suo sguardo assonnato si tramutava in uno beffardo, quasi birichino.
«Tutto qui… – Shikamaru bloccò la propria camminata e lei trovò paradossale il fatto che, ogni qualvolta di trovasse in situazioni sentimentalmente traballanti, doveva sempre interloquire con la schiena del diretto interessato – Non hai intenzione di dirmi nulla?»  urlò a pieni polmoni, stringendo le mani in pugno e tenendo le braccia rigide lungo i fianchi.
«Cosa ti aspetti che ti dica?» si girò e tornò indietro. La sigaretta che si fumava da sola tra il suo indice e medio.
«Qualsiasi cosa! Insultami, gridami contro, fammi capire di essere deluso da me. Aprit-»
«Con chi credi di stare parlando? Dovrei denigrarti quando tu sembri così risoluta? Non solo quel genere di ragazzo che non ti permette di essere chi sei o peggio, che offende una donna.» le rinfacciò, facendo un velato riferimento agli atteggiamenti del ragazzo per cui lo stava lasciando. Perché internamente, Sakura, sapeva bene quanto lui, che Sasuke non avrebbe mai cambiato completamente atteggiamento nei suoi confronti. Era orgoglioso e non si sarebbe mai abbassato a chiederle scusa per ogni singola cosa che aveva fatto. Avrebbe risolto tutto con un generico grazie e, sarebbe finita lì.
Lui non sarebbe mai stato in grado di impedirle o cercare di cambiare quello che provava, l’avrebbe accettato, in fondo solo una piccola parte di lui aveva creduto di poter cavare qualcosa di buono e duraturo in quella storia, dunque era preparato al peggio.
«Se per quello non sei nemmeno un ragazzo che prende e se ne va così. – urlò agitando le mani sopra la testa – Tu dici le cose in faccia, in questi anni mi hai sempre reso partecipe dei tuoi pensieri e ora non puoi dirmi quello che provi? Tutto quello che abbiamo passato non ha significato nulla per te?!» esplose.
Calde lacrime cominciarono a rigare le guance di Sakura, come accadeva spesso quando le emozioni erano troppo forti da riuscire a gestire e, si riversavano in quegli occhi sempre lucidi e pronti a tradirla. Strinse maggiormente i pugni, facendo stridere il tessuto dei guanti che erano entrati a far parte ufficialmente della sua divisa da ninja.
«Cosa vorresti sentirti dire? Che mi sono innamorato di te e non voglio lasciarti andare? – pose le mani sulle sue spalle e cominciò a scuoterla leggermente, voleva farla rinsavire – Staresti meglio pensando che io voglia trattenerti a me, nonostante io sappia che tu sia perdutamente persa per un altro?»
«Sì, potresti dire che mi hai amato.» dichiarò, rendendosi conto solo in quel momento di quanto potesse sembrare egoista. Ma lei aveva bisogno di sentirsi dire che ne fosse valsa la pena. Non avrebbe sopportato un altro fiasco, certo Shikamaru era riservato e non sarebbe andato a spifferarlo ai quattro venti, ma lei lo avrebbe per sempre saputo. Che gli costava mentire per lei, per un’amica. Con un veloce movimento, si scrollò di dosso le mani di Shikamaru.
«Per quale motivo?» domandò voltando il volto a sinistra.
Shikamaru, con il pianto di lei, aveva un rapporto di amore e odio: poteva benissimo ammettere di aver cominciato a provare qualcosa per lei proprio a causa di quello. Suo padre aveva sempre detto che i Nara, avevano un debole per le donne dal carattere forte e, in privato gli aveva confidato che si era innamorato di sua madre perché qualche volta era in grado anche di sorridere. Beh, Sakura era forte ma la maggior parte delle volte il sorriso era falso, le serviva solo come maschera per dissimulare tutto il dolore che provava, invece il pianto era una garanzia: piangeva di gioia, piangeva dalle risate, piangeva se era davvero felice, piangeva se era infelice, piangeva se era delusa. Era il suo modo di essere vera e per certi versi anche femminile.
Come ovvio, odiava vederla perdere il controllo per causa sua. Non sopportava che fosse lui la causa di quelle lacrime tristi, quando lo era stato per quelle più liete.
«Perché saresti stato il primo a dirlo! Perché ci crederei! Perché saprei che è vero! Perché potrei dire che ti ricambio e tu sapresti che tutte le volte che ho spergiurato amore a Sasuke, adesso non valgono più nulla…tutte le volte che ho pianto per lui, non sono nulla in confronto a quello che provo adesso.» ammise, credendo con tutta sé stessa in quelle parole che aveva forzato ad uscire dalla propria gola. Le lacrime cominciarono a scendere più forte, bagnandole la casacca rossa e facendola tremare sul posto.
«Stronzate.» asserì convinto, lo sguardo rivolto verso l’alto per non cadere nella tentazione di abbracciarla. Trovava seccante sentirsi così soggiogato da quel naso rosso e gli occhi di quel verde ora lucido più del solito, che lo imploravano di rassicurarla. Lui non ne era intenzionato, voleva farle sapere come la pensava e non poteva permettersi distrazioni.
«Cosa?...» mormorò Sakura, prima di lasciarsi andare a una serie di singhiozzi. Si consolò che ora, almeno per quella volta, l’avrebbe vista piangere solo per lui.
«Tu hai bisogno di sapere che ti amo, perché hai terrore di un altro rifiuto. Temi che aprendoti nuovamente a qualcuno verrai ferita da un’altra persona, quindi continui a pensare a Sasuke, perché con lui sarebbe solo un avvenimento di routine. Non sentiresti lo stesso dolore che proveresti venendo rifiutata da me.»  le spiegò brutalmente, riuscendo a far fermare le leggere convulsioni che l’avevano scossa per tutta la durata delle sue affermazioni.
Non contento, decise di ammorbidire le proprie parole, perché Sakura era delicata nonostante i suoi pugni in grado di sgretolare una montagna. Gettò ormai il mozzicone di sigaretta a terra, rovinando quella chiazza rosa e le si avvicinò. La afferrò per i gomiti e chinò velocemente il volto su quello di lei, costringendola a baciarlo.
Lei non si mosse, rimase imbambolata sul posto mentre con le labbra seguiva il movimento casto di quelle leggermente screpolate di Shikamaru. Ne tastò la morbidezza, sapendo che quello non era il meglio che il ragazzo sapeva fare. Che non era un bacio di quelli carnali, che ti fanno perdere il senno, ma solo di quelli che ti fanno capire di star bene con una persona anche senza il bisogno di strafare.
Gli lasciò afferrare le proprie labbra senza esporsi, cullandosi di quel dolce premersi.
«Questo non è il bacio di un amico ubriaco.» sussurrò staccandosi leggermente dalle sue labbra.
Shikamaru fece spaziare le proprie mani sul corpo di Sakura: una andò ad intrufolarsi tra il suo avambraccio e l’anca, mentre l’altra risalì delicatamente, per vezzeggiare la sua guancia morbida e vellutata – e a quel punto totalmente rossa – con piccole carezze. Incurvò leggermente le labbra verso l’alto, notando che lei lo osservava ancora con aria sorpresa e la strinse a sé, tenendola salda per la vita e, sotto i suoi occhi sconcertati riprese a baciarla.
Non era assolutamente un contatto come il precedente, la castità era stata sostituita dalla passione, alla quale la rosa rispondeva senza nemmeno accorgersene. Come se la sua bocca fosse fatta per essere solleticata dalla lingua del ragazzo, che ora le chiedeva di esporgli la sua cavità orale, attendendo che socchiudesse le labbra succhiandole quello inferiore. In quel bacio c’era tutta la complicità che avevano scoperto in quegli ultimi anni che veniva evidenziato in quell’intrecciarsi delle loro lingue quando lei le fece incontrare: incostante, elegante, tranquillo e a tratti animale.
Shikamaru notò il rilassamento da parte della ragazza che ora si lasciava guidare da lui e, la spinse con il proprio corpo, contro il ciliegio alle sue spalle, facendole intendere che anche se avesse voluto le sarebbe stato difficile scappare da lui – da loro.
«O di un uomo che vuole solo passare il tempo.» interruppe nuovamente il loro contatto, scontrandosi con gli occhi trasognati di lei. Ed era stupenda. Avrebbe tanto voluto dichiararle il suo amore in quel momento, quando era totalmente persa per lui e, non mentre professava amore per un altro.
La mano destra, stufa di starle tra i capelli, imitò l’altra, posizionandosi sulla vita. Inserì gli indici nei passanti della gonna del suo completo, come per agganciarsi a lei. Perché in fondo, lui era il primo a non volerla lasciare andare – sebbene avesse considerato la retata di poco prima, l’unica soluzione per evitare di soffrire entrambi. Però poi lei si era svegliata, gli aveva urlato contro e lo aveva costretto ad affrontare di petto tutta quella situazione. Rischiando di soffrire, forse come quella volta che aveva perso il proprio maestro.
«Oppure di un-»
Questa volta a fermare il suo ennesimo esempio, fu Sakura. Gli si lanciò addosso, mettendosi sulle punte e passando le mani sul ruvido materiale delle spalline del giubbotto verde per abbracciarlo. Riprese a baciarlo con trasporto, consapevole che ora era un contatto di consapevolezza, di necessità di ammettere che come solito lui aveva ragione e lei torto, senza dover utilizzare parole. Perché con Shikamaru bastavano i gesti, non plateali ma quelli piccoli e incisivi, e seppe con certezza che la rabbia i lui era dettata da sentimenti profondi quando non la allontanò – facendo credere che i baci di prima fossero solo una dimostrazione – ma aumentò la stretta su di lei.
Un bacio come quelli avrebbe potuto far arrossire persino Ino Yamanaka, la ragazza che senza alcuno scrupolo pomiciava a tavola davanti gli amici, beccandosi insulti vari. Ma a Sakura non interessava. Quel momento di chiarimento era solo loro e nessun passante che li avesse definiti volgari, avrebbe potuto interromperlo.
Lui riusciva a farla sentire viva ed importante, perfetta anche in quelle sue decisioni stupide. Le parole dure che le aveva rivolto erano solo la conferma che lui tenesse a lei, che non era stata solo una tra tante – poi si stava anche facendo perdonare in maniera idilliaca.

«Quindi… – si schiarì la voce allontanandola malvolentieri – Facendo un passo indietro. Mi hai chiesto di venire qua per piantarmi?» domandò alzando un sopracciglio e sorridendo canzonatorio, intanto che continuava a strattonarla per quei passanti che non aveva abbandonato nemmeno per un secondo.
«No. – sospirò, cominciando a giochicchiare con i laccetti del suo giubbotto verde mentre si lasciava dondolare – Ti ho chiesto di passare per dirti che voglio di nuovo mettermi in gioco… senza paura.» arrossì di fronte quell’ammissione, ma non fece in tempo a nascondere il volto che Shikamaru, le afferrò il mento pronto a riprendere quello che avevano interrotto poco prima.
Prima che però le sue labbra venissero risucchiate da quelle dell’altro, Sakura puntellò gli avambracci sul petto di lui, tenendolo a debita distanza.
«Tu, invece? Non hai ancora nulla da dirmi?» riprovò, senza sperare veramente in una risposta. D’altronde le sembrava essere stato più che chiaro e poi, non voleva che glielo dicesse solo perché era lei a volerlo.
«Che seccatura.» la prese in giro, sentendola sorridere sulle sue labbra prima di riprendere un discorso molto più interessante, del ripetersi.


 
Salve!
Prima di tutto volevo ringraziare le anime che sono passate a leggere quest'altro mio esperimento e, sono arrivate sin qui: I MIEI COMPLIMENTI AVETE DEL CORAGGIO!
Passando alle cose pratiche volevo dare una paio chiarimenti: non ho aggiunto né il tag OOC e FLUFF, perchè mi sembra di aver rispettato i caratteri e non aver sfociato troppo nella mielosità, quindi se ho sbagliato fatemelo sapere; "lapalissiano" significa che un qualcosa è talmente evidente da renderne superflua la spiegazione e, mi sembrava azzeccato per questa storiella in cui i protagonisti alla fine non hanno bisogno di dirsi espressamente quello che sentono l'uno per l'altra.
Spero che questa one-shot vi sia piaciuta!

Un bacio,
redmabon.
   
 
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